Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Di Colletorto
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1. STa
posta quella Terra, chiamata Colletorto, sopra un Colle, e tiene una tale appellazione
forsi dalla situazione del Colle, o sia Monte, non dritto. Al riferire di Leandro Alberti,
e del Frezza, che lo siegue fu anche detto Colle Forte, e forsi anche a riguardo della
sua situazione, e per le forti muraglie, che lo circondano con una Torre insigne, quale felicemente
si conserva tra le altre. Confina dalla parte di Oriente, e Mezzo giorno coll’antica Terra, detta di S. Pietro in Valle, col Territorio di Bonefro dalla parte di Occidente, e per Settentrione con S. Giuliano, e Badìa di S.Elena. Il
suo sito è motto ameno, abbondante di acque, fruttifero, e di aria assai perfetta,
godendosi la vista dell’Adriatico, di gran parte di Puglia, e tiene sotto l’occhio
quasi tutta la Diocesi.
2. Ella non è Terra antica per quel, che riferiscono Leandro Alberti, e il
Frezza. In fatti di essa non si fa parola nel notamento de’ luoghi, e Terre della
Diocesi, che abbiamo nelle più volte citate sentenza del Cardinal Lombardo, e Bolle di
Lucio III. e d’Innocenzo IV. e la supponiamo fabbricata appresso dalle reliquie della Terra di
Loreto, e del Casale S. Lucia posto in suo Territorio, come appresso, e di altri luoghi, e Terre,
distrutte in quelle vicinanze, come sono di S. Vito, S. Elena,
Casale alto, Melanico, Farato, e maggiormente dalla distruzione di Montecalvo, e Tonnicchio,
quali tutti vengono nominati in detta sentenza, e Bolle, e de’quali al presente appena li vedono pochi monumenti di fabbriche, come
ne’ loro luoghi.
3. Possiamo conghietturare, che sia stata edificata, o fortificata a tempo della Regina
Giovanna I. figlia di Carlo II. di Angiò, che regnò dall’anno 1343. e
finì miseramente l’anno 1382. nel Castello di Muro. Questo nostro parere viene
confermato dalle Reali insegne, che innalzava la medesima, le quali si vedono intagliate in marmo nella
sopraddetta gran Torre.
4. Le fabbriche civili degli Abitatori sono molto comode col Palazzo Baronale, che attacca colla Torre, ben formato, e con tutti li
comodi. Oltre al ricinto della Terra vi è un Suborgo contiguo dalla parte di Occidente di buone
abitazioni. Il Territorio è fertile di ogni sorta di viveri, in particolare di
grano, e ottimo vino in abbondanza, oltre al proprio bisogno, né mancano frutti di ogni
specie. Nella numerazione de’ Fuochi del 1601. riferita dal Frezza erano
215. in quella del 1669. stampata dal de Bonis nel 1671. si dice Colletorto antico
231. e nuovo 216.
5. Non sappiamo da chi ella sia. stata posseduta ne’ primi
suoi tempi, se non volessimo dire, che ne fussero possessori quei, che avevano il dominio de’
luoghi distrutti ; è certo però, che in questi ultimi tempi ella andava collo Stato di
Celenza de’ Signori Gambacorta, Duchi di Limatola, e di Celenza, otto miglia lontana da Colletorto,
estinta questa Illustre Casa a nostro tempo, e nella situazione suddetta tra’ Feudatarj di Capitanata
si legge : Ill. Carlo Gambacorta, Duca di Celenza per la Terra di Colletorto. Nell’anno
1704. passò con titolo di compra in persona del Signor D. Bartolomeo Rota, Patrizio di Cremona, e la
possiede con titolo di Marchesato.
6. Il medesimo vi destina il Governatore per l’amministrazione della
giustizia, e circa il di più si governa intorno all’Annona, e al pubblico peculio da tre Eletti, e da tre Sindaci, che
si scelgono dal Padrone del luogo dal numero di dodici Cittadini, i quali si nominano dagli Eletti, e Sindaci vecchi
in pubblico parlamento, che si fa ogni anno il 24. di Giugno, giorno solenne di S. Gio:
Bartista, Titolare della Chiesa Matrice, e Padrone principale della Terra, e quello
secondo l’antica costumanza, confermata tra li ventidue capi di un laudo, e
arbitramento da Noi fatto, e pubblicato li 18. Febraro dell’ anno 1730. per la
destinazione avutane dal Sagro Real Conseglio sopra le antichissime differenze tra il Padrone del luogo, e l’Università. accettato
dalle Partì in tutti i suoi capi, e successivamente confermato dal Sagro Real
Della Chiesi Matrice.
7. Questa Chiesa sotto il titolo di S. Giovanni Battista, benché da Noi fusse stata trovata fabbricata di pietre quadrate ; nientedimeno vedendosi fuori di proporzione, senza comodo, né di Coro, né di Sagrestia, e incapace rispetto al numero degli Abitatori, a’ prieghi anche della Communità, e dell’Arciprete, e Clero, nella Visita del 1730. ordinassimo darsi a tutto ciò riparo. Quindi fatta compra a spese della medesima Chiesa di più Case, che si trovavano attorno, e quelle demolite, tosto fu dato principio alla nuova fabbrica, e successivarnente fu totalmente compiuta con Coro decente, Sagrestia comoda, restando della vecchia fabbrica il solo Campanile, che è ben formato, anche di pietre quadrate.
8. È ad una nave, formata nello
stesso sito, della lunghezza di palmi 112. e di larghezza a proporzione con disegno di Architetto venuto da Napoli,
tutta di ordine Toscano, ornata di stucchi, e cosi ben composta, che in occasione
de’ tremuoti, i quali per lungo tempo hanno afflitto tutte quelle parti, non si è portato pregiudizio veruno alle
sue fabbriche, siccome neppure alle molte altre fatte, o ristaurate in questa Diocesi a
nostro tempo.
