Opere matematiche di Luigi Cremona/Note dei revisori-1

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Note dei revisori

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Rivista bibliografica - O. Hesse Elenco dei revisori


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NOTE DEI REVISORI.



[1] Pag. 1. L’argomento di questa Nota viene ripreso con maggiore generalità in un lavoro successivo (Queste Opere, n. 21), dove l’Autore, avendo avvertito (come appunto ne fa cenno in questo lavoro) un errore a cui l’aveva condotto un calcolo appoggiato ad una considerazione non giusta, sopprime le cose errate e riproduce soltanto risultati esatti della Nota insieme ad altri nuovi.

È parso quindi opportune di accogliere in questa edizione delle Opere soltanto la prima parte della Nota, che rimane libera dalla critica.


[2] Pag. 5. Nell’originale l’esponente qui e nella riga precedente era invece scritto .


[3] Pag. 6 e 7. Aggiungasi: «intera».


[4] Pag. 8. In questa formola e in altre successive furono corretti alcuni errori di segno dell’originale.


[5] Pag. 16. Nell’originale questa formola era scritta erroneamente così: x : y = — l : mv. La correzione è del Cremona.


[6] Pag. 22. Per la validità dei risultati dei n.i 8-9 è essenziale l’ipotesi che le figure omografiche considerate non siano affini.


[7] Pag. 27, 29, 32 e 33. Le questioni di cui si tratta nelle Memorie 4, 5, 6, 7, questioni poste rispettivamente nel tomo XV, p. 154; t. XV, p. 383; t. XVI, p. 126; t. XVI, p. 127 della raccolta citata, sono le seguenti:

321. Dans un hexagone gauche ayant les côtés opposés égaux et paralléles, les milieux des côtés sont dans un même plan.

322. Dans un polygone gauche d’un nombre pair de côtés, ayant les côtés opposés égaux et parallèles, les droites qui joignent les sommets opposés et celles qui joignent les milieux des côtés opposés passent par un seul et même point.

344. Un point fixe O est donné dans un angle plan de sommet A; par O on mène une transversale rencontrant les côtés de l’angle en B et C, s et s1 étant les aires des triangles OBA, OCA, la somme est constante, de quelque manière qu’on mène la transversale (Mannheim) [p. 478 modifica]

368. p, q, r sont trois fonctions entières linéaires en x et y; p = 0, q = 0, r = 0 sont les équations respectives des côtés AB, BC, CA d’un triangle ABC; pq = 0, qr = 0, rp = 0 sont donc les équations de trois droites passant respectivement par les sommets B, C, A, et se rencontrant au même point D; soient α, β, γ les points où AD rencontre BC, où BD rencontre CA, où CD rencontre AB. Trouver en fonction de p, q, r l’equation de la conique qui touche les côtés du triangle en, α, β, γ.

369. Mêmes données que dans la question précédente. Il s’agit de mener deux droites R, S rencontrant AB aux points r1, s1, BC aux points r2, s2, CA aux points r3, s3, de telle sorte que les trois systèmes de cinq points r1, s1, A, γ, B; r2, s2, B, α, C; r3, s3, C, β, A soient en involution, α, β, γ étant des points doubles. Trouver en fonction de p, q, r les équations des droites R, S.


[8] Pag. 35. È noto che i Beiträge zur Geometrie der Lage comprendono tre fascicoli; la precedente Rivista bibliografica si riferisce ai primi due.


[9] Pag. 41. Le forme di rette qui indicate col nome di «fasci» si sogliono chiamare oggi «stelle». In due stelle omografiche due raggi corrispondenti non stanno però, in generale, in uno stesso piano. — Anche in seguito la parola «fascio» (di rette) è usata per indicare figure (cono, rigata) che oggi si designano con altri nomi.


[10] Pag. 44. La parola «contiene» è una correzione manoscritta del Cremona. Il luogo di cui trattasi è una superficie di quart’ordine avente i sei punti dati come doppi, e passante per la cubica gobba da questi individuata.


