Milione/148

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Capitolo 148
Di Quinsai

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Capitolo 148
Di Quinsai
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Quando l’uomo si parte de la città de Cianga, e’ va 3 giornate per molte castelle e città ricche e nobili, di grandi mercatantie e arti. È sono idoli e al Grande Kane; e ànno moneta di carta. Egli ànno da vivere ciò che bisogna al corpo de l’uomo. Di capo di queste tre giornate, si truova la sopranobile città di Quinsai, che vale a dire in francesco ’la città del cielo’. E conteròvi di sua nobiltà, però ch’è la piú nobile città del mondo e la migliore; e dirovi di sua nobiltà secondo che ’l re di questa provincia scrisse a Baian, che conquistò questa provincia de li Mangi; e questi la mandò al Grande Kane, perché, sappiendo tanta nobiltà, no la farebbe guastare. Ed i’ vi conterò per ordine ciò che la scrittura contenea; e tutto è vero però ch’io Marco lo vidi poscia co mi’ occhi.

La città di Quinsai dura in giro 100 miglia, e à 12.000 ponti di pietra; e sotto la maggior parte di questi ponti potrebbe passare una grande nave sotto l’arco, e per gli altre bene mezzana nave. E neuno di ciò si maravigl[i], perciò ch’ell’è tutta in acqua e cerchiata d’acqua; e però v’à tanti ponti per andare per tutta la terra.

Questa città à 12 arti, cioè di ciascuno mistieri una; e ciascun’arte à 12.000 stazioni, cioè 12.000 case; e ’n ciascuna bottega àe ’lmeno 10 uomini e in tal 15, e in tal 20 e in tal 30 e in tal 40, non tutti maestri ma discepoli. Questa città fornisce molte contrade; quiv’à tanti mercatanti e sí ricchi e in tanto novero, che non si potrebbe contare che si credesse. Anco vi dico che tutti li buoni uomini e le donne e li capi maestri no fanno nulla di lor mano, ma stanno cosí dilicatamente come fossono re e le donne come fossono cose angeliche. Ed èvi uno ordinamento che neuno può fare altr’arte che quella che fece suo padre: se ’l suo valesse 100.000 bisanti d’oro, no oserebbe fare altro mistiere.

Anche vi dico che verso mezzodie àe un lago che gira ben 30 miglia, e tutto d’intorno à be’ palagi e case fatte meravigliosamente, che sono di buoni uomini gentili; ed àvi monisteri e abadie d’idoli in grande quantità. Nel mezzo di questo lago à due isole: su ciascuna à uno molto bel palagio e ricco, sí ben fatto che bene pare palagio d’imperadore. E chi vòle fare nozze o convito, fàllo in questi palagi; e quini si [è] sempre forniti di vasellamenti, di scodelle e di taglieri e d’altri fornimenti.

Ne la città à molte belle case e torri di pietre e spesse, ove le persone portano le cose quando s’aprende fuoco ne la città, ché molto spesso vi s’acende, perché v’à molte case di legname.

È manucano tutte carne, cosí di cane e d’altre brutte bestie come di buon[e], che per cosa del mondo niun cristiano manicrebbe di quelle bestie ch’elli mangiano.

Anco vi dico che ciascuno dei 12.000 ponti guarda 10 uomini di die e di notte, perché neuno fosse ardito di ribelare la città. Nel mezzo de la terra à un monte, ov’à suso una torre, ove sta sempre suso uno uomo con una tavoletta in mano, e dàvi suso d’un bastone che ben s’ode da lunga. E questo fae quando fuoco s’acende ne la terra, o altra battaglia e mischia (vi si facesse). Molto la fa ben guardare il Grande Kane, però ch’è capo di tutta la provinci(a) deu Mangi, e perché n’à di questa città grande rédita, sí grande ch’a pena si potrebbe credere.

E tutte le vie de la città so’ lastricate di pietre e di mattoni, e cosí tutte le mastre vie de li Mangi, sí che tutte si posson cavalcare nettamente, ed a piede altressíe. E ancora vi dico che questa città à bene 3.000 stufe, ove si prende grande diletto gli uomini e le femine; e vannovi molto spesso, però che vivono molto nettamente di lor corpo. E sono i piú be’ bagni del mondo e’ magiori, ché bene vi si bagna insieme 100 persone.

Presso a questa villa a 15 miglia è ’l mare Ozeano, tra greco e levante. E quine è una città ch’à nome Gianfu, ov’è molto buon porto, ov’à molte navi che vegnono d’India e d’altri paesi; e da questa città al mare àe un grande fiume, onde le navi posson venire insino a la terra.

