Ladin! 2010/4

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Claire Meul

L'inserimento dell’'infisso e(j) nell’indicativo/congiuntivo presente dei dialetti ladini, ladino-veneti e friulani occidentali ../3 ../ IncludiIntestazione 24 luglio 2015 25% Da definire

L'inserimento dell’'infisso e(j) nell’indicativo/congiuntivo presente dei dialetti ladini, ladino-veneti e friulani occidentali
3 Ladin! 2010

Claire Meul

(Katholieke Universiteit Leuven / FWO-Vlaanderen)

L’inserimento dell’infisso [e(j)] nell’indicativo/congiuntivo presente dei dialetti ladini, ladino-veneti e friulani occidentali


1. Osservazioni preliminari

In vari dialetti italiani e retoromanzi, la prima coniugazione (cioè la coniugazione che risale alla coniugazione latina in -āre) contiene un sottogruppo di verbi, in cui il singolare e la terza persona plurale dell’indicativo presente e del congiuntivo presente vengono formati mediante l’inserimento del segmento (tonico) -é-1 tra la radice e la desinenza (personale) della forma verbale. Questo principio è parallelo all’inserimento dell’‘infisso’ -isc- nei verbi della quarta coniugazione (la sottoclasse di finire) nella lingua italiana standard. A titolo illustrativo, si presenta nella tavola [1], per l’idioma ladino di Cibiana di Cadore, l’indicativo presente (non infissato) del verbo parlà, di fronte all’indicativo presente (infissato) del verbo be∫egà ‘brontolare’ (cfr. Da Col 1991:38): Tavola 1: l’indicativo presente delle coniugazioni I/a e I/b nel dialetto cadorino

È risaputo2 che l’infisso -é- deriva foneticamente dal segmento latino -id(i)- (< greco -ίζ), dove era adoperato come suffisso derivazionale di verbi (per lo più ad aspetto iterativointensivo) in -idi-āre: cfr., ad es., lat. catomidiāre ‘fustigare’ (<κατωμίζω), lactidiāre ‘pestare i piedi’ (<λακτίζω), gargaridiāre ‘gorgogliare’ (<γαργαρίζω), ecc. Nelle lingue romanze, l’evoluzione del morfema latino -id(i)- si presenta, a livello intra-paradigmatico, sotto due tipi particolari di ‘configurazioni’: (1) da un lato, l’infisso mantiene il suo statuto di morfema lessicalizzato, integrato nella radice verbale, manifestandosi quindi, come in

Sezion 1 1 La forma fonetica dell’infisso cambia secondo il dialetto. Oscilla fra [e] (e chiusa) ed [ε] (e aperta), seguita, in alcuni dialetti dall’approssimante palatale [j]. 2 Cfr. le indicazioni in Job (1893:357), Rohlfs (1966-1969, vol. II:244, vol. III:465-466), Tekavčić (1972, vol. II:443, vol. III:118).

parlà ‘parlare’
I/a
be∫egà ‘brontolare’
I/b
1. (ió) pàrlo 1. (ió) be∫egh-é-o
2. (tu) te pàrles 2. (tu) te be∫egh-é-es
3. (él) al pàrla 3. (él) al be∫egh-é-a
4. (nós) parlón 4. (nós) be∫egón
5. (vós) parlà 5. (vós) be∫egà
6. (lóri) i parla 6. (lóri) i be∫egh-é-a

latino, nel paradigma verbale intero3; (2) dall’altro, il segmento in questione ha potuto sviluppare, all’interno della prima coniugazione di alcune varietà romanze, lo statuto di morfema flessivo/grammaticale, nel senso che esso non fa parte della radice del verbo, ma la sua posizione all’interno del paradigma verbale è circoscritta alle forme in cui l’accento cadrebbe normalmente (cioè senza la presenza dell’infisso) sulla radice verbale. In generale, queste forme dette ‘rizotoniche’ del paradigma sono le tre persone del singolare e la terza persona del plurale dell’indicativo e del congiuntivo presenti (cfr. tavola [1]).

Mentre la funzione ‘lessicale’ (cfr. supra, (1) dell’infisso può essere considerata come ‘panromanza’, la sua applicazione ‘flessiva’ (cfr. (2) è molto meno diffusa4 . Nel presente contributo, ci si propone di analizzare lo sviluppo ‘flessivo’ dell’infisso -id(i)- nella zona ladina(-veneta) e friulana occidentale. Il modello della coniugazione ‘infissata’ (cfr. tavola [1], il paradigma I/b) non si è generalizzato, nel senso che una parte consistente del repertorio di verbi della prima coniugazione resiste all’intrusione dell’infisso. Qui di seguito cercheremo di determinare quali sono i fattori intra- e extra-linguistici che determinano se un verbo dato della prima coniugazione è suscettibile o no dell’inserimento dell’infisso nelle forme rizotoniche del paradigma.

2. Approccio metodologico e presentazione della ricerca

Al fine di capire quali sono precisamente i parametri intra- e extralinguistici che intervengono nel meccanismo dell’infissazione verbale, abbiamo sottoposto un questionario costituito da circa 140 verbi di prima coniugazione a 153 parlanti nativi di varianti ladine centrali (badiotto, marebbano, gardenese, fassano, ampezzano, comelicano), peri-ladine (cadorino, agordino, zoldano), venete settentrionali (trevigiano-bellunese, liventino) e friulane occidentali (ertano, tramontino, valcellinese)5 . La rete dell’indagine comprendeva 27 punti d’inchiesta (rappresentati secondo la loro tipologia linguistica sulla carta [1]6 ), scelti in funzione di due criteri principali: (i) la disponibilità di (buoni) dizionari (recenti) dei dialetti interessati; (ii) la conformità spaziale con la rete d’inchiesta dell’ALD-I (Atlante linguistico del ladino dolomitico e dei dialetti limitrofi) (Goebl, Bauer & Haimerl 1998).

