Le Metamorfosi/Annotazioni/Libro Quartodecimo

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Annotazioni del Quartodecimo Libro

../Libro Terzodecimo ../Libro Quintodecimo IncludiIntestazione 20 dicembre 2008 75% Letteratura

Publio Ovidio Nasone - Le Metamorfosi (2 a.C. - 8 d.C.)
Traduzione dal latino di Giovanni Andrea dell'Anguillara (1561)
Annotazioni del Quartodecimo Libro
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Circe che trasforma gli huomini in fiere, e in sassi, è quella fiera passion naturale che chiamiamo Amore laquale il piu delle volte trasforma quelli che son tenuti piu saggi, e giudiciosi, in animali ferissimi, e pieni di furore, e tal’ hora i rende anchora piu insensibili che pietre, intorno l’honore, e la riputatione, che preservavano con tanta diligentia prima che si lasciassero accecare da questa ferissima passione, laquale non si vede giamai discompagnata dall’invidia, e spetialmente nelle donne, lequali come invidiose, sentendo che una sia amata da un tale, subito fanno ogni opra, & usano ogn’ arte, per ritrarlo dal suo primo Amore, & infiammarlo del loro; & se per aventura non vien lor fatto, convertono a simiglianza di Circe l’amore in odio, e s’adoprano quanto possono con la malignità loro, per porre discordia, e gelosia le passioni veramente aspre e canine nella donna amata, però finge il Poeta che Scilla fu da Circe trasformata in cane. Altri dicono che questa fittione è historia vera, e che nello stretto che divide la Calavria dalla Sicilia, vi fu già una bellissima donna, piena di tanta lascivia, che si congiungeva con tutti quelli che passavano per là, ma lo faceva con tanta secretezza, & arte che pochi se n’avedevano, ond’era quasi da ogn’uno per i suoi modestissimi modi tenuta per donna castissima, di maniera che con questa sua dissimulatione si pigliava piacere con ogni uno, e spogliava poi i miseri passaggieri delle sostanze, e mercantie loro; e per questa cagione fu detto poi che erano trasformati in fiere, e in sassi.Scilla poi dicono essere trasformata in Cane, perche in quella parte vi sono alcuni sassi acuti, e cavernosi i quali per il continuo percotere dell’onde fanno uno strepito che simiglia all’abbaiare de i Cani. Si vede quivi con quanta arte Glauco tenti di persuadere Circe lodandola ad adoprarse in aiuto suo; in questa stanza, Ben mostra il tuo felice, e chiaro ingegno e nelle seguenti, e quanto sia arricchita la medesima persuasione dall’Anguillara, come è ancora l’amore di Circe verso Glauco, e le parole sue per risposta che incominciano nella stanza, La Maga havea lo Dio marino a pena, e nelle seguenti; si vede ancora quanto vagamente habbia concorso L’Anguillara con l’Ariosto nelle parole da Bradamante scritte a Ruggiero, e specialmente quelle della stanza, Scalpello si vedrà di piombo, o lima dicendo l’Anguillara il medesimo nella stanza, Prima farà del sasso Adamantino. È bellissima ancora la cagione che possi piu movere a sdegno le donne, descritta nella stanza Sdegno non è che a quel possa aguagliarse.

Quanto felicemente ancora descrive l’Anguillara la trasformatione de i Cercopij in Simie; per le loro bestemmie nella stanza, Si fa piu breve il corpo, e piu raccolto e ci da essempio che i soperbi & empij che hanno ardire di sparlare contra la religione, e contra Dio; non sono altro per giudicio di Dio, che Simie, havendo la simiglianza di huomini, ma non le operationi. Descrive ancora felicemente il camino che fa Enea guidato dalla Sibilla all’Inferno, dove vide il padre Anchise, e l’ombre de tutti i suoi discendenti, nella stanza, O magnanimo Enea pietoso, e forte e nelle seguenti; come ancora ha descritto le gratie che rende alla sua guida, promettendole ogni maniera di gratitudine, dalla quale intendendo la cagione della sua lunga età ci dà essempio che dobbiamo esser cauti nel chieder gratie a Dio, perche il vivere lungamente nelle infelicità e miserie della vecchiaia, non è vita, ma una morte continua.

