Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Dell'origine, e fondazione della Chiesa di Tremiti
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1. L’Origine, e fondazione di
questa Chiesa stimiamo riferirla colle stesse parole, che la descrive il mentovato
P. D. Benedetto Coccarella nel lib.3. cap.1. Egli fu Vercellese della Congregazione de’ Canonici Regolari
Lateranensi, e in Latino scrisse una picciola Cronaca Istorica di Tremiti, la quale fu poi tradotta in Italiano dal
P. D Alberto Viniziano, e cosi fu fatta ristampare dal P. D. Pietro Paolo da Ribera Valenziano della stesta Congregazione in
Vinegia, per Gio: Battista Colosino, e questo è il
suo racconto.
2. Per tanto dunque, come si ha da molti, essendo cotesta
Ifola stata da tutti affatto disabitata, e divenuta, singolare rifugio di ladri
Carsari di mare ; un Santo Venerabile Uomo,
bramoso di una quiete, e solitaria vita, tutto a Dio dedicato, acciocché liberamente
potesse alle Divine contemplazioni attendere, a guisa di un altro Elia, fuggendo il rumore delle mondane
cose, in cotesto luogo si ritrasse, in cui gustava gran contento sì per la gradita abitazione, e
sequestrazione dal Mondo, sì per la dolcezza del Celeste influsso, e temperanza dell’ aria. Cominciò a
fursi una casuppola in quella parte dell’I
sola, che sopra dicemmo, fu a S. Nicola consacrata. Imperocché per la molta antiquità, overo
perché lungo tempo nullo avea costì abitato, erano dirupati gì’Edificj di Diomede, e in
guisa
spiantati, che appena poteansi rinvenire. Quello adunque Cultor di Dio con grande tranquillità di animo godendosi, facea
più
tosto vita Celeste, che terrena. Il quale stando un dì in profonda Orazione occupato, vidde
in spirito la Gloriosa Madre del Salvatore, dicendoli tai cose. Levati, disse Ella, e prendendo il Sarchiello va
tosto a cavare in cotesto luogo, ove trovarai danari non pochi sotterrati, i quali prendendo naviga in
Costantinopoli, ove comprerai quelle cose, che a fabbricare il Tempio a mio modo
siano necessarie : il che detto
disparve. Alzandosì l’Uomo di Dio, in sé ritornando, cominciò lungamente a
pensare la novità di tal visione, di cui versando in dubbio, turbato meditava tra
sé tacitamente se dovea all’Oracolo porger fede. Onde
stando il dì seguente con tutto l’animo in Orazione contemplando le cose celesti,
ecco di nuovo la veneranda Madre di Dio Maria apparveli con viso alterato, e con occhi
sdegnati, riprendendolo acerbamente, perché il primo comandamento adempito non avea, imponendoli, che
di fatto andasse a cavare il luogo di già mostrato, ponendo. fine a tutto ciò, che prima gli avea accennato. Il che volendo egli adempire
senza indugio, con grande
studio cavando appresso un Sepolcro, trovò alcuni vasi di moneta di oro, coperti di argento, e nella
stessa sepoltura una Corona indorata, di cui fu già di sopra detto. Incontanente quel Servo di Dio in terra
prostratosi in lode della Beatissima Vergine proruppe, e il tesoro raccogliendo
propose a’ Divini precetti quanto prima obbedire.
3. Quindi dopo aver fatto porre il Romito in ordine per lo viaggio di
Costantinopoli, e fatto imbarcare, e viaggiare, soggiugne: Arrivato dunque nel
Porto di
Costantinopoli il S. Uomo, incontrossi in una nave carica di ogni provisione da edificare il Tempio,
come apparecchiata da Dio divinamente per compita edificazione. Conducendo egli la
Nave all’Isola comprò tutto lo
necessario alla perfetta edificazione del Tempio. Introdottovi Artefici per tale effetto, cominciò la
Chiesa della
Beatissima Vergine a fabbricare. La cui fama del Tempio pervenuta a’ Popoli circonvicini, e concorrendovi alla divozione, acciocché tanto più
crescesse, cominciò la Vergine Santissima di molti miracoli illustrarlo. Per tanto
scorgendo quel pio Uomo la divozione della Chiesa augumentarsi per i segni, miracoli, e
prodigj giornalmente appo i Fedeli, meditava giorno, e notte, come potrebbe dare la cura del Tempio ad alcuni
Religiosi, ad effetto, che il culto Divino, e la divozione del Popolo per quei
fusse accresciuta. Dalla cui santa meditazione infiammato partì per Roma, a fine di operare col Sommo
Pontefice, che del Tempio, e
Isola volesse ad alcuni Religiosi darne cura : alla cui dimanda acconsentì volentieri
il Pontefice, onde il Santo Uomo, ottenuto il suo intento, tornato nell’Isola diede
l’amministrazione della Chiesa, e governo dell’Isola a’ Religiosi. Il quale pieno
non meno di opere buone, che di moltitudine di anni, poco dopo
pagato il debito di natura, riposò in pace nel Signore. I Religiosi essendo per molti anni celebri, e tenuti di
somma vita appresso ogn’uno, esercitandosi nella cura del Tempio, e del Divino culto, studiosamente tanto le ricchezze, come le devozioni
presso i confinanti mirabilmente accrebbero, talmente che moltissimi Nobili, e
Principali allettati grandemente dalla Religiosità de’ Padri, e divozione del luogo, facevano libero dono alla Chiesa Tremitana delle
Castella, Ville, e Campi in remissione de’ loro peccati, e salute delle anime, che in brieve tempo di facoltà divenne
ricca.