Agli informatori veniva chiesto di coniugare gli infiniti contenuti nel questionario alla

3 Ritroviamo le tracce di in forma lessicalizzata in tutte le lingue romanze. Si trova tra l’altro alla base della desinenza italiana -eggi-are (maneggiare), rumena -ez-a (rîncheza ‘russare’), francese -oy-er (flamboyer ‘fiammeggiare’), spagnolo/portoghese -e-ar (saborear ‘assaggiare’) (cfr. Meyer-Lübke (1974, vol. II:660-661). Per gli esiti (lessicalizzati) corrispondenti di -ID(I)- nelle varietà ladine, venete e friulane, cfr. infra, tavola [4]. 4 In particolare, ritroviamo la forma grammaticalizzata dell’infisso solo in rumeno (standard), in alcune varietà italiane (cioè il trevigiano-bellunese (cfr. infra), l’abruzzese, l’istriano, il corso e la varietà gallurese della Sardegna), nei dialetti (peri-)ladini ed in alcune sottovarietà occidentali del friulano (cfr. infra). 5 Le inchieste si sono svolte durante il periodo compreso tra l’11 luglio e il 16 agosto 2008 e tra il 4 luglio e il 9 agosto 2009, nell’ambito del nostro dottorato di ricerca (in corso all’Università di Lovanio, Belgio). 6 La classificazione etnolinguistica presentata sulla carta [1] è basata sulle indicazioni in Ascoli (1873), Belardi (2003), Castellani (1980), Zamboni (1974), Francescato (1966).

terza persona dell’indicativo presente, cioè, come si è già detto (cfr. supra, § 1), una forma suscettibile dell’inserimento dell’infisso. In ogni punto d’inchiesta, abbiamo intervistato fra 4 e 7 persone, stratificate per tre fasce di età. In circostanze ‘ideali’, venivano quindi intervistate 2 persone fra 12 e 30 anni; 2 persone fra 31 e 50 anni; e infine 2 persone sopra i 50 anni (cfr. tavola [2]). Il criterio preliminare in base al quale erano stati selezionati i verbi del questionario era la loro occorrenza ‘pan-dialettale’: sono stati selezionati soprattutto (ma non esclusivamente) dei verbi conosciuti e utilizzati nell’intera zona esplorata. Tale impostazione parallela del questionario doveva garantire, in uno stadio più avanzato della ricerca, il confronto (statistico) inter-dialettale dei dati raccolti. Tavola 2: 153 parlanti suddivisi in 15 varietà dialettali, 27 punti d’inchiesta e 3 fasce di età

Dialetto Punto d’inchiesta

Numero d’informatori
12-30
anni
31-50
anni
+50
anni
Totale
paese
Dialetti ladini
dolomitici
centrali
Gardenese Ortisei 1 4 2 7
Selva Gardena 2 2 3 7
Badiotto
San Leonardo 1 3 2 6
San Martino in Badia 3 1 2 6
La Valle 2 3 1 6
Marebbano San Vigilio 2 2 2 6
Pieve di Marebbe 2 3 2 7
Fassano
Pozza/Pera/Vigo 1 3 2 6
Canazei 2 2 1 5
Moena 1 2 1 4
Fodom Pieve di Livinallongo 2 0 4 6
Ampezzano Cortina d’Ampezzo 2 2 2 6
Comelicano Comelico Superiore 1 0 4 5
Dialetti
peri-ladini
Cadorino Cibiana di Cadore 1 2 3 6
Agordino Colle Santa Lucia 2 2 1 5
Falcade 2 2 0 4
Zoldano Forno di Zoldo/Zoldo Alto 2 0 3 5
Dialetti veneti
settentrionali
Trevigiano
Bellunese
Revine 2 0 4 6
Lamon 2 2 2 6
Pederobba 1 3 2 6
Castelfranco Veneto 2 2 1 5
Villorba 1 2 2 5
Liventino San Stino di Livenza 0 4 2 6
Dialetti friulani
occidentali
Ertano Erto 1 1 3 5
Tramontino Tramonti di Sopra 2 0 3 5
Valcellinese Barcis 2 1 4 7
Tesis di Vivaro 1 2 2 5
TOTALE 43 50 60 153

3. Matrice esplicativa generale del meccanismo dell’infissazione verbale nella zona esplorata

3.1. Premesse di tipo intra-linguistico ed alcune osservazioni teoriche.

In primo luogo, è apparso che il nostro questionario conteneva uno ‘stock’ fisso, composto di una ventina di verbi che si erano mostrati in tutte le varietà dialettali esaminate reticenti di fronte all’inserimento dell’infisso. Questi verbi, coniugati da tutti gli informatori intervistati in modo regolare, quindi senza l’infisso, possono essere caratterizzati come ‘verbi di base’, cioè ‘primitivi’ (non derivati), spesso (ma non sempre) ereditati in via diretta dal latino. La tavola [3] elenca alcuni di questi verbi che si sono mostrati ‘insensibili’ all’inserimento dell’infisso nelle forme rizotoniche della coniugazione:

Tavola 3: verbi ‘primitivi’ coniugati senza l’infisso8

Accanto alla categoria ‘stabile’ formata dai verbi summenzionati, si è rivelato che la maggior parte del questionario (cioè i 120 verbi restanti) era invece costituito da verbi suscettibili dell’inserimento dell’infisso nelle forme rizotoniche del paradigma. I verbi che si sono mostrati - in tutta la zona esplorata - particolarmente favorevoli all’infissazione sono quelli la cui radice (generalmente polisillabica) è formata mediante determinati segmenti finali, soprattutto quelli equivalenti ai suffissi (derivazionali o valutativi) italiani del tipo -ell-are, -ic-are, -eggi-are, -in-are, -ol-are, ecc.:

