Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Che l'Isole di Tremiti, e il Casale di S. Agata. siano in Diocesi di Larino

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Libro IV
Capitolo V
§. VI
Che l'Isole di Tremiti, e il Casale di S. Agata. siano in Diocesi di Larino

../Delle varie Religioni, che in diversi tempi hanno governato il monastero di Tremiti ../De' luoghi distrutti in questo Tenimento di S. Agata IncludiIntestazione 9 aprile 2009 75% Storia

Libro IV
Capitolo V
§. VI
Che l'Isole di Tremiti, e il Casale di S. Agata. siano in Diocesi di Larino
Libro IV - Delle varie Religioni, che in diversi tempi hanno governato il monastero di Tremiti Libro IV - De' luoghi distrutti in questo Tenimento di S. Agata

1. QUantunque non possa mettersi in controversia la proposta di un tale Paragrafo, stimiamo con tuttocciò compimento dell’opera porlo a maggior veduta per chi mai ne fusse all’oscuro. E tralasciando altri documenti, troppo apertamente lo dice il Pontefice Gregorio IX. nel Breve diretto al Vescovo di Dragonara, e da noi notato nel §. anteced. dove si legge cum Monasterium de Tremito Ordinis S. Benedicti Larinensis Diocesìs. E benché soggiunga : ad nos nullo medio, ut dicitur, pertinens, questo non porta alcuna contradizione, potendo un luogo ritrovarsi in alcuna Diocesi, e che insieme sia soggetto immediatamente alla Santa Sede, come ne abbiamo infiniti esempj.

   3. Lo stetto francamente asserisce Ùghellio ne’ Vescovi di Dragonara, alloracche parla di Giovanni, a cui fu data la commistìone dal Papa, dicendo : Commisarius institutus est, atque Delegatus super inquisitione facta contra Abbatem, & Monachos Monasterii de Tremito Ordinis S. Benedicti Larinensis Diocesis, come nel tom.8. col.276. della seconda edizione. E quantunque l’Isole insieme col Monistero siano poste dentro il Mare Adriatico, nientedimeno da questo non può prendersi argomento, che egli sia luogo esente, e non soggetto, o per meglio dire, che non sia sotto la Diocesi di Larino coll’Isole : siccome nemmeno soggiungendosi, che il confine della Diocesi Larinese per Settentrione sia il Mare Adriatico, perché  ciò non dee intendersi fino al lido, quasi che quello sia l’ultimo confine, e termine , ma si deve interpetrare col sentimento comune, col quale l’adiacenza del mare si vuole di quella Diocesi, che si ritrova più da vicino ; e benché si potrebbe su di ciò portare alcuna allegazione per non uscire però in cosa nota dalla dettatura di semplici memorie storiche, tralasciamo qui farne parola, e veda il Reg. S.Felic. lib.3. decìs.336. n.3.

   3. Ma quello, che reca più meraviglia si è, che i Canonici Regolari pretesero che il Casale di S. Agata fusse esente dalla giuridizione Vescovile di Larino, e di loro Territorio separato, quandoché non possono, siccome non hanno potuto negare ritrovarsi questo Casale dentro il suo confine, e tra il Fortore, e il Biferno ; siccome nella nostra Carta Topografica si vede chiaramente sìtuato appunto nel Territorio, dove erano Civita a mare, S. Leuci , luoghi antichi già distrutti ; e questi mai sono stati contrastati, che fussero posti nella Diocesi di Larino, e di sua giuridizione venendo nominati, come tali nella sentenza del Cardinal Lombardo, e nelle Bolle di Lucio III. e Innocenzo IV.

    4. Che sia tale il mentovato Casale di Sant’Agata si fa anche manifesto, dal vedersi l’Abate di Tremiti notato ne’ Cataloghi di coloro, che devono intervenire al Sinodo Larinese. Così nel Catalogo del Sinodo celebrato l’anno 1571. da Annibale Muzio Vicario Generale del Vescovo Baldoino, si legge : Abbas Tremiti pro S. Agatha. Nel VII. Sinodo celebrato dal Vescovo Caracci l’anno 1655. sta scritto : Reverendus Abbas S. Agatha, che è lo stesso, che l’Abate di Tremiti, non già perché  la Chiesa di S. Agata fusse Badia, ma perché, come appresso, finora l’Abate Tremitano volgarmente si suole appellare Abate di S. Agata, per la residenza, che suole fare quivi regolarmente in tempo d’inverno. E cosi in tutti gl’altri Sinodi celebrati appresso da Monsìgnor Catalani nel 1690. da Monsignor Pianetti 1711. e nel nostro del 1728.

   5. Il P. Coccarella s’ingegna a tutto potere coprire una tal verità, la quale non lascia di trasparire, ancorché cerchi velarla con il maggior artificio. Egli descrivendo le ragioni, e beni del Monistero di Tremiti nel lib.5. cap.2. dice : Oltre a ciò non molto lontano dal Fiume Fortore evvi una Chiesa dedicata ad onore della Martire S. Agata, altra volta titolata di Abbadìa veneranda di dignità, situata tra una Cittaduccia detta Lesina, e due Castella, cioè Civitatense , la Serracapriola, e Civita a mare, dirupata datl’antichità, di magnifici, e illustri edificj ornata: la metà del Fiume Fortore, col privilegio de’ naufragj è sottoposta alla giurisdizione Tremitana : la bocca del cui Fiume fa un non incomodo Porto, distante quarantotto stadj dalla Chiesa di S. Agata. Dal cui porto , e dallo stesso luogo di S. Agata sono portate le cose necessarie giornalmente sull’onde Adriatiche nell’Isola di Tremiti. Inoltre è ornato il luogo di S. Agata da un fresco ed abbondantissimo fonte, il quale inaffia di continuo un grande, e bellissimo giardino di erbaggi, e piante ; È cotesto luogo capo di tutti altri membri, che sono in quel territorio, e la Chiesa è come Metropoli dell’altre, in cui consiste quasi tutta l’entrata di Tremiti  :

   6. E dopo aver detto donde a suo tempo si ricavava in ispeciale la detta entrate, fiegue il racconto per quel, che a noi spetta in tal modo : Non molto da lungi Campomarino, è la Villa detta Romatello, arricchita, di molti Reali Privileggj : la cui abbraccia quasi cento venti stadj di Campi, e terreni supposti all’Isola Tremitana, colle sue pertinenze, e giurisdizioni. I quali terreni sono fertilissimi di grani, e copiosi d’ogni maniera di frutti, che si dispensano nell’Isola. Oltre a ciò nella Villa di S. Martino, sotto la Diocesi di Larino possìede alcune case, vigne, e oliveti.

   7. Ed ecco il sommo artificio dell’Autore. Dice egli, che la Villa di S.Martino sia sotto la Diocesi di Larino, e tace, che lo sono ancora S. Agata, e Romatello per Ramitello ; quando tutti e tre questi luoghi confinano, e sono posti all’Occidente del Fiume Fortore, che è termine, e confine Orientale della Diocesi di Larino : e questo si rende ben chiaro da quel, che egli scrive innanzi, asserendo, che la bocca del Fiume Fortore fa un non incomodo posto distante dalla Chiesa di S. Agata quarantotto stadj : onde si deduce, che la Chiesa di S. Agata sia situata dentro il distretto di quella Diocesi, distante quarantotto stadj dalla bocca del Fortore, che termina la medesima dalla parte orientale, siccome nel medesimo distretto si ritrova Ramitello, e S. Martino da lui posto chiaramente sotto la Diocesi di Larino.

