Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Di Casacalenda
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1. PEr dire qualche cosa intorno al nome di questo luogo, stimiamo parlare della sua origine. Pacichell. Regno di Napoli in prospettiva part.3. pag.87. la suppone dalla distruzione dell’antica Città chiamata Kalena, che era posta vicino all’antico Gerione, de’ quali parla Polibio lib.3. e li Paesani confermano la fama di quello sentimento sul fondamento, che il Comune di quella Terra per corpo della sua insegna non fa’ altro, che un K, prima lettera della parola Kalena. In fatti presso alcuni Scrittori, parlandosi di quella Terra, si ritiene il nome di Kalena; tra gli altri l’Autore delle Cronache di S. Francesco tom.1. part.4. lib.1. cap.10. discorrendo del Convento di S. Onofrio de’ Minori Osservanti Riformati, di cui diremo appresso, lo asserisce posto nella Terra di Kalena. Noi però non abbiamo saputo, ne sappiamo, come, e quando sortiisse la distruzione di Kalena, e sorgesse questa Terra, presentemente appellata Casacalenda ; e difficilmente
c’induciamo a credere, che in questa situazione si ritrovassero due Città, cioè Kalena, e Gerione, non
essendo questo distante dalla prima, che due miglia, come si è detto. nel lib.1. di
queste nostre Memorie cap.5. num.2. se pure non volessimo dire, che colla distruzione di Kalena
si fusse edificato Gerione sopra un monte, e in luogo più sicuro due miglia lontano, come
sopra, e che vi fussero rimaste alcune case in quella di Kalena, e che colla distruzione di Gerione nuovamente abbia
preso vigore Kalena col nome di Casacalenda, come al presente si appella ; e sotto
questo nome la vediamo notata tra i luoghi della Diocesi nelle Bolle di Lucio
III. e d’Innoc. IV. più volte citate : e quantuntunque nel Catalogo
de’ Baroni sotto Guglielmo II. detto il Buono, dato alle stampe da
Carlo Borello pag.80. si legga : Oderisius Filius Maner. tenet
Morronum, & Casamtelendam, ciò però lo supponiamo errore di stampa,
dovendosi dire Casamcalendam.
2. Sta posta questa Terra con suo Borgo alla falda di un Colle, che va in declivo ad
un fiumicello, chiamato Cigno, che nasce da varie parti, e sbocca nel Biferno, cioè l’abitato antico più in giù
verso il fiume Cello, dal quale è lontano pochi passi, e il suo Borgo va salendo più in alto ; tanto però sì l’uno, che l’altro è carrozzabile per essere il declivo assai agevole, e comodo. Ella è di uà aria perfettissima,
perché ventilata quasi da tutte le parti, benché non abbia una gran scoperta di
Paesi ; tanto che in tempo di està quivi fa la sua residenza il Signor Duca di Casacalenda,
D. Scipione dell’lllustre Famiglia di Sangro con tutta la sua Casa, come hanno fatto alcuni de’
nostri Antecessori, e Noi ve la facessimo nell’està del 1727. per non esser lontano
da Larino, che quattro miglia verso Settentrione. È tutta murata con sue porte, con buone fabbriche civili, e tra
esse il Palazzo Baronale è ben formato, e comodo attaccato alla Chiesa Matrice, e
sono state ristaurate queste fabbriche dal gran tremuoto del 1456. del quale parla S. Antonino in
Cronic. part.3. tit.22. c.14. §.3. e Noi altrove.
3. Ha un ampiissimo Territorio tra colline, e pianure, e benché tutto coltivabile,
si mantengono i boschi per comodo degli animali pecorini, e vaccini, e si fa
industria de’ porci per le ghiande, che vi sono. E’ fertile di grani, e altre
vettovaglie, vini, ottimi frutti, e d’ogni sorta, vi sono caccie, e abbonda di volatili. Per gli arbori di mori bianchi, e neri
si fanno delle sete, né vi manca cosa, che sia necessaria in una Terra particolare per il proprio
bisogno, e anche per somministrarne ad altri, e per la vicinanza de’ fiumi, e fiumicelli, oltre
a’ pesci, e anguille, vi sono in alcuni tempi delle Trotte, e simili frutti di acqua.