[11] Pag. 44. Nei n.i 8-10, in conformità di indicazioni manoscritte del Cremona, si sono cambiati i segni delle quantità y, z (e, per conseguenza, di m, n) allo scopo di rendere simmetriche le formole. Altrettanto dicasi del segno di y (e di μ) ai n.i 11-12. Si è pure tenuto conto di alcune aggiunte manoscritte del Cremona, dirette a mettere in rilievo quella simmetria.


[12] Pag. 49. Enunciato corretto a mano del Cremona.


[13] Pag. 51. Se la retta data si appoggia alla cubica in un punto ed inoltre giace nel piano osculatore in questo punto, essa incontra una sola tangente oltre quella che passa per quel punto (Osservazione manoscritta del Cremona).


[14] Pag. 61. I primi membri di questa equazione e della seguente furono qui corretti in conformità di un’indicazione del Cremona.


[15] Pag. 68. In luogo di «linea di stringimento» si legga «linea doppia».


[16] Pag. 69. A questo punto furono soppresse due linee e mezzo di stampa, cancellate dal Cremona.


[17] Pag. 69. Si sopprimono sei linee, costituenti una «Osservazione» della quale si è già tenuto conto nella redazione dei n.i 8-10, Cfr. [11]. [p. 479 modifica]

[18] Pag. 72. I secondi membri di queste tre equazioni sono qui corretti, secondo un’indicazione manoscritta del Cremona.


[19] Pag. 103. Questa equazione, la successiva ed un’altra in seguito (rappresentante un’ellisse o un’iperbole) furono corrette secondo l’Errata-corrige pubblicato negli stessi Annali a pag 384 del tomo III (1860).


[20] Pag. 108. L’enunciato della questione è riprodotto nel testo, dal tomo XVII, p. 186, del Nouv. Annales.


[21] Pag. 112, 114, 116 e 125. Le questioni a cui si riferiscono le Memorie 14, 15, 16, 17 sono enunciate come segue, nei Nouv. Annales, tomi XVIII p. 117, XVIII p. 444, e XIX p. 43:

464. Démontrer que l’équation de la sphère circonscrite à un tétraèdre est


α, β, γ, δ, sont les premiers membres des équations des faces mises sous la forme

x cos α + y cos α’ + z cos α’’ — p = 0,


(γ, δ) représente l’angle que fait la face γ avec la face δ, (αγ, βγ) l’angle que fait l’intersection des faces α et γ avec l’intersection des faces β et γ. (Prouhet).

465.


Si l’on fait

α = δ = 1


on retombe sur la question 432 (tome XVII p. 185).

494. Soient ABC, abc deux triangles dans le même plan; q est un point variable, tel que les droites qa, qb, qc coupent respectivement les côtés BC, AC, AB en trois points qui sont en ligne droite: le lieu du point q est une ligne du troisième ordre.

498. On donne: 1.º une droite fixe; 2.º un point B sur cette droite; 3.º un point fixe A. Trouver une courbe telle, qu’en menant par un point quelconque pris sur cette courbe une tangente, et par le point A une parallèle a cette tangente, ces deux droites interceptent sur la droite fixe deux segments, comptés du point B, tels que la somme des carrés de ces segments soit égale a un carré donné k2.

Mêmes données, mais prenant la différence des carrés, ou bien le produit des segments, ou bien la somme des inverses des segments égale à une constante donnée. [p. 480 modifica]

499. Soient: 1.º A, B, C, D quatre droites dans un même plan, et m, o, l, s quatre points fixes dans ce plan; par m menons une droite quelconque coupant C et D aux points c et d, par c et o menons la droite co coupant A et B aux points a et b, par a et l menons la droite al et par c et s la droite cs; l’intersection p des droites al et cs decrit une ligne du troisième ordre.

2.º Soit un quadrilatère plan variable ABCD; o, p, q, r quatre points fixes; o sur AB, p sur BC, q sur CD, r sur DA. Les sommets opposés A et C sont sur deux droites fixes données dans le plan du quadrilatère; les sommets opposés B, D décrivent des lignes du troisième ordre.


