Le Mille ed una Notti/Storia del Mercadante, di sua figlia e del Principe d'Irak

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Storia del Mercadante, di sua figlia e del Principe d'Irak

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Storia del Mercadante, di sua figlia e del Principe d'Irak
Storia raccontata dal Cadì Avventure del Cadì e di sua moglie

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STORIA

DEL MERCADANTE, DI SUA FIGLIA


E DEL PRINCIPE D’IRAK.

«— Un ricco mercadante desolavasi del continuo, perchè la Provvidenza, la quale aveva fatto tanto per lui, non avesse coronato i molti suoi benefìzi concedendogli un erede delle immense sue ricchezze; privazione che gl’impediva di godere in pace delle sue sostanze, talchè ogni giorno importunava il cielo con eterne preghiere. Infine, una sera, finite le sue devozioni, udì una voce che gli disse: — I tuoi voti sono esauditi: avrai una figlia, ma ti sarà causa, nel suo decimoquarto anno, di grandi affanni, a cagione di un intrigo che avrà col principe d’Irak; sovvengati che evitar non si ponno i decreti del fato. —

«La moglie del mercante infatti mise alla luce una bambina di rara avvenenza. Non trascurossi nulla per la sua educazione, ed era al decimoterzo suo anno tanto compita, che ne correva la voce per tutta la città. Il mercante erane lieto, ma in pari tempo provava un’estrema inquietudine pel suo avvenire ogni qual volta gli tornava in mente la fatal predizione; talchè si decise infine di consultare un celebre dervis, col quale aveva qualche amicizia, intorno ai mezzi di stornare l’adempimento della profezia. Ma il dervis gli diede deboli speranze intorno alla possibilità di lottare contro i decreti del cielo; tuttavia lo consigliò di far condurre la giovane e bella vergine in un’ [p. 266 modifica] abitazione isolata, in mezzo a montagne deserte, a cui era unico ingresso un’oscura caverna tagliata a scalpello nella viva roccia, ingresso che potea farsi custodire agevolmente da alcuni servi fedeli e devoti. — Passi,» dicea il dervis, «vostra figlia in quella dimora l’anno che veder deve realizzata la predizione che vi minaccia, e se precauzioni umane lottar possono contro il volere della Provvidenza, sarà certo preservata dalla sciagura che temete.» Ma indarno l’uomo cerca di resistere ai decreti dell’Altissimo; egli deve rassegnarsi alle leggi ch’esso gl’impone.

«II mercatante seguì il consiglio dell’amico, e fatte le disposizioni necessarie, partì colla figliuola, col dervis e con alcuni schiavi bianchi e negri di ambo i sessi. A capo d’un mese, giunsero al luogo di loro destinazione. Il mercatante installò la figlia, e riposatosi un giorno, tornò a casa col dervis. In quell’abitazione erasi adunato quanto poteva riuscir utile e grato alla giovane reclusa; schiavi d’ambo i sessi erano rimasti presso di lei per servirla e proteggerla; ma pochi giorni trascorsero ch’ebbe luogo uno di quegli avvenimenti comprovanti l’inutilità delle umane resistenze contro i decreti divini.

«Il principe d’Irak, essendosi in una partita di caccia diviso da’ suoi e smarritosi, trovossi dinanzi alla porta dell’antro che conduceva all’abitazione. I due schiavi negri, che la custodivano, scorgendo uno straniero, gl’ingiunsero d’allontanarsi. Fermò egli il cavallo, e chiese con civiltà ricovero per la notte, insieme ad alcuni rinfreschi, rappresentando di aver smarrita la strada, ed essere spossato di fame e di fatica. Gli schiavi si lasciarono intenerire, colpiti d’altra parte dall’aspetto suo nobile ed imponente. Pensando che da un uomo solo non avevano nulla da temere, lo condussero, per la caverna, nella bella valle dov’era l’abitazione solitaria, ed annunziatola alla [p. 267 modifica] loro padrona, diede questa ordine d’introdurre il forastiero in un appartamento, dove trovavasi imbandito uno squisito banchetto. Quivi ella gli fece l’accoglienza più affettuosa ed ospitale; insomma, conoscersi ed amarsi fu per quei due giovani cuori l’affare d’un momento, e la malaugurata predizione non tardò ad avverarsi in tutta la sua estensione. Alcuni mesi trascorsero in una reciproca felicità; ma il principe, impaziente di rivedere la famiglia, accommiatossi dalla sua diletta, promettendole di tornar a sposarla, appena avesse soddisfatto a’propri doveri verso i genitori.

«Partì, e per istrada incontrò il mercante che veniva a trovar la figlia; essendosi ambedue fermati nel medesimo luogo, strinsero conversazione, ed interrogaronsi sulle reciproche avventure. Il principe, ben lontano dal sospettare con chi parlasse, raccontò l’ultimo suo episodio; il mercante, vedendo che tutte le cure erano state inutili, dissimulò il proprio affanno, e risolse di ricondurre la figlia a casa, nascondere alla meglio l’accaduto, e non cercar più ormai di lottare contro il destino. Giunto nella caverna, trovò la giovane nello stato più affliggente, e poco dopo, divenuta madre, per togliere agli occhi del mondo quella prova del suo disonore, espose il neonato in un cestello nel mezzo della strada. Il caso vi condusse una carovana, il capo della quale, vinto dalle grazie dell’orfanello, lo raccolse e l’adottò per figliuolo.

«Il principe d’Irak, dopo aver passato un certo tempo nella sua famiglia, si pose in via per tornare dalla bella amica, e scontrossi di nuovo nel mercatante, il quale, ad istanza della figliuola, recavasi nell’Irak, onde informare il principe della situazione della sua diletta. Questi, lieto oltremodo, seguì il padre, e sposò la giovane, conducendola quindi ne’ proprii stati insieme a’ genitori. Dopo lunghe ricerche, [p. 268 modifica] pervenuti a scoprire il figliuoletto, ricompensarono generosamente il capo della carovana, il quale chiese ed ottenne il permesso di risiedere nel regio palazzo per invigilare l’educazione del figliuolo adottivo.» Apparivano i primi albori, impedendo a Scheherazade di cominciare un altro racconto, cui s’acciuse la notte seguente.