4. Questa Terra, secondo le solite vicende, fu di dominio di molti Signori, per quel, che di
sopra si è notato, un tempo fu di dominio di Odorisio, figlio di Manerio, come al
num.1. e come riferisce il Ciarlante lib.5. cap.24. pag.517. fu posseduta da
Giacomo da Montagano, e poi per sua ribellione a’ 23. di Novembre 1495.
passò in persona di Andrea di Capua con Frusolone, Montagano, Guardia Alfiera,
Castelluccio, Acqua burrona, Previdenti, Ripabudone per Ripabottoni, Campolieto,
Chiavici, Limosano, Pietravalle, e altri. Al presente da molto tempo ne gode il dominio la
suddetta Nobilissima Famiglia di Sangro, e per essa il Signor D. Scipione col titolo di Duca di
Casacalenda, essendovi altre aggiunte delle suddette, cioè Providenti, e
Campolieto, oltre a Morrone, e Castellino, come si dice altrove, benché di Campolieto ne
possieda il titolo solo, essendo ultimamente passato il dominio in persona del
Sign. D. Tiberio Caraffa, Principe di Chiusano, Cavaliere di erudizione, fu
nostro distintissimo amico, morto l’anno scorso 1743. come pure possiede
Campomarino, passato dalli Signori Marchesi di Campomarino Marulli, ritenendosi da
questi il solo titolo del Marchesato di Campomarino.
5. Tra le Terre, e luoghi di questa Diocesi Casacalenda viene considerata come una delle migliori, e per il numero degli abitatori di circa 2000. e per i comodi, che vi sono, oltre a i molti professori dell’una, e dell’altra legge, Ecclesiastici, e Secolari, e sempre ha fiorito di Professori in Medicina, specialmente dell’antica Casa Tozzi, Notari, Giudici a contratti, Speziali, oltre alle arti mecaniche, applicandosi tutti secondo la propria condizione per essere di buon intendimento. Nella situazione de’ pagamenti fiscali fatta l’anno 1626. Casacalenda con S. Barbato si nota Camera riservata, che è l’unica tra i luoghi della Diocesi, cioè libera dal peso degli alloggiamenti, vecchio di fuochi 125. e nuovo 165. e nella situazione dell’anno 1669. si legge aver fuochi 152. presso il Mazzella.
6. Quanto al governo civile, il Padrone del luogo vi destina per l’amministrazione della Giustizia il suo Governatore, e l’Annona si amministra dagli Eletti, e Sindaci, i quali hanno anche il pensiere del peculio pubblico.
7. Intorno allo spirituale, dando principio dalla Chiesa Matrice, e poi
successivamente continuando a parlare delle altre cose, questa è la sua serie.
Della Chiesa Matrice.
8. Sta questa dedicata sotto il titolo di S. Maria Maggiore, attaccata, come
si è detto al Palazzo Baronale. Ella è di nuova fabbrica di ordine Toscano, fatta a tempo di
Monsignor Pianetti, Vescovo Predecessore : e quantunque a tre navi, confederandola Noi meno capace al
bisogno del Popolo, ci parse, e cosi fu eseguito con piacere comune, aprirsi una quarta nave col mezzo del sfondo di
due Cappelloni a man dritta dell’ingresso della Chiesa, con comunicazione tra di
essi per mezzo delle loro arcate; per altro sta ella abbellita con buoni Quadri, e proporzione di Altari,
specialmente vi è un Quadro in tavola prima dell’uso moderno delle Tele, dipinto dal celebre pennello di
Ferdinando Santafede, e vi un Organo ad otto registri con suoi contrabassi, riuscito di ottima
comparsa, e che fu fatto nel primo anno del nostro governo.
