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Le corde d'oro elette

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Vincenzo da Filicaja

XVIII secolo Indice:Zappi, Maratti - Rime II.pdf Canzoni Letteratura Le corde d’oro elette Intestazione 15 maggio 2025 75% Da definire

E fino a quanto inulti Re grande e forte, a cui compagne in guerra
Questo testo fa parte della raccolta Rime d'alcuni Arcadi più celebri


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CANZONE II.

LE corde d’oro[1] elette
     Sù, sù, Musa, percoti, e al trionfante
     Gran Dio delle vendette
     Compon d’inni festosi aurea ghirlanda.
     5Chi è, che a lui di contrastar si vante,
     A lui, che in guerramanda
     Tuoni e tremuoti e turbini e saette?
     Ei fu, che ’I Tracio stuolo
     Ruppe, atterrò, disperse; e rimirarlo,
     10Struggerlo, e dissiparlo,
     E farne polve, e pareggiarlo al suolo
     Fu un punto, un punto solo;
     Ch’ei può tutto, e città scinta di mura
     E’ chi fede ha in se stesso, e Dio non cura.

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15Si crederon quegli Empi
     Con ruinoso turbine di guerra
     Abbatter torri e tempi,
     E sver da sua radice il sacro Impero:
     Empir pensaron di trofei la terra,
     20Ed oscurar credero
     Con più illustri memorie i vecchi esempi,
     E disser: l’Austria doma,
     Domerem poi l’ampia Germania; e all’Ebro
     Fatto vassallo il Tebro;
     25A Turco ceppo il piè rasa la chioma
     Porgerà Italia e Roma:
     Qual Dio, qual Dio delle nostr’armi all’onda
     Fia che d’opporsi vanti argine o sponda?
Ma i temerari accenti,
     30Qual tenue fumo alzaronsi e svaniro,
     E ne fer preda i venti;
     Che, sebben di Val d’Ebro attrasse Marte
     Vapor che si fer nuvoli e s’apriro[2],
     E piovve d’ogni parte
     35Aspra tempesta sull’Austriache genti,
     Perir la tua diletta
     Greggia, Signor, non tu però lasciasti;
     E all’empietà mostrasti,
     Che arriva e fere, allor che men s’aspetta,
     40Giustissima vendetta.
     Il sanno i fiumi, che sanguigni vanno,
     E ’l san le fiere e le campagne il sanno.
Qual corse gel per l’ossa
     All’Arabo Profeta e al sozzo Anubi,
     45Quando l’ampia tua possa
     Tutte fe’ scender le sue furie ultrici[3]

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     Sulle penne de i venti e sulle nubi?
     L’orgogliose cervici
     Chinò Bizanzio, e tremò Pelio ed Ossa;
     50E le squadre rubelle,
     Al Ciel rivolta la superba fronte,
     Videro starsi a fronte
     Coll’arco teso i nembi e le procelle,
     E guerreggiar le stelle
     55Di quell’acciar vestite, onde s’armaro
     Quel dì, che contro ai Cananei pugnaro.
Tremar l’insegne allora,
     Tremar gli scudi, e palpitar le spade
     Al popol dell’Aurora
     60Vidi; e qual di salir l’egro talvolta
     Sognando agogna e nel salir giù cade,
     Tal ei sentì a sè tolta
     Ogni forza ogni lena, e in poco d’ora
     Sbaragliato e disfatto
     65Feo di sè monti, e riempiro le valli
     D’uomini e di cavalli
     Svenati o morti o di morire in atto.
     Del memorabil fatto
     Chi la gloria s’arroga? Io già nol taccio:
     70Nostre fur l’armi, e tuo, Signor, fu ’l braccio.
A te dunque de’Traci
     Debellator possente, a te, che in una
     Vista distruggi, e sfaci
     La barbarica possa, e al cui decreto
     75Serve suddito il Fato e la Fortuna,
     Il trionfo sì lieto
     Alzo la voce, e i secoli fugaci
     A darti lode invito.
     Saggio e forte sei tu; pugna il robusto

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     Tuo braccio a prò del Giusto;
     Nè indifesa umiltà, nè folle ardito
     Furor lascia impunito:
     85Milita sempre al fianco tuo la gloria,
     E al tuo soldo arrolata è la vittoria.
Là dove l’Istro bee
     Barbaro sangue, e dove alzò poc’anzi
     Turca empietà moschee,
     90Ergonsi a te delubri: a te, cui piacque
     Salvar di nostra eredità gli avanzi,
     Fan plauso i venti e l’acque,
     E dicono in lor lingua: a Dio si dee
     Degli assalti repressi
     95Il memorando sforzo: a Dio la cura
     Dell’assediate mura,
     Rispondon gli antri, e ti fan plauso anch’essi:
     Veggio i macigni istessi
     Pianger di gioia, e gli altri scogli e monti
     100A te inchinar l’ossequiose fronti.
Ma, se pur anco lice
     voti e giugner prieghi a prieghi,
     La spada vincitrice
     Non ripongasi ancor. Pria tu l’indegna
     105Stirpe recidi, o fa che ’l collo pieghi
     A servitù ben degna:
     Pria, Signor, della tronca egra infelice
     Pannonia i membri accozza,
     E riunirli al Capo lor ti piaccia.
     110Ah no, non più soggiaccia
     A doppio giogo in sè divisa e mozza
     Regnò, regnò la sozza,
     Gente ahi! purtroppo. E temp’omai, che deggia
     Tutta tornare ad un Pastor la greggia.
115Non chi vittoria ottiene,
     Ma chi ben l’usa, il glorioso nome
     Di vincitor ritiene,

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     Nella naval gran pugna[4], onde divenne
     Lepanto illustre, e per cui rotte e dome
     120Fur le Sitonie antenne,
     Vincemmo è ver; ma l’Idumee catene
     Cipro[5] non ruppe unquanco:
     Vincemmo, e nocque al vincitor il vinto.
     Qual fia dunque, che scinto
     125Appenda il brando, e ne disarmi il fianco?
     Oltre, oltre scorra il franco
     Vittorioso esercito, e le vaste
     Dell’Asia interne parti arda e devaste.
Ma la caligin folta
     130Chi dagli occhi mi sgombra? Ecco, che ’l tergo
     Dei fuggitivi a sciolta
     Briglia, Signor, tu incalzi; ecco gli arresta
     Il Rabbe[6] a fronte, ed han la morte a tergo.
     Colla gran lancia in resta
     135Veggio, che già gli atterri e metti in volta:
     Veggio, ch’urti e fracassi
     Le sparse turme, e di Bizanzio a i danni
     Stendi sì ratto i vanni,
     Che già i venti, e ’l pensiero indietro lassi;
     140E tant’oltre trapassi,
     Che vinto è già del mio veder l’acume,
     E allo stanco mio vol mancan le piume.

Note

  1. Per la liberazione di Vienna seguita li 12. Settembre del 1683.
  2. Le mine le bombe e fuochi artifiziali del campo nemico.
  3. Accenna la tempesta, che fu la notte de’ 14. di Agosto con fulmini e diluvio di pioggia, onde il campo Turchesco ebbe gran danno.
  4. La battaglia del 1571 ai Curzolari, nel la quale i Veneziani collegati con Pio V. e con Filippo II. Re di Spagna disfecero la grossa ar mata di Selimo II., che si trovava nel golfo di Lepanto.
  5. Cipro fin dal 1571 occupata da’ Turchi.
  6. Rabbe fiume d’Ungheria presso Giavarino, dove Carà Mustafà primo Visire cacciato di Vienna si ritirò, e dove perdè molti soldati affogandosi nel guado.