Traduzione italiana Radici verbali che respingono l’infisso Etimologia7 ‘adoperare’ gard. adurv-, bad.-mar. ador-, fod. dour-, amp./peri-lad. dor-, ven.sett./friul.occ. dop(e)r- < lat. adoperāre ‘cantare’ lad.centr./cad.-com./friul.occ. ciant-, agord.-zold./ven.sett. cant- < lat. cantāre ‘(rac)contare’ lad.centr./peri-lad./ven.sett./friul.occ. cunt/cont-, gard.-bad.-mar. cumped- < lat. computāre ‘diventare’ gard.-bad.-fod.-fass./peri-lad./ven.sett./friul.occ. de(v)ent-, mar. dont- < lat. *deventāre ‘lavorare’ gard.-bad.-mar.-fod./peri-lad./ven.sett./friul.occ. laor-/laur-, fass. laor-/lur-, amp. lour- < lat. laborāre ‘salutare’ lad.centr./peri-lad./ven.sett./friul.occ. salud- < lat. salutāre ‘cambiare’ lad.centr./peri-lad./ven.sett./friul.occ. mud- < lat. mūtāre ‘rovinare’ gard.-bad.-fod.-fass./amp./peri-lad./ven.sett./friul.occ. ro(v)in-, mar. rün- < lat. ruīnāre 7 Per l’origine etimologica dei verbi, ci siamo basati sulle indicazioni in Kramer (1988-1998). 8 Per motivi pratici, abbiamo indicato in questa tabella (e anche nelle tabelle seguenti) solo le radici dei verbi in questione. Le denominazioni delle varietà dialettali sono state abbreviate nel modo seguente: bad. = badiotto, gard. = gardenese, mar. = marebbano, fass. = fassano, fod. = fodom [bad. + gard. + mar. + fass. + fod. = lad.sell. = ladino sellano], amp. = ampezzano, com. = comelicano [bad. + gard. + mar. + fass. + fod. + amp. + com. = lad.centr. = ladino centrale]; cad. = cadorino, agord. = agordino, zold. = zoldano [insieme peri-lad. = peri-ladino]. Spesso ci sono delle piccole differenze anche fra le sottovarietà venete [ven.sett. = veneto settentrionale] e friulane [friul.occ. = friulano occidentale], ma non ne abbiamo tenuto conto in queste tavole.

Tavola 4: esempi di radicali verbali favorevoli all’inserimento dell’infisso È stato postulato da vari autori che la correlazione fra questo tipo di radici (polisillabiche e/o suffissate) e l’inserimento dell’infisso è motivata dall’aspirazione all’esclusione dell’accentuazione proparossitona nelle forme verbali rizotoniche11. Cfr., ad esempio, le coppie seguenti, in cui la forma dialettale, infissata e quindi parossitona, della terza persona dell’indicativo presente si oppone alla forma corrispondente italiana, non infissata

Traduzione italiana Esempi di radici verbali che attraggono l’infisso Etimologia ‘accoltellare’ gard. scurtl-, bad.-mar.-fod.-fass. scortel-, peri-lad./ven.sett.9 /friul.occ. cortelderivazione dal sost. lat. cultellus ‘coltello’ ‘chiacchierare’ lad.centr./peri-lad./ven.sett./friul.occ. batol- derivazione dal verbo lat. batt(u)ere ‘battere’ ‘chiacchierare lad.centr./peri-lad./ven.sett./friul.occ. ciacol- derivazione dall’onomatopea klakk ‘sbriciolare’ gard. sfrigul-, bad. sfrogor-, mar. sfrogher-, amp. fregor-, fod.-fass./peri-lad./ven.sett./friul.occ. sfregolderivazione dal verbo lat. fricāre ‘sfregare’ ‘sanguinare’ lad.centr./peri-lad. sangon-, ven.sett. sanguen-, friul.occ. sangan- < lat. sanguināre ‘pettinare’ fass.-fod./amp./peri-lad./ven.sett./friul.occ. peten- < lat. pectināre ‘essere adatto’ lad.sell. passen- < tirolese passn ‘pulire’ lad.sell. puzen- < tirolese putzn ‘masticare’ gard.-bad.-mar.-fod. mast[j]-, amp. mast[e]-, peri-lad./ven.sett./friul.occ. mast[eg]- < lat. masticāre ‘intossicare’ gard.-bad.-mar. (e/i)ntoss[j]-, fass. (e/i)ntoss[e]-/(e/i)ntess[e]-, peri-lad./ven.sett. intoss[eg]-/friul.occ. intoss[e]- < lat. *intoxicāre < sost. toxĭcum ‘battezzare’ gard./coll.10 bate[ʒ]-, bad.-fod./friul./com. bati-, mar. bać[ʧ]-, fass. bate[z]-, amp. bate- zold.-cad.-agord.-/ven.sett. bate[d/ɵ]- < lat. baptidiāre ‘maneggiare’ gard.-fass.-fod. mane[ʒ], bad.-mar. mana[ʒ]-, amp. mane[z]-, peri-lad./ven.sett. mane[d/ɵ]-, friul.occ. mane[gj]- < lat. *manidiāre < sost. mănus ‘bestemmiare’ gard. blestem-, bad./mar. blastem-, fass. bestemi-/biastem-/bestiem-, fod./amp./peri-lad./ven.sett./ friul.occ. bestem- < lat. blasphemāre