9. Nell’antica Chiesa, oltre all’Altar Maggiore col titolo di
S. Gio: Battista vi erano tre altri Altari, uno sotto il titolo di S. Maria della Purità della Famiglia
de Ruberti, l’Altare della Madonna del Santissimo Rofario e l’Altare sotto il titolo di S. Gaetano.
10. Nella Chiesa nuova si contano sette Altari, tutti formati colla
stessa misura, e con Quadri nuovi dello stesso pennello, e sono: l’Altar Maggiore,
posto sotto l’arco maggiore, formato di marmo all’uso moderno Romano con commessi di varj colori dal Scultore
Troccoli, Napolitano, più volte nominato sotto il titolo di S. Gio;
Battista Titolare, e Padrone principale colla sua Statua di legno, ben fatta posta
sopra di esso.
11. Oltre all’Altare Maggiore, vi è l’Altare sotto il titolo di S. Maria del
Carmine, S. Antonio di Padova, S. Francesco Saverio, e S. Gennaro Vesc. e Mart., l’Altare di S. Maria del Bagno, di S. Filippo Neri, e di S. Michele
Arcangelo, quale fu conceduto per sé, e suoi al R. D. Fulvio de Rosa, Economo,
Vicario Foraneo, e Decano di essa Chiesa per le molte spefe da lui fatte in suo beneficio, e per la vigilanza avuta nella fabbrica della
medesima . Finalmente l’Altare sotto il titolo di S. Pardo, Vesc. e Conf. Padrone principale della Città, e
Diocesi Larinese, di S. Leone, Conf. Padrone principale della Terra di S. Martino, di S. Lucia V. e M. e di S. Antonio Abate. Dal lato dell’Epistola vi è l’Altare
di S. Giuseppe, Sposo della Beatissima Vergine colla sua Statua, fatta a spese di
Angelo Colavita di S. Elia, Diocesi di Benevento, abitante in detta Terra coll’uso della Sepoltura per
sé, e suoi : l’Altare del Santissimo Rosario, che si amministra dal proprio Procuratore, che
si elegge dalla Confraternita sotto questo titolo, e si conferma dall’Ordinario: l’Altare di S. Maria della Purità, di S.Gaetano, e di S. Andrea Avellino.
12. Si venerano in questa Chiesa molte Sagre Reliquie, e sono
poste in un armario con sue autentiche, formato nel pilastro dell’arco maggiore da
parte dell’Epistola, a corrispondenza dell’altro, che sta fatto da parte del Vangelo, dove
sono riposti gli Olj sagri : e sono di S. Gio: Battista, di S. Martino Pp. e M.
di S. Cassiano Prete, di S, Stefano M., di S. Teodoro, di S. Tellurio, di S.Mauro M., di S. Simone
Giusto, di S. Pascasio, di S. Fabiano , di S. Tommaso Vesc, e M., di S. Savino
Vesc. e M., de’ SS. Primiano e Firmiano MM., di S. Alessandrina
M., de’ SS. Quaranta MM. di S. Stetano Protom., di S. Maria Maddalena, e di S.
Orsola V. e M.
13. La sua Sagrestia, che è una delle migliori della Diocesi, e che tiene
l’ingresso per il Presbiterio è fornita di tutto il bisognevole per una nobile
Chiesa Arcipretale con cura d’Anime, e per quanto possa occorrere per tutte le
altre funzioni Ecclesiastiche Corali, e fuori di esso.
14. La Chiesa viene servita dal suo Arciprete, da due Presbiteri, un Diacono, e due Suddiaconi Porzionarj, e vi
sono molti altri Ecclesiastici, che servono la medesima, anche per abilitarsi alla porzione a tenore delle
Costituzioni Sinodali, e costante osservanza.
15. Il Cimiterio anticamente era posto dietro la Chiesa Matrice, e propriamente a capo di
essa, tramezzandovi la strada pubblica : ora a cagione della nuova fabbrica si è tolto da quel luogo, e
si è formato un altro fin dall’anno 1731. con tutta la decenza, avanti
l’entrare della Porta maggiore della Terra.
Delle Chiese fuori della Terra.
16. Nel Suborgo si ritrova una
Chiesa col titolo di S. Rocco, la quale è posta in strada, che conduce al fonte, chiamato Fonte
Ceraso , dal quale è distante cinquanta passi in circa, e altrettanto dal Convento de’ Riformati, di cui
appresso. Ella è antica, e quasi intera è stata rifatta nelle sue fabbriche per
l’attenzione pietosa di D. Fulvio de Rosa, Economo dell’Arcipretura, vacante in quel tempo, e nell’anno 1743. anch’egli è defonto : e ciò
perché questa Chiesa è unita all’Arcipretura.
17. Abbiamo ancora la Chiesa sotto l’invocazione di S. Maria di Loreto,
situata nel luogo, ove era il Castello appellato Loreto, di cui appresso. Nella Platea generale della
Diocesi, fatta dal mai bastantemente lodato zelo di Monsignor Persio Caracci l’anno 1638. ove
si parla di Colletorto si descrive quella Chiesa Badiale Consistoriale ; ella però è
assai povera, unita all’Arcipretura ; e nell’anno 1734. con diligenza del sopraddetto
D. Fulvio di Rosa è stata ristaurata, e pulita, provedendola ancora di tutto il
necessario. Contigua ad essa si vede l’abitazione per lo Romita.
Del nuovo Convento de’ Minori Osservanti Riformati
di S. Francesco d’Assisi.
