Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro I/Di Cliternia Città marittima de' Frentani
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1. Fu detto nel precedente
Cap. III. al num. 4., che Cliternia fusse Città marittima, già
distrutta, posta tra il Frontone, e il fiume Biferno; e
soggiungendosi, che quivi si sarebbe esaminata una tale controversia Storica,
non convenendo gli Scrittori intorno alla sua situazione: e venendo ora a
farsene parola, diciamo, che a noi pare certamente situata Cliternia tra
il Frontone, oggi detto Fortore, e il Tiferno, o fia
chiamato Biferno: mentre oltre la fama costante tra que’ Popoli, e le
conghietture, che così la fanno vedere incontrastabilmente tale, anche ce lo
dimostrano gli Storici, e Geografi.
2. Plinio nel lib. III della sua Storia Naturale cap. II.
scrive « Flumen portuosum Frento, Theanum, Apulorum, itemque Lrinum, Cliternia,
Tifernus amnis » : E quantunque egli in
questo Testo confonda molte cose, delle quali noi abbiamo parlato in vari luoghi
de’ precedenti Capitoli, non lascia però di unire Cliternia a Larino,
ed accoppiarle insieme, come due Città vicine, e poi soggiunse appresso il Tiferno:
« itemque Larinum, Cliternia, Tifernus aminis » :
e così appunto sono situati, cioè Larino, Città mediterranea alla
Destra verso l’Oriente; alla sinistra, Cliternia Città marittima, e più
in qua verso l’Occidente, il fiume Tiferno: Anzi ritrovandosi varie
edizioni della Storia di Plinio, in quella di Cristoforo
Cellario, fatta in Lipsia l’anno 1733. tom. I. lib. 2. cap. 9, sect
4., dove noi leggiamo « itemque Larinum, Cliternia » sta scritto: « itemque
Larinatum Cliternia »; la qual lezione sia pure quanto si voglia tra le più
sincere, fa vedere nientedimeno, che Cliternia era Città, spettante ai Larinati,
come posta ne’ contorni di Larino.
3. Oltre a Plinio, vi è ancora per noi un chiaro testo di Pomponio
Mela lib. 2. de Situ Orbis, dove avendo parlato del Piceno,
passando ai nostri Frentani, scrive: « Dauni autem (tenent) Tifernum,
Cliterniam, Larinum, Theanum, Oppida, Montemque Garganum »:
Sicché abbiamo chiaramente da Mela Cliternia posta vicino a Larino,
e Teano ne’ Dauni; come infatti così queste Città furono situate
a tempo di Augusto, e ora formano parte della Provincia Civile detta Capitanata,
come meglio si dirà appresso al lib. 2. cap. ult., ove si vedrà la diversa
disposizione di questi nostri luoghi degli Antichi Frentani, e in qual Provincia
del Regno siano posti: e tra gli altri viene seguito Pomponio Mela da Leandro
Alberti nella Descrizione dell’Italia, e propriamente ove parla della
Iapigia dell’impressione di Vinegia 1553. alla pag. 228.
4. Fra i più moderni. Beltrano nella breve descrizione del
Regno di Napoli, ove parlando delle Città distrutte della Provincia di
Capitanata, nota tra esse: Arpi, ovvero Agirippa, com’egli dice, Salapia,
Siponto, Cliternia, Girone, e situa Cliternia, e Girone
una appresso all’altra; come in fatti tra di loro erano vicine, poste amendue
tra il Fortore, e il fiume Biferno, distanti tra esse quindici
miglia: così pure parla Errico Bacco coll’aggiunta di Gio: Pietro
Rossi, parimente nella Descrizione del Regno dell’edizione di Napoli
1628. alla pag. 325, ivi: Arpi, ovvero Agirippa, Salapia, Siponto,
Cliternia, Girone: tutte Città distrutte nella Capitanata.