   8. Si scuopre maggiormente la sua industria alloracche volendo innanzi assegnare il sito dove sia posta la Chiesa di S. Agata, con astuzia dice, che sia situata tra una Cittaduccia, detta Lesina, e due Gastelli, cioè Civitatense, la Cerracapriola, e Civita a mare, dirupata; imperciocché lasciando di notare quel Cittaduccia, quel Castello Civitatense, quando era Città , e quel Cerracapriola per Serracapriola, che sono cose di poca avvertenza per lui, e per noi da non farne conto, vogliamo, che si attenda a considerare l’inviluppamento, che ei fa di tanti luoghi dentro, e fuori la Diocesi di Larino, acciocché i meno prattici della Geografia, e in particolare della Topografia, restassero affatto sorpresì, e dubbiosi, se S. Agata fusse fuori della Diocesi, come sono fuori di essa Lesina, e Civitate, perché  furono anche Vescovadi, ora suppressi.

    9. Ma per quanto egli si sia ingegnato a confondere i suddetti luoghi, e nascondere i loro confini, non ha potuto separare la Chiesa di S. Agata da’ confini di Serracapriola, e questi senza contrasto sono della Diocesi Larinese, come nel cap.7. di questo lib.4. tali nominati nella sentenza del Cardinal Lombardo, e nelle Bolle di Lucio III. posti tutti a questa parte del Fortore termine di essa, e Lesina, e Civitate sono situate di là dal Fortore. Finalmente dicendo il P. Coccarella, che la Chiesa di S. Agata fusse stata titolata di Abadìa veneranda, non si sa capire, con qual fondamento ciò voglia asserire : mentre da tutte le Scritture dell’Abadìa Tremitana da noi osservate, non troviamo altro, che fusse stata, se non Grancia di quell’insigne Monistero, e come dicessimo l’Abate di Tremiti qualche volta è stato appellato, e al presente da qualcuno del volgo si appella Abate di S. Agata per la residenza, che egli fa quasi di continuo in tempo d’inverno nella sua nobile abitazione, che tiene in S. Agata, ed in tempo di state abita in un palazzo, che tiene in Serracapriola.

   10. Cessano per altro ora tutte queste controversie promosse dall’oscuro parlare del P. Coccarella ; imperciocché pretendendo nel secolo passato i PP. Tremitani amministrare i Sagramenti, e sagramentali a quei Coloni, che dimoravano in S. Agata, portatasi la causa in S. Congregazione del Concilio li 20. Decembre 1653. fu decisa a favore del Vescovo di Larino; e per esmersi da quella soggezione togliendo i Sagramenti, e Sagramentali dalla Chiesa di S. Agata operarono, che que’ Coloni ricorressero all’Arciprete di Serracapriola per i loro bisogni spirituali. Ma essendo appresso cresciuto il numero delle persone, e formatosi, come si vede, un bastante Casale  e non potendo noi gravare la nostra coscienza, che quelle Anime non ricevessero tutti gl’ ajuti Spirituali, dopo aver fatto visitare la detta Chiesa, pensassimo obligare i PP. Tremitani a lasciare che l’Ordinario dasse il dovuto provedimento, e dedottasi la causa in S. Congregazione del Concilio, dopo lungo contrasto, furono dalla medesima, e in diversi tempi rilasciati molti decreti, e come che tutti si restringono colla serie de’ fatti nel seg. Quindi sénza stenderci La riferirli uno dopo l’altro, ci contenteremo qui trascrivere il

medesimo.

Larinen.

    11. COnsulente Episcopo Larinensi S. hanc Congregationem, an sibi jus esset visitandi Ecclesiam existentem in Abbatia S. Agathae ad Monasterium Tremitarum Canonicorum Regularium Lateranensium spectante, S. eadem Congregatio sub die 20. Decembris anni 1653. respondit : Sacrum Concilium assistere Episcopo, nec non Constitutionem Gregorii XV. de Exemp. Privileg. ideo exequendum, ut in lib.19. Decretor. p. 296. An idem Episcopus in sequenti anno 1654. Visitationem dictae Ecclesiae in iis, quae versabantur circa Sacramentorum administrationem, aggredi vellet quia sese opposuit Abbas memorati Monasterii affirmans, nullam ibidem animarum curam in Laicos exerceri, decretum hoc edidit : Non esse visitandam dictam Abbatiam pro cura Animarum non inservientium Monasterio.
       Cum autem modernus Larinensis Antistes sub annum 1733. camperisset in praelaudata Ecclesia S. Agathae Baptismum conferri, aliaque Sacramenta Incolis administrari, putans circa hac liberum sibi esse eamdem Ecclesiam visitare, curavit ab hoc supremo Senatu disputari dubium : An liceat Episcopo Larinen visitare Ecclesiam S. Agatha Insula Tremitanae quoad Sacramenta, & Sacramentalia ; ita ut sit standum, vel recedendum a dtcisis die 20. Decembris 1650. in casu & c. cui primum, die nempe 37. Junii dicli anni 1735. rescriptum fuit Dilata, & interim Canonici Regulares abstineant ab exercitio Curae Animarum in Ecclesia S. Agathae, sub diem verò 23. Januarii responsum est affirmative, & amplius, ut in lib.83. Decretor.  pag. 42.
      Post editam resolutionem hanc ad tollendas ulteriores contentiones actum fuit inter Episcopum, & Abbatem de stabilienda infra concordia, fueratque inter ipsos sub reservatione Apostolici beneplaciti, & assensus Prioris Generalis Congregationis Canonicorum Regularium in haec potissime conventum
 : Bramando Monsignor Illustrissimo Tria Vescovo di Larino da una parte, e ’l Reverendissimo Padre D. Alfonzo Barbavara Abate del Venerabile Monastero di S. Maria di Tremiti de’ Canonici Regolari Lateranensi dall’altra dal riparo alla cura dell’Anime de’ Cittadini, ed Abitanti del Casale di S. Agata Feudo nobile colla totale giurisdizione, e Grancia di esso Venerabile Monastero di S. Maria di Tremiti posta in Diocesi di Larino, e togliere tutte le controversie, che pendessero, o che in avvenire potessero insorgere con loro, e loro successori a causa di essa Cura, e vivere tra medesimi con quella buona intelligenza, e armonìa, che si deve tra Persone di tal grado, e dignità, amichevolmente, e concordate per maggior vigore, e fermezza di esse, quando sia quello necessario, e non altrimenti, e anche dal R. Procuratore Generale dell’Ordine commorante in Roma, per parte di esso R. P. Abate di S. Maria di detto Venerabile Monastero di Tremiti predetto così & c. 
       Primieramente adunque essendo necessaria una Persona, che abbi la cura dell’Anime in detto Casale, dove sono da circa cento Cittadini, e abitatori divisi in più famiglie, è stato risoluto, e concluso, che non essendo, né ritrovandoli in detto Casale di S. Agata altra Chiesa, né de’ Secolari, né de’ Regolari, debba erigersi da esso Monsignor Vescovo di Larino nella Chiesa di S. Agata, del titolo della quale il detto Casale di S. Agata ha preso il suo nome, posta dentro al gran Cortile del Palazzo Baronale del detto Casale, feudo con tutta la sua giurisdizione temporale, come sopra di detto Venerabile Monistero di S. Maria di Tremiti attaccato al detto Casale, la cura delle Anime colla sua autorità ordinaria, o delegata che sia.

    II. Che l’Autorità della Persona, che averà detta Cura d’Anime in detta Chiesa di questo suddetto Casale di S. Agata si debba stendere non solo in detto Casale, e suo tenimento, e Territorio, ma anche per tutto il Feudo detto di S. Leuci, quanto del Feudo di Ramitelli, e Feudo di Città a mare, e loro tenimenti, e Territorj tutti di pertinenza con la totale giurisdizione temporale di esso Venerabile Monistero di S. Maria di Tremiti, e suo R.P. Abate pro tempore si titola , e anche è Principe di detta Città a mare, posti in essa Diocesi di Larino, e che furono con Cura d’Anime, come s’osserva specialmente rispetto al Feudo di S. Leuci, e a quello di Città a mare, nelle Bolle di Lucio III. e Innocenzo IV. e altri documenti riportati in Sinodo celebrato da esso Monsignor Tria Vescovo di Larino nell’anno 1728. p.229. e segg. di maniera che li suddetti Casali, e Feudi, e loro tenimenti s’intendono assegnati, e destinati per uno integro, e totale Territorio di essa Città , e che in questo la Persona, che avrà detta cura debba esercitarsi la medesima con tutte quelle prerogative, jussi, e dritti, che gì’altri Parochi esercitano la loro nel distretto della Diocesi di Larino.

