Rime (Guittone d'Arezzo)/O vera vertù, vero amore

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O vera vertù, vero amore

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Guittone d'Arezzo - Rime (XIII secolo)
O vera vertù, vero amore
O tu, de nome Amor, guerra de fatto Degno è che che dice omo el defenda


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XXIX

Il dovere e il piacere d’amare Iddio e gli obblighi dei frati.


     O vera vertú, vero amore,
tu solo se’ d’onne vertú vertú,
e bon solo noi tu,
da cui solo onne bono e for cui nente!
5Non giá teco labore
ned amar grand’è amaro, e picciol dolze
teco sembra tradolze;
né de gran dolze dolze om forte sente.
Tu de legge divina e naturale
10ed umana, finale
intenzion mi sembri e propio frutto;
e tu sommo condutto,
che corpo ed alma sani e pasci in gioia;
e tu fastidio e noia
15d’onne malvagio, e bon solo, che i boni
parer fai tra i felloni,
che giammai non dimore entra i malvagi,
né da’ malvagi ha’ bono,
ché tra i fellon — ragiono —
20onne amor odio ed onne pac’è guerra.
Unde non giá poco erra
chi omo pregia alcuno, ove non se’;
ché vizio, senza te,
si conta onne vertute,
25né alcuno ha salute,
né ben nente, pur quant’el vol s’adagi.

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     O vero amor, tu uno fai
de Dio, d’angelo e d’omo, e in loco ono
li lochi ad onne bono;
30e solo è loco ben sommo compito,
perché compiuto vi stai;
ché tanto è bono in catun loco, quanto
lí ha di te, poco u manto.
Und’è seculo ben quasi perito;
35e se, for te, amor, ben vi perisce,
e mal sempre vi cresce,
no meraviglia è giá, ché nel ciel fue,
ove non fosti tue,
periglio grande troppo, e morte venne.
40Catun, che for te tenne,
non Dio vol, né ragione, in alcun loco;
for te, ben né mal poco;
und’è Legge in te tutta e Profezia,
e che vol Dio, e prode
45ad om. Face, empi, prode;
ché cielo e terra in te mert’om gaudere.
Oh, che dolce piacere
seria nel mondo, amor dolce, da poi
tu ben fossi tra noi!
50Non giá valle di pianto,
ma di gioia e di canto:
Paradiso lo secul sembreria!
     Amor, vero bon, te devemo
di cor, d’alma, di mente e di valore
55portare a nostro signore,
in tempi, in cose tutte, in tutto retto.
Perché ragion n’avemo
e perch’è necessaro e utel noi,
iusto dico amar lui,
60come padre e fattor sommo e perfetto
di noi e d’onne a noi frate ed amico;
e giustizia anch’è — dico —

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come signor natural, bon, piacente,
unde aven solamente
65corpo, alma, podere e onni bene;
e giustizia è, ché tene
amor tanto a noi; noi dii facendo,
sé fece omo e, porgendo
amor noi, dolzore, riccore e vita,
70nostra onta e noia forte
e povertá e morte
in sé sostenne; e giustizia è, ch’enferno
ne vol torre, ed eterno
regno a catun dar sommo; ed è ragione,
75ché scienza e vertú pone
in noi quanto noi piace,
e perch’el sol ne face
da mal partire, ed al ben far n’aita.
     Ed anch’è, amor, ben ragione
80portar te tutto lui come a bon tutto;
ché no animal brutto
sembrare dea giá om razionale.
Non bestia ha descrezione
ben cernendo dal meglio, e d’una guisa
85auro e piombo pesa.
Dea sí far om? No; ma stimar che vale
ciascuna cosa in scienza e in amore;
ché razional core
amar non dea piú né men cosa alcuna
90che di quant’ella è bona,
che sol degno d’amor bonitá fae.
E Dio donque, ’n cui stae
perfezion d’onne bene e bon, per cui
sol ven bono in altrui,
95non del tutto, en tutto, amar dovemo?
Degno credo noi pare!
Se, per ciascuna, amare,
d’este dette ragion, devenlo tanto,