Questa provincia de li Mangi lo Grande Kane l’à partita in otto parti e ànne fatte 8 reami grandi e ricchi, e tutti rendono ogn’anno trebuto al Grande Kane. E in questa città dimora l’uno di questi re, e à ben sotto sé 140 cittadi grandi e ricche.
E sapiate che la provincia de li Mangi à bene 1.200 cittadi, e ciascuna à guardie per lo Grande Kane, com’io vi dirò. Sapiate che in ciascuna quella che meno n’àe, si à 1.000 guardie; e di ta’ n’à 10.000 e di tali 20.000 e 30.000, sí che ’l novero sarebbe sí grande, che non si potrebbe contare né credere di leggeri. Né none intendiate che quelli uomini sieno tutti Tarteri, ma vi n’àe del Catai, e no son tutti a cavallo quelle guardie, ma grande partita a piede.

La rédita ch’à ’l Grande Kane di questa provincia de li Mangi no si potrebbe credere né a pena scrivere, e ancora la sua nobilità.

L’usanza de li Mangi sono com’io vi dirò. Egli è vero, quando alcuno fanciullo nasce, o maschio o femina, il padre fa scrivere i(l) die e ’l punto e l’ora, il segno e la pianeta sotto ch’egli è nato, sicché ognuno lo sa di sé queste cose. E quando alcuno vuole fare alcun viaggio o alcuna cosa, vanno a loro stérlogi, in cu’ ànno grande fede, e fannosi dire lo lor migliore.

Ancora vi dico, quando lo corpo morto si porta ad ardere, tutti i parenti si vestono di canivaccio, cioè vilmente, per dolore, e vanno cosí presso al morto, e vanno sonando stormenti e cantando loro orazioni d’idoli. Quando (sono) làe ove ’l corpo si dé ardere, e’ fanno di carte uomini, femini, camelli, danari e molte cose. Quando il fuoco è bene aceso, fanno ardere lo corpo con tutte queste cose, e credono che quel morto avràe ne l’altro mondo tutte quelle cose da divero al suo servigio; e tutto l’onore che gli è fatto in questo mondo quando s’arde, gli sarà fatto quando andrà ne l’altro per gl’idoli.
E in questa terra è ’l palagio del re che si fugío, ch’era signor de li Mangi, ch’è il piú nobile e ’l piú ricco del mondo; ed io vi ne dirò alcuna cosa. Egli gira 10 miglia; è quadrato, col muro molto grosso e alto, e atorno e dentro a questo muro sono molto belli giardini, ov’è tutti buoni frutti. Ed èvi molte fontane e piú laghi, ov’à molti buoni pesci; e nel mezzo si è ’l palagio grande e bello. La sala (è) molto bella, ove mangerebbe molte persone, tutta dipinta ad oro ed azuro, co molte belle storie, ond’è molto dilettevole a vedere, ché per tutte le mura e la copertura non si può vedere altro che pinture ad oro. Non si potrebbe contare la nobeltà di questo palagio, ché v’à 20 sale tutte pare di grandezza, e sono tamante che bene vi mangerebbe agiatamente 10.000 uomini; e si à questo palagio bene mille camere.

Anche sapiate che ’n questa città à bene 160.000 di tomain di fumanti, cioè di case, e ciascuno tomain è 10 case e fumanti: la somma si è 1.600.000 di magioni d’abitanti, ne le quali à grandi palagi. E àvi una chiesa di cristiani nestorini solamente.

Sapiate che ciascuno umo de la villa e de’ borghi à scritto in su l’uscio lo nome suo e di sua moglie e de’ figliuoli e fanti e schiavi, e quanti cavalli tiene. E s’alcuno ne mure, fa guastare lo suo nome, e s’alcuno ne nasce, sí ’l vi fa scrivere, sí che ’l segnore de la villa sa tutta la gente per novero ch’à ne la villa, e cosí si fa in tutta la provincia de li Mangi e del Catai. Ancora v’àe un altro costume che gli albergatori scriveno in su la porta de la casa tutti gli uomini degli osti suoi, e ’l die che vi vegnono; e quando se ne vanno sí lo spegnono, sí che ’l Grande Kane può sapere chi va e chi viene. E questa è bella cosa e savia.

Or v’ò detto di questo una parte. Or vi vò’ contare de la rendita ch’àe il Grande Kane di questa terra e suo distretto, ch’è de le nove parti l’una de li Mangi.