Notizie storiche dell'antica chiesa di San Pier Forelli in Prato/Parte seconda/Descrizione degli affreschi, e dei bassirilievi del pulpito

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Descrizione degli affreschi, e dei bassirilievi del pulpito

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Descrizione degli affreschi,

e dei bassorilievi del pulpito.


I tre dipinti a fresco che, come ho detto, adornano la volta, furono allogati al professore Antonio Marini, a cui con ragione si pregia la nostra città di aver dato i natali. Ma riserbato a sè quel di mezzo, adoperò negli altri due Pietro Pezzati fiorentino, che dirò suo creato, per usare una parola molto familiare agli antichi artefici, e molto acconcia ad esprimere quella seconda paternità ch’è tra il maestro e il discepolo. Fece dunque il giovine dipintore nella prima storia più prossima alla porta, la Chiesa militante, figurandola per una donna santissima in vesti pontificali, con un libro nelle mani in cui è scritto via e veritas; la quale ficca gli occhi nel cielo, e quasi l’anima solleva a un tempio locato nelle nubi, ch’è la santa città1, la città di vita eterna: mentre da un lato le stanno tre vaghe femmine simboleggianti le Virtù teologiche, e dall’altro gli strani cavalieri descritti dall’estatico Evangelista nella sua Apocalisse2; come figura delle persecuzioni e delle eresie da cui sarebbe travagliata la Chiesa, e della verità che l’avrebbe sempre illustrata e difesa. Nel quadro poi ch’è di contro, rappresentò la Chiesa trionfante in un coro di beati che contemplano la Triade augustissima avvolta in uno splendore di Serafini: ed è tra que’ beati il protomartire Stefano, che i Pratesi elessero anticamente a protettore, e il comprotettore Lorenzo, Bartolommeo apostolo, Clemente papa, Agostino e Niccolò vescovi, Giovanni Gualberto e Domenico, Francesco e Chiara d’Assisi, Caterina de’ Ricci, Filippo Neri; ai quali in questa città eresse templi, consacrò monasteri, o diede culto la pietà de’ maggiori. Fra le due Chiese, nel quadro [p. 44 modifica]di mezzo, sta il Principe degli Apostoli levato in alto sopra i simbolici animali in cui si sogliono adombrare gli Evangelisti3. San Pietro ha in mano le chiavi, per segno della suprema autorità e potestà che Cristo gli diede, di legare e sciogliere sopra la terra e ne’ cieli4; e l’Angelo, che simboleggia san Matteo, tiene aperto un libro col motto: prædicate evangelivm omni creatvræ; mostrandolo agli abitatori del mondo, raffigurati più in basso da quattro donne, che hanno nature e acconciamenti appropriati al cielo e a’ costumi delle varie parti del globo. Buono è in questi dipinti il disegno e il colore; dove pure gli artefici mostrarono accorgimento nello scortare le vedute di sotto in su, e nel variare le movenze, e nel dare una propia espressione agli affetti.

Ma quest’ultimo pregio meglio spicca ne’ tre dipinti delle pareti, che il Marini condusse con grande amore, e tutti di sua mano. Nella prima storia a destra di chi entra per la porta maggiore, rappresentò la scarcerazione di San Pietro, dov’è molto bello il contrasto che fa con le tenebre della prigione la candidezza dell’Angelo: e nella storia di contro, fece l’Apostolo quando esce dal pretorio, e al canto del gallo si risovviene del suo divino Maestro, e piange il peccato. La terza storia è quando Nostro Signore, lungo il mare di Tiberiade, chiama Pietro e Andrea che attendevano alla pesca, e loro promette che gli farebbe pescatori d’uomini: nei quali nuovi apostoli si manifesta viva la fede per la prontezza de’ gesti, come nel Salvatore traspare quella bontà che dovea trarre a sè tutto il mondo.

Su questi tre dipinti sono altrettante formelle, che mediante un piccolo ribasso prendono la foggia di cartello, e portano in lettere d’oro questi tre passi dell’Evangelio, [p. 45 modifica]accomodati ai soggetti delle storie . Alla scarcerazione di Pietro:

eripvit me de manv herodis.

act. ap. c. xii. v. 11.

Alla negazione:

dominvs respexit petrvm
et petrvs flevit amare.

lvc. c. xxii. v. 61 — 62.

Alla vocazione:

tv vocaberis cephas.

ioan. c. i. v. 42.

Dove lo spartito architettonico avrebbe dato luogo a un’altra pittura, già dissi che è il pergamo; il quale ha tre faccie con storie di bassorilievo, che rappresentano: Mosè sul monte Sinai, quando riceve da Dio le leggi; Giuseppe che riconosce e abbraccia i fratelli; David che torna con la testa di Golia in mano, fra l’esultanza e i canti del popolo. Sono questi bassirilievi un calco dei getti maravigliosi di Lorenzo Ghiberti nelle porte del Battistero fiorentino: e que’ tre furono fra gli altri prescelti, perchè parve che alla predicazione della parola di Dio si convenissero. Difatti, nelle tavole della legge sta il fondamento della evangelica dottrina; la spada di David è simbolo di quella parola che, secondo il linguaggio de’ Padri, recide il vizio, personificato in Golia; ed in Giuseppe si riconosce la verità svelata a conforto de’ buoni, a correzione o condanna de’ peccatori. Anche nella formella che sovrasta al pergamo è un motto, come nell’altre, che dice:

fides ex avditv
avditvs avtem per verbvm christi.

rom, x. 17.