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per tutte ensembre quanto?
100E sol per ragion essa, und’el discese
in terra e morte prese
noi troppo amando, via
nente el mertaria
om, ch’avesse onni amor, che tutti avemo.
105 Ed è, bono amor, necessaro
te portar lui, a ciò ch’el te ’n no porti,
e che ’n amor comporti
e servi noi e’ che ’n amor n’ha dato;
ché non poco è noi caro
110partir da male e ben mantener, punto
da noi stando el degiunto:
sol da lui bono è, sol per lui servato!
     E util è amar lui, ch’è bono amando;
male fuggimo odiando,
115e sol boni in Amore bon venimo,
ed amato el seguimo,
seguendo el conquistamo e possedemo,
possedendo el gaudemo,
e gaudendo onni bono noi. Ch’è meno
120in gaudio vero longo e pieno?
Chi prende de ben vano è corto e manco,
come ’l ben mondan sempre.
Solo bono è Dio, ch’empie
e sorempie onni senno e onni core.
125No è giá fatto om fore
ch’a la divina forma; und’è sol essa,
che ben l’empie ed abessa
e sí largo e prefondo,
se tutto entra lo mondo
130sembrai neente, e nente ei conven anco.
     E de’ te, amor bono, portare,
secondo natural legge e divina,
catuno a chi vicina
con ello in Cristo, sí come a se stesso;

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135ché frati sen, como appare,
in carne e ’n spirto d’Adamo e d’Eva; e d’ona
eclesia madre bona
semo membri in un corpo insembri, e apresso
d’un sangue e d’una carne, e fatti ad ono
140gaudere eternal bono.
Per che, senza amico bono, como
po star, e com pot’omo
in onne bono, solo, giá gaudere,
e, sol, mal sostenere?
145In gauder certo solo om su’ ha ricchezza,
non gaudio; e ma’ gravezza
è, sol, periglio sostenere e morte.
Con quanti el vol sia, dico
om solo, senza amico;
150e, con amico, grande è ’l ben leggero
e mal parvo è ’l trafero;
e grave, u’ sono amici, esser può male?
Bene a giusto e ben vale.
Amar ben donque è bene,
155e gentil cor convene
quanto sé altrui amare e servir forte.
     Alquanto, amor, dett’ho perchee
infra noi te devem dir como dea;
dico ch’amor non crea
160che sol piacere e non piacer che bono.
Parta ciascun donque da see
al piacer de l’amico onni spiacente,
ed aduca piacente;
e se conven ch’amor pur sia in ciascuno,
165e’ sian da poi un core ed un podere,
sí che non mai volere
né desvolere l’un for l’altro deggia;
ma’ non faccia, né cheggia
alcuno a l’altro desonesta cosa,
170ché non giá è amorosa,

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ma contra amor, quant’è contra onestate;
e non utilitate
né deletto sia mai d’amar cagione,
ma propio e sol valore;
175ché quanto crea amore
d’utele e deletto, e’ ven fallito
deletto e utel gito,
e ven salvatichezza e talor ira.
E chi magior sé mira
180menore en amor vegna;
e l’uno all’altro tegna
onni piacer, for nulla offensione.
     O bono amore, o bona onni vertú,
male de voi me fu
185forse contezza data, lasso!, poi
non amo e seguo voi!
Ahi, como, miser, v’oso altrui laudare,
poi v’oso in me schifare?
Giustizia predicare ad om fallace
190ahi, con mal gli conface!
Tacerò donque ormai? o che faraggio?
S’eo parlo, senza fallo
accresce onta meo fallo;
e se prode alcun, parlando, faccio,
195danneggio altrui, s’eo taccio;
perch’eo pur parlerò. Giá Salamone
non per offensione
lassò vizio biasmare:
non è giá bon peccare,
200ma bon vizio spegnare e folle e saggio.
     O bono amore, s’el ti piace, a Pisa
prendi e liga li cori
di dui mei bon signori:
messere Guido Boccio e Guido frate,
205che d’ona volontate
amburo siano onni lor giorno, come

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ambur son d’un sol nome;
e me terzo lor certo
vorria. Ma che? Nol merto;
210rendome loro servo a lor devisa.
     Bandin conte e Gualteri,
non poco volonteri
verria con voi congiunto in tanto amore;
ma de grande a menore
215convene benvoglienza: io non la saccio;
unde amor comun taccio
e chero, se piace voi,
che sia sempre infra noi
ciò che dea da bon servo a ben segnore.