[22] Pag. 115. Qui si è corretto l’esponente di (— 1), che nell’originale era . Così poi, alla fine, stava per esponente, mentre dev’essere . Cfr. la nota [2].


[23] Pag. 116. Sopra una sfera, il cui centro è qui implicitamente supposto nell’origine delle coordinate, i rapporti x : y : z non individuano un punto, ma una coppia di punti diametralmente opposti. Si deve in conseguenza fare qualche modificazione alle affermazioni del testo. Per es. i centri di una conica sferica (n.º 2) sono sei, e non tre. Così la conica sferica rappresentata dall’equazione (2) si spezza (per valori generici di λ) in due cerchi minori; il cono che proietta questi dal centro è bensì bitangente al circolo imaginario all’infinito, ma i due punti di contatto sono doppî per la detta conica.


[24] Pag. 123. Nell’omografia qui considerata tra i due fasci di coniche proposti la conica K, ad essi comune, è omologa di sè stessa. Senza questa condizione, qui non esplicitamente enunciata, la proposizione cesserebbe di esser valida. La stessa condizione deve pure sottintendersi nella proposizione inversa (p. 124).


[25] Pag. 128. Questo piano è determinato dall’altra condizione, già indicata dianzi, di esser parallelo alle generatrici dell’unico cilindro di 2º ordine passante per la cubica.


[26] Pag. 139. Qui è stata soppressa la parola «ortogonali» e corrispondentemente; tanto alla fine del n. 2, quanto nel secondo capoverso del n. 7, alla parola «quadrato» si è sostituita la parola «rettangolo».


[27] Pag. 141. In questo numero è stata soppressa la prima proposizione, cioè sono state omesse circa due linee di stampa cancellate dal Cremona e sono state introdotte, nella terza proposizione, le correzioni pure del Cremona, relative all’indicazione di due angoli e di due rette.


[28] Pag. 226. Questo sistema ∞1 di rigate cubiche non è un fascio (nel senso che comunemente si dà a tale parola), bensì una schiera. È fascio invece il sistema duale considerato al n. 6.


[29] Pag. 228. Queste corrispondenze non sono proiettive; sono invece corrispondenze (1, 2).


[30] Pag. 229. La parola «une» è correzione manoscritta del Cremona (invece di «la»). [p. 481 modifica]Inoltre l’A., evidentemente, intende riferirsi a una cubica che non soltanto si appoggi alle cinque rette date, ma abbia queste come corde. Il problema è indeterminato; e la cubica ch’egli costruisce è soltanto una fra le ∞2 che soddisfanno alle condizioni suddette.


[31] Pag. 235. L’A., evidentemente, si riferisce a una posizione determinata non solo del cilindro parabolico, ma anche dei singoli versi sulle sue generatrici. Per la curva di cui qui sono scritte le equazioni, il primo dei due rami considerati si estende all’infinito da ambo le parti nel senso delle x positive.


[32] Pag. 241. Cfr. nota [42].


[33] Pag. 242. Aggiungasi: «e complanari».


[34] Pag. 279. Negli estratti di questo lavoro era aggiunto: «Memoria... letta ai 7 di marzo 1861 davanti all’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna». Nei Rendiconti di quell’Accademia pel 1860-1 861, a pag. 58-63, è esposto un breve sunto della Memoria, cogli enunciati dei principali risultati, senza le dimostrazioni.


[35] Pag. 290. La Memoria del De Jonquières a cui qui si allude è la Généralisation de la théorie de l’involution (Annali di Matematica, t. II, pp. 86-94).


[36] Pag. 291. Nell’originale stava «retta doppia» invece che «conica doppia». La correzione è di Cremona.


[37] Pag. 292. L’affermazione è in parte inesatta: se R è doppia o tripla, vi è una curva doppia residua, rispettivamente del quinto o del terzo ordine, che taglia R in due punti.


[38] Pag. 297. Le parole «cambiate di segno» mancano nel testo del Cremona.