    III. Che dovendo erigersi la detta Cura in detta Chiesa di S. Agata, spettante, come di sua Grancia al detto Monastero di S. Maria di Tremiti, parimente è stato stabilito, che rimanga jusso, e dritto del P. Abate pro tempore sempre, e in perpetuo la nomina della Persona, che dovrà la detta cura d’Anime, e che l’approvazione di detta Persona con titolo di Economo, e sua Istruzione spetti, e appartenga a Monsignor Vescovo di Larino pro tempore a tenore de’ Sagri Canoni, e specialmente del Sagro Concilio di Trento e la Bolla, e Costituzione di Gregorio XV. de Exemp. Privil. & Exemp.

    IV. Che la Persona dell’Economo suddetto debba stare soggetto a Monsignor Vescovo di Larino Ordinario del luogo pro tempore in iis, quae spectant ad dictam Curam, & Sacramentorum administrationem, e che rispetto a queste cose detto Monsignor Vescovo abbia in esso la sua giurisdizione, la Visita, e correzzione, e questo a tenore de’ Sagri Canoni, e specialmente del Sagro Concilio di Trento fess. 21. de Regul. cap.2. e della citata Costituzione di Gregorio IV. de Exemp. Privileg. di maniera che Monsignor Vescovo non abbia per ragione di detta Cura d’Anime in detta Chiesa altra autorità, e giurisdizione nella persona del R. P. Abate , e Religiosi suddetti pro tempore, e loro Familiari, e questo ad formam juris, e de’ loro speciali Privilegj.

   V. Venendo eretta la detta Cura d’Anime in detta Chiesa Regolare, che in essa Monsignor Vescovo di Larino pro tempore non abbia autorità, che quella riguarda le cose spettanti alla Cura dell’Anime, e che nella medesima debba fare la Visìta jure Delegato in iis, quae concernunt Curam Animarum, & Sacramentorum administrationem, atque quoad Sacramenta, & Sacramentalia, e che in essa il P. Economo, e chi averà la Cura di dette Anime debba riceverlo secondo la forma del Ponteficale Romano, e assistere in essa Visita al Visitatore ad formam juris.

   VI. E che fuori della Chiesa, in cui dovrà esercitarsi detta Cura, e della Persona, che dovrà esercitare la medesima, in reliquis resti, e rimanga intatta, e illibata l’autorità ordinaria d’esso Monsignor di Larino quoad Territorium, & Populum di tutto il ristretto della suddetta economìa, che abbraccia li suddetti Feudi, cioè di S. Agata, di S. Leuci, di Ramitelli, e di Città a mare, posti in essa Diocesi di Larino, e nella medesima maniera, che esercita quella in tutto il resto della sua Diocesi, anche nel Clero, quando mai si formasse in detta Cura, giacché al presente non vi è Clero, né Persona altra Ecclesiastica Secolare.

   VII. Che non potendosi ora stabilire le suddette cose, aspettandosi l’approvazione del detto R.P.Procuratore Generale in nome di essa Religione, siccome non essendovi chi ora abbia la detta Cura d’ Anime, né potendosi quella trascurare per il numero de’ Cittadini, e Abitatori, che sono specialmente in questo suddetto Casale di S. Agata, bramando esso Monsignor Vescovo di Larino dar a questo riparo, senza pregiudizio delle ragioni delle parti, ha approvato, e approva alla medesima Cura con titolo d’Economo il P. D. Gabriele Ascioni Canonico Regolare, nominatoli dal medesimo Rmo P. Abate Barbavara, per due mesi, da oggi con tutte le facoltà necessarie, e opportune, specialmente di ricevere le Confessioni Sagramentali delle Persone, si dell’uno, come dell’ altro sesso, e per detto tempo assolvere loro anche da’ casi rifervati in essa Diocesi, in quibus non est annexa Censura, cioè rispetto al primo, e al secondo, quoad ultimam partem rispetto al terzo, rispetto al quarto satisfacta parte, e rispetto al quinto remota occasione, colla fiducia, che frattanto possa aversi l’intenzione del detto R. P. Procuratore Generale per il totale stabilimento di queste cose, a tenore del presente accommodo, che altrimenti ognuno si servirà delle sue ragioni.

   VIII. E bramando detto Monsignor Illustrissimo Tria Vescovo di Larino accomodare le coscienze, tanto di detti Abitatori, e Cittadini di detto Casale di S. Agata, quanto d’alcuni, che avessero bisogno, dà anche facoltà d’assolvere per due mesi le Persone, che si ritrovano scommunicate in detto luogo, con cedoloni della Curia Vescovile di Larino, a caufa delle Decime, così pure di riconciliare la detta Chiesa, per esscr stati in essa ammessi in Divinis li suddetti pubblici scommunicati, e seppelliti nella medesima alcuni Cadaveri scomunicati, col supposto, che fusserò stati scommunicati nullamente; niente di meno Monsignor Vescovo, che deve aver Cura dell’Anime, e che brama accommodarle per la via del Signore, per quanto gli sia possibile, senza pregiudizio delle ragioni del detto P. Abate, e suoi Vassalli, credendo, che non poteva con autorità privata altro, che lui, o suoi Superiori in grado d’appellazione giudicare della validità, e invalidità di dette Censure, concede le dette facoltà al suddetto P. Economo, e che frattanto restino coverti li Cedoloni ne’ luoghi affissi.

   IX. E stabilite le cose, come sopra, colla riserva dell’ approvazione del d. P. Procuratore Generale, per parte della Religione dalla Sede Apostolica, quando questo sia necessario, per il desiderio della buona armonìa, che si ha tra dette parti, acciò anche si abbia tutta la quiete tra essi, e loro successori, sudditi, e vassalli respettivamente in perpetuo propongono da decidersi dall’Illmi Signori Ignazio Maria Alfani Avvocato della Religione, e dal Sig. Gio: Battista Monacelli, Agente di esso Monsignor Tria, come pregono li medesimi a farlo sommariamente in presenza del R. P. Procuratore Generale de’ Lateranensi, e senza tela giudiziaria, ma come si conviene tra i Prelati stretti amici, e se mai non convenissero tra di loro, ciò, che non credono, in tal caso si pregono li medesimi, e con essi il detto R. P. Procuratore Generale di elegere un terzo a loro arbitrio, non bramandosi in questo, che sapere la verità per la loro quiete, e de’ loro successori, e vassalli respettivamente, come sopra, e le cose da decidersi sono le seguenti.
   Primo se a Monsignor Vescovo di Larino si debbano da detta Chiesa, e suoi Economi pro tempore, quelli jussi, dritti, e ricognizioni, che si corrispondono al medesimo da tutti gl’altri Parochi, ed Economi di essa Diocesi, come sono il Sinodatico, che è li quattro Carlini ogni volta, che si celebra il Sinodo, e ogn’anno il Catedratico, che è almeno di venti carlini, in segno di riverenza dovuta alla Cattedrale, presente di Natale, che chiamano, che è di carlini quindici, in segno di devozione verso il proprio Pastore, Candelora, che è d’un Cereo d’una libra di cera, per il giorno della Purificazione, in tempo della S. Visita di essa Chiesa, che consiste ne’ Rituali ad farmam Sacrorum Canonum, e specialmente del Sacro Concilio di Trento, trattandosi d’una Chiesa lontana più dell’altre Terre della Diocesi da sei miglia ; pretendendo il P. Abate suddetto, che benché ciò si prattichi da’ Parochi, e Chiese Secolari della Diocesi, non già debba pratticàrsi colla suddetta Chiesa Regolare di S. Agata, e suoi Economi, e che in altre Chiese simili poste in altre Diocesi loro, non siano soliti corrispondere simili dritti, e jussi: siccome all’incontro dice Monsignor Vescovo, che corrispondendo l’altre Chiese Parrocchiali, e non Parrocchiali, e loro Parochi in Diocesi, debbono anche quelli, questa di S. Agata, e suo Economo, perché  sono cose dovute de jure anche de’ Regolari, specialmente in questa Diocesi di Larino, come si vede nelle Bolle di quella Chiesa di Larino di Lucio III. e d’Innocenze IV. riportate in Sinodo p.231. e segg. e se non si pagano in altre Diocesi, faranno varie le fondazioni delle Chiese, o che siano andate in dissuso, come molte cose anche in quella Chiesa di Larino, ma non già li suddetti dritti, e jussi, che da tutte le dette Chiese, e loro Parochi si corrispondono. II. Se