18. Nel Borgo vi era costrutto un Conventino sotto il titolo di S. Maria del Carmine, che fu abitato da’ Religiosi di quest’Ordine, e poi suppresso colla generale suppressione de’ Conventini sotto Innocenzo X. Fu unito all’Arcipretura, e noi per secondare la pia intenzione del Signor D. Bartolomeo Rota, Marchese di essa Terra col precedente consenso degl’Interessati lo concedessimo a’ PP. Riformati di S. Francesco della Provincia di S. Angelo per fabbricarvi un Convento di quest’ Ordine ; come in fatti si è fabbricato a spese del lodato Signor Marchese. Si diè principio a quest’opera nel 1730. e ora già terminato è uno de’ principali Conventi di essa Provincia sì per il sito, dove è posto di aria perfetta, sì per la fabbrica capace di numerosa famiglia, avendo 42. Celle, ben fatte, oltre a tutte l’altre Officine, ordinate senza sparagno.
19. La Chiesa di questo nuovo Convento non
si è riformata, però è preveduta di tutto il bisognevole : Ella è a due navi con
due porte di buona struttura, ma non molto capace, né propria per un Convento. Vi
sono quattro Altari. Nella nave contigua alla fabbrica del Convento incontro alla
Porta vi è l’Altare della Madonna del Carmine, e ha il suo Procuratore, che conferma l’Ordinario, il quale
amministra alcuna porzione di frumento, che si dispensa a’ Cittadini. Dal lato da parte del Vangelo vi è l’Altare di S. Antonio di Padova. Dal corno dell’Epistola nell’altra nave
si vede l’Altare di S. Francesco Saverio, e appresso l’Altare sotto il titolo di
S. Gennaro Vesc. e M. fondato a spese del fu Carlo Aloja, il quale nel suo testamento
lasciò erede di tutti i suoi Beni lo stesso Altare.
20. La Bolla della fondazione di questo Convento da Noi fatta colle dovute licenze è del tenore, che
siegue: Joannes Andreas Tria Dei, & S. Sedis Apostolicae Gratia
Efiscosus Larinensis : SSmi D. N. Benedicti PP. XIV. "Prael. Domesticus, ejusque
Pontificio Solio Episcopus Assistens, Suprema, ac Universalis Inquisitionis de Urbe
Consultor, Aurorae Baro & c. Ad perpet. rei memoriam. Ea quae,
operarios in Vinea. Domini multiplicant, Divinumque cultum promovent, & augent, atque
Populum nobis in Domino concreditum in nostri, ac successorum nostrorum levamen per
salutis semitam dirigere possunt, sedulò complctimur : Sane pro parte piissìmi Viri,
ac nobilis D. Bartolomaei Rota, Patritii Cremonensis, & Napoli Incolae,
Marchionis Terrae Collis Torti, nostrae Larinen. Diocesis nuper fuit nobis in quodam memoriali
expositum pront fequitur : Illustrissimo, e Reverendissimo Signore. Il Procuratore dell’Illustrissimo Signor
D. Battolomeo Rota, Marchese di Colletorto, si da l’onore di raccordare a V. S.
lllustrissima , come fin dal 1729. il suddetto Signor Marchese con suo concerto
diede principio alla Fabbrica di un Convento formale in un Conventino già suppresso,
sito, e posto in detta sua Terra Diocesi di Larino, propriamente nel confine del Borgo, è Falda del Monte, quale poi anche col
suo consenso fu dato ad abitare per modo di provisione, e per uso di Ospizio a’ PP. Minori
della più stretta Osservanza di S. Francesco di Assisi di quella Provincia di S. Angelo,
coll’uso anche della Chiesa del medesimo Con ventino, sotto il titolo di S. Maria del
Carmine ; e in appresso essendosi supplicata questa S. Congregazione della disciplina Regolare per il
suo Assenso, fu quello ottenuto in data de’ 26. Agosto fin dall’anno 1735. e rimesso
all’arbitrio di V.S. Illustrissìma del tenore, che siegue: Visis existentibus
narratis, & accedente consensu Parochi, Communitatis, aliorum regularium
interesse habentium, postquam sibi constiterit fabricam, praedicti Hospitii, cum
Ecclesia, Campanili, Choro, Sacristia, Refettorio, Dormitorio, Hortis, & spatiis
numeris omnibus esse absolutam, & supellectili tam sacra, quam profana, sufficienter
instructum, ac ex elemosinis piorum Benefactorum inibi duodecim Heligiosos
commode sustentari posse ad declarationem hujusmodi Hospitii in Conventum formalem
pro suo arbitrio, & conscientia deveniat ; tamen , ut in reliquis omnibus, per SS.
Canones, & Concilii Tridentini Constitutiones Apostolicas, & Ordinis praedicti circa
hujusmodi Conventum Regularium erectiones proscripta sunt, religiose serventur &
c. E come che già il tutto si ritrova in stato da potersi introdurre in esso
l’osservanza, e disciplina Regolare, a tenore di quanto si prescrive col suddetto
rescritto della S. Congregazione ; di maniera che comodamente può mantenersi in detto Convento il numero
prescritto, e maggiore assai de’ Religiosi, con tutte quelle comodità, che si richieggono,
secondo le di loro Costituzioni, e Disposizioni de’ SS. Canoni ; si supplicò perciò V.
