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Nacque il promesso ai popoli

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Carlo Emanuele Muzzarelli

1828 Indice:Muzzarelli - Poesie sacre, Roma, Poggioli, 1828.pdf Inni/Natale Letteratura Il Natale Intestazione 13 marzo 2025 100% Da definire

Religion, tu l'unica
Questo testo fa parte della raccolta Poesie sacre


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IL NATALE


INNO

I
Nacque il promesso ai popoli,
     Grave de l’ombre ai figli:
     Muta la terra e attonita
     4Stette ai divin consigli.
     I plausi si diffusero
     Dal mar gelato a l’Alpe;
     Dal Termodonte a Calpe
     8Di gioja un grido errò.
II
Dal Ciel, fra gl’inni e i cantici
     Sceser l’eteree squadre:
     Fu stanza un vil tugurio
     12Di tutte cose al padre,
     Mentre, di sangue cupido,
     Il furibondo Erode
     Co’ l’armi e co’ la frode
     16A morte lo cercò.

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III
Cadeano, innocue vittime,
     I pargoletti spenti;
      disarmar potevano
     20I pianti ed i lamenti:
     La destra del carnefice,
     Usa al sangue a la morte:
     Il sesso imbelle, il forte
     24Chiedea pietade invan.
IV
Fra tante stragi, l’unico
     Per cui la strage è mossa,
     Fuggia d’Erode il barbaro
     28Comando e la percossa;
     E fra i deserti impavida
     Lui sorreggea la madre:
     E de l’Eterno Padre
     32Il difendea la man.
V
E bello era spettacolo
     Mirar Gioseffo, il santo
     Veglio lieto sorridere
     36De la sua sposa a canto,
     E il molto amor diffondere
     Su la insperata prole,
     Che al suon d’alte parole.
     40Lo Spiro suscitò.

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VI
De la tua vita scorrano
     I dì, dicea, söavi:
     Su le tue labbra sciolgansi
     44De le convalli i favi:
     Tutta la terra adoriti,
     Tregua a le sue querele:
     Tu sei l’Emmanüele,
     48Che tanta età bramò.
VII
E già l’alte piramidi,
     Come il desìo lo punge,
     De la promessa memore,
     52Egli scorgea non lunge,
     E il fiume amico a Moïse,
     Chè lo salvò bambino,
     Al Redentor Divino
     56Sicuro asilo offrir.
VIII
Vè del piacer la lacrima
     Spunta a Maria sul ciglio,
     L’odi sclamar tra il giubilo:
     60Pur ti ho salvato, o figlio;
     E il pianto suo confondere
     Godea con quell’annoso,
     Cui tolse ogni riposo
     64La tema ed il desir.

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IX
Misera madre, i barbari
     Lidi tu fuggi invano:
     Già sento un mesto gemito
     68Vagar lungo il Giordano,
     Nunzio del duol funereo
     Di quel terribil giorno,
     Che, di Sïonne a scorno,
     72Spento il suo Dio sarà.
X
E i Sacerdoti, e il vergine
     Stuolo pregando, ahi tardi!
     Scender vedran terribili
     76Di sua giustizia i dardi,
     Che de l’ingrata Solima
     Sperdan la gloria e il nome:
     Chè a Lei entro le chiome
     80Tito la man porrà.
XI
Stolta Sïonne, affrettati,
     Forse gli è tempo ancora,
     Placa quel divin parvolo,
     84Il cui guardo innamora:
     Prega la Madre Vergine
     Onde il rigor sospenda,
     Onde pietoso intenda
     88Al pianto ed al dolor.

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XII
Ma tu non odi, e, immemore
     De la promessa antica,
     Ebra ti sfreni, e stolida
     92Fra la turba nemica
     E i figli tuoi degeneri,
     Vendi ad un Re venduto,
     Onde trafitto e muto
     96Cada il Divin Signor.
XIII
Giorno verrà.... ma tolgasi
     A tanto orrore il guardo:
     Su l’ara de l’Altissimo
     100Spargiam dittamo e nardo;
     Ardan gli eletti olibani
     Suonin di gioja i carmi,
     Chè de l’Averno l’armi
     104Vane il Signor tornò.
XIV
Salve, o bell’Alba, nunzia
     Di più beata sorte:
     Vinto è l’Averno al nascere
     108Del Nazaren, del forte:
     Compiuto è il gran misterio
     L’opra immortal compiuta
     La Terra afflitta e muta
     112In riso il duol cangiò.