[39] Pag. 302. Qui, seguendo un’altra correzione manoscritta dell’Autore, s’è scritto «tangenti alla curva D» invece che «osculatori», com’era nell’originale; e anche nel ragionamento precedente si è mutata una parola e si sono scambiate due lettere.


[40] Pag. 317. Questa Memoria, secondo l’indicazione che è a pag. 314, fu presentata all’Accademia di Bologna nella sessione ordinaria del 19 dicembre 1861. Giova riferire testualmente la relazione di detta sessione (Rendiconto della citata Accademia, Anno 1861-62, pp. 30-31):

«Il Ch. Prof. L. Cremona legge un sunto d’una sua Memoria sulla Teoria generale delle curve piane.

«Il tomo 47.º del giornale matematico di Crelle (Berlino 1853) contiene fra l’altre una Memoria di sei pagine del celebre Steiner, intitolata: Allgemeine Eigenschaften der algebraischen Curven, nella quale sono enunciati senza dimostrazione molti importanti teoremi relativi alle curve algebriche. Recentemente una parte di questi teoremi fu dimostrata dal sig. Clebsch di Carlsruhe, che, a tal uopo, si è servito dell’analisi più elevata e della nuovissima dottrina de’ covarianti. [p. 482 modifica]

«Il prof. Cremona, persuaso che le scoperte dello Steiner sono dovute a metodi puramente geometrici, ha desiderato di trovare le dimostrazioni taciute dall’illustre autore. Mirando a tale scopo, gli venne fatto di formare un’estesa teoria geometrica delle curve piane, la quale comprende in sè i risultati pubblicati dai Signori Steiner, Hesse, Clebsch, ecc. ed altri affatto nuovi. Tale teoria riducesi in sostanza ad un ampio sviluppo della teorica delle polari, che l’autore fonda sulle proprietà armoniche di un sistema di punti in linea retta, e sul principio di corrispondenza anarmonica; ed è svolta con metodo semplice ed uniforme. Essa conduce alle più interessanti e generali proprietà delle curve, che, altrimenti trattate, richiederebbero i più sottili e perfetti artifizj dell’analisi algebrica; ed applicata alle curve del 3.° e 4.° ordine somministra in modo affatto spontaneo i teoremi già ottenuti da Cayley, Hesse, ecc.».


La Memoria è stata tradotta in tedesco da M. Curtze nel volume intitolato: Einleitung in eine geometrische Theorie der ebenen Curven (v. queste Opere, n. 61), volume che in seguito si citerà brevemente con Einleitung. La traduzione è letterale, fatta astrazione da alcune aggiunte o correzioni, delle quali si terrà conto, o nel testo, o in queste note, con apposite avvertenze: rinviando solo le aggiunte più lunghe al detto n. 61. — La numerazione dei vari articoli, o numeri, è la stessa nella Einleitung come nell’originale.

In questa ristampa abbiam profittato di un esemplare dell’Introduzione [esemplare che citeremo con (A)], sul quale il Cremona aveva scritto a mano parecchie addizioni o varianti. Le aggiunte, che così si sono introdotte, quando non sia detto espressamente, si riconoscono (come già fu avvertito nella Prefazione) dall’essere racchiuse fra { }.

Nell’ultima pagina della Memoria originale, dopo un’«errata-corrige» (di cui il Cremona dice che è dovuto alla cortesia del suo egregio amico E. Beltrami, stavano pure due brevi aggiunte. La 1.ª di queste è la citazione del Battaglini in nota al n. 7. La 2.ª sarà qui messa in nota al n. 49, ed è data dall’Autore come relativa a quel numero e al n. 21.


[41] Pag. 325. Anche nel seguito la parola «stella» è sempre usata nel senso di «fascio di rette», a differenza del significato che ora le si dà comunemente.


[42] Pag. 325. Questa definizione è insufficiente per gli scopi a cui poi la si applica. Occorrerebbe aggiungere, ad esempio, la condizione dell’algebricità della relazione (Cfr. C. F. Geiser, Sopra un teorema fondamentale della Geometria. Annali di matematica, 2.ª serie, vol. 4, 1870-71, pag. 25-30). Così in seguito (nn. 8, 36, 46, ecc.) accade ripetutamente che dalla sola biunivocità di una corrispondenza si conchiuda che questa è rappresentabile con un’equazione bilineare.