S. Illustrissima dare esecuzione alla facoltà commessale da detta S. Congregazione, e
la medesima restò servita, ordinare, che si stipolasse l’istrumento della fondazione fra
esso Signor Marchese, e il Procuratore, o sia Sindaco Apostolico de’ suddetti PP. come in fatti è
stato quello stipolato con tutte le solennità tra il medesimo Signor Marchese di Colletorto da una parte, e il Magnifico
Donato di Antonio da Napoli Procuratore spenalmente costìtuito da’
Padri di detta Provincia, coll’intervento anche del P. Fra Daniele della Cirignola de’
Minori Osservanti Riformati di S. Francesco d’Assisi in Napoli li 5. Giugno di quest’anno 1741. per mano di
Bartolomeo Matteo di Fiore Notare, e con esso detto Signor Marchese dona,
dà, e concede il suddetto Convento, e Chiesa sotto il titolo di S. Maria del Carmiine, fabbricato a
sue spese con tutte le suppellettili così sagre, come profane, similmente fatte a
sue spese in beneficio de’ suddetti Religiosi di detta Provincia di S. Angelo
presenti, e futuri in perpetuo, e per essi al suddetto Signor Donato d’Antonio di Napoli loro Procuratore, e Sindaco
specialmente costituito con le seguenti condizioni, obblighi, pesi, e riserve, e non
altrimen te, e sono : Primo, esso Illustrissimo Signor Marchese D. Bartolomeo
si ave espressamente riserbato tanto per sé, quanto per suoi eredi, e successori nel
suddetto Feudo in infinitum, & in perpetuum l’uso di un quarto, o di più
stanze, che si fabbricasse a suo modo, col comodo della Cucina, e simili Officine, cosi per
esso, come per li parenti del Signor Barone pro tempore in primo, e secondo grado,
caso che per loro divozione ivi volessero commorare, e ciò s’intenda, e debba
intendersi senza portare veruna soggezione, né dispendj alli Religiosi di quello. Secondo,
esso Illustrissimo Signor Marchese D. Bartolomeo si ave espressamente riserbato,
siccome si serba per sé, suoi eredi, e successori usque ad secundum gradum
inclusive tantum in detto Feudo l’officio di Sindaco Apostolico del suddetto Convento,
ut supra fondato, e dotato, con la facoltà d’invigilare, e sovraintendere
agl’interessi del medesimo Convento, e suoi Religiosi, e di surrogare uno, o più
Sostituti a tenore delle Apostoliche Costituzioni, che fussero però anche di sodisfazione, e piacere del Superiore
pro tempore. Terzo, che fusse, e sia lecito alle Signore Baronesse con sue parenti femine in primo, e
secondo grado di entrare in detto Convento ut supra, fondato, e dotato, e
suoi Chiostri interiori, accompagnate da due Ecclesiastici, e da due altre donne di matura età, e ciò in perpetuo in qualche giorno dell’Anno a loro arbitrio
coll’intelligenza dell’Ordinario del luogo ; Quarto, che sia lecito al Signor Barone, e
suoi parenti in primo, e secondo grado pro tempore in perpetuum tenere occupato
sedie, e luogo distinto in Chiesa, in occasione delle funzioni Ecclesiastiche, e ivi ricevere quelle onorificenze , che
sogliono darsi a’ Fondatori insigni de’ Conventi. Quinto, che il Sindaco Apostolico
pro tempore in correspettività degl’infrascritti Legati di grano, oglio, e denari
sia tenuto, e obbligato, siccome il suddetto Signor Donato in detto nome con giuramento promette, e
si obbliga far celebrare nella Chiesa di detto Convento di sopra fondato, e dotato tre
Messe all’anno dalli suddetti Padri Religiosi di quello, cioè una Messa nel dì del
possesso, che prenderanno i Baroni pro tempore del Feudo, pro gratiarum actione, un’ altra
Messa nel giorno della Nascita di esso pro gratiarum actione, e per la sua
Conservazione, e l’altra Messa, seu la terza in die obitus dell’ultimo Barone, e
questo sempre, ed in perpetuo. Sesto, che li Reverendi Padri, Guardiano, e Superiore locale
sia tenuto, & obbligato, e per essi il Sindaco Apostolico, o sia Sostituto pro tempore in ogn’anno
consegnare al Signor Barone pro tempore, ed in suo luogo, ritrovandosi assente, al
suo Erario la Candela benedetta nel giorno della Candelora, e la Palma benedetta nel giorno delle Palme,
e questo parimente in perpetuo. Settimo, che il numero de’ Religiosi, che dovrà
stare in detto Convento sia, e debba essere sempre a tenore delle Costituzioni Apostoliche per li Conventi formali, e che tanto
sul caso, che per volontà ; & operazione de’ RR. PP. della suddetta Provincia, quanto per ordine della S. Sede
Apostolica, o per qualunque altro accidente tanto opinato, quanto inopinato , nullo affatto
escluso d. Pio Luogo si sopprimesse, e non restasse Convento formale a tenore di dette
Apostoliche Costituzioni, in ciascheduno di detti casi si è espressamente convenuto, conforme
si conviene fra ambe esse parti in detti respettivi nomi, che esso Illmo Sig.
Marchese D. Bartolomeo, e suoi eredi, e successori in d. Feudo non debbano
restar tenuti, né oblìgati a minima cosa contenuto in d. presente istrumento.
Verum nel caso di qualche accidente opinato, o inopinato cascasse qualche fabrica, o per altro riattamento del d. Convento, o pure
si rinovasse qualche altra cosa per il maggior splendore di quello, e convenisse a detti RR. PP. minorare ancora
famiglia per qualche tempo, alla riserva però de’ Confessori, che sono sempre
necessari per il Publico, in tal predetto caso resti tenuto, & obligato il sud. Illmo Sig.
Marchese D. Bartolomeo, e suoi eredi, e successori in d. Feudo continuargli
sempre l’elemosina di sopra espressata senza veruna eccezzione. Ottavo, che siano tenuti, & obligati,
siccome il sud. Signor Donato proprio nomine, quo supra promette, e
si obliga, li sud. RR. PP. Religiosi presenti, e pro tempore futuri del sud. Convento,
ut supra fondato, e dotato in infinitum & in perpetuum oltre le
sud. tre Messe celebrande in ogni anno della maniera di sopra espressata e descritta, di celebrare un altra
Messa cantata nella Ven. Chiesa di d. Convento in ciascun anno nel giorno della
Festività della SS.Concezzione di Maria sempre Vergine secondo l’intenzione di d. Illmo Sig.
