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Mentre a i Zeffiri molli il crin sciogliea

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Antonio Caraccio

Indice:Zappi, Maratti - Rime II.pdf Canzoni Letteratura La bella intrecciata Intestazione 20 aprile 2025 75% Da definire

Selve incognite al Sol, torbide fonti Oltre le mete, che segnò del mondo
Questo testo fa parte della raccolta Rime d'alcuni Arcadi più celebri


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ANTONIO CARRACCIO

CANZONE

INTITOLATA LA BELLA INTRECCIATA

MEntre a i Zeffiri molli il crin sciogliea
     Colei, che dei suoi crini
     Tesse catere al mio dolente cuore,
     Ed il picciolo Amore
     5Saltellar si vedea
     Tra filo e fil di quei dorati stami,
     Quai veggiam gli augellini
     Scherzar tra verdi rami;
     Ella ver me, che di me fuor tenea
     10Ogni pensier fra quelle chiome involto,
     Rasserenando il volto:
     Vieni, mi disse, e di discreta ancella
     L’opra adempiendo in queste sciolte anella
     Prova, se in nastri, e in bende
     15Legar saprai chi già ti lega e prende.
Indi colla man candida m’offerse
     Le reticelle, e i veli,
     Le polveri odorate, i fior, le piume
     Cha di sparger costume
     20Sell’auree chiome e terse
     Per adescar gl’insidiati cuori
     Che non san qual si celi
     Laccio tra polve e fiori.
     Così Villan, che le sue reti aperse
     25In verde riva a i garruli augelletti,
     De’ lacciuoli sospetti
     Cuopre le fila di minute biade
     Onde il semplice stuol, che all’esca cade,
     Mentre sicuro crede
     30Pascere il ventre, s’incatena il piede,

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Io quasi scosso da gran sonno allora
     Non risolvea, rapito
     Da timore in un tempo e da desìo.
     Ben vaghezza avev’io,
     35Ch’io suoi lacci talora
     Fidasse in me, che prigionier mi tiene
     Ma poi non era ardito
     Di tentar le catene:
     E l’inesperienza e l’odio ancora,
     40Ch’era in me di quell’arti, e di quegl’usi
     Feminili e confusi,
     Temer faceanmi di vergogna, o danno;
     Pure mi trasse il mio desìo tiranno
     A trattare in quel crine,
     45Più che le pompe sue, le mie ruine.
Con eburneo strumento in pria le masse
     A scevrar cominciai
     Di quel fin or, che fluttuava tu̟tto;
     E parea, che in quel flutto
     50Ogni cuor naufragasse.
     Oh quante volte, in riversarle io spesso,
     Del mio cuor vi cercai
     Alcun vestigio impresso!
     E quante volte, ove incespar mostrasse
     55Il fesso avorio, io ne sospesi il dente
     Ansìoso e dolente
     Per timor, ch’il mio cuore ivi non fosse!
     E ben fu allor, che sventolate e scosse
     L’aurate fila, io dissi:
     60Fuggi, mio cuor; nè il mio consiglio udissi.
Ella ridendo pur, de’ varj modi
     Me ammaestrando gìa
     Come disporre or vaga treccia, or nastro;
     Ed io fatto già mastro
     65Tessea legami e nodi
     E gruppi e cerchj e tortuosi anelli,
     Ma più nell’alma mia,

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     Ch’a lucidi capelli,
     Ah crudo Amor, per quante vie tu godi
     70D’esercitar ne’ tuoi seguaci e servi
     Gli empi lacci protervi,
     E prova far de’ tuoi tiranni imperj!
     Che d’alma effeminata e di pensieri
     Non sazio ancor, vuoi d’essi
     75Effeminati i ministerj stessi.
E’ fama già, che tra le Reggie Lide,
     Poi ch’Ercole sul tergo
     I cardini librò dell’asse eterno,
     E ‘l debellato Inferno
     80Prostrato a piè si vide,
     Vinto restò da giovinetta Donna,
     Che del Leon l’usbergo
     Fece cangiargli in gonna.
     Allor mutato in femminella Alcide,
     85Delle reali Ancelle in mezzo al Coro,
     Siccome una di loro,
     Diessi a servir la vincitrice altera;
     Colla man robustissima e guerriera,
     Usa coll’Idre e gli Aspi,
     90Or le rocche avvolgendo, ed ora i naspi.
Ben si stupiro in rimirar quel Prode
     Trattar la lana e il fuso
     I Mondi allor, delle cui sfere istesse
     Altr’ei vinse, altre resse:
     95E ridea della frode
     Seco maravigliando Amor protervo,
     Che non era ancor’uso
     Serva a mirar di servo.
     Ma più che di stupor, degna di lode,
     100Più che di riso è la novella prova,
     E tal, che invidia muova
     Nè più fidi Amator; perocchè quanto
     Mc avanzò Alcide di fortezza,or tanto
     Di beltà, di sembianza
     105L’Onfale sua la mia Dorinda avanza.