XII.Provincia: avvertendosi, che si rendono incontrastabili queste due
testimonianze colla riflessione, che la detta Descrizione del Regno sta cavata
da libri della Regia Camera, fatta in occasione della numerazione dei Fuochi: e
quella non potea farsi, che coll’accesso de’ Regi Ministri, luogo per luogo,
notando le Città, Terre, e luoghi esistenti, ed anche i luoghi, le Terre, e
Città distrutte per isgravio de’ pesi del fuoco: Sicché venendo Cliternia
notata in quella Provincia di Capitanata con Girone, o sia Gerione,
della qual Città anche distrutta si parla nel seguente Cap. V. non può
controvetirsi la sua situazione in essa; e non pretendendosi posta Cliternia
altrove nella Capitanata; resta perciò anche con questa autorità, che
deve considerarsi di molto peso, stabilito il sentimento di Plinio, e di Pomponio
Mela, cioè, che tra il Frontone, e il Tiferno sia situata Cliternia,
come dicemmo.
5. Il Signor Abate Gio: Battista Pollidori, fratello
del Signor Abate Pietro Polidori, amendue ben noti nella Repubblica
Letteraria, nostri Frentani, e amicissimi, ne’ Commentarj sopra la Vita,
ed anctichi Monumenti du S. Pardo, ed altri Santi della Diocesi di Larino
dati alla luce nell’anno 1741. propriamente nell’appendice, ove parlando di S.
leo Confessore al n. 5. pag. 82. conviene col sentimento di Mela, e
di Plinio, dicendo: « Cliterniam antiquam Urbem Larino finitimam, tum
Mela » lib.2. de Situ Orbis cap.4. tum Plinius in Histor. Natural. lib.3.
cap.11. memorant.
6. Filippo Cluverio Ital. Antiq.
tom.2.lib.4.cap.9. siegue anch’egli il sentimento di Plinio, e di Pomponio
Mela; e quanto al sito particolare soggiunse: « Quo situ fuerit, minime
dispicere queo, nisi fuerit, Cliternia, ubi nunc Oppidulum sine moenibus,
aedificiisque semidirutis est, in quo pernoctavi, duo millia passuum a Mari,
octo millia a Larino, quatrigentos passus a Tiferno dextra ripa dissitum,
vulgari adpellatione, Campomarino ». In fatti nelle sue Tavole generali, e
particolari, Cluverio situa Cliternia nel luogo, ove ora si
ritrova posto Campomarino: prende però il medesimo parecchi abbagli,
dicendo, che Campomarino sia lontano dal Mare Adriatico due
miglia, e da Larino otto, e quattrocento passi dal Tiferno; quando
questa Terra di Campomarino, oggi abitata, e murata sta posta sopra un
pendìo, che cade per Occidente nel Biferno, da dove è lontana da circa
un quarto di miglio in quella parte, che il Biferno entra nell’Adriatico,
e dal Settentrione tiene un altro pendìo, che cade a lido dell’Adriatico, da
dove è lontano altrettanto, e forsi meno di un quarto di miglio, e da Larino
non otto, ma è distante dodici miglia; e Cluverio fa bene sospendere il
suo giudizio intorno alla situazione particolare di questa Città, e non
stabilire con sicurezza, che fusse posta nel sito, dove ora si ritrova Campomarino;
perché veniva altrove, come appresso, e propriamente nel lib.4.cap.4 $. unic.
7. Il Cellario dubitando del sentimento di Plinio, e di Pomponio
Mela, pensa, che una tale controversia Storica si decida colla sola
conghiettura; e su di ciò così egli scrive lib.2. cap.9. della Geografia
Antica sect.4. « De Cliternia, quam Plinius, ?