   II. Se dall’Abitatori di detta Cura si debbono pagare le Decime Personali ; come si pagano in Serracapriola, luogo vicino ad essa Cura di S. Agata, pretendendo il P. Abate, che queste non si debbano da Persona delle loro Cure in virtù de’ loro privilegj, quantunque Monsignore asserisse, non aver letto, né poter leggere simili privilegi, che sarebbero contro il jus commune, tanto più, che pagando il Popolo queste Decime, il quale è soggetto all’Ordinario in omnibus, come sopra, questo non possa entrare a godere la detta esenzione, la quale quando si goda da altri delle loro Cure, si crede da Monsignor Vescovo, debba aver luogo rispetto a que’ Popoli, che pleno jure sono soggetti alle loro Cure, come Ordinarj di esse.

   III. Se da detti Cittadini, e Abbitanti si debbono pagare le Decime Prediali, come si pagano in Serracapriola ; pretendendo il P. Abate, che non si debbano quelle pagare, come che li Territorj sono del di loro suddetto Monistero di S. Maria di Tremiti di essi Canonici Lateranensi, e che questi siano esenti dalle suddette Decime in virtù de’ loro Privilegj, e perché l’Abitatori, e Cittadini di S. Agata mai le hanno pagate, a riserva de’ Forastieri della Serracapriola , che avessero seminati essi Territorj ad altri : Ed all’ incontro è certo, che queste Decime Prediali si pagano per tutta la Diocesi da ogni sorta di Persone sia di qualsivoglia Ranco, Baroni, Ecclesiastici, e Secolari, sono Decime temporali, e non già spirituali, come che furo assignate alla Chiesa di Larino da’ Principi Longobardi, come si vede da dette Bolle, e le dette esenzioni concesse da’ Romani Pontefici a questa Religione, non parlano di queste Decime temporali, ma delle Decime spirituali, e in questa Diocesi, questa è l’unica Dote, che tiene la Chiesa di Larino ; tantocche questa Chiesa affatto non ha altra dote, né rendita, che solo quella delle Decime spirituali, temporali, e jussi suddetti, a riserva del Feudo d’Ururi, che rende da circa trecento docati all’anno, disperso qualch’altro corpo, de’ quali si parla in detta Bolla, né questo si controverte, e quando anche fussero Decime spirituali le suddette, e non temporali, in virtù de’ Privilegj, o siano in virtù del jus commune, o siino in virtù de’ Privilegj particolari di quest’Ordine de’ Canonici Lateranensi, questa esenzione pure deve aver luogo, solo rispetto a que’ Territorj, che si coltivano solo da essi Religiosi, e a loro proprie spese, e conto; di maniera che questi privilegj d’esenzione da dette Decime spirituali, sono personali, non Reali, rispetto a’ Territorj, e cosi parla la sentenza, che ebbero li Padri di quest’Ordine da Monsignor A. C. l’anno 1606. riportata in sommario da essi PP. nell’ultima causa Nullius, seu Larinen praetensae vìsitatìonis Summ. n. 20. cosi pure nell’anno 1680. avendo preteso li PP. Canonici Regolari del Santissimo Salvatore di S. Aniello di Napoli, che li Coloni del loro famoso Feudo di Verticchio posto in Diocesi di Larino fussero esenti dalle dette Decime Prediali avanti Monsignore A. C. soccombettero, come si vede dalla sentenza di detto Monsignor A. C. data nell’ anno 1682. che in copia si sono consegnate dal detto R. P. Barbavara, e di fatto li detti Coloni di detto insigne Feudo hanno pagato, e pagano dette Decime senza controversia, come fanno li altri Coloni de1 suddetti PP. per gl’altri Territorj, che tengono in coltura in Serracapriola, e altri di altre insigni Badie, come quella della Badia di S. Eleni dell’Ordine di S. Benedetto, che tiene in Commenda l’Emo Sig. Cardinal del Giudice, e l’altra di Ripalda de’ Cisterciensi, che tiene in Commenda Monsignor Patriarca Orsini Arcivescovo di Capua, e simili : E se qualchedun Abitante in S. Agata non l’aveste pagate, questo è stato per frode, per la lontananza de’ Territorj separato, e nullius, e per altro dal medesimo P. Abate non s’impugna, che gl’altri Coloni in essi Territorj hanno pagato, e pagano tutta l’intera detta Decima alle loro Terre della Diocesi dove abitano, e non sono esenti, e cosi per il Feudo di Ramitelli, con che si esclude ogni pretesa esenzione Reale da dette Decime, e in virtù de’ privilegi, e si riduce quella ad una pura esenzione personale, per quei Territorj, che si coltivano da’ medesimi Religiosi, e a loro proprie spese, e conto, che se la detta esenzione di pagamento di Decime fusse reale, niuno de’ Coloni sarebbe obligato a pagare quelle, e tutti li Coloni forastieri, o Cittadini, o lavorassero i Territorj a proprie spese, o a conto della Religione dovrebbero godere la medesima, e pure tutti hanno pagato, e pagano la detta Decima, e per li Territorj di Ramitelli mai è stata controversia, e l’Affittatore che fu per dieciotto anni il Sig. Cavalier Milano sempre l’ha pagata, come la paga il presente Affittatore di esso Feudo da cinque, e più anni, e fu successore di esso Sig. Cavalier Milano, e solo essi RR. PP. Canonici Regolari Lateranensi ne sono stati esenti, quando hanno coltivato i loro Territori a loro conto, in virtù de’ loro privilegj, e sentenza di Monsignor A. C. 1606. come sopra, e per altro non avrà mancato qualcheduno, che avrà quella defraudata dagl’Abitatori in S. Agata, o forse col supposto, che questo fusse separato Territorio, e fuori la Diocesi di Monsignor di Latino, spettante ad esso Monistero di Tremiti, che oggi è stato dichiarato contrario, con decreto della S. Congregazione del Concilio de’ 23.Gennaro di quest’anno 1734. e tal frode, o mal suppotta credenza, non puoi pregiudicare il caso presente, dove si tratta di Decime al proprio Ordinario, che è tenuto pascer loro, e amministrare a’ medesimi li Sagramen ti, con grave peso della cura pastorale, e in una Diocesi, nella quale tutti i Coloni pagano le suddette Decime, che è Dote, fondo unico, e solo di essa Mensa Vescovile.
      E posto, che si debbano dette Decime Prediali, come sopra, si conviene, che per quelle, che si dovranno da Coloni Cittadini, e Abitatori di Serracapriola, per li Territorj, che coltivassero nel distretto di questa sua Economia, che abbraccia li Feudi di S. Agata, e S. Leuci, di Ramitelli, e di Città a mare, colle loro pertinenze spettanti alla piena giurisdizione temporale al suddetto Monistero di Tremiti, non debba innovarsi cosa alcuna, restando quelle per intere a benefìcio di esse Chiese di Serracapriola, loro Cleri, e Mensa Vescovile, come si è praticato finora; ma che all’incontro quando li medesimi Coloni non siano Abitatori di Serracapriola, dovrà pratticarsi con questi, come si prattica con gl’altri forastieri, che coltivaranno i suddetti Territorj, e debba andare quella colla seguente divisione, cioè, che queste, e le altre Decime personali, e prediali si debbono dividere in due parti, una per la Chiesa, ed Economo, che avrà detta Cura in S. Agata, e l’altra per la Mensa Vescovile ; che meglio posta amichevolmente convenirsi tra esso Monsignor Vescovo e il P. Abate suddetto.
    E se mai li Rev. Cleri di Serracapriola si opponessero a detta divisione di Decime, in tal caso, quando quelle siano dovute, il P. Abate suddetto la rinunzia a favore di essi, se pure così venga obligato de jure, e sia piacimento di Monsìgnor Illmo Vescovo, con obbligo, che siano loro tenuti fabbricarsi a loro proprie spese una Chiesa, per commodo di essa Cura in S. Agata, che pure riferisce loro il R. P. Abate il suolo a tal’effetto, e cosi essi anche mantenere a proprie spese quella col di loro Parocho, per l’esercizio di essa Cura : e cosi disposte le dette cose tra detto Monsignor Illmo Vescovo, e detto Rmo P. Abate, come sopra, si è steso il presente foglio, e suo dupplicato sottoscritto da esse Parti, per farne l’uso suddetto. S. Agata questo dì 23. Marzo 1734. Gio: Andrea Vescovo di Larino :: D. Antonio Alfonso Barbavara Abate

