Le cento novelle antiche/Novella LXIII

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Novella LXIII

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Del buon re Meliadus e del cavaliere sanza paura.


NOVELLA LXIII.


Il buono re Meliadus e ’l cavaliere sanza paura si erano nemici mortali in campo. Andando un giorno questo cavaliere sanza paura a guisa d’errante cavaliere disconosciutamente, trovò suoi sergenti che molto l’amavano, ma nollo conoscevano. E dissero: dinne, cavaliere errante, per onore di cavalleria, qual è miglior cavalier tra il buon cavalier sanza paura o ’l buon re Meliadus? E ’l cavalier rispose: se Dio mi dea buona ventura, lo re Meliadus è lo miglior cavaliere che in sella cavalchi. Allora li sergenti che voleano male al re Meliadus, per amore di loro signore, sì sorpresero questo lor signore a tradigione, e così armato lo levaro da destriere, e miserolo [p. 86 modifica]attraverso d’uno ronzino, e diceano comunemente che ’l voleano impendere. Tenendo lor cammino, trovaro il re Meliadus. Trovarolo a guisa di cavaliere errante, che andava a uno torneamento, e domandò i vassalli, perch’elli menavano quello cavaliere così villanamente. Et elli risposero: messer, però ch’elli ha bene morte servita1, e se voi il sapeste, voi il menareste piuttosto di noi. Addomandatelo di suo misfatto. Il re Meliadus si trasse avanti, e disse: cavaliere, che hai tu misfatto2 a costoro che ti menano così laidamente? E ’l cavaliere rispose: niuna cosa. Nè misfatto ho fatto loro, se non che io volea mettere il vero avanti. Disse il re Meliadus; ciò non può essere. Contatemi più vostro misfatto. Et elli rispose: sire, volentieri. Io sì tenea mio cammino a guisa d’errante cavaliere; trovai questi sergenti, e que’ mi domandaro per la verità di cavalleria, che io dicessi qual fosse miglior cavaliere tra ’l buon re Meliadus o ’l cavalier sanza paura. Et io, siccome io dissi di prima, per mettere il vero avanti, dissi che ’l re Meliadus era migliore, e nol dissi se non per verità dire, ancora che ’l re Meliadus sia mio mortal nemico, e mortalmente il disamo. Io non volea mentire. Altro non ho misfatto. E però subitamente mi fanno onta. Allora il re Meliadus [p. 87 modifica]cominciò ad abbattere i servi, e fecelo sciogliere, e donolli un ricco destriere con la insegna sua coperta, e pregollo che non la levasse insino a suo ostello: e partirosi, e ciascuno andò a suo cammino. Il re Meliadus, e sergenti e ’l cavaliere giunsero la sera all’ostello. Levò la coverta della sella. Trovò l’arme del re Meliadus che li avea fatta sì bella diliberanza, e donolli, et era suo mortal nemico.


Note

  1. ha bene morte servita. Servire qui val meritare. S’è ben meritata la morte. L’usò in questo senso anche Gio. Villani.
  2. che hai tu misfatto. Misfare, verbo usato da molti degli scrittori del trecento, far male; commetter delitti.