9. L’Altar maggiore fatto di marmo negli ultimi anni del nostro governo di tutta perfezione con
suoi commessi di varj colori, e sfondo all’uso moderno Romano, come gli altri, de’ quali
si parla ne’ proprj luoghi, sta posto in mezzo tra il Coro, e Presbiterio, che si
chiude con sua cancellata ; e oltre ad esso vi sono gli altri seguenti.
10. Nella nave dal corno dell’spistola vi è l’Altare dedicato al
Santissimo Rosario. Siegue l’Altare di S.Maria di Costantinopoli, o sia di S. Maria della Pietà, provveduto del
suo bisognevole dalla divozione della Signora D. Anna Maria figlia del Sig. Duca,
Duchessa di Campolieto. L’Altare sotto il titolo di S. Maria delle Grazie delle Anime del Purgatorio, e di altri Santi.
11. Nell’altra nave dal corno del Vangelo propriamente nel
Cappellone. a man dritta dell’ingresso della Chiesa vi è l’Altare sotto il tùolo di S. Maria di Monte
Carmelo, di S. Onofrio Padrone principale, di cui se ne celebra la festa di precetto li 11.Giugno con Rito doppio di prima
classe, e sua Ottava, di S. Maurizio M. Padrone meno principale, del quale se ne celebra la
festa anche di precetto li 22. di Settembre, come pure di S. Francesco Saverio, di S.
Francelco di Paola, di S. Lucia V. e M., e di S. Caterina V. e M., e questo Quadro di buon pennello fu da Noi fatto dipingere in Napoli, e donato alla
medesima Cappella. Nell’altro Cappellone, che siegue vi è l’Altare dedicato al
Santissimo Crocifisso, e in esso si venera il Santissimo Sagramento nel suo Ciborio.
Appresso vi è l’Altare eretto sotto il titolo della Beatissima Vergine del Gonfalone, e
questo sta posto dentro l’altro nuovo Cappellone .
12. Il suo Campanile è antico, e ben formato ; ma muove a gran pietà il nuovo Cimiterio fabbricato a man dritta della
salita alla medesima Chiesa, e propriamente sotto il ballatojo dell’ingresso di
essa con un Altare in mezzo per celebrarvi il Sagrificio della S. Messa, e sporge in
strada a vista del Popolo per mezzo di una cancellata, acciocché si ecciti la pietà de’ Fedeli a
suffragare le Anime de’ loro Defonti.
13. Questa fu Chiesa assai ricca, e abbondante di ogni sagra
suppellettile, anche di argenti, e quanto bisognava per un onorato, e decoroso
Pontificale de’ Vescovi, che vi officiavano a tempo delle miserie di Larino; ma poi
restò miserabile per un furto accaduto saranno 60. anni in circa, e a tempo, che la gran copia de’
Banniti infestavano il Regno, e poi furono estinti dal Marchese del Carpio Viceré di quel tempo : al
presente con industria, e attenzione del Dottor D. Domenico Gargiuli Napolitano da
moltissimi anni Arciprete di essa Terra, si va restituendo al suo antico splendore, e in ciò molto concorre la pietà de’
suddetti Signori di Casacalenda ; di maniera che al presente sta provveduta di tutto il
bisognevole per l’esercizio della cura delle Anime, e per la celebrazione de’ Divini Offici.
14. Viene ella servita, oltre al proprio Arciprete, da sei altri Preti
Porzionarj, un Diacono, che gode mezza porzione, e due Suddiaconi, che ne godono l’altra metà,
giusta la determinazione fatta nel Sinodo celebrato da Monsignor Catalani tit.3.
cap.2. e confermata nel nostro part.5. cap.10. e in oltre vi sono altri Ecclesiastici, che
servono la medesima a tenore, delle suddette disposizioni Sinodali.
