Lezioni e racconti per i bambini/Per tre soldi!

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Per tre soldi!

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Gli uccelli La storia d'un grappolo d'uva


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Per tre soldi!


Enrico voleva un gran bene alla sua mamma e avrebbe dato qualunque cosa per non sentirla tossire a quel modo.

— Perchè non ti compri le pasticche? le diceva: Perchè non prendi un po’ di latte caldo, la sera, avanti di andare a letto? Perchè non cerchi di assuefarti all’olio di merluzzo? Anche la signora Maestra è guarita con l’olio di merluzzo. -

La mamma sorrideva e lo lasciava dire. Gli è che la povera donna, per la gran miseria, non aveva modo di curarsi, e se dopo aver pensato al pane e alla minestra, le rimaneva qualche centesimo, bisognava che lo serbasse per comprare i quaderni e i libri del bambino. Era tanto istruito quel ragazzo! Leggeva corrente in qualunque libro e perfino nello scritto era sempre il primo lui!

— È una tosse d’infreddatura, rispondeva la [p. 100 modifica]buona donna, passerà da sè. Io, intanto, non mi voglio intrugliare colle medicine. —

Enrico non era persuaso di quelle ragioni e cominciò a sospettare il vero. Già un bambino che legge in tutti i libri, sa anche leggere nel cuore della mamma, non vi pare?

Pensa e ripensa, gli venne un’idea, un’idea buona. La mamma gli dava tutte le mattine due centesimi per il companatico della merenda: se li mettesse da parte per sette o otto giorni, non sarebbe in grado di comprargliele lui le medicine? Con tre soldi si può scegliere!

Ecco perchè il nostro amico, dopo qualche giorno di questa risoluzione, uscì di casa tutto contento. Baciò la mamma e quando fu in fondo alla scala, le disse con una certa importanza: — Riguardati! —

Coi suoi tre soldi strinti nella manina destra, entrò nella farmacia più vicina e fattosi avanti con una tal qual dignità, disse allo speziale che era al banco: — Vorrei una medicina per la mamma, che ha la tosse!

— Ce ne sono tante delle medicine! osservò il farmacista. Che cosa vuoi? polveri del Dower, pasticche di catrame, olio di merluzzo?

— Piglierò l’olio di merluzzo, rispose subito il [p. 101 modifica]bambino, pensando alla guarigione della maestra, Me ne dia una boccetta.

— La vuoi piccola o grande?

— Grande, molto grande!

[p. 102 modifica]— Eccotela. Una lira e cinquanta!

Il bambino guardò stupefatto prima il farmacista, poi l’olio di merluzzo, poi un dottore che stava lì accanto al banco leggendo il giornale; e aprendo timidamente la manina balbettò:

— Ci ho tre soldi, interi!

Tanto il dottore che lo speziale, dettero in uno scoppio di risa e quest’ultimo fece l’atto di ripigliar la boccetta. Ma Enrico, piangendo a calde lacrime:

— Mi faccia il piacere di lasciarmela, supplicò, gliela pagherò a un po’ per giorno, coi centesimi della merenda. Se sapesse quanto tosse la povera mamma! Sono un bambino per bene! —

Il farmacista gli pose tra le mani la boccetta e gli fece segna di andarsene, cosa che il ragazzo non si fece ripeter due volte: poi il degno uomo si chinò sotto il banco a raccattar della roba che non c’era. E il dottore? Oh il dottore aveva il viso interamente nascosto da quel suo gran giornalone.

Quei due uomini erano due babbi.