Lettere al padre/1633/109

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Lettera 109

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1633 - 108 1633 - 110

A Siena

San Matteo, 17 settembre 1633

Amatissimo Signor Padre.

Pensavo pure di fare una burla a V. S., facendole comparir costì il nostro Geppo all’improvviso; ma, per quanto intendo, il signor Geri m’averà prevenuto con avvisarglielo. Ho avuto questo desiderio da poi in qua ch’Ella si trova in Siena. Ier l’altro finalmente mi risolvei, e ieri per mia buona sorte andò un bando che contiene la libertà dei passi quasi per tutto lo Stato, che così m’avvisa il signor Rondinelli, dicendo che nella sua non ne dà parte a V. S., perché non s’era ancor pubblicato quando egli la scrisse. Credo ch’Ella vedrà volentieri il ragazzo, sì per aver sicure nuove di noi, come anche minuto ragguaglio della casa, e noi all’incontro averemo gusto particolare d’intendere il suo benessere da persona che l’averà veduta. Intanto V. S. potrà vedere se ha bisogno di qualcosa, cioè di biancherie o altro, e avvisarlo, perché averò comodità di mandarle sicure.

Quanto alle botti, che è il principal capitolo della sua lettera al qual devo rispondere, avanti questa sera ne parlerò con Luca nostro lavoratore, e lo pregherò che vada a vederle e le procuri secondo che sarà di bisogno, perché in questo negozio egli mi par assai intendente.

Il zafferano a Suor Luisa e a me ci par perfettissimo, e per conseguenza a buon mercato a due lire l’oncia, stante la sua bontà; e noi non l’aviamo mai avuto a così buona derrata, ma sì bene a 4 giuli e 50 soldi: il lino di 20 crazie la libbra è buono, ma non credo che metta conto a pigliarne a questo prezzo per far tele dozzinali per la casa; n’ho consegnato un mazzo alla Piera dicendole che lo fili sottile; vedremo come riuscirà: è ben stupendo quell’altro di 4 giuli, e qua ci sono delle monache che l’hanno pagato fino a mezzo scudo la libbra di questa sorte; se V. S. ce ne mandasse un altro poco, faremo una tela di soggoli molto bella.

La signora Maria Tedaldi fu qui la settimana passata con la sua figliuola restata vedova, e mi disse che adesso più che mai desiderava il ritorno di V. S., ritrovandosi bisognosa del suo favore nell’occasione del rimaritar quella giovanetta, avendo la mira e il desiderio di darla ad un tale dei Talenti con il quale non ha altro miglior mezzo che quello di V, S., e se per lettera V. S. credesse di poterli dar qualche aiuto, ella lo desidererebbe; tanto m’impose ella ch’io dovessi dirli, e tanto le dico.

Gli mando buona quantità di pillole di quelle dorate acciò gli possi donare, e quelle in rotelle per pigliarle per sé quando ne ha bisogno.

Avrò caro di sapere se quelle poche paste che gli mando gli saranno gustate, non essendo riuscite a mia intiera sodisfazione, forse per il desiderio che io ho che le cose che fo per lei siano di tutta quella esquisitezza che sia possibile, il che mai mi riesce: i morselletti di cedro (che sono quelli che sono in fondo della scatola) per lo manco saranno troppo duri per lei, avendoli io fatti subito che V. S. venne a Siena, sperando di poterglieli mandar molto prima che adesso: gli raccomando la scatola perché non è mia.

La nota delle spese che gli mando questa volta, importa più dell’altre; ma non si è potuto andar più ritirato. Almeno V. S. vedrà che Geppo ci fa onore con la sua buona cera, e ha penato assai a riaversi da quella malattia ch’ebbe. Le lire sette ch’ho appuntate di elemosina, le detti per amor della Madonna SS. la mattina della sua natività ad una persona che si trovava in gran necessità, con condizione che si facesse orazione particolare per V. S. S’ella se ne andrà alla villa, come spero, in compagnia di Monsignore, potrà con maggior facilità andar tollerando la lontananza dal suo caro tugurio, sì che di grazia procuri di star allegramente, e se gli par che il tempo sparisca, come in una sua mi scrive non è molto, spariranno anco presto presto questi giorni o settimane ch’ella deve ancora trattenersi costì, e maggiore sarà la sua e nostra allegrezza quando ci rivedremo. Gli raccomando il buon ricapito di queste lettere, che sono di monache nostre amiche, le quali insieme con la madre Badessa, Suor Arcangiola e Suor Luisa la salutano affettuosamente; e io prego Nostro Signore che gli conceda il compimento di ogni suo giusto desiderio.

sua figliuola Affezionatissima

S. M. Celeste.

Mi ero scordata di dirgli che Suor Diamante desidererebbe di sapere se costì vi è della tela da pezzuole della sorte che è questa mostra: se ve ne fusse vorrebbe che V. S. gli facesse servizio di farne comprar una pezza, e avvisi il prezzo che subito ella sodisfarà: il prezzo ordinario suoi essere un giulio, 10 crazie, o più, secondo che è sottile; ma adesso in Firenze non ce n’è.