Ladin! 2010/2

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Gianpiero Ponti

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Legge 482/99: i Progetti della Provincia di Belluno in materia di toponomastica ladina
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Gianpiero Ponti


Legge 482/99: i Progetti della Provincia di Belluno in materia di toponomastica ladina


1 L’iniziativa più risalente nel tempo (anni Ottanta), riguardava il Comune di Livinallongo del Col di Lana, dove in corrispondenza di varie località erano stati installati pannelli di tipo turistico con la denominazione ladina. Sul finire degli anni Novanta, nei Comuni di Vodo Cadore, Borca di Cadore e San Vito di Cadore, l’insieme dei quali è tradizionalmente detto Oltrechiusa, furono aggiunti ai segnali del confine comunale ed a quelli di alcuni centri abitati delle appendici di tipo turistico, con denominazioni e saluti in ladino. Negli stessi anni il Comune di Forno di Zoldo, al momento del rinnovo della propria segnaletica stradale, installò ovunque doppie targhe con eguali dimensioni e colori, posizionando sopra quella riportante la denominazione ufficiale e sotto l’altra con la denominazione in ladino in caratteri diversi. Queste iniziative furono promosse per lo più dalle locali Unioni Ladine. 2 La Legge 482/99 prevede, all’art. 3, che la delimitazione dell’ambito territoriale in cui si applicano le disposizioni di tutela in essa contenute sia adottata dal Consiglio provinciale, sentiti i Comuni interessati. Ciò avvenne con una serie di deliberazioni. Per la minoranza ladina alto bellunese la principale è la n. 30/244 del 27.10.2001. In base ad essa ed alla successiva n. 49/387 del 25.06.2003, il territorio ladino provinciale risulta composto di 39 Comuni, ricomprendendo l’Agordino storico, l’Ampezzo, il Cadore storico, il Livinallongo con Colle Santa Lucia, Rocca Pietore e Zoldo. 3 Venne così creato l’Istituto Culturale delle Comunità dei Ladini Storici delle Dolomiti Bellunesi, successivamente denominato in ladino Istituto Ladin de la Dolomites, operativo dal 15 dicembre 2003, con sede in Borca di Cadore, presso la Comunità Montana della Valle del Boite, ed un ufficio distaccato in Selva di Cadore. La sede secondaria è stata soppressa a fine 2007.

Nelle intenzioni dei promotori, l’Istituto ladino provinciale avrebbe dovuto coinvolgere tutti i 39 Comuni ladini del territorio, ma da subito ad esso non aderirono le Unioni Ladine ed i Comuni di Cortina d’Ampezzo, Colle S. Lucia e Livinallongo del Col di Lana, che preferirono associarsi tra loro per la creazione di un proprio Istituto, denominato Cesa de Jan. In seguito decise di fare riferimento a questo anche la comunità di Rocca Pietore. Negli ultimi anni, nelle vallate dolomitiche bellunesi si sono susseguite diverse fioriture di segnaletica stradale bilingue, in italiano e ladino, che hanno dato visibilità alle caratteristiche etno-linguistiche di queste zone, similmente a quanto accade da tempo nei vicini Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia.

Le prime sporadiche iniziative furono gestite a livello comunale e riguardarono Livinallongo, Zoldo e l’Oltrechiusa, valli in cui già negli anni Novanta erano presenti cartelli stradali bilingui di tipo turistico1 . Dopo di allora, un forte impulso a questa forma di valorizzazione della lingua locale è venuto dall’applicazione delle norme statali in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche (legge 482/99) da parte della Provincia di Belluno. Essa ebbe inizio nel 2001 con la delimitazione delle zone interessate2 e con l’inoltro della prima richiesta di finanziamento, intesa ad ottenere le risorse necessarie all’avvio di un Istituto per la tutela delle tradizioni linguistiche e culturali delle locali popolazioni ladine3 . L’anno successivo l’Amministrazione provinciale, sempre nel ruolo di coordinatore tra gli enti locali, programmò il progetto «Toponomastica provinciale dell’area ladina», sulla base della richiesta rivolta dalle Unioni Ladine ai Comuni ed alle Comunità Montane, di identificare il territorio e le località ladine con apposita segnaletica, per «ravvivare l’antica