15. Sono erette tre Confraternite, una sotto il titolo del
Santissimo Sagramento, l’altra sotto il titolo del Santissimo Rosario, e la terza
sotto il titolo del Confalone, e tutte e tre cos’autorità del proprio Ordinario, colla
direzione del quale si governano, e si amministrano dal proprio Procuratore, che
si conferma dal medesimo.
6. Molte sono le Sagre Reliquie, che si venerano in questa
Chiesa, e tutte colla loro autentica, cioè un Osso intero della Gamba di S. Maurizio M.
donato dalla felice memoria di Ferdinando Apicella, fu Vescovo Larinate. Un pezzo di
osso di S. Francesco Saverio, e della Camiscia di detto Santo aspersa di sangue. Parte del velo, in cui la B. Vergine
ravvolse nel Presepe il Bambino Gesù. Del Mantello di S. Giuseppe. Un pezzetto di
osso di S. Onofrio Anacoreta, e Confessore. Pezzi di ossa de1 SS. Martiri Onesto, e Reparata.
Ossi ben grandi de’ SS. Martiri Onorato, e Innocenzo ; e dette Reliquie si sono donate
dal suddetto Arciprete D. Domenico Gargiuli da lui avute in Roma, parte dalla f. m. di
Benedetto XIII. quando fu a baciargli i Piedi, parte dal Generale de’ PP.
Gesuiti, e parte da altri.
Delle Chiese dentro, e fuori dell’abitato.
17. In fine del Borgo di questa Terra,
verso la parte occidentale ritrovassimo, a tempo della nostra prima Visita, una piccola
Chiesa sotto il titolo della Bma Vergine di Loreto, difforme , e quasi cadente, e considerandola
necessaria per il comodo del Popolo, non essendovene altra in quelle vicinanze,
ordinassimo la sua demolizione, e che se ne fusse edificata altra più capace, e di miglior
struttura, come in fatti vi fu dato principio l’anno 1728. e a spese della medesima
Chiesa Matrice, fu terminata col concorso di ducati quaranta, che vi somministrò la
piissima Signora D. Anna Maria Caraffa de’ Principi di Chiusano, fu Madre dell’attuale Sig. Duca di
Casacalenda, e di altri, che vi diedero ajuto colle loro opere. Ella è formata a tre navi d’ordine
Toscano, benché non di tutta perfezione. Vi sono tre Altari. Il primo che è l’Altar Maggiore,
sotto il titolo della Madonna di I.oreto, l’altro laterale dalla parte del Vangelo
stà dedicato alla Madonna delle Grazie, e l’altro dalla parte dell’Epistola stà eretto in onore di S.Antonio di Padova, e tutti e tre ornati di
stucco, come è la stessa Chiesa, fatti col sfondo ali’ uso moderno Romano, ed è la
medesima proveduta se non abbondantemente, almeno a proporzione del proprio bisogno.
18. Fuori dell’abitato, e sotto di essa Terra da oriente, vi era una
Chiesa sotto il titolo del SSmo Salvatore ; ma perché piccola, malfatta, e poco
meno, che cadente, fu poi rifatta da’ fondamenti sotto lo stesso titolo, dalla fu
suddetta Signora D. Anna Maria Caraffa, Duchessa Vedova di Casacalenda, e dotata dalla
medesima con un monte frumentario di cinquecento tomola di grano, in beneficio de’
suoi Vassalli, che si governa dalla medesima Illustre Casa, sotto la direzione
dell’Ordinario, al quale puntualmente anno, per anno si danno i conti, come si è praticato a
nostro tempo. Il motivo di questa nuova fondazione, per quel, che abbiamo sentito dall’Arciprete del luogo, e ci ha raccontato la
medesima Dama, fu, come siegue. Dopo aver ella dato alla luce cinque figliuole
fe mine, si era resa da molto tempo infeconda; nel mentre un giorno si portò a
visitare questa Chiesa, una delle donne, che l’accompagnava, mossa non si sa da qual
spirito, gridando ad alta voce disse : SSmo Salvatore concedi alla nostra Signora la grazia d’un figliuolo
Maschio : ciò udendo la Dama, ebbe istigamento a raccommandarsi con tutto il cuore al SSmo Salvatore : in fatti lo pregò efficacemente, che
si volesse compiacere di una tal grazia, e di dare perfetta salute al Duca, suo marito, a lei, e al parto,
se glielo concedeva, e successivamente ottenne quanto richiese, ed ella in rendimento di grazie a
sue spese fe’ rifabbricare la detta Chiesa, e la dotò colla fondazione di detto monte,
la quale poi vie più si è andata coltivando, e ultimamente cogl’avanzi, e sopraintendenza del
suddetto Sig. Duca, Parto delle suddette preghiere, si è formato in Napoli un Altare tutto di marmo con
suoi commessi, come gl’altri, de’ quali sì parla ne’ proprj luoghi, e si è collocato in
essa, la quale si tiene con tutta decenza, e si governa da un Romito.