D. Michele di Luca fui intermezzo, tanto per l’una, che per l’altra parte,
per detto accommodo, e trattato :: Loco Sigilli in cera hispanica impressi lllmi, & Rmi Episcopi Larinen :: Loco Sigilli in cera hispanica impressi Reverendissimi P. Abbatis.
    Verum quia Congregatio Canonicorum Regularium noluit transactioni huic essentiri, praelaudatus Episcopus hodie contendens jampridem in eadem Grancia S. Agathae erectam fuisse Parochiam, eamque ad pristinum statum esse reintegrandam in loco tamen sibi bene vifo, & sumptibus Abbtis Monasterj Tremitani, novamque proinde Parochiam alibi nequaquam fore eligendam, multoque minus locum esse deputationis Vicarii, qui Curam Animarum degentium in Oppido S. Agathae, sìve in distructu Civitatis ad mare, & in aliis duobus feudis S. Leuci, & Ramitelli, eorumque Territoriis exercent, quia, vero Abbatem Tremitanum donec nova constituatur Ecclesia in loco per Episcopum deligendo teneri commoditatem praefare pro exercitio Curae Animarum in dicta Ecclesiaej S. Agathae, eumdemque obstringi congruam administrare, sive nova instituatur Parochia, sive Vicarius, qui curam Animarum gerat praeficiatur, ac deputa- tionem Parochi, seu Vicarii libere, & exclusa etiam nominatione Abbatis ad se spectare, sibi, tum ordinariam jurisdictionem in Clerum, & Populum dictae Parochiae competere ; tum jus quoque exigendi Decimas praediales, & personales, ex Incolis, & Colonis dicta Parochia ; ita ut nedum attenta ipsa non patraverit si eas anno 1730. exegit, sed imo quod Coloni, & indigenae praefati loci, seu Civitatis mox Decimas in posterum quoque sibi persolvere teneantur, opportet proinde decem dubia ad omnes hasce dirimendas controversias expositas decidere.
    I. An constet de existentia antiquae Parochiae, & in quo loco, & quatenus affirmative.
    II. An sit locus reintegrationis, & quatenus negative 
    III. An sit locus dismembrationi, & respecctve erectioni nova Parochiae, sen potius deputationi Vicarii pro exercitio Cura Animarum existentium tara in loco
S. Agatha, seu Civitatis ad Mare, quam etiam in aliis duobus Feudis S. Leuci, & Ramitelli, eorumque Territoriis spectam ad Monasterium S. Mariae Tremitirum, & quatenus affirmative quoad primam partem.

    IV. An, & in quo loco, & cujus expensis sit construenda dicta Parochia.
    V. An Abbas Tremitarum, donec constituatur nova Ecclesia Parochialis teneatur pro exercitio Cura Animarum praestare commodum in Ecclesia S. Agatha in eodem loco.
    VI. An, & a quo sit ministranda Congrua, tam in cafu ercctionis nova Parochiae, quam in casu deputationis Vicarii.
    VII. An deputatio Parochi, seu Sicarii pro exercitio Cura Animarum debeat esse liberae collationis Episcopi Larinen seu potius fieri debeat ad nominationem Abbatis Tremitarum 
    VIII. An idem Episcopus exercere possit Ordinariam Jurisdictionem in Cle rum, & Populum ejusdem Parochiae.
    IX. An Incolae, & Habitatores S. Agatha, seu Civitatis ad Mare, S. Lcucì, & Ramitelli teneantur solvere decimas prediales, & personales, tam Episcopo, quam Parocho, vel alteri eorum tantum, & cui in casu & c. & quatenus negative.
    X. An exactio dictarum decimarum per Episcopum facta sìt attentata, & quomodo illa sint purganda in casu & c.
Die 23. Mensìs Novembris 1737. discussa fuerunt decem infrascripta dubia, quorum definitione dilata rescriptum fuit ad mentem, qua in eo versata est, ut proponeretur concordia, pro qua ageret Eminentissimus Cardinalis Lercari Protector Ordinis, suumque aperiret sensum Sac. Congregationi, & interim provideretur curae animarum juxta Capitulum octavum Concordiae.
     In obsequium ejusmodi Rescripti actum fuit coram Eminentissimo Cardinali Protectore de nova stabilienda concordia, atque hunc in finem Eminentia Sua duas, ut in suis litteris inquit, proposuit conditiones, quarum prima fuit ut praefati Canonici Lateranenses cederent domunculam quamdam sitam extra Septa S. Agathae, eamque suis sumptibus aptarent in modum, ut ibi decenter asservari possit Sanctissimum Eucharistia Sacramentum, ibique mansìonem suam habere valeat Parochus pro regendis animabus illis in posterum eligendis : Altera vero, quod l’Abbas pro tempore Tremitarum, seu alius Canonicus, sive Presbyter Secularis ab eo specialiter deputandus perpetuis futuris temporibus ministrari teneretur Sacramenta Poenitentia, Eucharistiae, & estrema Unctionis animabus Casalis S. Agatha in casibus dumtaxat repentinis, in quibus proprii Parochi Serra Capriolae presto esse non possent ad pradicta omnia personaliter per agenda. In aliis vero casibus, in quibus Parochi pro tempore satius ducerent Sacram Sinnaxim, ad infirmos deferri, eamque excipere, & asportare ab Ecclesia S. Agathae, idem Abbas , & Canonici Lateranenses non solum patientiam praestare, sed ulterius omnia utensilia sacra, & luminaria quoque ad id necessaria subministrare teneantur, reservatis favore Parochorum non solum quibusdam juribus Parochialibus, eorumque exercitio praecipue consistentibus in baptizando, matrimonia perficiendo, Populum benedicendo, corpora defunctorum tumulando, & similibus, sed etiam quibuscumque emolumentis ex eorumdem jurium exercitio provenientibus. 
      Neutri tamen ex propositis conditionibus assentiri voluit a defenfor Promotoris Fiscalis, quocirca praelaudatus Eminentissimus Protector lucubratissimam exaravit relationem, in qua praemittens, quod radix, feu initium adeo gravium controversiarum inter Episcopum Larinen. & Canonicos Lateranenses inde provenit, quod iidem Canonici, seu illorum Abbas ante actis temporibus deputarunt modo unum, modo alterum Sacerdotem in Ecclesia S. Agathae, qui sub denominatione OEconomi, & in figura Parochi Sacramenta. Incoltis S. Agathae administrabat, unde Episcopus tamquam Parochialem praedictam Ecclesiam visitare intendebat : quapropter si EE. VV. annuendo votis Episcopi assertam Parochialitatem in Ecclesia S. Agatha redintegrarent, idem esset, ac perpetuare easdem lites, & discordias, quinimo novas in dies suscitare contentiones, vel cum ipso Episcopo, vel cum Archipresbyteris Serra Capriolae, qui ex ejusdem Episcopi informationibus in eadem Sacra Congregatione distributis recogniti sunt veri Parochi S. Agathae & propterea non ferrent, quod Canonici se immiscerent in exercitio cura animarum, & Parochialis Jurisdictionis : Suam in haec verba aperuit sententiam : Quamobrem rationi congruere admodum censerem si EE. VV. postremum temperamentum ad me propositum partibus praecipue injungerent. Tali tamen pacto non solum removebuntur quaecumque dissidia, sed quod plus est, Animarum quoque saluti consulerent sine ullo praejudicio, aut laesione jurium Parochialium Archipresbyterorum Serra Capriolae, & sine ulla utilitate, imo cum solo incommodo, & dispendio Canonicorum, qui ulterius in Casibus supra expressis praestare tenebuntur non solum utensilia sacra, sed etiam luminaria necessaria.
     Rationum momenta, ob quae Eminentia Sua in mox recensitam descendit fententiam sunt. Primo, quod removetur quodcumque periculum, quod Casalis S. Agathae decedat sine Sacramentis, & sine assistentia Sacerdotum eo ipso quod in casibus repentinis occurrere potest Sacerdos ipsius Casalis. Secundo, quod nullum infertnr praejudicium Parochis, quibus ornnia reservantur emolumenta, & exercitium cujuscumque juris Parochialis. Tertio, quod cessat quicumque discursus odiosae dismembrationis Parochiae, seu deputationis Vicarii in nova Parocbia erigenda, quoties Incola S. Agathae possunt in casibus repentinis recipere Sacramenta ab illo Sacerdote, qui residet in eodem loco. Quarto, submovetur maxima, illa diffìcultas quaerendi, in quo loco, & in cujus expensis erigi, & construi debeat nova Ecclesia Parochialis. Quinto, pariformiter tollitur occasio disputandi, a quibus, & in qua quantitate assignari debeat congrua novo Parocho, & an ad onus hujusmodi teneantur ipsi Parochi Serrae Capriolae ratione dismembrationis, sive etiam ipsi Incolae S. Agathae, non obstante eorum extrema paupertate. Et sexto, tandem tolluntur omnia jurgia inter Curiam Episcopalem, & Monasterium, dum sublatum hoc pacto remanet quodcumque jus visitandi Ecclesiam Canonicorum Lateranensium cum tali casu, Sacramentalia, & Sacramenta in Ecclesia S. Agathae non retineantur ad titulum Parochia, sed tamen pro usu Canonicorum ibidem commorantium, eorumque familiarium, quo in themate cum retentio Sacramentorum non indicat Parochialitatem, nec exercitium Curae Animarum non subjiceretur Ecclesiasticae Visitationi Episcopi, ac per consequens non gravabitur Monasterium novis expensis Procuratìonum, Visitationum, Cathedratici, Synodatici, charitativi, & similium.
    Reassumpto itaque folio memorata die 23. Novembris 1737. distributo una cum juribus utrimque alliatis, novisque facile circumferendis decidendum proponitur.
     I. An constet de existentia antiquae Parochiae, & in quo loco, & quatenus affirmative.

