La scienza moderna e l'anarchia/Parte prima/I

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Non è certamente da una scoperta scientifica, nè da un sistema qualsiasi di filosofia, che l'Anarchia trae la sua origine. Le scienze sociologiche sono ancora ben lontane dal giorno in cui avranno acquistato lo stesso grado d'esattezza della fisica o della chimica. E se non siamo peranco riusciti nello studio dei climi e del tempo a predire, un mese o per lo meno otto giorni prima, il tempo che farà, sarebbe assurdo pretendere nelle scienze sociali, che trattano di cose infinitamente più complicate del vento e della pioggia, di poter già predire scientificamente gli avvenimenti. Non bisogna inoltre dimenticare, che gli scienziati sono uomini al pari degli altri, appartenenti in maggioranza alle classi agiate, di cui condividono quindi i pregiudizi; molti sono anzi direttamente salariati dallo Stato. È dunque certo che l'Anarchia non ci viene dalle università.

Come il socialismo in generale e come ogni altro movimento sociale, l'Anarchia è nata in seno al popolo e non conserverà la sua vitalità e la sua forza creatrice che restando popolare.

In ogni tempo, due correnti si sono trovate in lotta nelle società umane. Da una parte, le masse, il popolo, elaboravano sotto forma di costumi un gran numero di istituzioni necessarie per rendere possibile la vita in società: per mantenere la pace, calmare i dissidii, praticare il mutuo appoggio in tutto ciò che richiedeva uno sforzo combinato. La tribù presso i selvaggi, poscia il comune rustico, più tardi ancora, la ghilda industriale e le città del medioevo, che posero i primi fondamenti del diritto internazionale, tutte queste istituzioni e molte altre furono elaborate, non dai legislatori, ma dallo spirito creatore delle masse.

D'altra parte, vi furono in tutti i tempi degli stregoni, dei maghi, dei facitori d'oracoli e di miracoli, dei preti. Costoro furono i primi possessori di conoscenze naturali e i primi fondatori di differenti culti (culto del sole, delle forze della natura, degli avi, ecc.), come pure dei differenti riti che servivano a mantenere l'unità delle federazioni di tribù.

A quell'epoca i primi germi dello studio della natura (l'astronomia, la predizione del tempo, lo studio delle malattie, ecc.) erano strettamente legati a diverse superstizioni, espresse dai differenti riti e culti. Arti e mestieri ebbero pure questa origine di studio e di superstizione, e ognuno di essi aveva le sue formule mistiche trasmesse solo agli iniziati e nascoste gelosamente alle masse.

A lato di questi primi rappresentanti della scienza e della religione, si trovano pure uomini, come i bardi, i brehons d'Irlanda, i dicitori della legge presso i popoli scandinavi, ecc., che erano considerati in fatto d'usi e di costumi antichi come maestri, a cui si doveva ricorrere in caso di discordie e di contese. Conservavano la legge nella loro memoria (alcune volte mediante segni, che furono i germi della scrittura), ed in caso di litigio fungevano da arbitri.

Infine, vi erano altresì i capi temporanei delle bande di combattimento, ai quali si attribuiva il possesso delle magie che rendevano certa la vittoria; conoscevano pure i vari secreti militari, primo fra tutti quello di avvelenare le armi.

Queste tre categorie d'uomini hanno sempre costituito tra loro, da tempi immemorabili, delle società secrete per serbare e mantenere (dopo un lungo e doloroso periodo d'iniziazione) i secreti delle loro funzioni sociali o dei loro mestieri; e se in dati periodi poterono combattere fra di loro, alla lunga finirono sempre col mettersi d'accordo. È così che si alleavano gli uni con gli altri e si sostenevano reciprocamente, in guisa da poter dominare le masse, mantenerle nell'obbedienza, governarle e farle lavorare per sè.

È evidente che l'Anarchia rappresenta la prima di queste due correnti, ossia la forza creatrice, costruttrice delle masse, che elaboravano le istituzioni di diritto comune, per meglio difendersi contro la minoranza dagli istinti dominatori. È pure con la forza creatrice e costruttrice del popolo, sorretta da tutta la forza della scienza e della tecnica moderne, che l'America cerca oggi di elaborare le istituzioni necessarie per garantire il libero sviluppo della società – contrariamente a coloro che fondano le loro speranze in una legislazione fatta da minoranze di governanti ed imposta alle masse da una rigorosa disciplina.

Possiamo quindi dire che, in tal senso, vi furono in ogni tempo anarchici e statisti.

Inoltre, in tutti i tempi si è pure verificato che anche le migliori istituzioni – quelle elaborate dapprima per il mantenimento dell'eguaglianza, della pace e del mutuo appoggio – si petrificavano a mano a mano che invecchiavano. Esse perdevano il loro senso primitivo, cadevano sotto la dominazione di una minoranza ambiziosa e finivano col diventare un impedimento allo sviluppo ulteriore della società. Allora, individui più o meno isolati si ribellavano. Ma, mentre alcuni di questi malcontenti, ribellandosi contro un'istituzione divenuta molesta, cercavano di modificarla, nell'interesse di tutti – e sopratutto di rovesciare l'autorità, estranea all'istituzione, che aveva finito per imporsi al disopra dell'istituzione stessa – altri cercavano invece ad emanciparsi dalla tribù, dal comune rustico, dalla ghilda, ecc., unicamente per porsi essi stessi all'infuori ed al disopra di tale istituzione, in modo da dominare gli altri membri della società ed arricchirsi a loro spese.