Del Convento de Riformati dì S. Francesco.
19. Quello Convento è posto dentro un piacevole
bosco, alla radice di una montagnola, e vicino al Cigno, non già alla riva del Biferno, come erroneamente dice il
P. Fra Arcangelo da Montesarchio nella
sua Cronistoria part.3. c.3. p.265. è dal Biferno distante quattro miglia in circa ; e quanto alla
sua fondazione il P. Fra Francesco Gonzaga de orig. Relig. Franc. part.1.
sotto il titolo de’ Conventu S. Honufrii prope Calenam cosi
scrive : Unus ille fructus, qui ex praesentis loci habitatione refertur, non fàcile exprimi
potest ; cum in limine cujusdam amplissimae silvae, atque adeditissimi cujusdam montis radices
situs, miliarique cum dirnidio a proximiori pago, domo scilicet Calena distans, maxima
fuis habitato, ribus, qui ut plurimum sunt 5. Professi Fratres, totidemque
Novitii orandi spacia praebeat ; mirumque in modum eorum animorum ad divinorum
contemplationem
sua amenitate, solitudine, quiete, ac etiam structurae amenitate alliciat. Quamobrem non immerito ( cum
Anacoriticus omnino sìt ) B. Honufrio sacratus existit. Existimatur autem opera
B. P. Joannis a Stranconio ex diversis convicinorum aeleemosinis Populorum
edificatus. Idemque aedificiorum humilitas patentissime indicat.
20. In fatti in esso anche al presente si ammira la Religiosa
perfezione, vivendo i Frati lontani dal secolo, e occupati in orazioni, e da più
secoli è luogo di Noviziato. Egli è umile, ma pulito, e senza superfluità. La
Chiesa è proporzionata, e divota, fatta a due navi, e ’l suo Altar Maggiore è di marmo, e
questo è il primo, che si è veduto di tale lavoro in Diocesi : vi possono vivere comodamente trenta
Religiosi.
21. Giaciono in questa Chiesa Corpi di Religiosi di gran virtù del
medesimo Ordine, e tra gli altri, come dice il suddetto P. Fra Arcangelo,
quello del B. Padre Giovanni d’Aragona, fratello del Re di Napoli, e di Sicilia,
Ferdinando di Aragona, il quale al riferir di Gonzaga part.1. de
orig. Relig. Francisc. dimorando in Napoli, vidde per virtù divina il suddetto Convento
posto accidentalmente a fuoco: palesò al Re la disgrazia, ma questi fatto curioso
di sapere, come egli potea vedere tal fatto, perché essendovi una distanza di 100. miglia, pareagli
cosa impossibile, che perciò stimava fusse illusione : Ma il B. Servo di Dio sottomise il suo piede a quello del
Re, che guardando verso oriente, osservo l’incendio, e quanto il B. Giovanni aveagli
rappresentato. Ammirato che ebbe il Re tale prodigio, di tratto ordinò, che a
spese della Regia Cassa, dove conservavansi le rendite di Casacalenda, sì fussero riparate le rovine cagionate dal fuoco.