Sezion 1 Ladin ! 23 parlata locale e l’uso toponomastico dei luoghi»4 . A questo, come ad altri progetti provinciali, non aderirono i tre Comuni ladini «del Sella», i quali, coordinandosi tra loro, procedettero con un piano del tutto indipendente, per rimarcare la propria specificità di paesi storicamente e culturalmente tirolesi. In questo modo, anche per quelle zone furono realizzate ed installate targhe bilingui grazie alla Legge 482/99, con un progetto per i confini comunali e per le località abitate5 . Nei primi mesi del 2004 la Provincia informò i Comuni dell’avvenuta approvazione del finanziamento statale6 . Nella stessa occasione fu richiesta un’esplicita disponibilità all’installazione della segnaletica ladina, l’indicazione del numero degli accessi al territorio comunale, ed inoltre il numero e l’elenco dei centri abitati «con eventuale denominazione desunta dalla cartografia antica del nome in ladino»7 . L’attività amministrativa fu gestita dalla Provincia8 , mentre la raccolta dei dati linguistici fu affidata all’Istituto Ladin de la Dolomites. In particolare, la trascrizione definitiva delle denominazioni ladine fu garantita dall’adozione di una grafia unificata, elaborata, in collaborazione con l’Università di Udine, da un apposito gruppo di lavoro interno alla Commissione scientifico-culturale ed approvata dal plenum della stessa9 . Nel momento del confronto con la realtà dei costi, emersa dal mercato delle ditte specializzate in questo tipo di forniture, fu necessario ridimensionare le iniziali ambizioni. Infatti si rivelò impraticabile la tabellazione di tutti i centri abitati del vasto territorio della Ladinia Bellunese10. 4 Tale motivazione risulta dalla Relazione illustrativa del Progetto Toponomastica 2002. 5 «... tabelle uguali su tutto il territorio con un forte messaggio di coerenza ed unità d’intenti...», così, a proposito degli interventi per i tre Comuni, Giovanni Pellegrini, Presidente del Cesa de Jan, in Ladinia, XXXIII (2009), pag. 152. La qualifica di «Ladini del Sella» si riscontra nella prima delle due Deliberazioni del Consiglio provinciale richiamate alla Nota 2, con la quale si opera anche un riconoscimento delle differenze - di ordine meta-linguistico - interne all’area ladina bellunese. Le targhe frutto del progetto intercomunale hanno dimensioni e composizione grafica diversa rispetto a quelle fornite agli altri 35 Comuni dalla Provincia. Inoltre, per i 3 Comuni la collocazione sul pannello delle denominazioni ladine ed italiane risulta invertita rispetto al resto del territorio provinciale. Per il Comune di Rocca Pietore i pannelli sono del tipo di quelli dei 3 Comuni, ma l’ordine delle denominazioni si accorda con quello dei paesi agordini, cadorini, comeliani e zoldani. 6 Il finanziamento ottenuto per quel progetto ammontava a 13.500,00 Euro. Contemporaneamente fu finanziato anche il Progetto per il secondo anno di vita dell’Istituto ladino. Ad approvare i finanziamenti relativi alla 482/99 è la Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento Affari Regionali. Tra il tempo della presentazione dei progetti 482/99 e la loro attuazione c’è uno slittamento di tre anni, dovuto al meccanismo procedurale. 7 Provincia di Belluno, Prot. n. 6218/COP del 04.02.2004. 8 Dall’agosto del 1999, presso l’Amministrazione provinciale, è operativo l’Ufficio minoranze linguistiche. Nel Progetto toponomastica fu coinvolto anche il Settore Servizi viabilità e trasporti. 9 La proposta di grafia unitaria dell’area ladina bellunese fu approvata il 09.12.2004 nel corso di una apposita seduta tenutasi presso il Centro Interdipartimentale di Ricerche sul Friulano (C.I.R.F.) dell’Università degli Studi di Udine. I lavori erano stati coordinati dalla professoressa Piera Rizzolatti, docente di Lingua e letteratura friulana presso quell’ateneo e membro della Commissione scientifico-culturale dell’Istituto Ladin de la Dolomites. 10 Tale denominazione è invalsa nell’uso corrente. Con essa alcuni indicano l’insieme dei paesi ladini della provincia di Belluno, mentre altri ne vorrebbero esclusi i territori ex tirolesi. Articole scientifiche Sezion 1 24 Ladin ! Sia detto per inciso, che l’impegno profuso allora dalle amministrazioni comunali, nel predisporre e trasmettere il materiale richiesto, non fu vano. Infatti quelle copiose e dettagliate informazioni costituiscono una preziosa banca dati nella disponibilità dell’Ufficio minoranze linguistiche, alla quale esso potrebbe attingere in ogni momento, nell’eventualità della prosecuzione di questo tipo di progetti.