Marchese D. Bartolomeo, e anche pregare sempre Iddio per il medesimo, come fondatore di d. Convento. E per ultimo
si dichiara , e si conviene fra ambe esse parti in d. respettivi nomi, che» l’obligo che
si fa da esso Illmo Sig. Marchese D. Bartolomeo debba specificamente
intendersi, e sia, come Possessore, ed utile Barone della sud. Terre di Colletorto, la quale
assolutamente, salvolvo Regio assenso impetrando, debba restare obligata, ed ipotecata per l’inviolabile
osservanza del presente contratto, e da tutto, e quanto di sopra si è descritto,
& uti infra si converrà, e prometterà, e non altrimenti, né in altro modo. Ed
all’incontro il sud. Illmo Sig. Marchese D. Bartolomeo, e suoi eredi, e
successori in d. Feudo in infinitum , & in perpetuum, anche in correspettività, così della celebrazione di dette
respettive quattro Messe in ciaschedun anno, come di tutte le altre cose di sopra
descritte, e riserbate, siano tenuti, & obligati, siccome l’llmo stesso Sig. Marchete
D. Bartolomeo spontaneamente con giuramento avanti di noi promette, e si
obliga di dare, consegnare, corrispondere, contribuire in beneficio del suddetto Convento
ut supra fondato, e donato, e de’ suoi RR. PP. Religiosi pro tempore
assenti, e per essi del sud. Sig. Donato in d. nome presente, & accettante per tomola ventiquattro di grano,
stara ventiquattro d’oglio, ed oltre di ciò la somma di ducati venti in denari contanti in
ciaschedun’anno per via di elemosina da oggi avanti, & in futurum, in
infinitum , & in perpetuum, in d. Terra di Colletorto, ed alla
consegna, e corrisponsione sud. non mancare, né cessare per qualsivoglia causa , e
caso inopinato, vel opinato, Divino, seu humano, etiam ex facto Principis &
c. eccetto però nel caso, che d. Convento si supprimesse, e non restasse Convento formale, come
sopra si è detto, nel qual caso non siano tenuti a contribuire, né dare minima
cosa alcuna, come questo ed altro si legge nel medesimo istrumento, quale esibisce informa
publica, come anche il Regio assenso convenuto in d. Istru mento, e preso dal
medesimo Sig. Marchese per cautela del Procuratore, e Sindico del Convento, atteso
l’obligo di doversi somministrare il d. grano, oglio, e denaro annuale dagl’effetti Feudali di d. Terra in beneficio di d. Sindico del Convento, o
sia Procuratore del d. di detti PP. Minori della più stretta osservanza di S.
Francesco d’Assisi, chiamati Riformati, come in d. Regio assenso, al quale &
c. Laonde essendosi ridotte le cose in quest’ultimo stato, e desiderando il d. Sig.
Marchese vedere l’intero compimento delle sue brame col introduzione della disciplina regolare in d. Convento,
l’Oratore supplica perciò in suo nome V. S. Illma degnarsi dare pronta esecuzione colla facoltà communicatale dalla detta S. Congregazione,
omni meliori modo & c. che & c. Qua de re capta super praedictis informatione,
constito nobis etiam per judicialem accessum factum per nostram curiam super faciem
loci, fabricam presentis Hospitii, cum antiqua Ecclesia, Campanili, Coro, Sacristia,
Refectorio, Dormitorio, pluribus cellulis, officinis quampluribus, hortis, &
spaziis, numeris omnibus fore, &, esse absolutam, & supellectili tam Sacra,
quam profana sumptibus, & expensis pluries laudati Piissimi Viri D. Bartolomei
Rota, Marchionis ejusdem Terrae Collistorti nostrae Larinen. Dioecesis Fundatoris,
abunde instructam, atque ex supradictis eleemosinis, aliisque Piorum Benefactorum
inibi etiam viginti Religiosos commode sustentari posse, necnon habito de super
interesse habentium consensu, & visis videndis, & consideratis considerandis,
deveniendum fore, & esse, prout devenimus ad declarationem ejusdem Hospitii in Conventum formalem, ita
tamen ut omnia, qua per Sacros Canones in reliquis sunt prescripta, nostrasque
Constitutiones Sinodales, Statuta, presertim quo ad Divini Verbi predicationem, quoad
Processiones, & supplicationes, quoad funera, exequias, & sepulturas, quoad Indulgertiiarum
publicationes, & evulgationem, earumque usum, quoad sestorum dierum cultum, &
Sanctorum venerationem, quoad Sacras Immagina, & Sanctorum Reliquias, quoad Sacramentales
Confessiones excipiendas, & casuum reservationem, & presertim quoad ea,
quae in eisdem nostris Constitutionibus Synodalibus disponuntur, parte V. cap.XIV. de
Regularibus, religiose serventur, & citra omnium jurium nostrorum Episcopalium, &
Parocbi prejudicium, quae nobis, & successoribus nostris, dictoque Parocho, &
successoribus ejus in perpetuum semper volumus salva, & reservata, ita, de, et
super predictis nostrum assensum, consensum, et beneplacitum interponimus, et interpositum
esse volumus, mandantes nostro Vicario Generali Larinen. vel cui ipsi placuerit, quatenus ad omnem
instantiam, et requisitionem dicti lllmi D. Bartolomei Rota Marchionis
Collistorti, Fundatoris etc. vel ejus Procuratoris d. RR. PP. Reformatos, quos
strictioris observantia S. Francisci de Assisio appellant, ut. d. Prov. S.