Il sud. B. Religioso, è da altri Scrittori appellato Francesco, e non Giovanni,
forse per abbaglio, e che chiamato
si fusse Gio : Francesco.
22. E queste sono le parole del
P. Gonzaga di sopra lodato ; Inter caeteros autem SSmos PP. ac FF.
quos Anacoritica haec Domus nobis peperit, tumulatosque continet, maxime radiarunt
B. P. Joannes Aragonus, Federici quoque Aragoni Neapolitanorum,
Sicolorumque Regis Nepos, vir utique omni ex parte perfectus, atque penitentiae
addictissimus. Qui Neapoli apud Patruum
agens, lices pluribus miliaribus distaret, hunc locum omnino conflagrantem conspexit.
Quod cum Regi retulisset, illeque certior fieri cuperet ; Regium pedem alteri ipsius
pedi super imponere jussìt ; quo denique super imposito ex
tempore, Rex flammam fumo
admixtam propriis oculi vidit, atque 25. Domorum praefati Pagi Domus Calenae tributum
sibi exsolvendum exusti Conventus reparationi maxima liberalitate applicuit. E quando il
P. Fra Arcangelo non abbia avuto altri monumenti, che quelli, che ce ne da il
P.
Gonzaga, egli prende abbaglio, asserendo, che il suddetto B. P.Giovanni
d’Aragona, come lui lo appella, fusse Fratello del Re
Ferdinando ; poiché il P. Gonzaga lo vuole Nipote del Re Federico
d’Aragona, che fu
fratello di Ferdinando, come sopra, e regnorono nel fine del sc.XV. a tempo delle
strepitosissime guerre con Carlo VIII. Redi Francia.
23. Altri Corpi di Religiosi di questo Convento giaciono in esso, e come dice il
sud. P. F.Arcangelo tra gl’altri vi riposa il S. Corpo del B. P.
Giusto di Casacalenda, illustrato dal Somo Facitore con miracoli. Nota lo stesso
P. Gonzaga par.1. che vi riposano l’Ossa di molti altri Servi del Signore ignoti a noi, ma
scritti i loro nomi nel libro della Vita. In quella Chiesaq
si esorcizano gl’ossessi, e intorno a ciò queste sono le parole del
P.Gonzaga : Et B. P. Justus de Domo Calena, qui innumeris tum in vita, tum quoque in
morte claruit
miraculìs. Obierunt quoque ( ut praefati sumus ) hoc in eodem loco plures alii
PP. ac FF. SS. communemque cum aliis sepulturam nacti sunt ; quorum meritis , licet eorum nomina
scripta tamen in libro
vitae, nos lateant, plurimi a demonibus, a quibus miserrime torquentur, pro voto
liberantur.
Delle Chiese distrutte.
24. La Chiesa di S. Leo, il di cui Sagro Corpo si venera nella
Chiesa Collegiata di S. Martino di questa Diocesi, era posta nel Borgo di essa Terra, e in contrada detta volgarmente di
S. Leo, che conduce alla Chiesa di S. Maria di Loreto. Dagli atti della Visita del
1564. apparisce, che fu ella conceduta per uso degli Albanesi, che abitavano in Casacalenda : al
presente non se ne vede
vestigio, e nel suo sito vi sta eretta una Croce di legno : i suoi beni, e ragioni
sono uniti alla Mensa Arcipretale con i suoi pesi.
25. La Chiesa di S. Maria dell’Arco era posta in strada, che conduce a Cerro
fecco, distante pochi passi dall’abitato in confine della Vigna del Dott. Domenico
Petrarca : se ne vedono pochi vestigj, e parimente è unita alla Mensa
Arcipretale.
26. La Chiesa di S. Pietro Apostolo era posta sopra un monte, chiamato Monte Calvario,
distante dalla Chiesa di S. Maria di Loreto quindici passi in circa : Vi
sono le sue vestigia, unita similmente alla Mensa Arcipretale, e suppongono que’
Paesani, che in questo luogo anticamente si celebrassero le fiere.