Tutti i riformatori, politici, religiosi, economici, hanno appartenuto alla prima di queste due categorie. E fra essi si sono sempre trovati individui i quali, senza aspettare che tutti i loro concittadini, od anche semplicemente una minoranza, fossero penetrati delle stesse intenzioni, movevano risolutamente avanti e si sollevavano contro l'oppressione – sia in gruppi più o meno numerosi, sia da soli, individualmente, se non erano seguiti. A tutte le epoche si constatano siffatte rivoluzioni.

Però, i rivoluzionari stessi apparivano pure sotto due aspetti differenti. Gli uni, pur ribellandosi contro l'autorità cresciuta in seno alla società, non cercavano affatto di distruggere questa autorità, ma miravano ad impadronirsene per sè stessi. Al posto d'un potere divenuto oppressivo, cercavano di costituirne uno nuovo, di cui sarebbero i detentori, e promettevano – sovente in buona fede – che la nuova autorità avrebbe a cuore gli interessi del popolo, ne sarebbe il vero rappresentante: promessa che poi era fatalmente dimenticata o tradita.

È così che si costituì l'autorità imperiale nella Roma dei Cesari, l'autorità della chiesa nei primi secoli della nostra êra, il potere dei dittatori nelle città del medioevo, all'epoca della loro decadenza, e via di seguito. La stessa corrente fu adoperata per costituire, in Europa, l'autorità reale alla fine del periodo feudale. La fede in un imperatore «popolista» – un Cesare – oggi non è peranco morta.

Ma a lato di questa corrente autoritaria, un'altra corrente si affermava pure a quelle epoche di revisione delle istituzioni stabilite. In ogni tempo, dalla Grecia antica ai nostri giorni, vi furono individui e correnti di pensiero e d'azione che cercavano, non già di sostituire un'autorità con un'altra, ma di demolire l'autorità che si era innestata sulle istituzioni popolari, senza crearne un'altra in sua vece. Proclamavano la sovranità dell'individuo e del popolo, e cercavano di liberare le istituzioni popolari dalle escrescenze autoritarie, in modo da rendere allo spirito collettivo delle masse la sua piena libertà, affinchè il genio popolare potesse liberamente ricostruire ancora una volta istituzioni di mutuo appoggio e di protezione reciproca, d'accordo coi nuovi bisogni e le nuove condizioni d'esistenza. Nelle città della Grecia antica, ma sopratutto in quelle del medioevo (Firenze, Pskov, ecc.), troviamo molti esempi di questo genere di lotte.

Possiamo così dire che dei giacobini e degli anarchici hanno esistito in tutti i tempi fra i riformatori ed i rivoluzionari.

Nel passato, si sono anzi prodotti formidabili movimenti popolari aventi un carattere anarchico. Villaggi e città si sollevavano allora contro il principio governativo, contro gli organi dello Stato, i suoi tribunali e le sue leggi, e proclamavano la sovranità dei diritti dell'uomo. Negavano le leggi scritte ed affermavano che ciascuno deve governarsi secondo la propria coscienza. Cercavano così di fondare una nuova società, basata su principii di eguaglianza, di libertà completa e di lavoro.

Nel movimento cristiano che avvenne in Giudea, sotto Augusto – contro la legge romana, contro lo Stato romano e la moralità o piuttosto l'immoralità d'allora – vi furono incontestabilmente seri elementi d'Anarchia. Ma poco a poco questo movimento degenerò in un movimento di chiesa, costrutta sul modello della chiesa degli ebrei e della Roma imperiale stessa, ciò che uccise evidentemente quanto il cristianesimo al suo inizio aveva d'anarchico, gli diede delle forme romane e ne fece bentosto il sostegno principale dell'autorità, dello Stato, della schiavitù, dell'oppressione. I primi germi dell'opportunismo, introdotto nel cristianesimo, sono già visibili nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli, o per lo meno nelle versioni di questi scritti che costituiscono il Nuovo Testamento.

Così pure, nel movimento anabattista del XVI secolo, che inaugurò e fece la Riforma, c'era ancora un fondo anarchico. Ma, schiacciato da quelli tra i riformati che, diretti da Lutero, si allearono coi principi contro i contadini ribelli, tale movimento fu soffocato da un grande massacro di contadini e di «basso popolo» delle città. Poscia, l'ala destra dei riformati degenerò a poco a poco, fino a diventare quel compromesso con la sua propria coscienza e lo Stato, che esiste oggi sotto il nome di protestantesimo.

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L'Anarchia è nata, insomma, dalla stessa protesta critica e rivoluzionaria da cui è nato il socialismo in generale. Però una parte dei socialisti, dopo essere arrivata sino alla negazione del capitale e della società basata sull'assoggettamento del lavoro al capitale, si è fermata di colpo. Non si è dichiarata contro ciò che costituisce la vera forza del capitale – lo Stato e i suoi principali sostegni: l'accentramento dell'autorità, la legge (fatta sempre dalla minoranza, a profitto delle minoranze), e la Giustizia, costituita sopratutto per la protezione dell'autorità e del capitale.

Quanto all'Anarchia, non si arresta nella sua critica davanti a queste istituzioni, e leva alto il suo braccio sacrilego non solamente contro il capitale, ma anche contro questi puntelli del capitalismo.