9 Come nella maggior parte dei dialetti veneti, il suono /l/ è evanescente nel trevigiano (quindi bronto(j)-, ciaco(i)-, ecc.). Procedendo verso Nord, in direzione di Belluno, viene sempre più frequentemente pronunciato. 10 Coll. sta per collese. Il verbo ‘battezzare’ differisce dalle altre varietà agordine. 11 Cfr., fra l’altro, Rohlfs (1966-1969, vol. II:245): «Questo tipo [sc. la coniugazione infissata] è essenzialmente circoscritto ai verbi che nelle forme accentate sulla radice avrebbero l’accento sulla terzultima, in cui cioè la differenza d’accento tra forme accentate sulla radice e forme accentate sulla desinenza era particolarmente forte […]». Ladin ! 15 e proparossitona: dial. ciacol-é-a, peten-é-a, slisor-é-a vs. ital. chiácchiera, pèttina, scívola. Riteniamo che sia opportuno attenuare il valore esplicativo dell’ipotesi avanzata qui sopra. Nei dialetti interessati, sono numerosi i verbi che vengono presi in considerazione per l’inserimento dell’infisso senza che vi sia la possibilità dell’accentazione proparossitona: accanto all’ind.pres. 3. infissato manej-é-a è attestata in molti dialetti esaminati la forma non infissata (e parossitona) manéja (analogamente all’italiano manéggia) piuttosto che la forma sdrucciola (ed agrammaticale) *máneja (~ it. *máneggia); lo stesso vale per bestem-é-a: la forma corrispondente non infissata è bestéma (~ it. bestémmia) piuttosto che *béstema (~ it. *béstemmia). Sosteniamo perciò che evitare l’accentazione proparossitona tramite l’inserimento dell’infisso deve essere considerato piuttosto come conseguenza/effetto che non come causa/motivazione del meccanismo dell’infissazione. Un’ipotesi alternativa rispetto alla causalità/motivazione del principio dell’infissazione verbale nella prima coniugazione è stata avanzata da Zamboni (1980-1981), il quale suggerisce vi possa essere un legame causale fra l’inserimento dell’infisso e la semantica aspettuale iterativa-intensiva del lessema verbale12. Anche qui, siamo dell’idea che tale interpretazione (semantica-aspettuale) dell’infisso debba essere relativizzata (o per lo meno considerata da un’altra prospettiva). Prima di tutto, ci sono numerosi verbi che sono suscettibili di inserimento dell’infisso, nonostante essi non siano contrassegnati dall’aspetto iterativo-intensivo (cfr. ad es. passen- ‘andare bene, essere adatto’, intossi-/ invelen- ‘avvelenare’, slisor- ‘scivolare’, cfr. tavola [4]). E inversamente, abbiamo potuto identificare dei verbi che, nonostante il loro significato iterativo-intensivo, non erano sensibili all’inserimento dell’infisso (cfr. ad es. trem- ‘tremare’, fioc- ‘fioccare’, grugn- ‘grugnire’, ecc. > ind.pres. 3. tréma/*trem-é-a, fióca/*fioch-é-a, grugna/*grugn-é-a). Sulla scorta di queste osservazioni, presumiamo quindi che l’infisso (contrariamente a quanto affermato da Zamboni) sia in qualche modo ‘cieco’ di fronte al contenuto semantico dei verbi e che, invece, siano piuttosto le caratteristiche prosodiche delle radici verbali che condizionano l’inserimento (o il non inserimento) dell’infisso. La prova a sostegno di questa affermazione è che i (quasi-)sinonimi dei verbi summenzionati (trem-, fioc-, grugn-), come tremol- ‘tremolare’, toned- ‘tuonare’, nevegh- ‘nevicare’, brontol- ‘brontolare’, che rispondono ai requisiti prosodici stabiliti qui sopra, ammettono invece il paradigma infissato (ind.pres. 3. tremol-é-a accanto a trémola, ecc.). Dal punto di vista meramente sincronico, supponiamo che la motivazione / funzione principale dell’infissazione sia semplicemente quella di aumentare (o intensificare) la ‘tonalità’ dialettale della forma verbale. In linea con questa osservazione, ci sembra quindi che la coniugazione infissata svolge in primo luogo una funzione ‘demarcativa’ rispetto alla struttura della forma verbale in italiano standard. Globalmente (e quindi considerata sul complesso di tutte le varietà esaminate), questa tendenza è bloccata solo nei verbi primitivi, non derivati, da considerare per lo più come verbi ‘indigeni’ (risalenti in via Articole scientifiche Sezion 1 12 «[...] come /isk/ rappresenta un fatto di trasformazione (‘divento o rendo X’), così anche -idio si leghi o meglio esprima in realtà il ‘divenire’ o la ‘condizione continua’ [...]» (Zamboni 1980-1981:177-178). 16 Ladin ! diretta al latino) e spesso con un’alta frequenza d’uso (cfr. i verbi elencati nella tavola [3]). Inoltre, ipotizziamo che l’affinità (pan-dialettale)13 fra l’infisso e le radici verbali suffissate (e spesso polisillabiche) debba essere implementata in una prospettiva storicoetimologica: è probabile che il modello coniugazionale originario in cui l’infisso era implicato, cioè i verbi in -idi-āre (cfr. supra, § 1) (pres.ind. lat. 1. baptídio, 2. baptídias, 3. baptídiat, 4. baptidiámus, 5. baptidiátis, 6. baptídiant > proto-rom. *baptédjo14, etc.) ha ‘attirato’, in uno stadio protoromanzo, verbi con una struttura prosodica omogenea (il cosiddetto fenomeno del «paronymic attraction», cfr., fra l’altro, Malkiel 1993), generando in questo modo ‘conglomerati’ suffissati (quindi -ic-, -ol-, -in-, ecc. seguita da -édj-) del tipo *vind-ic-édj-o, *tremul-édj-o, *sanguin-édj-o, *blasphem-édj-o, *pascol- édj-o, *mastic-édj-o, ecc. Ripetiamo che, in questa prospettiva, l’eliminazione dell’accento proparossitono all’interno del paradigma verbale deve essere considerata piuttosto come effetto/conseguenza secondario/a che non come ‘principio motore’ dell’inserimento dell’infisso15. 3.2. Variazione geo- e sociolinguistica dell’infissazione Sulla base dell’antefatto, si è potuto concludere che l’intrusione dell’infisso nei verbi della prima coniugazione è risolutamente (cioè in tutte le varietà esaminate) bloccata solo nei verbi ‘primitivi’, per lo più con un’etimologia indigena latina (classica). Prescindendo da questo sottogruppo fisso di verbi reticenti di fronte all’infissazione, tutti gli altri verbi elencati nel questionario erano potenzialmente suscettibili di inserire l’infisso nelle forme rizotoniche della coniugazione (cfr. supra, § 3.1). In concreto, questo significa che per ognuno di questi verbi abbiamo potuto identificare la forma (i.e. l’ind.pres. 3) infissata, il più delle volte accanto alla forma non infissata. Solo passen- ‘andare bene, essere adatto’, plindern- ‘saccheggiare’ e puzen- ‘pulire’, che compaiono solo nei dialetti ladini sellani Articole scientifiche Sezion 1 13 Tranne in rumeno, l’affinità fra radici verbali suffissate/polisillabiche e l’inserimento dell’infisso si riscontra in tutti i dialetti in cui il meccanismo dell’infissazione è attivo (cfr. la nota 4). Cfr., le forme infissate (con radici polisillabiche) seguenti in corso: in.pres. 3. accinit-íghj-a ‘tuona’, zuppich-íghj-a ‘egli zoppica’, surpul-íghj-a ‘egli lappa’, pascul-íghj-a ‘egli pascola’, vumit-íghj-a ‘egli vomita’, ecc. (Giacomo-Marcellesi 1997:26, Yvia Croce 1979:81). 14 L’evoluzione fonetica regolare del segmento -IDI- nel proto-romanzo sarebbe stato *-EDJ-. È da questa forma che gli esiti dell’infisso nelle varietà romanze moderne sono stati derivati (cfr. Maiden 2003:14). 