De Luoghi distrutti.
27. Dentro il ristretto di
questo Territorio di Casacalenda sono molti luoghi già prima abitati, supponiamo la loro origine non prima del Secolo X. e
forsi appresso ; e ciò colla distruzione di Gerione ; imperciocché con tutte le vicende, alle quali fu
sottoposta quella Città, nel Secolo
XI. ancora era in piedi colle sue muraglie, conforme da validi documenti si osserva nel
lib.1. di queste nostre Memorie cap.5. n.1. e segg. Poi principiò totalmente a
soccombere, e che forsi i
suoi abitatori altri si ritirarono in Casacalenda, e altri in altri luoghi in quelle vicinanze,
e che in essi stabilissero la loro abitazione con propria Chiesa, e Arcipretura,
e si vede, che anche nel Secolo
XVI. in Gerione vi era il proprio Arciprete, come diffusamente nel luogo di sopra citato. Ciò
posto per una generale notizia
de’ luoghi distrutti in querto Tenimento, stimiamo ora far parola di essi paratitamente.
28. Casale Rucula. Questo stava posto sotto Gerione verso Settentrione, e da quivi mezzo miglio
distante alla riva del fiume Cigno. Si vedono le
sue rovine col nome di Cerro di Rucula, e se ne fa menzione solo nella Bolla d’Innoc.
IV. né si hanno altre notizie della sua fondazione, né della sua distruzione.
29. Casale di S.Martinello. Stava posto sopra il fiume Cigno in pianura un miglio
distante da
Casacalenda, e mezzo miglio da Rucula. Di questo Casale appena se ne vedono le
vestigia, e se ne fa menzione nel Registro del Sinodo sotto Monsignor Balduini
dell’anno 1571. dove tra’ chiamati all’ubbidienza, si legge : Archipresbyter S. Martinelli : comparuit
D. Vitus de Lallis : con che può credersi abitato dopo le dette Bolle, e
distrutto appresso.
30. Casale di S. Benedetto. Era posto nel luogo detto S.
Benedetto in strada, che conduce in Larino, distante da
Casacalenda mezzo miglio in circa : di questo Casale non abbiamo altra memoria, che quella, che ce ne
dà il detto
Registro, e lo supponiamo fondato dopo dette Bolle, e che per poco tempo fusse
stato abitato.
31. Casal Avellana. Di questo si fa memoria nelle Bolle di Lucio
III. e d’Innocenzo
IV. e nel Registro delle Arcipreture si legge Archipresbyter de Avellana. Era
sìtuato a Settentrione del
Casale di S. Benedetto, distante da lmedesimo mezzo miglio. Si suppone antichissimo
distrutto in questi ultimi tempi ; perché a tempo, che fu celebrato detto Sinodo vi era la
sua Arcipretura.
32. Casale d’Olivo. Si vedono le sue rovine sopra un Colle in confine del
fiume Biferno da Occidente, distante da
Casacalenda quattro miglia in circa, e tre dal Casale d’Ovellana. Si fa memoria di
questo Casale nella Sentenza del Card. Lombardo, e nelle Bolle di Lucio III. e
d’Innocenzo
IV. Pare, che in que’ tempi fusse un luogo notabile, ma distrutto prima della celebrazione del
suddetto Sinodo, perché nel
Registro delle Arcipreture di quel tempo non se ne fa menzione, se non vogliamo dire, che
questo fusse lo stesso, che Antinola, la di cui Arcipretura abbiamo in detto
Registro; giacché di quello Antinola, non abbiamo altra memoria, e di Olivola attualmente vi abbiamo un’
antichissima Torre esistente, quale si suppone fusse stata una delle fortezze della Città di Larino, col di cui Territorio confina per mezzo del Vallone, chiamato volgarmente il Vallon dell’Inferno.
