Lettere (Alberti)/2

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Lettera 2

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Prestantissimo viro Matheo de Pasti et caetera amico dulcissimo. In Arimino.


Salve. Molto mi fur grate le lettere tue per più rispetti, et fummi gratissimo el Signior mio facesse chome io desiderava, cioè ch’el pigliasse optimo chonsiglio chon tutti. Ma quanto tu mi dici che ’l Manetto afferma che le chupole deno esser due largezze alte, io credo più a chi fece Therme et Pantheon et tutte queste chose maxime che a llui, et molto più alla ragion che a [p. 292 modifica]persona. Et se lui si reggie a oppinione, non mi maraviglierò s’egli errerà spesso.

Quanto al fatto del pilastro nel mio modello, ramentati ch’io ti dissi, questa faccia chonvien che sia opera da per sé, peroché queste larghezze et altezze delle chappelle mi perturbano. Richordati et ponvi mente che nel modello sul chanto del tetto a man ritta et a man mancha v’è una simile chosa:

e dissi, questo pongho io qui per choprire quella parte del tetto, idest del choperto, qual si farà entro la chiesa, peroché questa larghezza dentro non si può moderare chon la nostra facciata, e vuolsi aiutare quel ch’è fatto, e non guastare quello che s’abbia a fare. Le misure et proportioni de’ pilastri tu vedi onde elle naschono: ciò che tu muti si discorda tutta quella musica. Et ragionamo di choprire la chiesa di chosa leggiera. Non vi fidate su que’ pilastri a dar loro charicho. Et per questo ci parea che lla volta in botte fatta di legniame fusse più utile. Hora quel nostro pilastro, se non risponde legato chon quello della chappella non monta, peroché quello della chappella non harà bisognio d’aiuto verso la nostra facciata, et se bem gli bisognerà, ello è sì vicino et quasi legato ch’el arà molto aiuto. Adonque se chosì per altro vi pare, seghuite el disegnio quale a mio iuditio sta bene.

Del fatto delli occhi, vorrei chi fa professione intendesse el mestier suo. Dichami perché si squarca el muro et indeboliscono lo edificio in far fenestre? Per necessità del lume. S’tu mi puoi chon men indebolire havere più lume, non fai tu pessime farmi quel incomodo? Da mam dricta a mam mancha dell’occio riman squarciato, et tanto archo quanto el semicircolo sostiene el peso di sopra: di sotto sta nulla più forte el lavoro per essere occio, et è obturato quello che debba darti el lume. Sonci molte ragioni a questo proposito, ma sola questa mi basti, che mai in edificio lodato presso a chi intese quello che niuno intende oggi, mai, mai [p. 293 modifica]vederai fattovi occhio se non alle chupole in luogho della chericha; e questo si fa a certi tempii, a Iove a Phebo, quali sono patroni della luce, et hanno certa ragione in la sua larghezza. Questo dissi per mostrarvi onde escha el vero.

Se qui verrà persona, quanto sarà in me darò ogni modo di satisfare al Signiore mio. Tu preghoti examina, et odi molti, et referiscimi. Forse qual che sia dirà chosa da stimarla. Raccomandami, s’tu lo vedi o scrivi, al Signiore a chui desidero in qualunque modo essere grato. Raccomandami al magnifico Ruberto et a Monsigniore el prothonotario, et a tutti quelli a chi tu credi che me amino. Se harò fidato, vi manderò Ecatomphile et altro. Vale ex Roma xviii Novembris [1454]

Baptista Alberti