15 Altre conseguenze morfofonologiche (e favorevoli) dell’inserimento dell’infisso sono il livellamento dell’accentuazione arizotonica all’interno del paradigma verbale e il concomitante impedimento dell’allomorfia della radice verbale: grazie al carattere tonico dell’infisso, l’alternanza fra forme rizotoniche (ind./cong.pres. 1, 2, 3, 6) e arizotoniche (ind./cong.pres. 4, 5 + il resto del paradigma verbale) viene superata e sostituita da una serie rigorosamente arizotonica, in cui la radice rimane inalterata (e atona). Si oppongono, a questo proposito, i verbi (badiotti) seguenti, l’uno coniugato senza l’infisso e con alternanza vocalica della radice secondo che sia accentata o no, l’altro coniugato con l’infisso e quindi senza che ci sia la possibilità dell’allomorfia radicale (perché la radice è sempre atona): per il verbo cenè ‘cenare’, la radice (atona) dell’ind.pres. 4. nos cen-ún [t∫ə’nun] ≠ la radice (tonica) dell’ind.pres. 3. ël cën-a [‘t∫ana]; per il verbo cercenè ‘cingere’, la radice (atona) dell’ind.pres. 4. cercen-ún [t∫εrt∫ə’nun] = la radice (atona) dell’ind.pres. 3. ël cercen-ëi-a [t∫εrt∫ə’naja]. Un altro effetto favorevole dell’inserimento dell’infisso è che in alcuni casi si evita la confusione con il sostantivo corrispondente: cfr., ad es., bátola, ćiacola può riferire sia alla terza persona dell’indicativo presente dei verbi batol-, ciacol- ‘chiacchierare’, che ai sostantivi correspondenti bátola, ćiacola ‘un chiacchierone, pettegolo’. Ladin ! 17 e che sono dei prestiti dal tirolese (risp. passn, plindern, putzn, cfr. Kramer 1988-1998) sono stati coniugati senza eccezione (quindi da tutti gli informatori dei dialetti interessati) con l’infisso. Ripetiamo però che, per la stragrande maggioranza dei verbi del questionario, abbiamo potuto identificare il doppio esito (con e senza l’infisso). È risultato dall’analisi statistica16 che la variabilità di questa ampia ‘zona grigia’, costituita da verbi che ammettono sia il paradigma senza che il paradigma con infisso, è determinata in primo luogo da motivi ‘geolinguistici’ o ‘diatopici’. In altre parole, per quel che riguarda la produttività e la frequenza del processo dell’infissazione verbale, ci sono delle notevoli differenze fra i vari (sottogruppi dei) dialetti esaminati. Prima di tutto, è apparso che in tre varietà del ladino sellano, cioè in badiotto, in marebbano e in gardenese, la coniugazione ad infisso è interamente produttiva, nel senso che accoglie quasi sistematicamente i verbi recenti (neologismi) del questionario. Il nostro corpus contiene 13 verbi da considerare come veri e propri neologismi, ripresi da verbi italiani recenti (con prima attestazione nell’Otto- o Novecento, secondo le indicazioni di Cortelazzo & Zolli 1979-1990)17: Tavola 5: elenco dei neologismi del questionario Nella tabella [6], presentata qui di seguito, si vede che, per quel che riguarda la coniugazione dei 13 suddetti neologismi nell’insieme badiotto, marebbano e gardenese, l’87,7% Articole scientifiche Sezion 1 16 Si veda Meul (2010) per il rapporto statistico esaustivo dell’infissazione nelle varietà ladine centrali. 17 Bisogna però precisare che abbiamo potuto costatare che in generale tali neologismi/italianismi vengono usati relativamente poco nel dialetto quotidiano. In certi casi si preferisce adoperare locuzioni verbali ‘indigene’: bad.- mar.-gard. cherdé sö/sù (calco del tedesco anrufen) invece di telefoné; to sö/sù invece di filme/fotografé, ecc. Neologismi del corpus Base italiana e prima attestazione (Cortelazzo & Zolli 1979-1990) s’abun-/s’abon- < it. abbonarsi (‘800) colaur-/colabor- < it. collaborare (‘800) devurzi-/devorzi-/divorzi- < it. divorziare (‘800) (e/i)mpurt-/(e/i)mport- < it. importare (‘800) fotograf- < it. fotografare (‘800) telefun-/telefon- < it. telefonare (‘800) trasloc(h)- < it. traslocare (‘800) film- < it. filmare (‘900) finanzi- < it. finanziare (‘900) fotocupi-/fotocopi- < it. fotocopiare (‘900) (i)nternazionalis- < it. internazionalizzare (‘900) parchej- < it. parcheggiare (‘900) prugram-/program- < it. programmare (‘900) 18 Ladin ! di tutte le risposte (i.e. ind.pres. 3) si situa nella categoria ‘con infisso’, mentre solo il 10,6% nella categoria ‘senza infisso’ e l’1,9% nella categoria del doppio esito ‘senza/con infisso’ (con quest’ultima categoria si intendono i casi in cui il parlante afferma di ammettere sia la forma senza che la forma con infisso). Una posizione ‘intermedia’ viene occupata dal fodom, per cui una piccola maggioranza delle risposte (cioè il 51,4%) si situa nella categoria ‘con infisso’, mentre una piccola minoranza (cioè il 41,9%) nella categoria ‘senza infisso’. In tutte le altre varietà esaminate (cfr. ancora la carta [1]), la tendenza si inverte: i neologismi in questione vengono normalmente, cioè nella maggioranza dei casi, coniugati senza l’infisso: per l’insieme fassano e ampezzano, il 66,8% delle risposte si situa nella categoria ‘senza infisso’ vs. solo il 19,3% nella categoria ‘con infisso’. Questa preferenza per la coniugazione regolare (non infissata) dei neologismi si riscontra anche negli altri dialetti (peri-ladini, veneti settentrionali e friulani occidentali) esaminati18. Tavola 6: ripartizione (geolinguistica) delle risposte per i 13 neologismi del corpus Articole scientifiche Sezion 1 18 Inoltre, si è notato che nelle tre varietà del ladino centrale dove la coniugazione ad infisso si era mostrata particolarmente produttiva, era soprattutto per il verbo film- ‘filmare’ che veniva preferita la forma regolare (non infissata). Il riserbo di questo verbo nei confronti dell’infisso si spiega, con tutta probabilità, dalla sua costituzione prosodica monosillabica (e quindi poco attraente per l’infisso, cfr. supra, § 3.1). Questo implica che, anche nei dialetti dove l’infisso ha acquisito una massima produttività, il criterio prosodico continua a prevalere su quello etimologico. Risposte date dagli informatori (lad.centr.) (per i 13 neologismi del corpus) Senza infisso Senza/con infisso Con infisso TOTALE Badiotto 7 (3,4%) 4 (1,4%) 197 (95,2%) 207 (100%) Marebbano 13 (9%) 2 (1,4%) 129 (89,6%) 144 (100%) Gardenese 30 (24,6%) 3 (2,5%) 89 (73%) 122 (100%) Totale (Bad.+Mar.+Gard.) 50 (10,6%) 9 (1,9%) 415 (87,7%) 473 (100%) Fodom 31 (41,9%) 5 (6,8%) 38 (51,4%) 74 (100%) Fassano (Moenese) 22 (52,4%) 5 (11,9%) 15 (35,7%) 42 (100%) Fassano (Brach) 41 (71,9%) 3 (5,3%) 13 (22,8%) 57 (100%) Fassano (Cazet) 32 (60,4%) 12 (22,6%) 9 (17%) 53 (100%) Ampezzano 50 (76,9%) 10 (15,4%) 5 (7,7%) 65 (100%) Totale (Fass.+Amp.) 145 (66,8) 30 (13,8) 42 (19,3%) 217 (100%) TOTALE 226 (29,5%) 44 (5,75%) 495 (64,7%) 764 (100%) Ladin ! 19 Per quel che riguarda la frequenza d’uso generale del paradigma infissato (quindi senza focalizzare veramente sulla sua ‘produttività’ nei neologismi, cfr. supra), l’analisi statistica19 dei dati ci ha permesso di delimitare cinque gruppi dialettali (all’interno dei quali non ci sono delle differenze per quel che riguarda la frequenza d’uso dell’infisso), ordinati qui sotto da più (1) a meno (5) attestazioni della forma infissata:

