Lettere (Campanella)/CII. Al cardinale nipote Francesco Barberini

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CII. Al cardinale nipote Francesco Barberini

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CII. Al cardinale nipote Francesco Barberini
CI. Ad Urbano VIII CIII. Ad Urbano VIII

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CII

Al cardinale nipote Francesco Barberini

Supplica gli si doni la solita pensione, perchè, con tutti gli ordini del re e del Richelieu, lo si lascia morire di necessitá; passa poi a parlare dello scandalo d’un convertito udendo che si dubita dell’abiura fatta; chiede in fine che si facciano uscire i libri suoi giá stampati e gli vengano restituiti quelli che maliziosamente ritiene il Mostro.

          Eminentissimo e reverendissimo
               signore e padrone colendissimo,

Supplico a Vostra Eminenza resti servita ordinar a monsignor nuncio Bolognetto, o a chi le piacerá, che mi doni la pensione solita che mi dava il monsignor Mazarini, perché quantunque il re ed il Cardinal Duca mi abbiano restituito quel ch’i ministri mi aveano accortato, nondimeno ancora non sono pagato, e mi muoro di necessitá: e pur si sa per tutto che io son servo vostro, perché continuamente disputo in favore di Nostro Signore e di Vostra Eminenza e di casa Barberina, oltre quel che fo ogni giorno disputando contra eretici.

E Vostra Eminenza deve crederlo, e che qui non si finge. E ’l marchese di Asserach restò scandalizzato che Vostra Eminenza, in luoco di consolarlo, va dicendo che fu finta da me la sua abiurazione, credendo a chi mi vuol male. Del che n’ha scritto al conte di Novaglia — credo abbia mostrata la lettera a Vostra Eminenza. Di piú sarebbe molto a proposito, per quel che io disputo de auctoritate papae — ed ho tirato li principi e li teologi a creder che si deve quella obbedienza al papa che li donò Carlo Magno, — far uscire quel mirabil libro stampato in Iesi, che me lo cercano tanto. E la prego mi faccia restituire dal padre Mostro il Reminiscentur, tanto utile e per malizia ritenutomi, ché si serve delle cose mie come sue. [p. 349 modifica]

Altro non dico che prego Dio per la salute di Nostro Signore e di tutta casa Barberina a cui devo me stesso due volte.

 Parigi, 15 luglio 1636.

Di V. E. l’obedientissimo e divotissimo
Fra Tomaso Campanella.


All’8 di giugno ho fatto un sermone De auctoritate pontificis supra imperio histituendo, mutando etc., in presenza del Cardinal duca che me l’ha comandato, e di vescovi e consiglieri del parlamento e titulati in Conflan[s]. Altri ce lo dirá.