A seguito di un incontro tra i rappresentanti della Commissione dell’Istituto Ladin de la Dolomites ed i funzionari degli uffici dell’Amministrazione provinciale coinvolti, tenutosi nel gennaio del 2005, furono prospettate due ipotesi di lavoro meno impegnative: la perimetrazione dell’inizio geografico di ogni Comune ladino o altrimenti la sola perimetrazione dell’inizio geografico del territorio ladino provinciale. Alla fine fu possibile concretizzare la prima soluzione ed al contempo marcare in modo particolare i confini esterni.

A partire dal luglio 2005 furono messe a disposizione di ciascun Municipio le targhe da posizionare sul proprio confine, per le strade d’accesso principali. In più, ai Comuni limitrofi ad altri non ladini o extraprovinciali, per quei punti, furono assegnate anche targhe d’indicazione dell’uscita dal territorio comunale e delle appendici contenenti saluti di benvenuto e commiato bilingui, da collocare immediatamente sotto il pannello principale11. Gli enti locali avrebbero potuto rivolgersi all’Istituto ladino per ogni informazione sull’esatta ubicazione da dare alla segnaletica12. 11 Per quanto attiene ai dati linguistici, denominazioni dei territori e saluti, l’Istituto Ladin de la Dolomites fece metodico ricorso ad esperti e informatori linguistici locali, per tutte le zone. La documentazione relativa è agli atti dell’Istituto. 12 Provincia di Belluno, Prot. n. 41004/AAGG del 13.07.2005. I punti in cui collocare la segnaletica furono individuati dall’Istituto Ladin de la Dolomites utilizzando mappe stradali messe a disposizione dall’Amministrazione provinciale ed indicati nella relazione accompagnatoria al Progetto.

Trattandosi di segnali di localizzazione del confine del Comune, il materiale fornito dalla Provincia è a fondo marrone con cornici ed iscrizioni di colore bianco, in conformità alle prescrizioni del Codice della strada. In particolare, le targhe principali hanno un’altezza di 70 cm e una larghezza di 180 cm. Le appendici, da considerarsi segnali turistici, presentano le stesse caratteristiche ad eccezione dell’altezza, che è di soli 30 cm13.

Per quanto riguarda la doppia denominazione fu scelto di porre quella in ladino sotto quella in italiano, con stessa grafia e pari dimensioni, facendo riferimento sia alle norme del Codice della strada, che prevedono per la segnaletica di localizzazione del confine del Comune la possibilità di utilizzare lingue regionali o idiomi locali, in aggiunta alla denominazione nella lingua italiana, sia al Regolamento di attuazione della Legge 482/99 che, nel caso di segnali indicatori di località anche nella lingua ammessa a tutela, prevede pari dignità grafica per le due lingue14. Mentre il primo progetto era in corso di realizzazione, per la prosecuzione degli stessi lavori e sempre nell’ambito della Legge 482/99, venne presentata un’altra domanda di finanziamento (Progetto 2005), che fu accolta15. La Provincia rinnovò agli enti locali la richiesta di disponibilità per la continuazione, segnalando che l’inadempienza di alcuni Comuni rendeva incompleto il Progetto 200216.