     II. An sit locus reintegrationi, & quatenus negative.
     III. An sit locus dismembrationi, & respective Erectioni novae Parochiae, seu potius deputationi Sicarii pro exercitio Curae Animarum existentium tam in loco S. Agathae, quam vel seu Civitatis ad Mare, quam etiam in aliis duobus feudis S. Leucì, & Ramitelli, eorumque Territoriis spettantibus ad Monasterium S. Maria Tremitarum, & quatenus affermative ad Primam partem.
     IV. An, & in quo loco, & cujus expensis sit construenda dicta Parochia.
     V. An Abbas Tremitarum donec construatur nova Ecclesia Parochialis teneatur pro exercitio Curae Animarum praestare commodum in Ecclesìa S. Agathae in eodem loco.
     VI. An, & in quo sit subministranda congrua tam in casu erectionis novae Parochiae, quam in casu deputationis Vicarii.
     VII. An deputatio Parochi, seu Vicarii pro exercitio Curae Animarum debeat esse liberae Collationis Episcopi Larinen. seu potius fieri debeat ad nominationem Abbatis Tremitarum.
     VIII. An idem Episcopus exercere possìt ordinariam Jurisdictionem in Clerum, & Populum ejusdem Parochiae.
     IX. An Incolae, & Habitatores S. Agathae, seu Civitatis ad Mare, S. Leuci, & Ramitelli teneantur solvere decimas praediales, & personales tam Episcopo, quam Parocho, vel alteri eorum tantum, & cui in casu & c. & quatenus negative.

     X. An exactio dìctarum decimarum per Episcopum facta sit attentata, & quomodo illa sint purganda in casu.
         Ad quae tamen sub die 1. Augusti proxime preteriti non placuìt Sacro huic Senatui sigillatim respondere, sed studio consulendi non minus Partium tranqillitati, quam spirituali Incolarum illius Regionis commodo, rescrìptum est : Servetur concordia anni 1734. juxta modum, & modus est, quod Parochus deputandus in Ecclesia S. Agathae appelletur Vicarius, non autem OEconomus, prout denominatur, in casu cujuslibet vacationis praeservetur Reverendissimo Episcopo : quodque demum debeatur a Cap.6. ejusdem Transactionis expressio, quod Vìsitatio dictae Ecclesiae Parochialis fieri debeat ab eodem Reverendissimo Episcopo jure delegato, quo vero ad decimas videatur particulariter citatis interesse habentibus.
     Verumtamen huic Resolutioni non acquievere Canonici Regulares, qui beneficium novae Audientiae, animo postulandi ab illa, recessum jampridem impetrarunt : econverso Archipresbyter, & Capitula tam Ecclesiae nuncupatae S. Maria in Sylvis Terra Serra Capriola, quam alterius Ecclesiae Parochialis ejusdem Terrae, itidemque Parochus excitati ad deducenda jura si quae habere putarent super Decimas, quas Episcopus sibi ab Incolis dicti Oppidi S. Agathae, seu Civitatis ad Mare, S. Leuci, & Ramitelli persolvendas esse contendit, unanimiter declararunt nullum ipsos super controversis decimis jus sìbi asserere, sed eas integre ad Episcopalem Mensam pertinere : quo circa Promotor Fiscalis ejusdem Episcopalis Curiae hoc sussultus documento nedum urget decisionem primi ex infrascriptis dubiis ad petitionem Canonicorum Regularium concordati, verum etiam enixè stagitat, ut alia duo, quorum resolutio in dicta Congregatione diei 1. Augusti suspenfa fuit, in hodierna definiatur.

     I. . An sit standum, vel recedendum a decìsis a primo usque ad novum dubium ?
     II.  An Incolae, & Habìtatores S. Agathae, Civitatis ad Mare, S. Leuci, & Ramitelli teneantur solvere decimas praediales, & personales tam Episcopo, quam Parocho, vel alteri eorum tantum, & cui in casu & c. & quatenus negative.
     III. An exactio decimarum per Episcopum facta sìt attentata, & quomodo illa sint purganda in casu & c.
           Die 19. Mensis Decembris 1739. Sacra Congregatio Eminentissìmorum S. R. E. Cardinalium Concilii Tridentini Interpretum ad primum stetit in decisis. Ad secundum respondit affirmativè ad primam partem ad formam Transactionis. Ad tertium negative respondit, & hanc causam amplius non proponi mandavit.

