Modo di condurre prontamente a termine le due strade ferrate da Genova a Torino ed alla Svizzera

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Anonimo

1851 Indice:Modo di condurre prontamente a termine le due strade ferrate da Genova a Torino ed alla Svizzera.djvu Ferrovie Modo di condurre prontamente a termine le due strade ferrate da Genova a Torino ed alla Svizzera Intestazione 3 gennaio 2020 100% Da definire


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MODO

DI CONDURRE PRONTAMENTE A TERMINE

LE DUE STRADE FERRATE

DA GENOVA A TORINO ED ALLA SVIZZERA.




Torino, 1 Maggio 1851.

Il progetto del Deputato Bianchi inteso a recare prontamente a termine le due Vie Ferrate da Genova a Torino, ed alla Svizzera, consiste sostanzialmente:

1° In che il Governo esponga in vendita un numero illimitato d’azioni (art. 21 del progetto) di L. 500 caduna (art. 2 id.), col beneficio del decimo (art. 18 id.).

2° Che tosto raccolte almeno 160/m azioni (art. 21 id.) gli azionisti formino Corpo morale sotto la denominazione di Società Nazionale Italiana, in cui il Governo entrerebbe come azionista per 40/m azioni, ossia 20 milioni rappresentati dal terzo del montare delle spese già consunte dal pubblico Erario intorno a dette strade.

3° In che questa Società (Corpo Morale) sia proprietaria ed usufruttuaria, fino a compiuto riscatto delle azioni (art. 11 id.) delle strade suddette, loro prodotti ed accessorii; ed in che abbia l’Amministrazione d’ogni cosa relativa, assieme al Governo co-amministratore, per mezzo di rappresentanti nelle forme Costituzionali (art. 6 id.);

4° In che il pubblico Erario guarentisca agli azionisti il compimento dell’interesse delle azioni al 5 %, (art. 3 id.).

5° In che la Società abbia ad estendere la benefica sua azione ad incremento del Commercio, dell’agricoltura, e delle industrie in proporzione dell’aumento delle azioni (art. 21 id.);

6° In che la Società, dedotto il montare di 40/m azioni (20 milioni), rimborsi al pubblico Erario le somme già consunte per le strade anzidette.

Questo progetto, allo stato delle nostre Nazionali Finanze, ne sembra l’unico che in economia sì materiale che politica, si pari atto a conseguire l’importantissimo, e si stringente scopo cui mira.

Il pubblico Erario abbisogna di 80 milioni (vedasi la relazione della Commissione sul Bilancio 1851 delle strade ferrate) per condurre a termine le due vie sumentovate; ed abbisogna pure di 40 milioni almeno per coprire la defficienza che offre il bilancio generale dello Stato del 1851 (si ritenga che mancherebbero circa 73 [p. 2 modifica]milioni, ma che sull’ultimo imprestito di 6 milioni di rendita v’è ancora un disponibile a vendere di circa 40 milioni di capital nominale). Sono adunque 120 milioni effettivi di cui l’Erario strettamente abbisogna.

Per procurargli il quarto, o tutto al più il terzo dell’egregia somma anzidetta, fu proposto nella Camera dei Deputati di vendere le due Vie Ferrate ad una privata Società mercè il rimborso all’Erario della maggior parte conseguibile delle somme in essa consunte. Quest’idea fu respinta dalla Camera per molte savie ragioni, alle quali noi aggiungiamo quella che indicherebbe l’apertura della banca rotta. Il Governo non sarebbe stato in ciò rilevato dall’imbarazzo finanziario.

Per procurare all’Erario l’egregia somma anzi accennata altro mezzo non si scorge che quello di contrarre un nuovo imprestito all’Estero. Ma questo imprestito è egli possibile d’ottenerlo, nell’attuale situazione politico-finanziera, alle condizioni almeno dell’ultimo?, nol crediamo;

Ma supponiamone la possibilità; non si potrà ottenere, per fermo, che al 75 netto p.%; dunque lo Stato dovrebbe caricarsi d’un nuovo debito in capitale di 150 milioni, e così dell’annua passività in interessi di sette milioni e mezzo.