I Compagni di Ulisse trasformati da Circe in Porci, significano gli huomini che si lasciano voncere dalla libidine divenire come Porci perdendo l’ uso della ragione, che fussero poi liberati da Ulisse per mezzo della istruttione di Mercurio ci fa vedere, che la prudentia sola può guidare gli huomini fuori dell’inestricabile laberintho delle perturbationi. I Venti chiusi nell’Utre a fin che Ulisse possi sicuramente navigar nella patria sua; e che poi a persuasione de i compagni slega l’Utre, e i Venti uscendo il fanno ritornare indietro, ci fanno vedere, che alle volte gli huomini saggi, e prudenti sono isforzati a condescendere a compiacere ancora con lor danno, e pericolo, a gli imprudenti, pazzi, e sospettosi, che si lasciano girar’ il capo da ogni vento di sospetto, a fin che al fine venghino in cognitione dell’ error loro, e si rendano poi da allhora in poi piu facili, e ubidienti a lasciarse reggere a quelli che fanno senza nodrire le loro strabochevole passioni, e vani sospetti.

Pico Re de latini trasformato nell’uccello del suo nome da Circe per non haver voluto consentire alle sue inamorate voglie, ci fa conoscere che la natura di questo uccello ha dato materia a questa favolosa fittione, essendo stato Pico huomo eloquentissimo, e tale che con la sua eloquentia haveva ridotti molti popoli del Latio da una vita rozza, e fiera, a una humanità socievole e civile; e s’era fatto loro Re; leggesi in Plinio che la natura di questo uccello è di andar cercando per gli arbori i sami delle formiche, e dove ne trova, spinge fuori la lingua laquale è molto lunga alla proportione del suo corpo, e tenendola fuori soporta che le formiche glie la forino con i loro accutissimi aculei, e quando la vede ben carica la retira dentro, e si ciba delle formiche di quella maniera, però si dice che Pico tirava i popoli a se con la sua lingua, e fattosi Re loro pasceva la sua ambitione. Descrive l’ Anguillara molto vagamente le bellezze di Pico nella stanza, Ei fu nell’età sua piu verde, e bella come ancora vagamente lo rapresenta bellissimo in habito di cacciatore nella stanza, N’andò succinto, e riccamente adorno e nell’altra ancora dove lo sta mirando Circe come ancora rapresenta molto vagamente Circe inamorata di lui, nella stanza, Ecco che a gli occhi miei si rapresenta e nelle seguenti: mostra ancora quanta forza habbi in una donna inamorata lo sdegno maggiormente quando si vede spregiare dalla cosa amata, nella stanza, Sprezzami pur non ti darai mai vanto.

Ci da essempio i compagni di Macareo trasformati in uccelli per haver voluto sparlare contra Venere, quanto siano pazzi, e temerari quegli huomini che ardiscono di contendere co ’l cielo, perche al fine sono cangiati in uccelli; che non è altro se non che vengon a risolverse in pensieri sciocchi e vani. Va l’ Anguillara come è accostumato di fare in tutto il suo Poema, facendo ricche le cose di Ovidio come fa quivi, descrivendo quanto lietamente fu raccolto Enea dal Re latino, nella stanza, Quivi Enea da Latin con lieto volto e nella seguente nella quale descrive la bellezza di Lavinia, nominando la matre. Bella descrittione è ancora la sua dell’adunare un campo nella stanza, Tutta corre l’Italia a questa guerra.

Il rozzo pastore pugliese trasformato in Oleastro per essere fatto scherno de i canti, de i suoni, e delle danze delle Ninfe, arbore che ancora rittiene il suo frutto, e il suo succo amarissimo, ci da essempio che chi è tristo e scelerato, serà sempre il medesimo, se ben cangierà habito, & apparenza non rimarrà di esser l’istesso, come si vede che ’l pastore che tuto che cangiasse scorza, non cangiò però la sua varia amarezza.

Le navi d’Enea trasformate in Ninfe marine per opera di Venere, sono le speranze humane che ci conducono per il passaggio di questo mare, che alla fine rimangono poi partendo noi per condure & esser favorevoli a quelli che sopragiongono di mano in mano, sotto l’imperio di Venere, dimostrandose sempre nemiche della prudenza figurata per i Greci, quali sono astutissimi; che non lascia fondar la speranza altrui in cose vane, e instabili come l’onde del mare, descrive quivi in un verso solo l’Anguillara molto vagamente tutte l’infelicita della guerra, & è l’ultimo della stanza, Se ben soccorso i Rutuli non hanno come ancora descrive il dar fuoco che fa Turno alle Navi di Enea, nella stanza: Ecco che Turno un giorno il foco accende.

