La storia di Colombo narrata alla gioventù ed al popolo/III

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III. In Portogallo

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II IV


Bartolomeo Colombo abilissimo nel disegnar carte marittime era andato a stabilirsi in Portogallo, che allora era alla testa di tutto il movimento scientifico del tempo. Alfonso V, che vi regnò dal 1438 al 1481, infervorato nei viaggi d’esplorazione ai quali concedeva larghissimo appoggio, si era fatto il mecenate di tutti i navigatori più rinomati e più intraprendenti. Così là più che altrove erano ricercatissime le carte geografiche sia dai naviganti, sia dagli uffici del governo, sia da quanti amavano seguire le imprese e le esplorazioni nuove degli arditi marinai.

Ora Bartolomeo trovandosi bene in Portogallo, invitò il fratello Cristoforo ad unirsi a lui; la qual cosa pare egli facesse verso la fine del 1473 o giù di lì. E siccome egli era pure valente nel disegnare le carte, per assai tempo guadagnò e visse di tale arte, sovvenendo ancora ai bisogni del padre.

A Lisbona o in una delle isole appartenenti al Portogallo, Cristoforo conobbe e tolse in moglie Filippa Moñiz Perestrello discendente di nobile famiglia piacentina che datasi alla navigazione s’era trapiantata nel Portogallo e aveva cooperato alla scoperta di alcune isole, tra cui quella di Portosanto dove i Perestrello avevano beni e diritto di signoria.

Da questo matrimonio, Colombo ebbe un figlio, Diego, che fu il secondo Ammiraglio delle Indie.

Nel suo soggiorno in Portogallo, Cristoforo proseguì i viaggi, e mentre prima da Genova aveva percorso il Levante, da Lisbona percorse l’Oceano fino al punto visitato allora dai navigatori; e mercè questi viaggi, dimorando nelle isole e conversando coi viaggiatori che tornavano di lontano, studiando e osservando attentamente ogni cosa e ogni fenomeno, gli si affacciò l’idea che seguendo la via di ponente si doveva trovare la via più breve per andare nel levante, alle Indie, dove terre ricchissime mai più viste si sarebbero scoperte.

Ogni giorno si convinceva più nella sua idea, e perchè allora godeva fama universale di grande fisico il toscano Paolo Toscanelli, a mezzo d’un commerciante pure toscano, Lorenzo Giraldi, espose la sua idea e il suo progetto al celebre Toscanelli chiedendogliene l’avviso. A questa richiesta, costui rispose inviandogli copia di una lettera che in data 25 giugno 1474 aveva scritta al canonico Ferdinando Martins, il quale d’incarico di re Alfonso lo aveva consultato sullo stesso argomento.

La lettera lo confermava nel suo progetto; onde fattosi ardito, sia col mezzo del canonico Martins, sia coll’aiuto di qualche compatriota autorevole (chè allora moltissimi genovesi abitavano in Lisbona) potè presentarsi al re cui espose il proprio disegno, chiedendogli navi e uomini per eseguire il viaggio di scoperta meditato.

Giovanni II succeduto ad Alfonso, ascoltò attentamente quanto gli proponeva il marinaio genovese, e le ragioni da questi addotte trionfarono di tutti i dubbi, di tutte le esitanze di quegli; ma quando si venne a trattare dei compensi che il re doveva accordare allo scopritore compiuta l’impresa, parvero così esagerate le pretese di Colombo che Giovanni rinunziò a qualsiasi ulteriore trattativa.

Intanto gli era morta la moglie; e sfiduciato del poco incontro che aveva avuto il suo progetto alla Corte Portoghese, sulla fine del 1484 o sui principii del 1485, Cristoforo col figliuoletto Diego passò nella vicina Spagna.

E qui è a notare che direttamente o indirettamente, e per mezzo del fratello Bartolomeo, Colombo offerse i suoi servigi alla Corte di Francia, a quella d’Inghilterra e, dopo il suo trasferimento in Ispagna, ancora a quella di Portogallo; ma senza venire a conclusione con alcuno. Nessun documento poi, sta a provare ch’egli offrisse il proprio progetto alla repubblica di Genova prima e a quella di Venezia poi, e ch’entrambe lo rifiutassero. Cristoforo Colombo doveva conoscere quali fossero le condizioni politiche ed economiche di quelle due repubbliche oramai entrate nel periodo della decadenza, e quindi non poteva pur pensar ad offrir loro d’incarnare un disegno che richiedeva molta potenza finanziaria e morale per attuarlo prima, e afferrarne i risultati poi.