Il nuovo intervento fu avviato nel 2008 con l’obiettivo di uniformare le confinazioni esistenti per garantire pari decoro e dignità ad ogni comunità locale, rafforzando il senso di unità del territorio. Pertanto furono ordinate targhe di fine territorio comunale17 ed appendici con saluti di benvenuto bilingui per i Comuni «interni». Inoltre furono colmate alcune lacune del progetto precedente18 . La segnaletica fu messa a disposizione a partire dal marzo 2009, con indicazioni sulla collocazione fornite per iscritto dallo Sportello Ladino dell’Amministrazione provinciale, 13 Cfr. Art. 39 del Codice della strada e Art. 134 del suo Regolamento di esecuzione. Sfondo marrone e cornici/ iscrizioni bianche sono richieste per entrambe le tipologie di segnali. 14 Cfr. Art 37, comma 2-bis, del Codice della strada e Art. 9, comma 2, del D.P.R. 2 maggio 2001, n. 345 «Regolamento di attuazione della legge 15 dicembre 1999 n. 482 recante norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche». 15 Anche in questo caso furono ottenuti 13.500,00 Euro per l’acquisto di materiali/attrezzature. 16 Provincia di Belluno, Prot. n. 16477/ATT del 17.03.2008. Il documento fa riferimento alla ricognizione che l’Istituto Ladin de la Dolomites effettuò durante l’inverno 2007/2008, avvalendosi della collaborazione del personale addetto agli Sportelli Ladini aperti presso gli enti locali. Relazioni e documentazione fotografica sono agli atti dell’Istituto. 17 Con il primo Progetto furono consegnati (e poi installati) segnali di fine territorio comunale non sbarrati. 18 Il modello completo cui fare riferimento era costituito dalla combinazione di segnaletica installata sui confini provinciali e sui confini con Comuni non-ladini: segnale in ingresso, segnale in uscita, appendice in ingresso, appendice in uscita. Con le risorse a disposizione fu possibile acquistare soltanto la metà delle appendici e si scelsero quelle in ingresso, per tutti i Comuni. Inoltre fu possibile demarcare la porzione bassa del Comune di La Valle Agordina (confini verso Sedico e verso Agordo, entrambi lungo la 203 “Agordina”), mancanza del primo Progetto, e soddisfare la richiesta del Comune di Voltago Agordino di demarcare il confine lungo la Strada provinciale n. 26, di collegamento con Rivamonte Agordino.

19 Provincia di Belluno, Prot. n. 16501/ATT del 13.03.2009. Dal novembre 2007, presso l’Amministrazione provinciale ed in collaborazione con l’Istituto Ladin de la Dolomites, è stato aperto uno Sportello Ladino che affianca l’Ufficio minoranze linguistiche, cui continuano a competere le funzioni amministrative. 20 Vengono assegnati pannelli e relativi attacchi con bulloneria, non pali. È stato segnalato, seppur informalmente, un caso in cui l’incompatibilità tra gli attacchi forniti e i pali posseduti dal Comune rese piuttosto difficoltosa l’installazione dei cartelli, che fu comunque effettuata. Del tutto particolare è il caso del Comune di Forno di Zoldo, qui descritto alla Nota 1. Sebbene all’epoca del primo Progetto provinciale esso risultasse già fornito di vera e propria segnaletica bilingue per la localizzazione dei propri confini, gli fu egualmente messo a disposizione il nuovo materiale, che venne ritirato, ma non installato. Targhe principali ed appendici risulterebbero vistosamente incoerenti col resto della segnaletica bilingue presente su tutto il suo territorio. 21 Paradossalmente, alla segnaletica che si propone di evidenziare la ladinità degli idiomi locali sono stati sovrapposti segni che ne mettono in mostra le caratteristiche di veneticità rustica. Vengono infatti rimarcate le «Z» e «D» interdentali, tratti fonetici non ladini, tipici delle versioni schiette dei dialetti del Veneto centrale e settentrionale. in occasione del ritiro concordato del materiale19.

Possono qui essere compiute alcune osservazioni sullo stato di attuazione dei due Progetti, aggiornate al momento in cui vengono stese queste note, cioè all’aprile 2010. Con riferimento al primo, è già stato accennato che, per le più svariate ragioni, non si procedette ovunque di pari passo, nel senso che non tutti i Comuni assegnatari della cartellonistica, provvidero ad installarla, subito o comunque in tempi relativamente brevi. Ad oggi - saranno presto trascorsi cinque anni - hanno esposto la propria segnaletica i 4/5 dei Comuni20. Inoltre sono emersi vari casi di posizionamento non conforme alle previsioni del Progetto, che qui elenchiamo: quello del segnale di localizzazione del confine del territorio comunale posto non sul confine, bensì all’interno del territorio stesso; quello dell’appendice, prevista per il confine con il territorio extraprovinciale o con Comune non-ladino del Bellunese, posta invece sul confine con altro Comune ladino del Bellunese (a scapito del segnale di localizzazione sul confine designato, lasciato privo di appendice); quello dell’appendice installata indipendentemente dal segnale di localizzazione; quello del segnale di localizzazione e della corrispondente appendice a cui si frappone un terzo segnale, del tutto estraneo al Progetto. Inoltre è anche accaduto che la nuova segnaletica sia stata semplicemente aggiunta a quella preesistente, dandosi così punti in cui vi sono più targhe, dello stesso oppure di diverso colore, che ripetono la denominazione ufficiale in lingua italiana.

