Le Trachinie (Sofocle - Romagnoli)/Terzo stasimo

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Terzo stasimo

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Sofocle - Le Trachinie (438 a.C. / 429 a.C.)
Traduzione di Ettore Romagnoli (1926)
Terzo stasimo
Terzo episodio Quarto episodio
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TERZO CANTO INTORNO ALL’ARA


CORO
Strofe I
Deh, come fanciulle, d’un súbito
fra noi la parola fatidica
giungea dell’antico presagio,
che allorquando volgendo le semine,
compiuti saran dodici anni,
riposo il figliuolo di Giove
avrebbe trovato agli affanni!
Un vento gagliardo, al suo termine
diritto or sospinge l’oracolo.
E infatti, chi già chiuse il ciglio,
temerà, se disceso è fra gl’inferi,
di patir, di servire periglio?

Antistrofe I
Ché, s’or del Centauro l’insidia
fatale al suo fianco s’agglútina,
con nube di sangue, ed il tossico

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lo premèa che da morte ebbe origine,
che fu tra la fulgida spira
del Drago nutrito, in che guisa
potrebbe, oltre a quello ch’or mira,
vedere altro sole? Lo stermina,
lo incenera l’Idra terribile.
Del mostro dal livido crine
le saette infiammate ingannevoli
lo torturano a misero fine.

Strofe II
Pertanto, la misera improvvida,
vedendo improvvisa la grave rovina
su la casa piombar, per l’irrompere
di nozze novelle, o tapina,
comprender non seppe; e per l’esito
d’estraneo consiglio
funesto, ora bagna di lagrime
cocenti fittissime il ciglio.
E il Fato che avanza, ferale
destino palesa, di frode, di male.

Antistrofe II
Un fonte or proruppe di lagrime.
Ahimè, di che morbo l’opprime lo schianto!
Oh, non mai dai nemici sopra Ercole
un male provenne di pianto
si degno. O dell’asta belligera
sanguinëa punta,
con te, prigioniera, la vergine
dall’alta Ecalía quivi è giunta.
È chiaro che Cípride sola
gli eventi condusse; né disse parola.