Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Dell'origine, e fondazione della Chiesa di Tremiti

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Libro IV
Capitolo V
§. III.
Dell'origine, e fondazione della Chiesa di Tremiti

../Delle Fabbriche della Fortezza, e Monistero di Tremiti ../Dell'ideale consacrazione della Chiesa di Tremiti IncludiIntestazione 9 aprile 2009 75% Storia

Libro IV - Delle Fabbriche della Fortezza, e Monistero di Tremiti Libro IV - Dell'ideale consacrazione della Chiesa di Tremiti


1. L’Origine, e fondazione di questa Chiesa stimiamo riferirla colle stesse parole, che la descrive il mentovato P. D. Benedetto Coccarella nel lib.3. cap.1. Egli fu Vercellese della Congregazione de’ Canonici Regolari Lateranensi, e in Latino scrisse una picciola Cronaca Istorica di Tremiti, la quale fu poi tradotta in Italiano dal P. D Alberto Viniziano, e cosi fu fatta ristampare dal P. D. Pietro Paolo da Ribera Valenziano della stesta Congregazione in Vinegia, per Gio: Battista Colosino, e questo è il suo racconto.

   2. Per tanto dunque, come si ha da molti, essendo cotesta Ifola stata da tutti affatto disabitata, e divenuta, singolare rifugio di ladri Carsari di mare ; un Santo Venerabile Uomo, bramoso di una quiete, e solitaria vita, tutto a Dio dedicato, acciocché liberamente potesse alle Divine contemplazioni attendere, a guisa di un altro Elia, fuggendo il rumore delle mondane cose, in cotesto luogo si ritrasse, in cui gustava gran contento sì per la gradita abitazione, e sequestrazione dal Mondo, sì per la dolcezza del Celeste influsso, e temperanza dell’ aria. Cominciò a fursi una casuppola in quella parte dell’I sola, che sopra dicemmo, fu a S. Nicola consacrata. Imperocché per la molta antiquità, overo perché  lungo tempo nullo avea costì abitato, erano dirupati gì’Edificj di Diomede, e in guisa spiantati, che appena poteansi rinvenire. Quello adunque Cultor di Dio con grande tranquillità di animo godendosi, facea più tosto vita Celeste, che terrena. Il quale stando un dì in profonda Orazione occupato, vidde in spirito la Gloriosa Madre del Salvatore, dicendoli tai cose. Levati, disse Ella, e prendendo il Sarchiello va tosto a cavare in cotesto luogo, ove trovarai danari non pochi sotterrati, i quali prendendo naviga in Costantinopoli, ove comprerai quelle cose, che a fabbricare il Tempio a mio modo siano necessarie : il che detto disparve. Alzandosì l’Uomo di Dio, in sé ritornando, cominciò lungamente a pensare la novità di tal visione, di cui versando in dubbio, turbato meditava tra sé tacitamente se dovea all’Oracolo porger fede. Onde stando il dì seguente con tutto l’animo in Orazione contemplando le cose celesti, ecco di nuovo la veneranda Madre di Dio Maria apparveli con viso alterato, e con occhi sdegnati, riprendendolo acerbamente, perché  il primo comandamento adempito non avea, imponendoli, che di fatto andasse a cavare il luogo di già mostrato, ponendo. fine a tutto ciò, che prima gli avea accennato. Il che volendo egli adempire senza indugio, con grande studio cavando appresso un Sepolcro, trovò alcuni vasi di moneta di oro, coperti di argento, e nella stessa sepoltura una Corona indorata, di cui fu già di sopra detto. Incontanente quel Servo di Dio in terra prostratosi in lode della Beatissima Vergine proruppe, e il tesoro raccogliendo propose a’ Divini precetti quanto prima obbedire.

   3. Quindi dopo aver fatto porre il Romito in ordine per lo viaggio di Costantinopoli, e fatto imbarcare, e viaggiare, soggiugne: Arrivato dunque nel Porto di Costantinopoli il S. Uomo, incontrossi in una nave carica di ogni provisione da edificare il Tempio, come apparecchiata da Dio divinamente per compita edificazione. Conducendo egli la Nave all’Isola comprò tutto lo necessario alla perfetta edificazione del Tempio. Introdottovi Artefici per tale effetto, cominciò la Chiesa della Beatissima Vergine a fabbricare. La cui fama del Tempio pervenuta a’ Popoli circonvicini, e concorrendovi alla divozione, acciocché tanto più crescesse, cominciò la Vergine Santissima di molti miracoli illustrarlo. Per tanto scorgendo quel pio Uomo la divozione della Chiesa augumentarsi per i segni, miracoli, e prodigj giornalmente appo i Fedeli, meditava giorno, e notte, come potrebbe dare la cura del Tempio ad alcuni Religiosi, ad effetto, che il culto Divino, e la divozione del Popolo per quei fusse accresciuta. Dalla cui santa meditazione infiammato partì per Roma, a fine di operare col Sommo Pontefice, che del Tempio, e Isola volesse ad alcuni Religiosi darne cura : alla cui dimanda acconsentì volentieri il Pontefice, onde il Santo Uomo, ottenuto il suo intento, tornato nell’Isola diede l’amministrazione della Chiesa, e governo dell’Isola a’ Religiosi. Il quale pieno non meno di opere buone, che di moltitudine di anni, poco dopo pagato il debito di natura, riposò in pace nel Signore. I Religiosi essendo per molti anni celebri, e tenuti di somma vita appresso ogn’uno, esercitandosi nella cura del Tempio, e del Divino culto, studiosamente tanto le ricchezze, come le devozioni presso i confinanti mirabilmente accrebbero, talmente che moltissimi Nobili, e Principali allettati grandemente dalla Religiosità de’ Padri, e divozione del luogo, facevano libero dono alla Chiesa Tremitana delle Castella, Ville, e Campi in remissione de’ loro peccati, e salute delle anime, che in brieve tempo di facoltà divenne ricca.

