Lettere d'una viaggiatrice/Prefazione

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Prefazione

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Non cerchi, l’amico lettore, in queste lettere di una viaggiatrice, nè l’itinerario preciso, nè l’ordine cronologico. La viaggiatrice che le ha scritte, è partita tante e tante volte, in epoche diverse, per paesi diversi o per gli stessi: il viaggio è, per essa, il secondo dei due soli piaceri della sua anima, mentre il primo è il lavoro dell’arte. E per quest’anima, talvolta, vi sono stati viaggi, vi sono stati paesi, vi sono stati tempi, in cui le impressioni non sono giunte, o sono giunte attenuate, vaghe, vane: mentre, in altri momenti, in altre lontananze, in altri contatti col mondo ignoto, l’anima sensibilissima ha avuto impressioni profonde e incancellabili.

Non itinerario e non cronologia, dunque: ma una serie di visioni, in tempi più antichi o in tempi più moderni, in paesi che sono restati [p. Prefazione modifica]come erano o che si sono mutati: una serie di visioni che la fantasia sogna novellamente, dopo dieci anni o dopo sei mesi: una serie di visioni che non sono più la realtà, forse, ma che furono una realtà: o una serie di visioni che, ancora, palpitano dì verità.

E, sovra tutto, non la descrizione precisa e netta delle vie, dei monumenti, delle chiese e dei musei: ma ciò che essi esprimono nel passato e nel presente: ma ciò che è lo spirito profondo e l’intimo fluido delle cose, che ebbero vita dal pensiero e dal sentimento: ma ciò che è l’anima degli uomini, sparsa dovunque, nelle memorie immote e nel volto delle persone.

La viaggiatrice non viaggia che per veder questo, per intender questo, per sentire questo. E voi pure, io credo, amico lettore.