Lettere (Sarpi)/Vol. I/54

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LIV. — (Mancante di direzione)

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LIV. — (Mancante di direzione)
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LIV. — (Mancante di direzione).1


Io ricevo dalle lettere di V.S. non solo gusto, ma frutto ancora; perchè le cose che succedono in cotesto nobilissimo regno e in cotesta gran città, sono degne d’esser ricevute per istruzione d’ognuno.

Certo di due cose son restato con molta ammirazione: l’una della morte di quel misero;2 l’altra dell’orazione fatta per il Duca di Nevers, così abietta. Vero è che questa orazione mi scioglie assai facilmente il primo dubbio; perchè dicendosi in essa che il Papa è vergine, era ben onesto che si mantenesse con una mentita contro chi lo negava. Ho veduto li elogi fatti, o più tosto epicedi, e sono ingegnosi: però Pasquino, se bene statua marmorea, ha esso ancora bevuto della tazza apocaliptica, nè [p. 189 modifica]ha potuto restar d’intervenire alle esequie, e con brevi parole esprimere la sua parentazione, interrogando sè stesso e rispondendosi per star più secreto, e dicendo: Cur sacrilegorum pœnis periit? Quia Filium Dei se fecit.

Il rumore, che si sparge costì della confidenza delli padri Gesuiti con la Francia, ha bonissimi fondamenti, perchè adoperano cotesto re per mantenere le loro leggi contro li abusi che s’introducono in Spagna, dove si danno prelature alli loro socii contro l’instituto. Ma sono cattivi bracchi quelli che non sentono l’odore della volpe.3 Non posso credere che costì le arti loro resteranno non scoperte. È più possibile separare l’identità da sè stessa, che il Gesuita dallo Spagnuolo; e se anco in questa ci lasceremo ingannare, si potrà ben dire con nostro gran merito...

Tra tutte le cose che io odo volentieri, tengono il primo luogo le risoluzioni di cotesto Parlamento nelle cause ecclesiastiche; e il minuto conto che V.S. mi ha dato nell’ultima sua della pretensione e dispensa di monsieur di Héros, mi è stato sopra modo grato: il quale quando non fosse stato così minuto, m’averebbe costretto ad importunarla per aver tutti li particolari. La ringrazio di ciò molto. Ma V.S. mi dice che la dispensa costò 500 ducati, e m’aggiunge che se monsieur di Héros obtinuisset, Pontifex delusus fuisset. Non posso restar di dirle, che la corte romana, oltre le altre condizioni della [p. 190 modifica]buona femmina, ha il belletto, e non si può conoscere se arrossisca; e quando anco ciò succedesse, si contenta d’ogni derisione ricompensata con 500 ducati.

Ho scritto al signor ambasciatore il modo di fare capitare qui qualche libro per via di Torino. Tutto sta aver persona in Lione che lo riceva e ricapiti; perchè quando questo si avesse, facil cosa sarebbe che con le mercanzie o per qualche commodità si mandasse da costì a Lione, e parimente da Lione, con qualche occasione, a Torino; di dove poi si farebbe venir qua salvamente. Prego V.S. con qualche opportunità tenerne ragionamento con detto signore. Ho gran desiderio d’informarmi dalle devozione de’ padri Gesuiti un poco più di quel che sono: il che mi costringe ad esser molesto alli miei padroni.

Prego V.S. di fare li miei riverenti baciamani al signor di Thou e al signor Gillot, il quale riverisco come debbo. L’elogio del re, che V.S. mi mandò, lo voglio veder con commodo, e poi le dirò il mio parere. Al signor Casaubono scrivo con occasione di mandarli certa scrittura: oltre la lettera, prego V.S. farli umile riverenza. Mandai a’ giorni passati la lettera a Ferrara. Non ho ancora ricevuto risposta. Domani manderò quella che m’ha inviato per questo spaccio. E qui facendo fine, a V.S. bacio la mano.

Non posso però finir ancora, bisognando dolermi della mia mala fortuna. Se tutti li cardinali andaranno a Roma, adunque Perron4 non finirà il libro [p. 191 modifica]tanto promesso, tanto desiderato; e noi resteremo senza quel lume. Voglio sperare che qualche eccezione ci aiuterà.

Di Venezia, li 20 gennaro 1609.




Note

  1. Stampata come sopra, a pag. 592. Chi attentamente legga, vi troverà indizi non pochi per crederla diretta al Castrino.
  2. Si allude forse a quel Bartolommeo Borghese, di cui è menzione compassionevole anche nella LII ed in altre Lettere.
  3. Di rado ci accadrebbe lodare il Sarpi di eleganza; ma questo o ditterio o sentenza o proverbio merita bene di essere catalogato tra i più ingegnosi e leggiadri Proverbi (ci lascino dire il vero nome) Italiani.
  4. Può vedersi la fine della Lettera XLIII e la nota ivi posta. L’opera a cui si allude sembra essere certamente il Trattato del Sagramento dell’Eucaristia, composto dal Du Perrou in confutazione di quello di Duplessis Mornay.