Nacque il promesso ai popoli
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IL NATALE
INNO
I
Nacque il promesso ai popoli,
Grave de l’ombre ai figli:
Muta la terra e attonita
4Stette ai divin consigli.
I plausi si diffusero
Dal mar gelato a l’Alpe;
Dal Termodonte a Calpe
8Di gioja un grido errò.
II
Dal Ciel, fra gl’inni e i cantici
Sceser l’eteree squadre:
Fu stanza un vil tugurio
12Di tutte cose al padre,
Mentre, di sangue cupido,
Il furibondo Erode
Co’ l’armi e co’ la frode
16A morte lo cercò.
III
Cadeano, innocue vittime,
I pargoletti spenti;
Nè disarmar potevano
20I pianti ed i lamenti:
La destra del carnefice,
Usa al sangue a la morte:
Il sesso imbelle, il forte
24Chiedea pietade invan.
IV
Fra tante stragi, l’unico
Per cui la strage è mossa,
Fuggia d’Erode il barbaro
28Comando e la percossa;
E fra i deserti impavida
Lui sorreggea la madre:
E de l’Eterno Padre
32Il difendea la man.
V
E bello era spettacolo
Mirar Gioseffo, il santo
Veglio lieto sorridere
36De la sua sposa a canto,
E il molto amor diffondere
Su la insperata prole,
Che al suon d’alte parole.
40Lo Spiro suscitò.
VI
De la tua vita scorrano
I dì, dicea, söavi:
Su le tue labbra sciolgansi
44De le convalli i favi:
Tutta la terra adoriti,
Tregua a le sue querele:
Tu sei l’Emmanüele,
48Che tanta età bramò.
VII
E già l’alte piramidi,
Come il desìo lo punge,
De la promessa memore,
52Egli scorgea non lunge,
E il fiume amico a Moïse,
Chè lo salvò bambino,
Al Redentor Divino
56Sicuro asilo offrir.
VIII
Vè del piacer la lacrima
Spunta a Maria sul ciglio,
L’odi sclamar tra il giubilo:
60Pur ti ho salvato, o figlio;
E il pianto suo confondere
Godea con quell’annoso,
Cui tolse ogni riposo
64La tema ed il desir.
IX
Misera madre, i barbari
Lidi tu fuggi invano:
Già sento un mesto gemito
68Vagar lungo il Giordano,
Nunzio del duol funereo
Di quel terribil giorno,
Che, di Sïonne a scorno,
72Spento il suo Dio sarà.
X
E i Sacerdoti, e il vergine
Stuolo pregando, ahi tardi!
Scender vedran terribili
76Di sua giustizia i dardi,
Che de l’ingrata Solima
Sperdan la gloria e il nome:
Chè a Lei entro le chiome
80Tito la man porrà.
XI
Stolta Sïonne, affrettati,
Forse gli è tempo ancora,
Placa quel divin parvolo,
84Il cui guardo innamora:
Prega la Madre Vergine
Onde il rigor sospenda,
Onde pietoso intenda
88Al pianto ed al dolor.
XII
Ma tu non odi, e, immemore
De la promessa antica,
Ebra ti sfreni, e stolida
92Fra la turba nemica
E i figli tuoi degeneri,
Vendi ad un Re venduto,
Onde trafitto e muto
96Cada il Divin Signor.
XIII
Giorno verrà.... ma tolgasi
A tanto orrore il guardo:
Su l’ara de l’Altissimo
100Spargiam dittamo e nardo;
Ardan gli eletti olibani
Suonin di gioja i carmi,
Chè de l’Averno l’armi
104Vane il Signor tornò.
XIV
Salve, o bell’Alba, nunzia
Di più beata sorte:
Vinto è l’Averno al nascere
108Del Nazaren, del forte:
Compiuto è il gran misterio
L’opra immortal compiuta
La Terra afflitta e muta
112In riso il duol cangiò.