(1) Il badiotto, il marebbano e il gardenese, per cui approssimativamente il 50% di tutte le risposte (per il corpus completo dei 140 verbi) si situa

nella categoria ‘con infisso’;

(2) Il fodom: +/- il 35% di tutte le risposte si situa nella categoria ‘con infisso’;
(3) Il fassano, l’ampezzano, il comelicano, le varietà peri-ladine (agordino, cadorino, zoldano), friulane occidentali (ertano, tramontino, valcellinese), e le varietà trevigiane-bellunesi di Lamon (provincia di Belluno) e Pederobba (provincia di Treviso): +/- il 20% delle risposte si situa nella categoria ‘con infisso’;
(4) La varietà liventina di San Stino di Livenza: +/- il 4% delle risposte è ‘con infisso’;
(5) La varietà trevigiana di Castelfranco Veneto: lo 0% delle risposte è ‘con infisso’.

Conviene fare alcune osservazioni riguardanti la classificazione stabilita qui sopra. In primo luogo, come si è già detto, la frequenza relativamente alta del paradigma infissato nei gruppi (1) e (2), è da collegare col fatto che la coniugazione ad infisso assorbe in questi dialetti in modo piuttosto conseguente i verbi nuovi (non solo i 13 neologismi elencati qui sopra (cfr. tavola [5]), ma anche gli italianismi meno recenti del tipo aument-, augur-, invent-, confess- ecc.)20. Poi, la diminuzione della percentuale di forme infissate nel gruppo (3) è da attribuire soprattutto al fatto che c’è più dubbio nei confronti dei verbi recenti imprestati dalla lingua standard. Nella maggioranza dei casi, essi vengono coniugati senza l’infisso (quindi in conformità con il paradigma italiano) o spesso le due forme (senza e con infisso) dell’indicativo presente vengono accettate come corrette. Sempre per quel che riguarda il gruppo (3), i verbi per cui l’inserimento dell’infisso è invece più probabile sono quasi sempre del tipo rappresentato nella tavola [4], cioè con radici verbali formate mediante determinati segmenti o suffissi, e con un’etimologia relativamente

19 I dati sono stati analizzati con la versione 17.0 (2008) di SPSS (Statistical Package for the Social Sciences). 20 Pensiamo che l’esito fruttuoso del meccanismo dell’infissazione verbale nel badiotto, nel marebbano e nel gardenese debba essere considerato alla luce della forte implementazione (sociale, amministrativa e educativa) del ladino nella zona interessata (Val Badia e Val Gardena). In questa prospettiva, non è sorprendente il fatto che un processo ‘ladineggiante’ (o almeno ‘dialettizzante’) come l’inserzione dell’infisso verbale sia particolarmente produttivo.

autentica. Il declino generale dell’uso della coniugazione ad infisso nei dialetti peri-ladini, veneti settentrionali e friulani occidentali viene forse ancora rinforzato dal fatto che il paradigma infissato coincide in molti di questi dialetti foneticamente con quello dell’indicativo imperfetto21. In altre parole, il segmento -é- vi svolge una doppia funzione: da un lato, funziona come infisso (< Lat. -id(i)-) nelle forme rizotoniche dell’indicativo presente; dall’altro, funziona, in tutte le coniugazioni, come marca temporale dell’indicativo imperfetto (< Lat. -ā(b)/ē(b)-) (cfr. ind.imp. 3. cantéa ‘cantava’, faséa ‘faceva’, dormiséa ‘dormiva’, ecc.). Questa doppia funzione di -é- genera confusione, visto che una forma dialettale come ronzeghéa può riferire sia all’indicativo presente (‘egli russa’) che all’indicativo imperfetto (‘egli russava’). Perciò, l’improduttività e il declino progressivo dell’infisso nelle varietà summenzionate s’iscrive forse in una tendenza di ‘semplificazione’ del sistema coniugazionale, evitando in questo modo l’ambiguità fra la struttura morfologica dell’indicativo presente e quella dell’imperfetto.