33. Casale di S. Barbato.
Questo stava situato sopra un Colle due miglia lontano da Casacalenda, e altrettanto da Avellana, e confina col fiume
Biferno. Se ne fa menzione nelle Bolle di Lucio III. e d’Innocenzo IV. Si
suppone abbia preso il nome da S. Barbato, quale nel Sec.VII. era.
Vescovo di Benevento. Vi sono le sue vestigia, anzi le sepolture nel sito della
Chiesa, dedicata a S. Barbato. Questo luogo fu abitato da’ Latini, poi vi
s’introdussero gli Albanesi, e finalmente cogli altri Albanesi di questa Diocesi ne furono
espulsi d’ordine di D. Pietro di Toledo Viceré. L’anno 1560. fu riabitato, e nel
1579. fu data sentenza dalla Curia Vescovile di Larino a favore dell’Arciprete di
questo Casale, contro l’Arciprete, e Capitolo di Casacalenda sopra il dritto di
esiggere le Decime, che pretendeva l’Arciprete, e Capitolo di Casacalenda nel suo Territorio, e gli Atti sono nell’Archivio Episcopale.
34. Casale di S. Maria in Civita. Era posto sopra un Colle,
che scade nel fiume
Biferno, dal quale è distante da trecento passi, mille da Guardia Alfiera, e tre
da
Casacalenda in circa. Non si fa menzione di questo luogo nelle dette Bolle, e solo
si legge nel Registro delle Arcipreture della Diocesi del detto anno 1571. Archipresbyter Civitae S.
Mariae. Si vede adunque
questo luogo moderno, e distrutto nel Secolo XVI. e forsi in occasione della peste generale, che flagellò molto
questa Diocesi, dove varj luoghi restarono disabitati.
35. Casale Canale. Si vedono le sue vestigia sopra un Colle distante dal Casale di
S. Maria in Civita mezzo miglio, e altrettanto dal Biferno, che pasa; per le radici di
esso Monte ad Occidente. Se ne fa menzione in detta Sentenza del
Cardinal Lombardo, e nelle Bolle di Lucio III. e d’Innocenzo IV. come pure nel
Registro delle Arcipreture del 1571. Archipresbyter Canalis. Si suppone anche egli
disabitato in occasione di detta pcste.
36. Casale di Colle. Di questo anche si fa menzione in dette Bolle di
Lucio III. e d’Innocenzo
IV. Nel Registro delle Arcipreture si notano: Arcbipresbyter Canalis : Archipresbyter
Monticelli : Archipresbyter de Grimalda: Archipresbyter de Colli. Si vede adunque,
che erano luoghi
distinti, Colle, e Grimaldo, e Monticello, e oggi si chiama Colle di S. Lorenzo dal titolo della
Chiesa di S. Lorenzo, che vi era, posta sopra un Colle, un miglio lontano dal Biferno, e ancora vi
sono pezzi di fabbriche forsi
distrutto in detta occasione della peste .
37. Casal Grimaldo deve credersi abbia preso il nome dalla Famiglia
Cevagrimaldi, che possede’ Providenti, e altri luoghi. Sta posto sopra un Colle, che
scade nel Vallone detto della Crivellina, quasi in faccia a Guardia Alfiera,
intermezzando il fiume Biferno. Se ne fa memoria in detta Bolla d’Innocenzo
IV. e nel Registro delle Arcipreture, e si suppone anche egli distrutto in
occasione de’
tremuoti, o della peste, e vi sono alcune vestigia delle sue fabbriche.
38. Casale Monticello, oggi detto Monte di Ceci. Si nota anche egli in detta Bolla
d’Innocenzo
IV. e nel Registro delle Arcipreture. Sta posto da quella parte del Biferno ad Oriente, da dove è
distante un miglio. Vi sono alcune vestigia, e parimente si suppone disabitato in
occasione della
peste, o de’ tremuoti.
Fine del Quarto Libro.