A quanto detto vanno aggiunti i casi in cui, pure a fronte di un corretto posizionamento dei segnali, sono state arbitrariamente (e da chi?) alterate le denominazioni in lingua ladina. Ciò con l’evidente intenzione di renderle maggiormente rappresentative della fonetica locale21, ma in spregio alla procedura, che per il progetto provinciale prevedeva l’utilizzo delle scelte linguistiche maturate, con metodo scientifico, in seno all’Istituto ladino provinciale. Materialmente sono state applicate strisce adesive, che tentano di confondersi con il tipo di carattere impiegato per l’iscrizione, ma che di certo rendono meno decoroso il pannello, per non dire della non conformità rispetto alla normativa di legge. In merito allo svolgersi del secondo più recente Progetto, paiono ripetersi le stesse problematiche, aggiungendosi qualche nuova tipologia di inadempienza nell’installazione,

come ad esempio il caso dell’appendice posizionata sopra il segnale di localizzazione. Ad oggi hanno ritirato il nuovo materiale 3/5 dei Comuni, e di questi ancora pochi l’hanno installato. Complessivamente, a fronte di quanto appena rilevato, non si può dire che il territorio in oggetto appaia molto ordinato ed altrettanto omogeneo, ma comunque riesce a trasmettere il senso fondamentale dell’operazione intrapresa. D’altro canto, per ottenere un risultato davvero ottimale, basterebbero interventi di riordino di modesta entità, che ci si augura i Comuni abbiano desiderio di attuare. Recentemente la Presidenza del Consiglio dei Ministri ha informato la Provincia di Belluno di avere approvato il finanziamento per un terzo Progetto toponomastica, da realizzarsi nel corso del 2011, in continuità con quelli fin qui descritti e per analogo importo. Inoltre, in base all’Avviso per la presentazione delle richieste di finanziamento per l’anno in corso, si prospetta l’occasione di programmare un ulteriore intervento per il 2013. Mantenendo fermi gli obiettivi, razionalizzando risorse ed interventi22, sarà forse possibile portare a compimento - per gradi - l’ampio ed organico disegno iniziale. Esso mirava: sui piani linguistico e socio-linguistico, al mantenimento vitale dei toponimi in ladino ed al rafforzamento del senso d’appartenenza alla comunità linguistica ladina; su quelli economico e politico, allo sfruttamento delle peculiarità culturali locali, rispettivamente per dare valore aggiunto all’offerta turistica della zona dolomitica e sostenere le istanze autonomistiche dell’intera provincia.

Nota: si ringrazia per la collaborazione l’Amministrazione provinciale di Belluno, in particolare la dott.ssa Anna Candeago (Ufficio minoranze linguistiche) e il signor Fiorenzo De Col (Servizio mobilità e trasporti).

22 Per questo tipo di progetti, nulla vieta di fare ricorso anche a risorse ulteriori e diverse rispetto a quelle messe a disposizione dai fondi della Legge 482/99.

Si deve annotare che, durante l’esecuzione dei Progetti toponomastica provinciali, all’interno dell’ambito territoriale degli stessi, si è dato il caso di altri progetti gestiti a livello comunale, con scelte di dimensioni, composizione grafica e grafia ladina divergenti rispetto al Piano provinciale.


1 L’iniziativa più risalente nel tempo (anni Ottanta), riguardava il Comune di Livinallongo del Col di Lana, dove

in corrispondenza di varie località erano stati installati pannelli di tipo turistico con la denominazione ladina. Sul finire degli anni Novanta, nei Comuni di Vodo Cadore, Borca di Cadore e San Vito di Cadore, l’insieme dei quali è tradizionalmente detto Oltrechiusa, furono aggiunti ai segnali del confine comunale ed a quelli di alcuni centri abitati delle appendici di tipo turistico, con denominazioni e saluti in ladino. Negli stessi anni il Comune di Forno di Zoldo, al momento del rinnovo della propria segnaletica stradale, installò ovunque doppie targhe con eguali dimensioni e colori, posizionando sopra quella riportante la denominazione ufficiale e sotto l’altra con la denominazione in ladino in caratteri diversi. Queste iniziative furono promosse per lo più dalle locali Unioni Ladine.

