Monete italiane inedite nella Collezione Brambilla a Pavia/Moneta di Guglielmo Gonzaga III Duca di Mantova

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Camillo Brambilla

../Forte-Bianco di Giovanni Paleologo ../Moneta di Mantova IncludiIntestazione 6 ottobre 2011 75% Numismatica

Forte-Bianco di Giovanni Paleologo Moneta di Mantova


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IV.


Moneta di Guglielmo Gonzaga III Duca di Mantova (1550-1587).



Vincenzo Bellini, tanto benemerito della numismatica italiana, nella Novissima sua dissertazione1, fra molte monete di Mantova, ne ha pubblicata una modestissima per modulo (millimetri 17), di rame misto a poco argento, appartenente a Guglielmo Gonzaga, che avendo al diritto il nome dello stesso Duca, porta al rovescio: vasculum cui innetitur Virgilii caput, ed in giro il nome del famoso poeta mantovano, colla data MDLIIII all’esergo, avvertendo di possederne altro esemplare dell’anno MDLV.

Abbastanza rozza nel disegno, comunque esatta [p. 443 modifica]nelle leggende è l’incisione che correda l’illustrazione dettata dal Bellini, e, siccome più avanti dovrò rilevare, è poi imperfetta al rovescio in qualche particolare, a mio avviso, di non lieve relativa importanza.

L’illustre nummografo ferrarese non ha aggiunto qualsiasi cenno riguardo al significato complesso della rappresentazione da esso descritta, e che appare in quel non comune rovescio, lasciandone cosi la spiegazione al libero apprezzamento dei lettori della sua dissertazione.

Notevole nella descritta moneta presentavasi la data della sua coniazione, che vi è scolpita, particolarità questa che il Portioli buon illustratore della zecca mantovana, scrive non aver mai trovato nei conii anteriori al Duca Guglielmo e che, in quanto usata in pochi pezzi di questo principe, li crede lavorati nella zecca di Casale2.

Numerose sono le monete già conosciute che portano il nome di Guglielmo Gonzaga come Duca di Mantova e Marchese di Monferrato, e come Duca anche di quest’ultimo principato (1673-1587). Io credo però potervi aggiungere ancora una monetina, non cospicua, come lo sono moltissime fra le pubblicate, ma anzi alquanto umile, quale sarebbe quella che accennai presentata dal Muratori, e che, se a differenza di questa non porta il nome del principe pel quale fu battuta, pure può con buone e precise ragioni essere a lui attribuita.

Il diritto di questa mia moneta nella sua parte principale corrisponde al rovescio di quella pubblicata dal Muratori, presenta, cioè, una elegante vaschetta (labrum) dalla quale emerge sovra incombendovi ben [p. 444 modifica]disegnata la testina laureata di Virgilio, il cui nome VIRGILIVS • MARO • è scolpito nel giro. In questo mio esemplare sono però distintissime nei fianchi della vaschetta due sporgenze ben ornate dalle quali fluisce un getto del liquido in quella contenuto. Manca la data all’esergo ed invece sta qui chiaramente rilevata la lettera P fra due punti. Al rovescio poi, con tipo affatto singolare, ma al certo non strano in moneta di Mantova, sta una figura sdraiata di persona di età matura, avente nella mano destra un fascio di canne palustri, ed appoggiata col braccio sinistro ad un’urna dalla quale scorre abbondante l’acqua. Sopra nel giro si legge MINTIVS, cosi più evidentemente precisando la rappresentazione del fiume che lambe la patria del poeta, nei cui versi è più volte ricordato. Lo zecchiere volle sostituire il suo MINTIVS al MINCIVS di Virgilio, né si saprebbe trovarne motivo fuorché in una non giustificabile bizzarria. Ho ritenuto che il fascio di vegetali a lungo gambo posto nella mano destra della figura che rappresenta il fiume sia composto di canne palustri quali abbondano lungo il Mincio, che appunto secondo il poeta copre l’algose rive di palustri canne3.

A mio avviso quelle bocche laterali alla vaschetta per le quali scorre da essa il liquido a modo di vivissimo fonte, completano il significato del diritto di questa moneta. Certo si volle alludere per tal forma alla esuberante abbondanza con cui dalla mente di un poeta qual’era Virgilio perpetua delizia di chiunque abbia il sentimento del bello4, e la cui testina è qui effigiata, sortivano le immagini ed i versi, siccome [p. 445 modifica]scorre il liquido dagli aperti fianchi di un vaso ricolmo, e le limpide onde defluiscono nel rivo5.

Quanto alla lettera P che sta all’esergo, si può in essa ravvisare, come vi era inclinato in sua lettera il chiarissimo Portioli, la iniziale dello zecchiere Pelino (Ottavio) da Brescia, che insieme ad Ottaviano Ardizzone da Trino assumeva con capitolato 18 Dicembre 1581 dal Duca Guglielmo la condotta delle zecche di Mantova e di Casale6.

L’uniformità in complesso della rappresentazione riguardante Virgilio, in questa e nella moneta del 1554 pubblicata dal Muratori, ed appartenente a Guglielmo di cui porta il nome, persuade ad ammettere anche l’interpretazione di quella lettera P, nulla ostando, che lo zecchiere Pelino riproducesse per lo stesso Duca, e con qualche variante da lui pensata, un tipo precedente da quello già aggradito. Per tal modo la mia moneta, che per sé dovrebbe collocarsi fra le estravaganti di epoca incerta, potrà invece senz’altro essere attribuita al Duca Guglielmo, ed aversi come battuta circa l’anno 1581 o nei prossimi successivi in cui la zecca di Mantova trovossi affidata al Pelino col socio Ardizzoni.

Questa moneta che pel modulo (millimetri 16), pel peso (milligrammi 680), e pel poco argento in essa aggiunto al rame, non esito a qualificare per un sesino, mi parve pur notevole per una certa quale sua eleganza, riprodotta sul mio esemplare, sebbene di meno perfetta conservazione, dalla eccezionale perizia del Kunz. Reputo che la stessa moneta, come tante altre dei Gonzaga, ben confermi [p. 446 modifica]l’asserto del Portioli, che quei principi molto ne curassero la parte artistica, e non meno di questa la parte simbolica, che spesso vollero vi fosse, e largamente svolta.

Note

  1. Ferrara 1779, pag. 83, tav. V, n. XIV.
  2. A. Portioli, La zecca di Mantova, parte I, pag. 65.
  3. Virgilio, Georgiche, Libro III.
  4. Cesare Cantù in nota alla descrizione di Mantova dell’Arrighi; Milano 1859, pag. 21.
  5. Tale tuum carmen nobis, divine Poeta,...... quale per aestum Dulcis aquae saliente sitim estinguere rivo. Virgilio, Egloga, V.
  6. A. Portioli, op. cit, pag. 107.