                                                      A. Card. Gentilis Prtefectus. 
Loco sigilli magni.
                                      C. A. Archiepiscopus Philippensis Secretarius.

   12. Ma non perciò dopo tanti decreti cessarono i PP. Lateranensi da altre dilazioni ; posciaché fattasi di nostra commissione la Bolla di erezione, proposero in Sagra Congregazione altri dubbj, e dopo il discettamento di essi, fu venuto alla seguente risoluzione dalla Sagra Congregazione, la quale per altro è stata l’ultima, ed è del tenore, che fiegue.

Larinen.

   13. AD extinguendas contentiones obortas tam super exercitio Curae Animarum in Ecclesìa S. Agathae ad Monasterium Tremitanum Canonicorum Regularium Lateranensìum spectante, quam super Jure visitandi, quod ibidem Larinensis Episcopus sìbi asserebat, jamdiù vigentes, cum inita fuisset sub annum 1734. inter eumdem Episcopum, & Abbatem tunc temporis dicto Monasterio Praefectum sub reservatione Apostolici Beneplaciti, & assensus Procuratoris Generalis Congregationis dictorum Canonicorum Regularium quaedam Concordia, qua inter caetera sic cautum fuerat : Primieramente adunque essendo necessaria una Persona, che abbia la Cura delle Anime in detto Casale, che sono da circa cento, e più Cittadini, e abitanti diversi in più famiglie, è stato risoluto, e concluso, che non essendo, né trovandosi in detto Casale altra Chiesa, debba erigersi la Cura dell’Anime colla sua autorità ordinaria, o delegata , che sia nella Chiesa di S. Agata esistente dentro il Cortile di detta Badìa : Eminentissimi PP. quia postmodum memorata Canonicorum Congregatio detrectavit ejusmodi transationi assentiri, non renuerunt aggredi examen decem dubiorum, qua Partes supremo ipsorum Judicio definienda subjecere ; sed iis propositis sub diem 1. Augusti 1739. re mature perpensa convenerunt in rescriptum: Servetur Concorcordia anni 1734. juxta modum, & modus est, quod Parochus deputandus in Ecclesia S. Agathae appelletur Vicarius, non autem OEconomus, prout denominatur in cap.3. d. Transactionis, quod Juseligendi, & deputandi OEconomum interinum in casu cujuslibet vacationis praeservetur Reverendissimo Episcopo, quodque demum deleatur a cap.6. ejusdem transactionis expresso, quod visitatio dictae Ecclesiae Parochialis fieri debeat ab eodem Reverendissimo Episcopo jure delegato : quo vero ad decimas videatur particulariter citatis interesse habentibus : Causaque postmodum ad trutinam revocata fub consueto dubio : An sit standum, vel recedendum a decifis in cafu & c. die 19. Decentbris ejusdem anni 1739. prodiit Rescriptum In decisis, & amplius.
         Volens itaque Ordinarius Larinen. Resolutionem hanc executioni demandaret sub die 5. Junii 1740. Bullam, quam Erectionis vocant, edidit, in qua tum enunciatae Concordiae, tum resolutionis mox relatae inserto tenore, in haec demum verba se explicuit : Cupientes itaque debitae executioni demandare ea, quae per eamdem S. Congregationem sunt sancita, & decreta, hinc authoritate ejusdem S. Congregationis & c. praelaudatam Ecclesiam sub invocatione S.Agathae in dicto Casali erectam tenore praesentium in Vicariam perpetuam, & Parochialem cum Cura Animarum, servata forma dictarum Resolutionmn S. Congregationis Concilii Tridentini Interpretum erigimus, & erectam esse volumus, & declaramus, in eaque ad hunc effectum Sanctissimum Eucharistiae Sacramentum in Altari Majori, Fontem Baptismalem, Olea Sacra, & alia vasa, & suppellectilia, quae ad Ecclesiam Parochialem pro administratione Sacramentorum quoquo modo pertinere noscuntur, retineri, & custodiri mandamus cum omnibus privilegiis, & prorogativis, oneribus, & honoribus universis, quae de Jure, ac de consuetudine, vel vigore dictorum decretorum Sacre Congregationis hujusmodi Ecclesiis Parochialibus cum cura Animarum debentur, sàlvo tamen, & reservato favore dicti Revmi P. Abbatis pro tempore, ejusque Monasterii Tremitani Jure nominandi intra tempora a Jure praescripta Vicarium, seu Parochum prò exercitio dictae Curae Animarum per Nos, nostrosque Successores approbandum, & instituendum ad formam dictorum decretorum Sacrae Congregationis, prout etiam salvis, & reservatis Juribus Nobis, & Successoribus nostris in perpetuum universis.
          Posthac vero, nixxirum die 7. Julii ejusdem anni 1740. Ordinarius excitavit Abbatem Monasterii Tremitani ad nominandum, seu nominasse docendum Presbyterum pro exercitio dictae Cura Animarum, seu Vicarium, sìve Parochum in termino 15. dierum, alias videndum die immediate sequenti deputari per Reverendissimum Episcopum, ejusque Curiam Episcopalem ex officio & c. itidemque illum monuit ad providendum dictam Ecclesiam S. Agathae, sìve eam provisum fuisse, & esse docendum per publicum documentum in Cancelleria Episcopali exhibendum, de Ciborio, Sacra Pyxide, Fonte Baptismali, Oleis Sanctis, Confessionalibus, Suppellectilibus, aliisque necessariis, & opportunis pro exercitio Curae Animarum in eodem praedicto termino 15. dierum sub poenae suspensionis a Divinis aliisque arbitrio & c. alias videndum die immediate sequenti procedi ad declarationem dictarum poenarum, ipso ulterius non monito, neque citato.
         Hac autem judiciaria monitione recepta aut humans praedictus Abbas multipliciter ea in re contra mentem S. Congregationis Larinensem Curiam peccasse, sive quia Provicarius Generalis, qui ad controversam Erectionem devenit absque peculiari Praesulis sui delegationis, de qua neque docuit, neque ullam in suo decreto mentionem fecit, ordinaria tantum facultate utens nulliter processerit, sive quia simplex tantum Institutio, vel exercitatio curae in Eeclesia S. Agatha foret decernenda, minime vero Ecclesiam ipsam Abbatialem liceret in Parochialem erigere, sive demum quia gravandus non esset Abbas propriis sumptibus ea comparare, quae ad Sacramentorum administrationem sunt necessaria, curavit statim media solemnì protestatione defectus istos incusante coram eodem Tro-Vicario exhibita ad ipsius notitiam de ferri, quod ab omnibus ejus decretis ad S. Congregationem, Sanstamque Sedem provocabat.
           Verumtamen, quum ejusmodi protestatione, & appellatione non attenta, qua post alteram Provicarii monitionem fuit nomine Abbatis denuo repetita, placuerit eidem Pro-Vicario suspensum a Divinis declarare P. V. Abbatem, subindeque etiam publicam Cedularum affixionem decer nere, nova inde obortae sunt controversiae, ad quarum definitionem quinque mox describenda dubia oportet hodie disceptare.
   