2 La Legge 482/99 prevede, all’art. 3, che la delimitazione dell’ambito territoriale in cui si applicano le disposizioni

di tutela in essa contenute sia adottata dal Consiglio provinciale, sentiti i Comuni interessati. Ciò avvenne con una serie di deliberazioni. Per la minoranza ladina alto bellunese la principale è la n. 30/244 del 27.10.2001. In base ad essa ed alla successiva n. 49/387 del 25.06.2003, il territorio ladino provinciale risulta composto di 39 Comuni, ricomprendendo l’Agordino storico, l’Ampezzo, il Cadore storico, il Livinallongo con Colle Santa Lucia, Rocca Pietore e Zoldo.

3 Venne così creato l’Istituto Culturale delle Comunità dei Ladini Storici delle Dolomiti Bellunesi, successivamente

denominato in ladino Istituto Ladin de la Dolomites, operativo dal 15 dicembre 2003, con sede in Borca di Cadore, presso la Comunità Montana della Valle del Boite, ed un ufficio distaccato in Selva di Cadore. La sede secondaria è stata soppressa a fine 2007. Nelle intenzioni dei promotori, l’Istituto ladino provinciale avrebbe dovuto coinvolgere tutti i 39 Comuni ladini del territorio, ma da subito ad esso non aderirono le Unioni Ladine ed i Comuni di Cortina d’Ampezzo, Colle S. Lucia e Livinallongo del Col di Lana, che preferirono associarsi tra loro per la creazione di un proprio Istituto, denominato Cesa de Jan. In seguito decise di fare riferimento a questo anche la comunità di Rocca Pietore.

4 Tale motivazione risulta dalla Relazione illustrativa del Progetto Toponomastica 2002.
5 «... tabelle uguali su tutto il territorio con un forte messaggio di coerenza ed unità d’intenti...», così, a proposito

degli interventi per i tre Comuni, Giovanni Pellegrini, Presidente del Cesa de Jan, in Ladinia, XXXIII (2009), pag. 152. La qualifica di «Ladini del Sella» si riscontra nella prima delle due Deliberazioni del Consiglio provinciale richiamate alla Nota 2, con la quale si opera anche un riconoscimento delle differenze - di ordine meta-linguistico - interne all’area ladina bellunese. Le targhe frutto del progetto intercomunale hanno dimensioni e composizione grafica diversa rispetto a quelle fornite agli altri 35 Comuni dalla Provincia. Inoltre, per i 3 Comuni la collocazione sul pannello delle denominazioni ladine ed italiane risulta invertita rispetto al resto del territorio provinciale. Per il Comune di Rocca Pietore i pannelli sono del tipo di quelli dei 3 Comuni, ma l’ordine delle denominazioni si accorda con quello dei paesi agordini, cadorini, comeliani e zoldani.

6 Il finanziamento ottenuto per quel progetto ammontava a 13.500,00 Euro. Contemporaneamente fu finanziato

anche il Progetto per il secondo anno di vita dell’Istituto ladino. Ad approvare i finanziamenti relativi alla 482/99 è la Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento Affari Regionali. Tra il tempo della presentazione dei progetti 482/99 e la loro attuazione c’è uno slittamento di tre anni, dovuto al meccanismo procedurale.

7 Provincia di Belluno, Prot. n. 6218/COP del 04.02.2004.
8 Dall’agosto del 1999, presso l’Amministrazione provinciale, è operativo l’Ufficio minoranze linguistiche. Nel

Progetto toponomastica fu coinvolto anche il Settore Servizi viabilità e trasporti.

9 La proposta di grafia unitaria dell’area ladina bellunese fu approvata il 09.12.2004 nel corso di una apposita seduta

tenutasi presso il Centro Interdipartimentale di Ricerche sul Friulano (C.I.R.F.) dell’Università degli Studi di Udine. I lavori erano stati coordinati dalla professoressa Piera Rizzolatti, docente di Lingua e letteratura friulana presso quell’ateneo e membro della Commissione scientifico-culturale dell’Istituto Ladin de la Dolomites.

10 Tale denominazione è invalsa nell’uso corrente. Con essa alcuni indicano l’insieme dei paesi ladini della provincia

di Belluno, mentre altri ne vorrebbero esclusi i territori ex tirolesi.