Angeli RR. PP. sive eorum legitimum Procuratorem immittat, ponat, et inducat in
possessionem civilem, naturalem, et mixtam supradicti Conventus, quem erectum esse volumus, et
declaramus sub nomine, et titulo S. Mariae de Monte Carmelo, ab ejus antiqua
Ecclesia sumpto, et ejus jurium, et pertinentiarum immissum manuteneat, atque defendat,
quibuscumque in contrarium etc. super quibus etc., et ita etc. omni etc. In quorum etc. Datum
Roma extra Portam Latinam hac die XIV. Augusti 1741. SS. D. N. BENEDICTI
Divina Providentia PP. XIV. Pontificatus Anno I. Consecrationis nostrae Anno XXII.
Episcopatus vero Larinen Anno XV. feliciter Amen.
Jo: Andreas Episcopus Larinen.
Loco † Sigilli.
Julius Ferrua de mandato etc.
Delle Chiese distrutte.
21. Due sono le Chiese distrutte : una col titolo di S. Vincenzo M. tra la Chiesa di S. Rocco, e il Fonte delle cerase, ora è affatto buttata al suolo, e alcune poche sue rendite sono unite al Clero, in particolare un pezzo di Territorio, dato in enfiteusi ad Antonio de Roberto per l’annuo Canone di carlini tre. L’altra è sotto il titolo di S. Lucia, che diede il nome ad un Casale già distrutto colla medesima Chiesa, come appresso in parlarsi de ’luoghi distrutti di questa Terra.
De giorni Festivi particolari di questa Terra.
22. Oltre alla Festa di precetto, che si osserva per tutta la Chiesa in onore della Natività di S. Gio: Battista a’ 24. di Giugno, in questa Terra si osserva anche di precetto l’altra, che si celebra a’ 29. d’Agosto, in memoria della sua Decollazione, essendo Precursore di Gesù Cristo, Patrone principale, e per Divozione si osserva il giorno de’ 3. Decembre per S. Francesco Saverio.
De’ Luoghi distrutti.
23. Molti sono i luoghi distrutti, che prima furono abitati in queste pertinenze di Colletorto, o in confine del suo Territorio, e ne faremo parola separatamente.
Del Castello di Loreto.
24. Affatto è oscura a Noi l’antichità di
questo luogo, o sia Casale, o Terra, o Castello. Se ne fa però menzione nel Diploma della fondazione del Monistiero, e
Badia di S. Elena, fatta da Pandulfo, e Landulfo, Principi Longobardi, che
si legge disteso nel §.1. del preced. cap.10. Se ne parla nel Catalogo de’ Ba- roni
sotto Guglielmo II. detto il Buono, presso il Borello, ove de’ Feudatarj di Capitanata.
D. Guilelmus de Anglono tenet Loritum, quod est Fendum unius Mìlitis. Se ne fa anche memoria nella
sentenza del Cardinal Lombardo del 1175. e nelle Bolle di Lucio III. del 1181. e d’Innocenzo
IV. del 1254. e nella prima si legge Lauritum , e nelle altre due Laureto.
25. Era situato in questo Territorio, oggi chiamato di Colletorto,
sopra un Colle, distante dalla medesima un miglio, e mezzo in circa, posto sotto di
essa dalla parte di Greco a Levante, o sia Levante estivo, e scorre sotto il Colle un Torrente, che ha l’origine dall’altezza della Terra di S. Giuliano, e oggi tiene il nome di Vallone di Loreto, e fiume Loreto, che sbocca nel Fortore.
26. Supponiamo, che questo Castello sia stato de’ principali di
esse parti, e poi posseduto nell’anno 1208. da Matteo di Molise, come costa da un
Istrumento di concezione di un demanio nel luogo dove si dice Macle Raonis, vicino al
Casale di S. Lucia, di cui appresso a favore della Badìa di S. Elena, che si legge nel preced. cap.10. ove
si parla dello Spedale di S.Giuliano. Poi nell’anno 1256. si possedeva da Rigandasia, moglie di
Giulio d’Anglona, come dalla sentenza di reintegrazione di Montecalvo, e di Tonnicchio a favore del
sud. Monistero, e Badìa di S. Elena, che si legge in parlarsi di essa. Al presente appena
se ne veggono i suoi vestigj, distrutto assìeme con altri luoghi di queste vicinanze.
Del Casale di S. Lucia.
27. Questo Casale col nome di S. Lucia veniva posto nel Territorio, quale al presente è di pertinenza di Colletorto, da dove è lontano da circa mezzo miglio in un luogo, appellato le Macchie, e sta in strada, che conduce alla Terra di Carlantino. Ne’ suoi tempi fu di pertinenza della Badia, e Monistero di S. Elena. Si fa menzione di esso nello strumento di reintegrazione di un certo demanio nel luogo, dove si dice Macle Raonis, cioè Macchie di Raone, fatto per Matteo di Molise, a favore della stessa Badia, come Signore del Castello, o Terra di Loreto, di cui in que’ tempi era demanio, e d. strumento fatto l’anno 1208. si legge disteso nel preced. cap.10. ove si parla del Spedale di S. Giuliano; e ora appena se ne vede qualche misero vestigio sì del Casale, come della Chiesa.
Della Terra dì S. Pietro in Valle.
28. Tra luoghi della nostra Diocesi
si ritrova notato S. Pietro in Valle propriamente tra Ficarola, e
Loreto così nella sentenza del Cardinal Lombardo, come nelle Bolle de’ Papi
Lucio III. e Innocenzo IV. Nel Registro delle Chiese Arcipretali non abbiamo di
essa alcuna menzione, e si legge tra le Badiali; Abbas S. Petri in Valle ;
su di che si può vedere ciò, che si è da noi notato, parlando delle Grancie della Commenda di S. Primiano
di Larino.