4. Ora lasciando la fede di tutta questo racconto appresso
l’Autore, è certo, che niente ci fa sapere del tempo, in cui fu edificato il Tempio dal
Romita ; e per altro lo supponiamo prima della
sua ideale consagrazione, della quale
si parla nel seg. §.4. come pure avressimo bramato sapere, che sorta di
Religiosi egli vi conducesse colla compiacenza del Sommo Pontefice, siccome il nome di
questo Papa. Quel, che sappiamo di certo si è, che nel Secolo XI. abitavano in
questo luogo i PP. Benedettini, ed in quel tempo vediamo avervi dimorato
Desiderio, poi Vittore III. come si è detto nel §.1. e Leone
Ostienfe cap.27. presso il P. Abate Gattola Istor. Casin. tom.1. ove dell’Origine, e
progresso della giuridizione del Monastero Cassinese pag.275. riportando le
sue parole dice, quod nobis , parla del Monistero di Tremiti, antiquitus
pertinuisse Romanorum quoque Pontificum privilegia pleraque testantur : ma a noi è
ignoto quando vi
s’introducessero, non potea però essere prima del Secolo VI. nel cui principio il Patriarca
S. Benedetto
istituì la sua S. Religione, mai bastantemente lodata per riformare in Occidente l’Ordine
Monastico, dove non molto prima fu veduta sotto varie regole.
5. Lasciamo poi notare le monete di oro, che si suppongono ritrovate
dal Romita colla corona indorata, e che finora, com’egli dice,
si mostra a’ Forartieri, come di Diomede. Lasciamo queste, e altre cose, le quali chi che
sia di mediocre erudizione può vedere di che peso siano. Pensiamo fermarci in due
cose. La prima a quell’andare in Costintinopoli, quando di questa Città, non si aveva ancora il nome,
essendo stata edificata in luogo dell’antico Bisanzio da Costantino, che le diede il nome, e anche quello di nuova
Roma : e
si diede principio all’edificio nell’anno 324. come vuole il Baronio, o nel 325.
o 326. come dicono altri, o nel 328. come è di parere il Petavio, e al racconto di
Socrate lib.2. cap.2. ciò fu fatto non
senza segno Divino, dicendo, che il Signore gli comandò di notte in visione, che
ingrandisse la Città di Bizanzio, il che non sortì, se non dopo di essersi
fatto Cristiano. La seconda, ove
si parla di donazione di Castella, Ville, e Campi in remistìone de’ peccati, e per
la salute delle Anime : sapendo ognuno, che
questa formola non cominciò, che ne’ Secoli bassi, come nel seg. §.4. e il
chiaro Gio: Battista Vico nel lib.2. della scienza nuova ci fa vedere, che le
Castella furono così dette nella barbarie ricorsa, che da per tutto
distruggeva le Città, e così si salvarono le famiglie, onde provennero le novelle nazioni
di Europa, e ne restarono agl’Italiani dette Castella, tutte quelle, che fossero nuove Signorie,
dovendosi pigliare per il nome Castella, non già alcune fortezze, ma mucchi, e quantità di cale unite
insieme, e circondate di mura. E anche poi ebbero altro significato, come diciamo
6. Ma se per esser quelle cose
de’ Secoli bassi, la fondazione del Monistero e della Cliesa si volesse sortita
verso quei tempi, siamo di accordo col P. Coccarella : il fatto è, che egli
dà alla
Chiesa il cominciamento, e la fondazione assai alta, volendola decorata colla
consagrazione fin dal principio del IV. Secolo,
essendo anche colà molti Monaci coll’Abate. Per la qual cosa faremo il seg.§. in cui
si farà vedere di qual fondamento sia la pretensione dell’Origine, e fondazione di
questa Chiesa, come fatta dal Romito .
7. Rispetto all’Immagine della B. Vergine, che si venera in
essa Chiesa, ella è
antichissima, ma per l’aria, e fattezza della pittura non va più in là della
stagione
bassa. Non può negarsi però, che questa Sagra Immagine sia di gran divozione,
essendosi
sperimentato per le segnalatissime grazie, che la Gran Regina del Cielo dispenza in quel
luogo, tra le quali non picciola, è quella, che nell’anno 1567. l’Armata
Turchesca di Solimano passata da Malta nel Mare Adriatico, dove dopo di avere
saccheggiate, e bruciate molte Città, Terre, e Villaggi nella corta di Apruzzo, mettendo
l’assedio in questa Isola non solamente non fece alcun acquisto, ma se ne partì
vergognosamente colla perdita di due galere, e col pericolo di lasciarvi la maggior parte de
suoi sfuperbi legni, e a minuto racconta questo fatto il P. D. Pietro Paolo de Ribera
Valenziano de’Canonici Lateranensi in un libro
stampato in Vinegia nel 1606.
8. Il suddetto P. Guglielmo Gumppenbergh nel lib.2. dell’ Atlante Mariano parlando delle Immagini
miracolose di Maria Vergine, che si venerano in Italia al num.13. riporta questa
nostra di Tremiti colla copia della propria effigie intagliata in rame a bolino, che tiene in braccio il
suo figliuolo a destra, e riferendone l’origine, dice di
esser stata miracolosamente trovata da quel Romito, ma in quanto al tempo si contenta dire
solamente : Fuit prioribus Saeculis, cum Eremita,
nescio unde, vel cujas Insulam ingressus. Seguitando appresso il racconto, ’come
lo fa il P. Coccarella,
senza fare andare il Romito fino a Costantinopoli, e cita Gio: Battista Alberti, che pure scrive delle Immagini
miracolose della B. Vergine, che sono in Italia.