11 Per quanto attiene ai dati linguistici, denominazioni dei territori e saluti, l’Istituto Ladin de la Dolomites fece

metodico ricorso ad esperti e informatori linguistici locali, per tutte le zone. La documentazione relativa è agli atti dell’Istituto.

12 Provincia di Belluno, Prot. n. 41004/AAGG del 13.07.2005. I punti in cui collocare la segnaletica furono

individuati dall’Istituto Ladin de la Dolomites utilizzando mappe stradali messe a disposizione dall’Amministrazione provinciale ed indicati nella relazione accompagnatoria al Progetto.

13 Cfr. Art. 39 del Codice della strada e Art. 134 del suo Regolamento di esecuzione. Sfondo marrone e cornici/

iscrizioni bianche sono richieste per entrambe le tipologie di segnali.

14 Cfr. Art 37, comma 2-bis, del Codice della strada e Art. 9, comma 2, del D.P.R. 2 maggio 2001, n. 345

«Regolamento di attuazione della legge 15 dicembre 1999 n. 482 recante norme in materia di tutela delle minoranze linguistiche storiche».

15 Anche in questo caso furono ottenuti 13.500,00 Euro per l’acquisto di materiali/attrezzature. 16 Provincia di Belluno, Prot. n. 16477/ATT del 17.03.2008. Il documento fa riferimento alla ricognizione che

l’Istituto Ladin de la Dolomites effettuò durante l’inverno 2007/2008, avvalendosi della collaborazione del personale addetto agli Sportelli Ladini aperti presso gli enti locali. Relazioni e documentazione fotografica sono agli atti dell’Istituto.

17 Con il primo Progetto furono consegnati (e poi installati) segnali di fine territorio comunale non sbarrati.
18 Il modello completo cui fare riferimento era costituito dalla combinazione di segnaletica installata sui confini

provinciali e sui confini con Comuni non-ladini: segnale in ingresso, segnale in uscita, appendice in ingresso, appendice in uscita. Con le risorse a disposizione fu possibile acquistare soltanto la metà delle appendici e si scelsero quelle in ingresso, per tutti i Comuni. Inoltre fu possibile demarcare la porzione bassa del Comune di La Valle Agordina (confini verso Sedico e verso Agordo, entrambi lungo la 203 “Agordina”), mancanza del primo Progetto, e soddisfare la richiesta del Comune di Voltago Agordino di demarcare il confine lungo la Strada provinciale n. 26, di collegamento con Rivamonte Agordino.

19 Provincia di Belluno, Prot. n. 16501/ATT del 13.03.2009. Dal novembre 2007, presso l’Amministrazione

provinciale ed in collaborazione con l’Istituto Ladin de la Dolomites, è stato aperto uno Sportello Ladino che affianca l’Ufficio minoranze linguistiche, cui continuano a competere le funzioni amministrative.

20 Vengono assegnati pannelli e relativi attacchi con bulloneria, non pali. È stato segnalato, seppur informalmente,

un caso in cui l’incompatibilità tra gli attacchi forniti e i pali posseduti dal Comune rese piuttosto difficoltosa l’installazione dei cartelli, che fu comunque effettuata. Del tutto particolare è il caso del Comune di Forno di Zoldo, qui descritto alla Nota 1. Sebbene all’epoca del primo Progetto provinciale esso risultasse già fornito di vera e propria segnaletica bilingue per la localizzazione dei propri confini, gli fu egualmente messo a disposizione il nuovo materiale, che venne ritirato, ma non installato. Targhe principali ed appendici risulterebbero vistosamente incoerenti col resto della segnaletica bilingue presente su tutto il suo territorio.

21 Paradossalmente, alla segnaletica che si propone di evidenziare la ladinità degli idiomi locali sono stati sovrapposti

segni che ne mettono in mostra le caratteristiche di veneticità rustica. Vengono infatti rimarcate le «Z» e «D» interdentali, tratti fonetici non ladini, tipici delle versioni schiette dei dialetti del Veneto centrale e settentrionale.

22 Per questo tipo di progetti, nulla vieta di fare ricorso anche a risorse ulteriori e diverse rispetto a quelle messe a

disposizione dai fondi della Legge 482/99. Si deve annotare che, durante l’esecuzione dei Progetti toponomastica provinciali, all’interno dell’ambito territoriale degli stessi, si è dato il caso di altri progetti gestiti a livello comunale, con scelte di dimensioni, composizione grafica e grafia ladina divergenti rispetto al Piano provinciale.