Le donne che lavorano/VII. Nell'insegnamento

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VII. Nell’insegnamento

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VI. Nel commercio e nell'industria VIII. Donne dottoresse
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VII.

Nell’insegnamento.

Una delle principali aspirazioni del piccolo borghese, dell’operaio e del contadino è quella di avviare le figliuole nella carriera dell’insegnamento. Avere un diploma è per esse, secondo loro, un mezzo di elevarsi sulle compagne; e fanno spese e sacrifici affinché le loro figlie riescano ad ottenerlo, ma spesso quando finalmente vi sono riuscite a furia di fatiche e rimettendovi qualche volta la salute a conquistarlo, si trovano spostate perchè obbligate a seguire una carriera per la quale non sentivano nessuna inclinazione, e devono lottare con immense difficoltà per ottenere dei posti meschini e male retribuiti. Sono molto più da [p. 92 modifica] compiangere delle contadine e delle operaie perchè provano il bisogno di una vita più agiata alla quale devono rinunciare per mancanza di mezzi, si logorano l’organismo in una occupazione sedentaria, sprecando il fiato per infondere un po’ di scienza in cervelli ottusi, per disciplinare fanciulli irrequieti, e tutto questo senza speranza di migliorare la loro condizione nell’avvenire, specialmente per quelle destinate nelle scuole rurali. De Amicis, nel Romanzo d’un maestro, ha descritto al vivo le sofferenze delle insegnanti nelle scuole rurali e specialmente in quelle sperdute nei villaggi alpestri.

Nelle città si trovano in condizioni più favorevoli, sono più stimate e meglio retribuite, ma la vita è più costosa e le più intelligenti mordono il freno nel dovere assoggettarsi ad una disciplina che contrasta col loro carattere e le loro aspirazioni.

In ogni modo, la carriera [p. 93 modifica] dell’insegnamento è da molto tempo aperta alla donna, è onorifica e può dare anche delle soddisfazioni, ma non deve essere imposta dai genitori e deve esser scelta soltanto da quelle che vi si sentono chiamate ed hanno disposizioni naturali per adempiere il difficile compito come è richiesto dalla sua importanza.

L’insegnamento è una missione come quella del medico e dell’igienista. Se questi si curano del nostro benessere fisico, la maestra specialmente nelle scuole elementari agisce sullo spirito e sul carattere degli allievi, ne plasma la mente al punto che ne può derivare tutto il bene e tutto il male delle generazioni future.

Non è difficile trovare nella donna attitudini ad esercitarvi questa missione perchè in ogni donna c’è in germe il sentimento materno; ma non basta che sappia impartire l’insegnamento secondo il programma stabilito, deve dimenticare sè stessa, [p. 94 modifica] immedesimarsi nell’animo dei piccoli allievi a lei affidati, impadronirsi quasi della loro anima, educarli, prima d’istruirli, usare modi diversi secondo la diversità della loro indole e specialmente non avere preferenze per alcuno, essere severa ed indulgente secondo i casi e più di tutto non mostrare predilezioni e nei rimproveri essere severa ma giusta. Quelle che si dedicano all’infanzia devono essere profonde conoscitrici della psicologia del bambino, educarlo prima d’istruirlo, insegnargli a tenersi pulito e ad esercitare i sensi divertendolo senza costringerlo a troppa dura disciplina.

Lo studio del bambino è molto interessante, ma educarlo bene comporta una grande responsabilità e non è cosa alla quale una si possa dedicare senza una natura speciale. Nelle scuole rurali l’ufficio dell’insegnante è ancora più ingrato perchè la maestra oltre che con bambini indisciplinati e quasi selvaggi, deve lottare con genitori che non [p. 95 modifica] apprezzano il vantaggio dell’istruzione, e quasi guardano come nemica l’insegnante che si permette di rimproverare i loro figli e li distoglie dal lavoro dei campi.

L’insegnamento nelle scuole secondarie e nelle scuole superiori non è privo di soddisfazioni e se non è ancora retribuito come meriterebbe di essere, la professoressa può con qualche ripetizione arrotondare lo stipendio; ma anche in questo ramo d’insegnamento la donna ha molti scogli da superare, vi regna molta confusione che forse cesserà quando saranno attuate le riforme che da molti anni l’autorità superiore va studiando senza riuscire finora ad un risultato concreto; poi la donna in questo campo deve lottare colla concorrenza maschile che riserba per sè i posti migliori e si vede ingiustamente esclusa da molte scuole alle quali la sua istruzione e l’aver avuto nei concorsi punti superiori, le darebbe diritto. [p. 96 modifica]In ogni modo la parte morale può in certi casi compensare i sacrifici fatti; sicché la professoressa può essere stimata e diventare l’amica e la consolazione delle sue allieve, certa di farsi amare più che temere.

