Nel sogno/Solo

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Solo

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Parte quarta
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SOLO.

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Solo!

“O Tu, che immoto in te stesso dài vita all’universo, Tu che gl’immensi spazi in te racchiudi e de’ luoghi e dei tempi, Tu che ho presente e non veggo, che ammiro e non discerno, che amo e non comprendo, che invisibile adoro, increato, infinito, immenso, eterno, ecco che a Te mi volgo, o benefattore, o padre, o Dio.„


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Quindici anni si erano aggiunti alla sua vita; ed erano scomparsi, essi, le [p. 152 modifica] loro illusioni e le loro dolcezze, lasciandolo nuovamente solo e più vicino alla meta . . .

Prostrato davanti alla croce che egli ora non avrebbe abbandonata mai più, si batteva il petto, e sospirando gemeva: — Anima mia confessati!

Poteva egli sentirsi innocente e tranquillo davanti a quella croce che gli parlava di due morti? Che cosa aveva fatto per difendere e per proteggere le creature a lui affidate? Sempre la voce turbata di Mària chiedentegli la benedizione lo perseguitava come un rimorso; e più ancora la soavissima, la divina voce di Maria, quando gli aveva detto: Tu pure mi hai ingannata.

Ma che cosa egli aveva fatto? Aveva creduto di poter compiere da solo quello a cui non riuscirono milioni di martiri e di eroi, quello che Dio non permette [p. 153 modifica] ancora. Aveva creduto di allontanare ogni male dalle sue pecorelle tenendole lontane dal mondo, quasi Egli non fosse laggiù come Difensore e dappertutto come Punitore! Le parole di Sant’Agostino gli tornavano singhiozzanti sulle labbra:

“Egli conduce in giro sopra l’ali dei venti le pioggie e le gragnuole, Egli prescrive il cammino alle nubi, Egli la strada al fulmine sonante. Il suo soffio immortale arresta i fiumi con catene di ghiaccio, e sparge sovra il piano qual cenere le brine. Dalla sua voce udì il mare intimarsi: fin qui verrai; e da secoli sono numerati i fiori che ha da produrre il prato.„ Ed io stolto che tentai, che volli? Fui orgoglioso e Dio mi punisce. Egli mi atterra e mi grida: Misero verme, soffri!

Ed ancora diceva: — Anima mia, [p. 154 modifica] confessati, denudati davanti al tuo Signore. Sei stato giusto come Egli prescrive? o non hai amato troppo una delle sue creature? Non ti sei insuperbito, non hai tripudiato specchiandoti in lei con una compiacenza che doveva offendere Dio? Sei tu stato abbastanza puro? Hai sempre ascoltata la sua voce, o non piuttosto la voce del tuo egoismo e della tua vanità?... Ma se io solo, se io solo sono il colpevole, perchè lanciare i tuoi fulmini, o Signore, su quelle due poverette?

Quando l’eccesso del dolore lo portava a tale inchiesta; era preso quasi subito dall’orrore della bestemmia pronunciata. Come? Egli osava ora di giudicare Dio? A quale abbiettezza era dunque giunto?. . .

Atterrito, si gettava al suolo e, colla bocca sulla dura terra, mormorava: [p. 155 modifica]

— Perdonatemi o mio Dio! Io non so, io non chiedo perchè mi avete percosso; questo so che Voi lo voleste. La piccola mente dell’uomo cerca invano le cause e la ristretta aspirazione dei cuori freddi troppo si appaga del biasimo e della lode. La spiegazione è la scienza dell’uomo, il mistero è la Vostra, o Signore. Lo accetto e mi prostro. Non più vi chiederò perchè. Ogni ricerca è una profanazione. Già da secoli diceste che le colpe degli uni ricadranno sugli altri.

Ma la misura, ma il modo, ma il quando sono il segreto del vostro potere. . .
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Questo atto di umiliazione lo calmava. Svanita fin l’ultima particella dell’Io, fin quella che si riferisce in forma d’amore alle altre creature, l’asceta si elevava al di sopra del dolore umano, e, penetrato della dolcezza dell’ideale [p. 156 modifica] incorporeo, mormorava nell’estasi di una dedizione suprema, curvo sulla croce:

— Colpitemi ancora, ancora, mio Dio, e fate che il mio cuore arda d’amore per Voi, poichè, non nell’appagamento sta la perfezione, bensì in un crescendo di ardore.