Memorie storiche della città e marchesato di Ceva/Capo VII - Seguita la genealogia d'Aleramo.

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Capo VII - Seguita la genealogia d'Aleramo.

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Capo VI - Diploma di ottone I a favore di Aleramo. Capo VIII - Genealogia dei marchesi di Ceva.
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CAPO VII.


Seguita la genealogia d’Aleramo.


Van d’accordo l’abate Sclavo ed il Moriondo nel dire che tre furono i figliuoli di Aleramo, cioè Guglielmo II, Anselmo I ed Oddone I;

Guglielmo II premorì al padre, come si rileva dall’atto di fondazione dell’abbazia di Grassano 1, in cui vuole Aleramo che da quei monaci si canti una messa quotidiana in suffragio dell’anima di Guglielmo suo figlio.

Anselmo I intervenne col padre alla fondazione della succitata abbazia di Grassano, e nel 991 già marito di Gisla, dotò di amplissimi redditi l’abbazia di S. Quintino a Spigno e mori circa il M.

Oddone ossia Ottone I trovossi pur anche alla fondazione dell’abbazia di Grassano, ma alla fondazione di quella di Spigno era già passato agli eterni riposi.

Fu questo lo stipite dei marchesi di Monferrato.

Da Anselmo I nacquero Ugone, Uberto I ed Anselmo II.

Da questi nacquero Tete ossia Ottone II, Ugone ed Anselmo III.

[p. 41 modifica]Da Tete nacquero Manfredo, Anselmo IV e Bonifacio fondatore dei sette marchesati, fra i quali è compreso quello di Ceva.

Questo Bonifacio ebbe 8 figli, con suo testamento fatto nel Castel di Loreto addì 5 ottobre 1125 ne istituì sette eredi delle sue ricche possessioni e ne diseredò l’ottavo per nome Bonifacio d’Incisa pei seguenti motivi:

1° Perchè fu da esso messo in prigione in un colla famiglia, e ve lo tenne sino a tanto che potè riscattarsi come si farebbe tra mortali nemici.

2° Perchè contrasse amicizia e giurò fedeltà a’ suoi mortali nemici.

3° Perchè unito ai suoi mortali nemici gli apportò grave danno con usurpargli tre dei migliori castelli che possedeva, cioè Montaldo, Montechiaro e Boves, sempre d’accordo coi suoi nemici. «Per has ingratitudines filium suum Bonifacium Incixiæ exheredavit.»

Gli altri sette figli nominati eredi, sono Manfredo, Guglielmo, Ugone, Anselmo, Enrico, Bonifacio Giuniore ed Oddone.

Questo testamento si è stipulato alla presenza di 29 testimonii « in praesentia bonorum hominum quorum nomina haec sunt ecc.» e fu rogato al notaio Lanfranco.

Morto Bonifacio circa l’anno 1125, i sette suoi figli ed eredi vennero ad una divisione per mezzo di lotti dell’eredità paterna, come risulta da istromento 22 dicembre 1142 stipulato in Savona e ricevuto da Ubercione notaio Imperiale.

Fra i documenti raccolti dal signor canonico Grassi di S. Cristina nella sua storia della Chiesa di Monteregale trovasi sotto il n. III quest’istrumento di divisione dei sette fratelli sunnominati.

Questo prezioso manoscritto a testimonianza di persona degna di fede, fu scoperto a Cortemiglia in una pergamena che serviva di coperta ad un Antifonario dei PP. Francescani.

[p. 42 modifica]Il signor notaio Ferreri Cevese, la di cui memoria vive onorata fra i suoi concittadini, vi si mise attorno, lo ricopiò con gran diligenza, ma con molte lacune per certe parole cancellate o non più leggibili. Il Grassi lo stampò fedelmente tale quale fu copiato dal notaio Ferreri. L’originale fu rimesso a persona esperta di caratteri antichi, onde cercar modo di riempiere le lacune lasciate dal Ferreri, ma sgraziatamente andò perduto.

L’istromento incomincia così: In nomine Domini amen. Haec est divisio inter Marchiones de Vasto scilicet Mainfredum, Villelmum, Hugonem, Anselmum, Heinricum, Bonifacium, et Oddonem filios quondam Bonifacii Marchionis.

Si fecero, come già si disse, sette lotti della eredità di Bonifacio.

Il primo toccò a Manfredo, e prese il nome di marchese di Saluzzo.

Il secondo a Guglielmo marchese di Busca.

Il terzo ad Ugone, marchese di Cravesana; questo marchesato non tardò ad essere unito a quello di Ceva per la morte d’Ugo senza prole.

Chi desidera conoscere di quanti paesi fossero composti questi lotti, può ricorrere all’opera succitata del Grassi, noi ci limiteremo a quello di Ceva così descritto: (tradotto dal latino).

Nella quarta parte poi posero e designarono « il castello, la villa, ed il luogo che si chiama Ceva, salvi i diritti di S. Maria di Pinerolo, colla villa e rocca di Cigliaro, salvi (i diritti) di S. Dalmazzo, il castello della Niella, la Bastia di Carassone, Rifreddo, Ventissen, Castellino, Marsaglia, Igliano, Roascio, Torricella, il castello e villa di Paroldo, Mombarcaro, salvi i diritti di S. Maria di Caramagna, il castello e luogo di Sale, salvi i diritti del Vescovo di Savona, di Montezemolo, di Castelnuovo, il castello di Mombasiglio, salvi i diritti del Vescovo d’Asti, Lisio, i castelli e luoghi di Monasterolo, di Viola, di [p. 43 modifica]Scagnello, il castello di Nuceto, il castello di Battifollo, Malpotremo, Perlo, il castello di Bagnasco, Massimino, Murialdo, colle decime, prestazioni e diritti che il signore Bonifacio lor padre sembrava avere, (habere videbatur) nella valle di Cossaglia, sino alle sommità delle Alpi, e nella villa della Torre, di S. Michele, di S. Paolo e di Lesegno, i quali castelli sono ora posseduti dal signore Oberti di Monteacuto, i diritti su Priero, Garessio, Poggiolo sino a Nava, ed in Vignolio, i dritti in Pamparato, nei Casali di Priola, di Malpotremo ecc., e tutto quanto si contiene nei confini di detti luoghi e ville. Sono coerenti a questo lotto il signor marchese Guglielmo per la sua parte, il signor Ugo pel marchesato di Clavesana, ed i signori marchesi Enrico e Bonifacio per le loro porzioni infradescritte, il Tanaro e la Bormida, la quale porzione come sopra ordinata di comune consenso e volontà dei predetti fratelli del Vasto, toccò al signor Anselmo e si è denominato marchesato di Ceva.»

La quinta parte toccò al marchese Bonifacio, e fu denominato marchesato di Cortemiglia.

La sesta al marchese Enrico, e si denominò marchesato di Savona.

La settima toccò al signor Oddone Boverio, e si chiamò contado di Loreto.


Note

  1. Quest’abbazia fu fondata dal marchese Aleramo unitamente alla consorte Gerberga, ed Anselmo e Oddone loro figliuoli, li 11 agosto 961. Benv. S. Giorgio, Ughelli ed Agost. della Chiesa.