Si vede che la frequenza relativa della coniugazione ad infisso diminuisce fino al 4% a San Stino di Livenza (provincia di Venezia) (cfr. il gruppo (4). Lì si è rivelato che l’uso dell’infisso sopravvive solo in alcuni verbi ‘meteorologici’ (nevegh-é-a ‘nevica’, piovisin- é-a ‘pioviggina’, toned-é-a ‘tuona’, lanpis-é-a ‘lampeggia’ e tempest-é-a ‘tempesta’). Nella varietà (trevigiana) di Castelfranco Veneto, la coniugazione ad infisso si è completamente estinta22: i cinque informatori intervistati (cfr. tavola [2]) hanno coniugato il repertorio intero di verbi proposti senza l’infisso.

È apparso che l’assenza (o sparizione) dell’infisso dal dialetto di Castelfranco non indichi veramente un limite ‘spaziale’ (isoglosse) dell’estensione areale del processo dell’infissazione, ma che invece è da collegare con la distinzione fra ‘dialetto urbano’ e ‘dialetto rurale’ (quindi una specie di ‘variabilità diastratica’, cfr. Berruto 1993, 1995): si è potuto costatare che nella frazione limitrofa di Treville (situata a meno di 2,5 km dal centro urbano di Castelfranco), forme infissate come le ind.pres. 3. mastegh-é-a ‘egli mastica’, rumegh- é-a ‘egli rumina’, toned-é-a ‘tuona’, smiago-é-a ‘egli miagola’, sciafon-é-a ‘egli schiaffeggia’, straun-é-a ‘egli starnuta’ erano conosciute e usate accanto alle forme corrispondenti non infissate mástega, rúmega, tonéda, smiágoa, sciafóna, straúna23. Abbiamo potuto osservare lo stesso fenomeno ad Asolo e a Treviso: la coniugazione ad infisso non è attestata nel dialetto urbano, però ricompare nelle varietà (più) rurali dei paesi vicini.

Sezion 1 21 Cfr., Rohlfs (1966-1969, vol. III:290), sulla diffusione nelle varietà dialettali italiane dell’imperfetto sincopato in -ea, di fronte alla desinenza normale in -eva. 22 Estinta o semplicemente mai conosciuta/usata. Non abbiamo ancora verificato se l’infisso è stato attestato in uno stadio più arcaico di questo dialetto. 23 Bisogna precisare che avevamo selezionato Castelfranco come punto d’inchiesta in base alle carte 506 e 1295 dell’ALD (cfr. § 2), sulle quali vengono indicate rispettivamente le forme infissate nevegh-é-a ‘nevica’ e mudo-é-a ‘(la mucca) muggisce’. I nostri cinque informatori erano invece unanimi nel ritenere che l’inserimento dell’infisso -é- non fa parte del dialetto locale.

Ladin ! 21 Carta 2: assenza dell’infisso dal dialetto urbano vs. attestazione dell’infisso nel dialetto dei paesi limitrofi La variabilità ‘diatopica’ trattata qui sopra s’incrocia con un fattore sociolinguistico, più precisamente l’età dei parlanti24. In particolare, abbiamo potuto dimostrare statisticamente che gli informatori di età compresa fra i 12 e i 30 anni (quindi la fascia più giovane, si veda ancora la tavola [1]) adoperano significativamente meno l’infisso degli informatori di età più avanzata (quelli fra i 31 e i 50 anni e quelli oltre i 50 anni). In totale, per quel che riguarda il corpus completo, approssimativamente il 30% delle risposte date dagli informatori che hanno meno di 30 anni si situa nella categoria ‘con infisso’. Per gli informatori oltre i 30 anni, la percentuale di forme infissate ammonta a circa il 40% (cfr. la figura [1]). La diminuzione della frequenza d’uso dell’infisso presso la generazione più giovane si è rivelata una tendenza generale, che si riscontra in tutte le varietà esaminate (benché non ovunque nella stessa misura) e che probabilmente deve essere considerata in rapporto con la connotazione / ‘tonalità’ molto (facilmente intuita come ‘troppo’) dialettizzante dell’infisso. Questo potrebbe spiegare la reticenza dei parlanti più giovani, che sono (soprattutto nelle zone venete e friulane) più familiarizzati con la lingua standard che con la varietà locale.

24 Non si sono verificate differenze statisticamente significative tra uomini e donne per quel che riguarda la frequenza d’uso dell’infisso. Asolo (infisso non usato) vs Fonte (infisso usato) - distanza: 3,6 km. Castelfranco (infisso non usato) vs Treville (infisso usato) - distanza: 2,4 km. Treviso (infisso non usato) vs Paese (infisso usato) - distanza: 7,6 km. 22 Ladin !

3.3. Un’implicazione semantica-funzionale della variabilità ‘intrapersonale’ dell’infissazione Si è già alluso al fatto che molto spesso gli informatori ammettevano per un dato verbo sia la coniugazione senza che quella con infisso. È apparso che questa alternanza formale (inserimento dell’infisso vs. omissione dell’infisso) può essere sfruttata al livello funzionale: in alcuni casi, abbiamo potuto rilevare una differenziazione ‘sub-semantica’ (di natura aspettuale) fra la forma infissata e la forma non infissata dello stesso verbo. Paradossalmente, questo fenomeno di differenziazione aspettuale non si è verificato nella zona dove l’infisso si era mostrato più produttivo, cioè nelle varietà ladine della Val Badia (badiotto e marebbano) e della Val Gardena (gardenese). Invece, in tutte le altre varietà esaminate, una parte considerevole degli informatori tendeva ad associare la forma senza infisso con eventi istantanei, concreti, o puntuali, mentre la forma corrispondente con infisso era usata in rapporto con azioni tipiche, abituali, generiche o attitudinali (cfr. Bertinetto 1986:143-152), spesso appoggiate al livello sintattico dall’aggiunta di certi complementi avverbiali che esprimono l’iterazione, la continuità o il carattere abituale (ad es. ‘spesso’, ‘sempre’, ‘di solito’, ‘incessantemente’, ‘ogni giorno/settimana...’, ecc.). Ad esempio, regolarmente informatori affermarono di adoperare la forma non infissata in contesti momentanei del tipo ‘il ragazzo...bestemmia perché comincia a piovere’, ‘... chiacchiera con il medico’, ‘...critica il professore’ (risp. beštéma, ciácola, crítica), mentre la corrispondente forma infissata gli sembrava più adeguata in enunciati generici del tipo ‘il ragazzo bestemmia sempre’, ‘...chiacchiera sempre’, ‘lui è uno che critica sempre tutto’ (risp. beštem-é-a, ciacol-é-a, critich-é-a). Questa (re)interpretazione dell’infisso come marca dell’aspetto abituale (o attitudinale o generico) - verificatasi in modo piuttosto consistente nella maggior parte dei dialetti esaminati (tranne quindi in badiotto, in marebbano e in gardenese) - sembra iscriversi in un’evoluzione ‘degrammaticalizzante’ (e quindi ‘lessicalizzante’) dell’infisso, che si è comFigura 1: distribuzione delle risposte (ind.pres. 3) per fascia di età 12-30 anni 31-50 anni +50 anni 70,00% 60,00% 50,00% 40,00% 30,00% 20,00% 10,00% 0,00% Senza infisso Senza/con infisso Con infisso