Nel periodo dell’adolescenza, in cui si forma il carattere, i giovanetti non sono più bimbi ma non ancora adulti, e sentono vibrare nel loro animo delle forze che non possono esplicare, ciò che li rende nervosi c ribelli. È un’età molto difficile da dominare e in questo caso il compito della maestra può incontrare molte difficoltà. Per adempiere la sua missione coscienziosamente l’insegnante deve avere forza fisica, seria coltura, calma e serenità di mente, molto tatto, molta pazienza e sopra tutto la facoltà di comunicare con chiarezza agli altri il proprio sapere. Ci sono al mondo delle insegnanti vere arche di scienza colla testa piena di dottrina, ma che non sanno trasmetterla nella mente degli altri; ora una [p. 97 modifica] persona che non ha un alto grado di facoltà di suggestionare gli allievi, non potrà essere un buon maestro.

Vorrei che una ragazza, prima di scegliere la carriera dell’insegnamento, facesse un esame di coscienza per vedere se ne sente l'inclinazione e se dedicandosi ai piccoli prova tanto sentimento materno da essere soddisfatta di spargere un buon seme in quelle menti infantili e vedersi intorno un gaietto stuolo vispo c sorridente, rallegrarsene c non chiedere di più; se invece aspira ai più alti gradi dell’insegnamento, a cattedre nei licei e nelle università, oltre all’aver la mente temprata a forti studi deve poter lottare contro mille difficoltà per ottenere un posto, pel quale molti sono gli aspiranti, ma pochi gli eletti, e sopportare talvolta un trattamento ingiusto, perchè non è ancora del tutto scomparso il pregiudizio che nega che una donna a parità d’istruzione possa valere quanto un uomo. [p. 98 modifica]Vi sono parecchie signorine che pure avendo molta coltura c attitudine all’insegnamento sono timide e delicate, non hanno la forza di dirigere e di tener testa ad una numerosa scolaresca irrequieta, mentre riuscirebbero benissimo come istitutrici in case private. Non capisco come manchi in Italia il mezzo di poter nelle stesse scuole normali, intensificare la conoscenza delle lingue moderne, e combinare l’insegnamento in modo di poter far uscire dalle nostre scuole delle signorine col diploma d’istitutrici, come si usa all’estero, ciò che ha permesso un’invasione nelle nostre famiglie di istitutrici straniere, portando durante la guerra molto scompiglio e anche il sospetto di aver tenuto nell’intimità domestica delle nemiche. Spero che la guerra che ha mutalo molte cose, che ha fatto conoscere a noi stessi il nostro valore, toglierà l’illusione che le straniere valgano meglio delle signorine della nostra patria; sarebbe certo un [p. 99 modifica] bellissimo esempio che nelle case signorili venissero accolte istitutrici italiane coi gusti e costumi simili ai nostri le quali oltre alle lingue straniere, insegnassero alle nostre figliuole l’amore al nostro paese e alle nostre istituzioni, e che le madri trovassero in esse delle amiche e collaboratrici per l’educazione delle loro figlie; come pure sarebbe bene che una signorina italiana ben educata, sola al mondo, potesse trovare quasi una nuova famiglia, e affezionarsi alla casa dove viene accolla.

Riguardo alla questione delle lingue straniere ora s’insegnano molto bene nelle nostre scuole e quelle che vogliono perfezionarvisi possono o coi propri mezzi o con borse di studio passare le vacanze in paesi stranieri per famigliarizzarsi colla nuova lingua; questo sarebbe certo per tutti un beneficio, prima perchè non si accoglierebbero nelle nostre case persone quasi sconosciute che ci sfruttano per conoscere le nostre [p. 100 modifica] abitudini, i nostri pensieri, la nostra lingua, e ritornarsene poi a casa loro a congiurare contro il nostro paese. Sta a chi sopraintende all’istruzione trovare il mezzo che fra le nostre ragazze che si dedicano all'insegnamento possa avvenire una selezione, cioè una parte possa esser dichiarata idonea per le scuole e un’altra come istitutrici private, e così non solo potremo dire «va fuori d’Italia o straniero» ma esso sarà bandito anche dalle nostre case.