La scozzese/L'autore a chi legge

Da Wikisource.
L’autore a chi legge

../ ../Personaggi IncludiIntestazione 16 maggio 2021 100% Da definire

La scozzese Personaggi
[p. 179 modifica]

L’AUTORE

A CHI LEGGE1.


TUTTI quei che leggono e si dilettano di leggere le cose nuove del Paese e straniere, si ricorderanno che nell’anno 1760 comparve una Commedia scritta in francese, e intitolata il Caffè o la Scozzese. Il discorso che la precede, attribuisce questa Commedia a Monsieur Hume, Pastore della Chiesa di Edemburgo, capitale della Scozia; ed il Francese Anonimo, che l’ha pubblicata, si contenta del merito di traduttore. Ella è presentemente stampata fra le Opere di Monsieur di Voltaire; e tutto il mondo crede autore della Commedia questo grand’uomo, il quale (dicono) ha voluto celarsi nel pubblicarla, per una specie di bizzarria del suo fecondo ed ammirabil talento.

Io fui de’ primi ad averla in Venezia, e l’ebbi dalle mani di Sua Eccellenza il Signor Andrea Memo 2, cavaliere dotto, erudito e di ottimo gusto, che me la diede con animo ch’io ne dovessi far qualche cosa. La lessi, mi piacque, e la trovai del mio gusto. Mi sentii anche solleticar dalla prefazione: il di lui Autore mi fa l’onore di nominarmi e di credermi quasi il modello di questo genere di Commedie saggie, tenere e morali. Tutto ciò mi mise in voglia di farla conoscere nella nostra lingua, e sul nostro Teatro, e cominciai a tradurla; ma più ch’io m’inoltrava nella traduzione, vedea chiaramente, e con pena, che non sarebbe gustata, com’era, sui3 teatri d’Italia; ch’io avrei perduto la fatica ed il tempo, e pregiudicato al merito dell’Autore. È vero, come leggesi nella prefazione suddetta, che quest’Opera dovrebbe riuscire in tutte le lingue; perchè l’Autore dipinge la natura, ch’è per tutto la stessa; ma la natura medesima è differentemente da per tutto modificata; e convien [p. 180 modifica]presentarla con quegli abiti, e con quegli usi, e con quelle nozioni e prevenzioni, che sono meglio adattate al luogo, dove si vorrebbe farla gustare. Le mie Commedie, per esempio, sono state bene accolte in Italia; eppure son certo che niuna di esse, anche delle più fortunate, potrebbe rappresentarsi, com’è, sul Teatro Francese; e tutte, credo, potrebbero aver quest’onore, se fossero accomodate secondo il gusto di quella nazione. Ne abbiamo un’esperienza sicura nelle Tragedie e nelle Commedie francesi in italiano tradotte. Qual è di queste, che senza notabili cangiamenti abbia incontrato sui teatri d’Italia? Parlo de’ teatri pubblici, poichè nelle case particolari tutto piace, e tutto si loda.

Veggendo io dunque, e conoscendo per esperienza, che non era possibile di far applaudire la Scozzese tradotta, e volendo ad ogni modo farne gustare il merito e la bellezza, mi sono determinato a cercar d’imitarla, e quantunque vestita all’italiana, conservarne il soggetto, i caratteri, la morale e l’intreccio. Finalmente, dicea fra me stesso, l’Autore, inglese o francese, mi perdonerà questo arbitrio e non sarà mal contento ch’io abbia cercato di contribuire, per quanto le forze mie lo permettono, alla gloria della sua opera. S’io avessi potuto immaginarmi in quel tempo, che Monsieur de Voltaire ne fosse l’autore, avrei, lo confesso, avrei avuto un poco più d’apprensione. Il suo nome, la sua fama, il rispetto grande che ho per le opere sue, mi avrebbero forse arrestato, ed avrei perduto il coraggio. Ma la cosa è fatta: la Commedia si è felicemente rappresentata; l’Autore ed io abbiamo avuto ciascheduno la nostra parte di merito e di applauso in più teatri d’Italia. E affine che il primo Autore, qualunque siasi, mi perdoni più volentieri un tale attentato, vo’ raccontare a lui ed al pubblico quel ch’è accaduto nell’anno stesso in Venezia, rapporto alla sua Scozzese. Tre Compagnie di Comici vi erano in quell’anno in Venezia: l’una occupava il Teatro detto di S. Gio. Crisostomo; l’altra quello di San Samuele; e la terza, per la quale io scriveva, occupava quel di S. Luca. Tutte e tre queste truppe rappresentarono a gara nell’anno stesso, anzi nello stesso mese, la Scozzese di Monsieur Hume, o di Monsieur di Voltaire. La prima le aveva cambiato il titolo, alterati i [p. 181 modifica]caratteri, e mascherato il soggetto; la seconda non l’avea che letteralmente tradotta, annunziandola al Pubblico per la vera, la legittima, l’originale. La prima ebbe tre rappresentazioni; la seconda non n’ebbe che due; e la mia si sostenne per dodici sere di seguito con applauso e pieno concorso, e fu rimessa più volte su quel Teatro medesimo, e fu per tutta l’Italia applaudita e gustata 4.