piuta o si sta compiendo: da morfema flessivo, che funziona come elemento strutturale del paradigma verbale, verso un segmento dotato di caratteristiche semi-derivazionali/ deverbative. È invece apparso che si tratta proprio di uno status semi-derivazionale, semi-flessivo: nonostante il suo valore semantico-aspettuale, l’infisso rimane circoscritto alle forme rizotoniche del paradigma verbale. L’estensione dell’infisso verso le forme arizotoniche del paradigma (ad es. ind.pres. 4. nos *ciacol-é-ón, vos *ciacol-é-à) è risolutamente scartata dagli informatori e viene considerata come altamente agrammaticale.

Un enunciato del tipo ‘noi chiacchieriamo sempre’ corrisponde quindi, malgrado le sue connotazioni abituali, a nos ciacolón sènpre, con la prima persona del plurale dell’indicativo presente coniugata senza l’infisso. Inoltre, questo fenomeno di differenziazione semantica-aspettuale è circoscritto essenzialmente ai verbi che soddisfanno le condizioni prosodiche a cui abbiamo accennato sopra (cfr. § 3.1): verbi primitivi del tipo ciant-, laur-, ecc. (si veda ancora la tavola [3]) respingono l’infisso, qualunque sia il contesto sintattico (‘egli canta sempre’  al cianta semper, mai **ciant-é-a).

3. Conclusione

Al termine di questo saggio, è opportuno ricapitolare alcuni punti chiave nei riguardi della problematica esaminata. Abbiamo visto che il segmento latino -id(i)- è stato sottoposto ad una serie di metamorfosi funzionali e formali nella sua evoluzione verso il romanzo. Da un lato, continua, a livello pan-romanzo, la sua funzione (latina classica) di formativo derivazionale (cfr., ad es., i verbi italiani in -eggi-are); dall’altro, ha adottato, su scala territoriale più ridotta, un ruolo flessivo, la sua distribuzione intra-paradigmatica essendo circoscritta alle forme originariamente rizotoniche del paradigma verbale, cioè il singolare e la terza plurale dell’indicativo presente e del congiuntivo presente (cfr. § 1). La disamina dei dati ladini(-veneti) e friulani (cfr. § 2-3) ha dimostrato che la ‘selettività lessicale’ dell’infisso - ovvero il fatto se un dato verbo della prima coniugazione è suscettibile (o no) di seguire il modello ad infisso -, viene determinata dall’interazione complessa tra fattori intralinguistici (la struttura prosodica della radice verbale e, in certe varietà, il contesto sintattico in cui la forma verbale viene implementata), diatopici (l’origine dialettale del parlante), diastratici (la discrepanza fra dialetto urbano e rurale) e generazionali (l’età del parlante). Ne deduciamo che si tratta di un fenomeno linguistico a condizionamento molto variabile, in stretto rapporto con la situazione concreta dei dialetti e dei parlanti25. 25 Approfitto dell’occasione per ringraziare tutte le persone che hanno collaborato a questa ricerca. Senza la pazienza e la disponibilità dei nostri informatori, questa indagine non si sarebbe mai potuta realizzare. Inoltre, ringrazio vivamente anche i collaboratori/linguisti degli istituti e sportelli ladini per il loro prezioso aiuto nella ricerca di informatori adatti. I nostri ringraziamenti si rivolgono in particolare alle signore Daria Valentin e Milva Mussner (Istitut Ladin «Micurà de Rü»), Nadia Chiocchetti (Istitut Cultural Ladin «Majon di Fascegn»), Elsa Zardini (Union de i Ladis de Anpezo), Laura Busin (Istituto Ladin de la Dolomites), e ai signori Gianpiero Ponti (Istituto Ladin de la Dolomites) e Moreno Kerer (Istitut Cultural Ladin «Cesa de Jan»). Per ultimo (ma non per importanza), un grazie di cuore al professor Hans Goebl e a tutta la sua équipe di ricercatori, che recentemente mi hanno accolto molto gentilmente all’Università di Salisburgo, per un’iniziazione alla filosofia e all’impostazione pratica dell’ALD.

Carta 1: località e profilo etnolinguistico della zona esplorata

1. Ortisei
2. Selva Gardena
3. San Martino
4. La Valle
5. San Leonardo
6. Pieve di Marebbe
7. San Vigilio
8. Pozza/Pera/Vigo
9. Canazei
10. Moena
11. Pieve di Livinallongo > Fodom
12.Cortina d’Ampezzo > Ampezzano
 -Cadorino
13.Cibiana di Cadore > Cadorino
14.Colle Santa Lucia
15.Falcade
16.Comelico Superiore > Comelicano
17.Forno di Zoldo > Zoldano
18. Lamon
19. Pederobba
20. Revine
21. Castelfranco Veneto
22. Villorba
23. San Stino di Livenza > Liventino
24. Erto > Ertano
25. Tramonti di Sopra > Tramontino
26. Barcis
27. Tesis Agordino Valcellinese

Trevigiano - Bellunese Dialetti friulani occidentali Dialetti veneti settentrionali Ladino sellano Dialetti peri-ladini } } } } } } } } } } } Gardenese Badiotto Marebbano Fassano 25 . 27 . 26 . 18 . 19 . 21 . 20 . 22 . 24 . 16 . 13 . 12 . 4 . 3 . 1 . . 11 . 14 . 6 7. . 17 .

23

. 15 . 10 . 8 . 2 . 5 . 9 Provincia di Pordenone Provincia di Treviso Provincia di Trento Provincia di Bolzano Provincia di Venezia Provincia di Belluno Ladin ! 25 Articole scientifiche Sezion 1

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