Col progetto Bianchi le azioni della Società sono di L. 500 caduna col profitto all’aquisitore del 10 p.%; La Società farebbe fronte agli 80 milioni che ancor fan d’uopo per ultimare le due strade; rimborserebbe all’Erario 40 milioni, montare dei due terzi, della somma per essa consunta, lasciando l’altro terzo per la sua tangente d’azionista; le Finanze dello Stato garantirebbero agli azionisti il semestrale pagamento dell’interesse delle azioni, al 5%; e il Governo sarebbe rilevato da ogni imbarazzo finanziario, e le due Vie Ferrate sarebbero aperte al pubblico e commerciale servizio entro 25 o 30 mesi.

Ora noi chiediamo se sia più conveniente di attenersi all’idea dell’imprestito colla perdita del 25%, oppure a quella di creare azioni sociali colla sola perdita del 10%; ognun si attien, per certo, a questa seconda idea.

Ma si osserva da uomini gravi: È egli sperabile di poter raccogliere tante azioni da poter comporre l’ingente somma di 120 milioni?

Rispondiamo a quest’assennato quesito con far loro considerare:

1° Che non solo i Nazionali, ma gli Italiani tutti, non che gli esteri, sono chiamati a far acquisto d’azioni;

2° Che l’azione è di L. 500 col beneficio del decimo, e così ridotta in effettivo a L. 450, e che è pagabile in tre successive annuali rate di L. 150 caduna per cui è siffattamente a portata del popolo che il contadino, l’artigiano, il bottegaio e persino il semplice operaio, può, se vuole di proposito, economizzare 150 lire all’anno per acquistarla, e per entrare a far parte della patriotica associazione.

3° Che per costituire la Società in Corpo morale basta il raccogliere 160/m azioni (art. 21 del progetto) le quali somministrerebbero, deduzion fatta del decimo, 72 [p. 3 modifica]milioni quasi sufficienti per lo scopo principale dell’ultimazione delle due strade; che la levata di detta somma dalle borse private si riduce a 24 milioni all’anno, perchè le azioni sono pagabili in tre successive annuali rate; e che la suddetta levata di numerario è tanto più agevole, in quanto che i produttori del paese, l’agricoltura e le industrie, ripetono annualmente i loro frutti, ed in quanto che eziandio il numerario raccolto rientra sollecito progressivamente nella circolazione per causa delle spese cui è destinato;

4° Che la condizione di dover essere azionista per conservare ed ottenere impieghi nell’amministrazione delle strade ferrate, renderà alacre l’acquisto delle azioni;

5° Che la certezza in cui è l’azionista della rendita della sua azione al 5 % ipotecata generalmente sul pubblico Erario, e specialmente sulle strade medesime, lo farà sempre tranquillo del suo avere;

6° Che la cartolina dell’azione essendo titolo girante come quella del debito pubblico, può l’azionista sempre disporne come di numerario;

7° Che la Società di cui trattasi non è certamente nè immaginata nè fatta pei speculatori di grossi lucri, ma è politica, patriotica, di tuttissima opportunità pel paese nostro, offerente per altro sicurezza di onesto lucro, e tale da consolidare e mantener viva l’unione tra popolo e Governo, nel precipuo scopo della forza Nazionale, e della pubblica prosperità.

8° Che formato il nucleo della Società, chiunque ha esperienza dell’umana indole non potrà menomamente dubitare del rapido suo ingrandimento; siccome non potrà non ammettere, colla più profonda convinzione, che le più utili, le più grandi associazioni nacquero quasi sempre in piccola culla, e che si resero progressivamente più o meno giganti colla forza dello spirito che le informa.

9° Che Parlamento, e Governo, pubblica stampa, e voce degli uomini di senno, uniti di scopo, e d’azione, facendo schietto caloroso appello alla popolazione, coll’esposizione dei bisogni della patria, e dell’idea dell’associazione Nazionale, lo slancio a comporla sarebbe immancabile;

10° Finalmente che costituita la Società anche col solo nucleo di 160/m azioni, e migliorando il nostro credito, aumenterà l’acquisto delle azioni, ed in allora si potrà dare al progetto Bianchi tutta la progressiva estensione cui tende.

Tutte queste considerazioni appagheranno, speriamo, le dubbiezze degli uomini gravi, che le manifestarono, e che si faranno perciò caldi propugnatori dell’idea d’associazione che noi risguardiamo quale àncora di salvezza della Nave nostra finanziaria pericolante.

Se il Governo ommette di fervorosamente adoprare questo mezzo, un doloroso pronostico sorge nella mente nostra, pronostico che non osiamo proferire, perchè troppo funesto pel nostro commercio, e per la prosperità del paese.