Mela his addiciunt », parla de’ Larinati, « nihil certi habemus,
? locus ejus sola conjectura
definitur ». E quando la decisione di una tale controversia Storica debba
decidersi colle conghietture, ci sembra, che non manchino, e sono tali, che
rendono la situazione di Cliternia tra il Frontone, e il Biferno,
incontrastabile: tra queste, la fama tra que’ Popoli, volendo tutti
costantemente, che Cliternia fusse situata nel luogo, che corrottamente
al presente chiamano Licchiano in Saccione, non lungi dalla Terra di San
Martino, luogo di quella medesima Diocesi, come si dice nella nostra lettera
Pastorale, fatta al Clero, e a i Popoli Larinati l’anno 1728. in occasione della
solenne Traslazione del Corpo del
Glorioso S. Leo, Confessore, Padrone Principale di essa Terra, che si
riporta distesa dall’Abate Polidori nella riferita Appendice num.III-
alla pag.94. Così pure si dice nella Relazione Storica di detta solenne
Traslazione, fatta dal Reggimento, e Magistrato di detta Terra di S. Martino a
Signor Duca di Termoli, la quale si legge anche distesa nell’Appendice
suddetta num.I. alla pag.108. con queste parole: « Nacque (parlando di
S. Leo) di Famiglia nobile in un luogo fondato sopra le ruine dell’Antica
Cliternia, detta poi volgarmente con nome corrotto Licchiano, stata già nel
Tenimento chiamato dello Saccione, oggi in Provincia di Capitanata ?
c. posta da circa sei miglia distante da questa nostra Terra di S. Martino.
»
8. Lo stesso si dice dal medesimo Abate Polidori in detto
luogo al num.6. pag.83. ove parlando del tempo della distruzione di Cliternia,
e dicendo, che colla sua distruzione si edificassero altri luoghi, assegna la
ragione, per la quale, non si fa menzione di Cliternia nell’itinerario,
che si legge sotto nome di Antonino; siccome nemmeno nella Tavola Teodosiana,
e appresso l’Anonimo di Ravenna con queste parole: « Ex ruinis
antiqua Urbis destructa - parla di Cliternia - post casum Romani
Imperii a Nationibus Barbaris, qua Italiam non uno
malorum genere vexaverunt Cliternianum aedificatum est; eodem pene situ, sed
amplitudine, ? condizione valde
dispari. Hinc causam discimus, cur Cliternia in Itinerario Antonini nomine
edito, in Tabula Theodosiana, ? apud Anonymum Ravennatem non memoretur. Idem
novum Oppidum posteriori avo Northmannis praecipue dominantibus in antiquis
Chartis Monasterii Tremitensis, Episcopatus Larini, ?
Civitatis Termulensis, non Cliternianum modo, sed ? Clitiarnum quandoque
appelletur. Inde corruptiore vocabulo factum vulgo est Lichiarnum, ?
Lichianum ».
9. Si conferma tutto ciò con altra conghiettura, vedendosi in
quel gran tratto del Saccione tra Tiferno, e il Fortore,
che sta a Mezzo giorno della riva del Mare superiore, o sia detto l’Adriatico,
in colli, ed in ampissime pianure, che si stendono fino a Campomarino,
rottami di superbi Edifici, mezzi archi, fabbriche di stupende fontane,
sepolcri, e simili minimenti di antichità; ed è certo, che questi non possono
essere monimenti, se non di qualche luogo cospicuo, come era Cliternia.
tanto che non facendo gli Storici, e molto meno i Geografi memoria alcuna di
altra Città, che fusse posta in questo gran tratto, di fabbriche cospicue, e
reliquie di antichità veneranda, e volendo, che quivi fusse posta questa
Città, ci fa forza a così credere, e che pretendendosi da altri Cliternia
altrove, possa ben suspicarsi, o che un tal sentimento non sussista, o che debba
egli intendersi di altra Cliternia, Cliterno, Claterno, o Aliterno,
e non già di Cliternia, di cui parla Plinio, e Pomponio Mela,
i quali la vogliono situata tra il Frontone, e il Biferno, come
sopra.
10. In qual luogo poi particolare tra il Frontone, e il Biferno,
venisse situata questa Città di Cliternia, ed in che tempo seguisse la
sua distruzione, oltre di quello si è detto, meglio si esamina nel cit. lib.4.