   4. Ora lasciando la fede di tutta questo racconto appresso l’Autore, è certo, che niente ci fa sapere del tempo, in cui fu edificato il Tempio dal Romita ; e per altro lo supponiamo prima della sua ideale consagrazione, della quale si parla nel seg. §.4. come pure avressimo bramato sapere, che sorta di Religiosi egli vi conducesse colla compiacenza del Sommo Pontefice, siccome il nome di questo Papa. Quel, che sappiamo di certo si è, che nel Secolo XI. abitavano in questo luogo i PP. Benedettini, ed in quel tempo vediamo avervi dimorato Desiderio, poi Vittore III. come si è detto nel §.1. e Leone Ostienfe cap.27. presso il P. Abate Gattola Istor. Casin. tom.1. ove dell’Origine, e progresso della giuridizione del Monastero Cassinese pag.275. riportando le sue parole dice, quod nobis , parla del Monistero di Tremiti, antiquitus pertinuisse Romanorum quoque Pontificum privilegia pleraque testantur : ma a noi è ignoto quando vi s’introducessero, non potea però essere prima del Secolo VI. nel cui principio il Patriarca S. Benedetto istituì la sua S. Religione, mai bastantemente lodata per riformare in Occidente l’Ordine Monastico, dove non molto prima fu veduta sotto varie regole.

   5. Lasciamo poi notare le monete di oro, che si suppongono ritrovate dal Romita colla corona indorata, e che finora, com’egli dice, si mostra a’ Forartieri, come di Diomede. Lasciamo queste, e altre cose, le quali chi che sia di mediocre erudizione può vedere di che peso siano. Pensiamo fermarci in due cose. La prima a quell’andare in Costintinopoli, quando di questa Città, non si aveva ancora il nome, essendo stata edificata in luogo dell’antico Bisanzio da Costantino, che le diede il nome, e anche quello di nuova Roma : e si diede principio all’edificio nell’anno 324. come vuole il Baronio, o nel 325. o 326. come dicono altri, o nel 328. come è di parere il Petavio, e al racconto di Socrate lib.2. cap.2. ciò fu fatto non senza segno Divino, dicendo, che il Signore gli comandò di notte in visione, che ingrandisse la Città di Bizanzio, il che non sortì, se non dopo di essersi fatto Cristiano. La seconda, ove si parla di donazione di Castella, Ville, e Campi in remistìone de’ peccati, e per la salute delle Anime : sapendo ognuno, che questa formola non cominciò, che ne’ Secoli bassi, come nel seg. §.4. e il chiaro Gio: Battista Vico nel lib.2. della scienza nuova ci fa vedere, che le Castella furono così dette nella barbarie ricorsa, che da per tutto distruggeva le Città, e così si salvarono le famiglie, onde provennero le novelle nazioni di Europa, e ne restarono agl’Italiani dette Castella, tutte quelle, che fossero nuove Signorie, dovendosi pigliare per il nome Castella, non già alcune fortezze, ma mucchi, e quantità di cale unite insieme, e circondate di mura. E anche poi ebbero altro significato, come diciamo

altrove. 

   6. Ma se per esser quelle cose de’ Secoli bassi, la fondazione del Monistero e della Cliesa si volesse sortita verso quei tempi, siamo di accordo col P. Coccarella : il fatto è, che egli dà alla Chiesa il cominciamento, e la fondazione assai alta, volendola decorata colla consagrazione fin dal principio del IV. Secolo, essendo anche colà molti Monaci coll’Abate. Per la qual cosa faremo il seg.§. in cui si farà vedere di qual fondamento sia la pretensione dell’Origine, e fondazione di questa Chiesa, come fatta dal Romito .

   7. Rispetto all’Immagine della B. Vergine, che si venera in essa Chiesa, ella è antichissima, ma per l’aria, e fattezza della pittura non va più in là della stagione bassa. Non può negarsi però, che questa Sagra Immagine sia di gran divozione, essendosi sperimentato per le segnalatissime grazie, che la Gran Regina del Cielo dispenza in quel luogo, tra le quali non picciola, è quella, che nell’anno 1567. l’Armata Turchesca di Solimano passata da Malta nel Mare Adriatico, dove dopo di avere saccheggiate, e bruciate molte Città, Terre, e Villaggi nella corta di Apruzzo, mettendo l’assedio in questa Isola non solamente non fece alcun acquisto, ma se ne partì vergognosamente colla perdita di due galere, e col pericolo di lasciarvi la maggior parte de suoi sfuperbi legni, e a minuto racconta questo fatto il P. D. Pietro Paolo de Ribera Valenziano de’Canonici Lateranensi in un libro stampato in Vinegia nel 1606.

   8. Il suddetto P. Guglielmo Gumppenbergh nel lib.2. dell’ Atlante Mariano parlando delle Immagini miracolose di Maria Vergine, che si venerano in Italia al num.13. riporta questa nostra di Tremiti colla copia della propria effigie intagliata in rame a bolino, che tiene in braccio il suo figliuolo a destra, e riferendone l’origine, dice di esser stata miracolosamente trovata da quel Romito, ma in quanto al tempo si contenta dire solamente : Fuit prioribus Saeculis, cum Eremita, nescio unde, vel cujas Insulam ingressus. Seguitando appresso il racconto, ’come lo fa il P. Coccarella, senza fare andare il Romito fino a Costantinopoli, e cita Gio: Battista Alberti, che pure scrive delle Immagini miracolose della B. Vergine, che sono in Italia.