Confesso il vero, il mio amor proprio in tale occasione si è trovato contento. Ha compreso il Pubblico la difficoltà di far piacere le semplici traduzioni; ha veduto che non convien nè tampoco sfigurare gli originali, e che un’imitazione discreta e sensata può far gustare le opere degli Autori stranieri; onde ho la più grande obbligazione a quelli che voleano umiliare la mia imitazione, d’averla anzi fatta risaltare assai più per la ragion del confronto. Questi giochetti, queste gare, queste maliziette sono in uso ne’ Teatri d’Italia, e specialmente in Venezia, dove gli spettacoli sono più abbondanti, e più frequentati.

Non posso ora dispensarmi di dare al Pubblico colle stampe una Commedia, che in virtù dell’imitazione passa per opera mia in Italia; ma come niente più abborrisco dell’impostura, nel tempo delle rappresentazioni della commedia ho posto in bocca alla prima Attrice un ragionamento alla fine, con cui volgendosi ella agli Spettatori, gli avvertiva del fonte donde l’aveva tratta; nominava l’Autore, allora supposto, ed invitava il Pubblico a dare a lui gli applausi che la Commedia si avea meritati 5.

Presentemente ho sostituito la prefazione alla dichiarazione dell’Attrice. I Leggitori hanno dinanzi agli occhi la verità più diffusa, e possono soddisfarsi confrontando l’imitazion coll’originale. Son certo che l’imitazione perderà moltissimo al paragone; ma non mi pento d’averla fatta, poichè senza di questa, la bella, l’ammirabile Commedia della Scozzese sarebbe, o sconosciuta, o non gustata in Italia.

Troppo lungo sarebbe, s’io volessi render ragione de’ cambiamenti che ho creduto dovervi fare per adattarla al gusto italiano. [p. 182 modifica]Che gli amatori delle due lingue leggano l’una e l’altra, e dicano per ragione almeno della riuscita: così deve essere composta in francese, e così in italiano. Farò osservar solamente, che Milord Murrai non comparisce in iscena bastantemente nell’originale Francese per contentare l’impazienza degl’Italiani; che io l’introduco nel primo Atto, e che una delle scene mie più gustate è quella dello scoprimento di Lindana fatto a Milord dalla sua Cameriera; dal che risulta la scena equivoca ancor più forte fra Milord e Lindana, ch’è il gioco di teatro che amano gl’Italiani. Ho trovato nell’original Francese una difficoltà, che non ho avuto il talento di sciogliere, non sapendo come far passare Friport nella camera di Lindana senza cambiamento di scena. Ho pensato di farla sortire e venir nella sala, curiosa di parlare con un uomo che veniva dall’America, dov’era rifugiato suo Padre medesimo. Gl’Italiani non condannano i cambiamenti di scena, nemmeno alla metà dell’atto medesimo; ma quando la scena è stabile, sono delicatissimi, perchè l’Autor la conservi.

Circa ai nomi de’ Personaggi, ho cambiato quel di Monrose, perchè mi riusciva incomodo nella lingua italiana; e così quel di Polly Cameriera, dando al primo il nome di Sterlingh, ed alla seconda quel di Marianna. Ho finalmente cambiato non solo il nome, ma il carattere ancora di Frelon; poichè in Italia non ci sono, come in Inghilterra, di tai Foglisti. Dopo ch’io sono in Francia, se n’era introdotto uno in Venezia, che dando il titolo di Frusta Letteraria al foglio suo periodico, non criticava, ma insultava gli Autori, ed io era del numero degl’insultati; ma ha durato poco, ed ha finito come meritava finire6.

Note

  1. La presente prefazione uscì in testa alla commedia l’anno 1774, nel tomo XIII dell’ed. Pasquali di Venezia. Non esiste lettera di dedica.
  2. A S. E. Andrea Memo e al fratello Bernardo il Goldoni dedicò nel 1757 l’Uomo di mondo. Vedasi il vol. I della presente edizione, pp. 153-155 e 238.
  3. Nel testo: su li.
  4. Cfr. la Nota storica in fine della commedia.
  5. Vedasi la Nota storica.
  6. Acerba allusione al Baretti.