La morte di Turno, e la roina, e l’incendio di Ardea, dal quale ne nasce l’uccello, ci da a vedere che dopo l’espugnatione, e la vittoria de nostri nemici, la fama del valor nostro s’alza al cielo, e quanto maggiori serano i nemici, tanto serano ancora maggiori le loda portate pe ’l mondo dalla fama, come si vede che furono quelle di Enea, dopò haver vinto Turno suo inimico; che furono cosi alte, e maravigliose, dopò tante fatiche, tanti viaggi, tanti travagli, e pericoli del mare; che fece creder’ a ogn’uno che ’l fusse collocato nel numero de i Dei, come finge Ovidio dopo haverse lavata la parte mortale nel fiume Numitio; rapresenta l’Anguillara i preghi di Venere a Giove molto affettuosamente, nella stanza, Ó padre, ò de gli Dei superno Dio e nella seguente.

Vertuno inamorato di Pomona, che diremo che sia altro che l’avaro avido de i fruti della terra? che si come Vertuno si trasforma in molte forme, cosi l’avaro spinto dal soverchio desiderio delle ricchezze, si cangia in tutte le forme, come di mercatante, di povero, di artefice, da villano, si rende schiffo tal’hora pur che gliene torni bene, e che vi concorra il suo guadagno di trasformarse in fachino; che Vertuno si trasformasse poi in una vecchia per poter meglio ingannar Pomona, ci da essempio che dobbiamo molto ben’ haver l’occhio alle vecchie che conversano con le nostre figliuole che sono gionte horamai all’età convenevole al marito, perche molte giovani seranno constantissime a i preghi, & alle lagrime de gli amanti, a i presenti, all’oro, & a qual si voglia forza di persuadere, ma alle parole di una tristissima, e scelerata vecchia subito si veggono vinte, e danno il possesso di se stesse e del loro honore alle falsissime maghe, vinte dalla riverentia che hanno alla loro età, & alla speranza che hanno nella loro secretezza, l’Anguillara quivi ancora va ampliando il poema di Ovidio con le sue vaghissime rapresentationi; come questa di Pomona nella stanza, Ella non ama il bosco, il fiume o ’l lago e nelle seguenti insieme con la cura che si pigliava di non si lasciar cogliere a i lascivi sguardi dell’inamorato Vertuno; ne meno al variar delle sue forme, le quali tutte sono felicissimamente rapresentate dall’Anguillara insieme con la forma della vecchia, e le parole sue in faccia di Pomona che si leggono nella stanza, Mentre ’l suo bel giardino attento e fiso. Bellissima è ancora quella conversione alle donne, che è nell’ultimo della stanza Ma non pero veggo io che questo essempio insieme con quella che fa ritornando le sue parole verso la sua amantissima Pomona, nella stanza, Ahi che de si divino, e bel sembiante.

La morte di Iphi, per l’ingratitudine di Anasserete ci fa vedere quanto sieno vehementi le fiamme d’Amore, poi che spingono gli huomini a tanto estremo dolore che s’ammazzano da se stessi; e tutto che siano vehementi e grandissime, non è però che non sia di gran lunga maggiore l’ingratitudine delle donne; poi che hanno il cuore cosi agghiacciato, che non lo possono riscaldare ne lunga servitù, ne lettere, ne ambasciate, ne suoni, ne canti, ne qual si voglia cosa che si faccia per piacer loro; rapresenta felicemente quivi l’Anguillara l’amore di Iphi, e i modi che tiene per riscaldare il ghiaccio della crudelissima donna, come si vede nella stanza, Se ’n va di notte innanzi alle sue porte insieme con le seguenti; come rapresenta ancora la morte, e le ultime parole dette alla ingratissima donna, nell’ultimo della stanza, Hai vinto, hai vinto, Anasserette hor godi insieme con il pianto della infelice madre di Iphi nella stanza, La sventurata madre alza la voce.

Nel tradimento di Tarpeia che introduce i Sabini corrotta da doni nel Campidoglio, si conosce quanta forza habbi ne gli animi delle donne l’avaritia, poi che le spinge ancora a tradire la patria, il padre, e la propria famiglia, del quale tradimento n’hebbe il meritato castigo da i Sabini, che l’amazzarono con quelle braccia; con la vittoria delle quali ella doveva ornare il suo di oro, e di gioie.

Romolo fatto immortale, ci fa vedere che gli huomini di valore rimangono per sempre vivi nella memoria de gli huomini, perche la morte non ha, ne giamai haverà potere contra il valore.