29. Veniva posta questa Terra in una valle appellata Valle Fortore,
preso il nome dal Fiume Fortore, col quale confina da Oriente verso Carlantino, e
Celenza della Diocesi di Volturara, per mezzo giorno col Fiume Cigno, per mezzo di cui
si divìde la Diocesi di Larino da quella di Benevento per la Terra di Macchia, da Occidente colla
distrutta Terra di Ficarola, della quale poco appresso dirassi, e per Settentrione col
distrutto Castello di Loreto, e colla Terra di Colletorto. Oggi di questa Terra niente abbiamo, per
essere affatto buttata al suolo, e rimangono alcuni pochi segni delle sue fabbriche, e
si possiede da chi tiene la Terra di Celenza, colla quale è confinante, come
sopra si è detto.
Della Terra, e Badia di Ficarola.
30. Troviamo questa antichissima Terra di
Ficarola. posta tra S.Vito, e S. Pietro in Valle, e si legge notata nella
sentenza del Cardinal Lombardo, e nello Bolle di Lucio III. e Innocenzo IV. Ma della
sua origine a noi non costa cosa veruna ; e sappiamo solamente, che fu del Contado di
Pantasia de’ Serenissimi Principi Longobardi, come apparisce da’ privilegj di essi, notati in altro luogo di
queste Memorie. Ella si ritrova già distrutta totalmente, e la supponiamo disabitata fin dal Secolo XV. e
forsi colle occasioni di sopra enunciate ; è ben vero che negli atti della Visita, fatta della
sua Chiesa Parrocchiale l’anno 1614. si legge, che in quel tempo si ritrovava in piedi il Fonte
Battesimale.
31. Nel Catalogo de’ chiamati nel Sinodo Larinese, celebrato da
Bellisario Balduino nell’anno 1571. si legge : Archipresbyter Ficarola
- vacat : cosi nel Catalogo de’ chiamati nel Sinodo sotto Persio Caracci dell’anno
32. In quale luogo questa Terra fusse stata situata l’abbiamo ben chiaro dalla Platea generale di questa Diocesi, fatta sotto il governo del lodato Vescovo Caracci l’anno 1638. dove alla pag.69. parlandosi delle Chiese, e de’ luoghi pii della Terra di Ripabottoni così si legge : L’Abbadia di S. Maria di Ficarola situata ne’ Territorj, e pertinenze di Colletorto, limiti della Diocesi di Larino, confinante con il Fiume Cigno, colli Territorj di Colletorto, Territorj di S. Elia, Diocesi di Benevento, e altri fini di quella capacità, che si ritrova annotata nella Matricola dell’Abate, al presente la possiede l’Abate D. Alessandro Loreno, e ne paga alla Mensa Vescovile di Larino la quarta parte del Terraggio di grano, e orgio : non fa matricola a parte, ma ne percepe la Decima di ogni venti uno, tanto nella Diocesi di Larino, quanto nella. Diocesi di Benevento, dove sta situata detta Badia : es opra li medesimi confini oggi dieci di Settembre 1638. revela il Signor D. Gio : Domenico Pascale di S. Elia , che la detta Badia oltre li sopraddetti confini, la Selva di S. Vito, li Territorj dello Venifro, e con Torre di Zeppe, ed è di circuito da quattordici miglia in circa, parte colte, e parte bosco : L’Abate D. Alessandro Loreno Abate di S. Maria di Ficarola, come sopra : Ma poi questo Beneficio, fu unito al Sagro Seminario di Larino l’anno 1634. in vigore di Bolla del Vescovo Persio Caracci suddetto, e il Seminario ne fu posto in possesso a 27. di Settembre dell’anno 1655j. allora vacato per la morte del sopraddetto Alessandro Loreno, come dalla Bolla originale in pergamena, che si conserva nell’ Archivio del Seminario.
33. Qui è da soggiugnersi, come per ordine della ch. e f. m. di Fr. Vincenzo Maria Orsini Cardinale, e Arcivescovo Beneventano, e poi Sommo Pontefice col nome di Benedetto XIII. si fece l’Inventario di questo Beneficio coll’intervento di D. Carlo de Matthaeis, Arciprete, e di coloro del Reggimento della Terra di S. Elia l’anno 1713. da D. Gio: Battista Rotondo : e il detto Inventario. fu posto nella Platea di Benevento, e dice così: Inventario del Beneficio semplice senza cura sotto il titolo di S. Maria di Ficarola annesso al Sagro Seminario di Larino, sistente nella Terra di S. Elia del 1713. e lasciato l’altro, siegue.
In Nomine Domini Jefu Christi. Amen .
34. Questo è l’Inventario di tutti i beni mobili, stabili, rendite, ragioni, azioni, e pesi del Beneficio semplice senza cura, sotto il titolo di S. Maria a Ficarola della Terra di S. Elia Diocesi di Benevento fatto, e principiato il dì 13. Gennaro, e terminato sotto il di 18. del medesimo dell’anno 1713. per me Notare D. Gio: Battista Rotondo a questo effetto Deputato dall’Emo, e Rmo Signor Cardinal Orsini Arcivescovo scritto in presenza, e giusta la relazione, e asserzione del Molto Reverendo Signor D. Carlo de Mattaeis Arciprete, e ancora de’ Magnifici Gio : Domenico Biundi, Luciano Petrocelli, e Antonio Cacchione Sindaci, e Signor D. Gaetano Picenza, Gennaro Tartaglia, e Francesco di Salvatore Tartaglia Eletti, mediante giuramento loro dato dire, allegare, e affermare la verità, quali dicono, che detto Beneficio non ha altri beni, né altri frutti, rendite, ragioni, azioni, e pesi, che gl’infrascritti, videlicet.