I. An Erectio Ecclesia S. Agatha in Vicarium, & Parocbiam perpetuam facta sub die 5. Julii in executionem Resolutionis S. Congregationis sustineatur in casu & c. & quaterus negative.
    II. An, & quomodo ad illam sit deveniendum in casu & c.
    III. An P. Abbas S. Maria Tremitarum teneatur subministrare Vicario Curato deputando Suppellctilia, & alia necessaria pro exercitio Cura.
    IV. An, a quo, & in qua summa sit subministranda Congrua eidem Vicario in casu & c.
    V. - An Cedulones suspensionis a Divinis relaxati per Pro-Vicarium Generalem Larinensem sub die 22. Augusti, & publicè affixi contra R. P. Vice-Abbatem Tremitarum sustineatur in casu & c.
         Die 15. Aprilis 1741. Sacra Congregatio Eminentissimorum S. R. E. Cardinalium Concilii Tridentini Interpretum ad primum respondit negative. Ad secundum censuit, deveniendum esse ad Erectionem juxta modum praescribendum ab Eminentissimo Praefecto ; modus autem est, qued Vicaria Curata erigatur in Ecclesla S. Agatha, quodque ibidem pro custodia Sanctissimi Sacramenti, aliisque functionibus Parochialibus ad usum Vicarii Curati designetur Altari Abbati benevisum . Ad tertium affirmative respondit. Ad quartum subministrandam esse a Monasterio annuam fummam ducatorum sexaginta. Ad qunitum negative.

                                                         A. C. Gentili Praefectus. 
Loco Sigilli. 
                                            C. A Archiepiscopus Philippensis Secretarius . 
Gratis etiam quoad Scripturam.

Ddd a 14-

    14. Quindi fu fatta altra Bolla di Erezione, e riformata la prima similmente di nostra commissione, quale sta scritta cosi.

    15. Johannes Andreas Tria Canonicus Catbedralis Ecclesiae Larinen. V. J. D. Philosophiae, ac S. Tbeologiae Professor, Protonotarius Apostolicus, Illustrissimi, & Reverendissimi Domini D. Johannis Andreae Tria. Episcopi Larinen. in spiritualibus,& temporalibus Locumtenens, Officialis, Vicarius Generalis, & ad. infrascripta necessariis facultatibus sussultus & c. Ad perpet. rei mem. Divina dìsponente clementia circa statum quarumlibet Ecclesiarum Civitatis, & Dioecesis nostra, prout ex debito Pastoralis afficii Vicarialis tenemur praesertim lllustrissi mo, & Reverendissimo Episcopo Larinen. absente, diligenter prospicientes ad ea propensius, quae curam animarum respiciunt ; hinc est, quod exorta controversia inter Promotorem Fiscalem Episcopalis Curiae ex una, & Rmum P. Abbatem, ac R. R. Canonicos Regulares Lateranenses V. Monaslerii S. Maria Tremitarum ex altera partibus, de, & super visìtatione Ecclesiae S. Agathae positae in Casali sub eodem titulo S. Agathae erecto spectante, & pertinente cum omnimoda jurisdictione, plenoque dominio temporali ad dictum V. Monasterium Tremitarum hujus Dioecesis , & successive super exercitio curae animarum ejusdem Casalis, aliisque juribus, eaque deducta in S. Congregatione Concilii una cum annexis, & per eamdem S. Congregationem resoluto dubio favore ejusdem Promotoris Fiscalis super puncto visitationis ad dirimendas controversias super omnibus hinc inde deductis, & praesertim super reintegratione, sive erectione alicujus Vicariae cum exercitio curae animarum in eodem Casali, alìisque per dictum Illmum, & Rmum Dñum Episcopum Larinen. dictumque Rmum P. abbatem Tremitarum initum fuit quoddam concordiae Chirographum cum reservatione tamen beneplaciti Apostolici, & assensus Rmi P. Prioris Generalis Ordinis : cui autem Congregatio dictorum Canonicorum Regularium cum assentiri renuisset, pro parte supradicti nostri R. Promotorii Fiscalis denuo recursus habitus fuit ad eamdem S. Congregationem Concilii, ibique super eidem pluribus dubiis propositis, & per eamdem resolutis horum vigore per nos legitimis facultatibus sussultos, deventum fuit ad erectionem dictae Parochialis, seu Vicariae cum cura animarum, & alias, prout in eadem Bulla & c. a qua dictus Rmus Abbas, & Canonici Regulares Tremitani recursum habuerunt ad supradictam S. Congregationem Concilii, in qua propositis sequentibus dubiis. I. An erectio Ecclesiae S. Agathae in Vicariam, & Parochialem perpetuam facta sub die 6. Julii in executione resolutionis S. Congregationis substineatur in casu & c. quatenus negative. II. An, & quomodo ad illam sit deveniendum in cafu & c. III. An R. Abbas S. Mariae Tremitarum teneatur subministrare Vicario Curato deputando suppellectilia, & alia necessaria pro exercitio Curiae. IV.  An a quo, & in qua summa sit subministranda congrua eidem Vicario in casu & c. per eandem S. Congregationem die 15. Aprilis currentis anni 1741. responsum fuit ad I. negative, ad II. censuit deveniendum esse ad erectionem juxta modum praescribendum ab Eminentissimo Praefecto : modus autem est quod Vicaria Curata erigatur in Ecclesia S. Adgathae, quodque ibidem pro custodia Sanctissimi Sacramenti, aliisque functionibus Parochialibus ad usum Vicarii Curati designetur Altari Abbati benevisum. Ad III. affirmative respondit. Ad IV. subministrandam esse a Monasterio annua summa ducatorum sexaginta, prout haec, & alia & c. Capientes modo ea quaee per S. Congregationem sunt sancita, & decreta debitae executioni demandare, hìnc authoritate ejusdem S. Congregationis, & omni alio meliori modo & c. invocato Sanctissìmi Domini Nostri Jesu Christi nomine, ejusque Matris, semperque Virginis Mariae, necessaria authoritate suffulti erigimus Vicariam Curatam in praedicta Ecclesia S. Agathae, & eam in eadem Ecclesìa S. Agathae erectam esse volumus, & declaramus : quodque ibidem pro custodia Sanctissimi Sacramenti, aliisque functionibus Parochialibus ad usum Vicarii Curati volumus a Rmo P. Abbate designari Altare sibi benevisum, & ad hunc effectum in eodem Altari a Rmo P. Abbate designando volumus Sanctissimum Eucharistia Sacramentum conservari, aliasque functiones Parochiales exerceri cum facultate Fontem Baptismalem, Olea Sacra, & alia necessaria pro administratione, & exercitio curae animarum a Monasterio Tremitano subministranda, detinendi, & custodiendi cum congrua ducat. 60. quolibet anno ab eodem Monasterio Tremitano Sicario Curato subministranda, privilegius, & praerogativis omnibus, honoribus, & oneribus universis, quae de Jure, ac de consuetudine hujus Dioecesis, aut vigore dictorum decretorum S. Congregationis hujusmodi Ecclesiis Parochialibus cum cura animarum debentur, salvo tamen, & reservato favore dicti Rmi P. Abbatis pro tempore, ejusque Monasterii Tremitani jure nominandi intra tempora a jure praescripta, Vicarium, seu Parochum pro exercitio dictae curae animarum per Nos, nostrosque Successores approbandum, & instituendum ad formam dictorum Decretorum S. Congregationis, prout etiam salvis, & reservatis juribus Nobis, & Successoribus nostris in perpetuum universis ad formam pariter eorumdem Decretorum dictae S. Congregationis, aliorumque Jurium & c. & omni alio meliori modo & c. In quorum & c. Datum Larini ex nostro Episcopio. 16. Junii. 1741.

                                             Jo: Andreas Tria. Vìcarius Generalis. 
Loco Sigilli magni. 
                                                               Adeodatus Vietri Cancellarius.

    16. Notificata al P. D. Agnello Merenda Vice-Abate di Tremiti la suddetta Bolla di fondazione li 17. Giugno 1741. indi seguì la nomina fatta dal P. D. Bernardo Positano Abate di Tremiti li 12. Settembre 1741. in persona di D. Niccolò Bianchini di Serracapriola, e successivamente fu spedita a favore di esso la Bolla della provista dalla Curia Vescovile li 2. Novembre, e ne prese il possesso per mezzo del Vicario Foraneo, come per istrumento rogato per mano di D. Francesco Samuele, Notaro Apostolico di Serracapriola ; e con ciò si è dato termine a quella briga di dieci, e più anni col dispendio di mille, e più feudi in pregiudizio de’ poveri.