Della Chiesa, e sua descrizione.
La Chiesa sotto il titolo di S.Maria a Ficarola stava situata dentro il Feudo di Ficarola, e proprio ove si vedono le vestigia della Terra chiamata Ficarola, che comparisce tutta diruta, e sta distante da S. Elia versa la parte Settentrionale circa passi 4000. e da tempo immemorabile sta unito al Sagro Seminario di Larino.
Della Decima Prediale.
La suddetta Chiesa è Beneficio senza cura di Anime, ha tenuto, e tiene il Jus di decimare sopra i Territorj dell’infrascritto Feudo alla ragione dì ogni tomola venti uno, e ciò per antica consuetudine, e s’intende di grano, orzo, legumi, e ogni altra sorta di vettovaglie
- sicché essendo di detto Territorio poco atto a coltivarsi, mentre la maggior parte
Descrizione del Feudo, ove sì decima.
Il Feudo chiamato di Ficarola sta situato nelle pertinenze dì S. Elia verso
la parte Settentrionale, distante da detta Terra di S. Elia circa passi 2500. e fra
bosco frattoso, e seminatorio è di capacità di tomoli quattromila ottocento settantacinque,
misure sei, e passi venticinque, come dalla misura, e pianta fatta dall’Agrimensore Sacerdote Signor
D. Antonio Pascucci da Candelara.
35. Fu fatto questo Inventario a tempo di Monsignor Pianetti, Vescovo
Larinese, e noi accorgendoci del pregiudizio, che s’inferiva alla Giuridizione della
Chiesa di Larino, laddove si asserisce, che la detta Badia fusse situata in Territorio
della Terra di S. Elia,
Diocesi di Benevento, ne portassimo le istanze nel Concilio Provinciale, celebrato in Benevento
l’anno 1729. avanti la fa. me. di Benedetto XIII. d’ordine del quale, essendo
Arcivescovo di Benevento, s’era formato detto Inventario coll’Occasione, che li Territorj di detta Badia
si stendono fin dentro i confini della lodata Terra di S. Elia e fentire le ragioni della
nostra Chiesa, e osservati li documenti della medesima da Monsignor di Targa, in quel tempo Vicegerente di
Nostro Signore in Benevento, e da altri Canonici Beneventani a ciò deputati finalmente fu
risoluto, come siegue.
Decretum S. Concilii Provincialis Beneventani,
habiti
coram Sanctissimo D. N. Benedicto XIII.
tanquam Archiepiscopo Beneventano.
de Anno 1729.
36. Cum SSmus D. N. Benedictus XIII. noster Archiepiscopus Metropolita, in quarta secreta Congregatione habita in Bibliothteca hujus Archiepiscopii cum Rmis Patribus Comprovincialibus nobis demandaverit tanquam Visitatori A Sacro Concilio deputato Metropolitani Archivii etiam de voto Rmorum Patrum perpensis juribus Rmi Patris Episcopi Larinensis petentis declarari Feudum nuncupatum Ficarola in ea parte, in qua aderat antiqua Ecclesia S. Mariae ad presens simplex Beneficium annexum sacro Seminario Larinensi esse, & fuisse de ejus Jurisdictione, & Dioecesi Larinensi, & proinde emendari Inventarium, sive Ptateam confectata de ordine hujus Metropolitanae Curiae de anno 1713. per D. Joannem Baptistam Rotondi Computistam Delegatum in Archivio Metropolitano existentem, in qua efferitur, dictum Benefìcium esse situm in hac Beneventana Dioecesi, unde nos parentes mandatis Sanctitatis Suae, perpensis juribus dicti Rmi Patris Larinensis, visisque sententia lata per S. M. Emum Archiepiscopum Lombardi de anno 1175. & Bulla S. M. Ludi PP. III. de anno 1181. & Innocentii PP. IV. de anno 1254. in appendice Synodi Dioecesanae per dictum Rmum Episcopum celebratae, & typis data de anno 1728. ex quibus omnibus satis liquet dictum realiter fuisse de Dioecesi praedicta Larinensi, vigore facultatis nobis traditae, & concessae a Sanctitate Sua, declaramus Beneficium praedictum positum in praefato Feudo diviso a Flumine nuncupato Cigno in ea parte versus tramontanam, & pertinentis Oppidi Collistorti, S. Juliani & Bonefri, ejusdem Dioecesis Larinensis spectare, & spectavisse praefatae DioecesiLarinensì, & proinde cassandam, & abolendam esse assertionem factam in praedicta Platea, utpote erroneam, nullumque jus competere Sanctae Metropolitanae Ecclesiae super dicto Beneficio, sed fuisse, & esse de plena jurisdictione dicti Rmi Patris Episcopi Larinensis. In cujus rei testimonium hanc presentem declarationem, & decisionem propriis manibus subscripsimus Beneventi in Metropolitano Archivio hac die 11. Mensis Maji 1729.
Fr. Antonius Epìscopus Bovinensis Visitator & c.
A suo proprio originali sisten in hoc Archivio Archiepiscopali extracta est praesens copia, cum quo collatione facta, concordat & c. licet & c. meliori semper salva & c. & in fidem & c.
Ita est F. Can. Insogna Archivista.
supradictam extractam fuisse factam propria manu, & caractere supradicti Rmi
D. F. Canc. Insogna Archivarii Metropolitana Ecclesiae Beneventanae, in mei
presentia, & in eodem Archivo hodie die 12. Mensis Maji 1719.
Testor Ego D. Orontius
Torelli Presbyter Motulensis, publicus Apostolicae Auctoritate Notarius Reg. &
c. in fidem & c.
Loco † Sigilli.