[43] Pag. 335. In un esemplare dell’edizione tedesca (Einleitung), sul quale l’A. fece segni in margine, probabilmente per servirsene in una ristampa, tutto il seguito di questo n. 19 è segnato come cosa da sopprimere.


[44] Pag. 336. V. la fine di [40] e la nota a pie’ di pagina al n. 49.


[45] Pag. 342. Cfr. la nota alla fine del n. 23.


[46] Pag. 347. Qui, in nota ad (A), l’Autore scriveva: «A questa dimostrazione si sostituisca [p. 483 modifica]una delle due date da Chasles, fondate sul principio di corrispondenza (Comptes rendus, 30 sept. 1872, 20 janv. 1873).»


[47] Pag. 347. Le parole seguenti non s’intendano nel senso che, solo allora il numero delle intersezioni riunite in possa divenir più grande. — L’esempio addotto, due righe dopo, è errato. Il punto non equivarrebbe ad intersezioni, ma in generale solo a . Il sistema di curve di second’ordine..., che poi si assume, dà luogo ad una particolarità (due punti -pli successivi) maggiore di quella del detto esempio.


[48] Pag. 349. Qui, e nel seguito, si deve sempre sottintendere che le serie di curve di cui si parla, e così le condizioni a cui le curve si assoggettano, siano algebriche.


[49] Pag. 349. A questo punto, nella traduzione tedesca (Einleitung, pag. 48-49), è aggiunto quanto segue:

In einer Reihe von Curven -ter Ordnung kann man jede einzelne als von dem Werte einer bestimmten variablen Grösze abhängig betrachten, wie etwa, um ein Beispiel anzuführen, von dem Producte der anharmonischen Verhältnisze

,


worin drei gegebene Puncte in gerader Linie bedeuten, und die Puncte sind, in denen diese Gerade die Curve schneidet.

Dieser Grösze, deren verschiedene Werte zur Bestimmung der verschiedenen Curven ein und derselben Reihe dienen, pflegt man den Namen Parameter zu geben.

Hängt die Curve von irrationalen Functionen des Parameters ab, so werden die verschiedenen Werte dieser Functionen, es seien , ebenso viele Curven bestimmen, welche alle ein und demselben Werte des Parameters entsprechen. Die Gruppe dieser Curven kann als ein Ort der -ten Ordnung betrachtet werden, und die gegebene Reihe als eine solche von der -ten Ordnung, in welcher jeder Wert des Parameters nur eine einzige Curve individualisiert. Eine solche Reihe kann man zusammengesetzt nennen mit Rücksicht auf die Curven -ter Ordnung, und einfach in Bezug auf die Gruppen oder Curven der -ten Ordnung. Daher ist klar, dasz der Fall einer zusammengesetzten Reihe, aus diesem Gesichtspuncte aufgefaszt, auf den der einfachen Reihen zurückgeführt werden kann. Wir werden im Folgenden daher nur von letzteren reden, gleichgültig ob die Elemente derselben einfache Curven oder Gruppen von Curven sind.


[50] Pag. 354. La citazione «pag. 291» riguarda una dimostrazione di Carnot, che non ha alcun fondamento. Vale invece la dimostrazione contenuta nell’altro passo citato (n. 378).


[51] Pag. 358. Qui, in margine ad (A), sono aggiunte le parole: «se sono in numero ». Accade in questo, come in altri luoghi della presente Memoria, che la locuzione «punti dati, [p. 484 modifica]o presi, ad arbitrio» vada intesa nel senso di «punti generici», cioè «escluse talune posizioni eccezionali».


[52] Pag. 359. Questo fatto non si può asserire senza riserve: perchè gli punti, essendo stati presi sulle due curve date, di ordini , non sono «punti presi ad arbitrio» nel senso della proposizione del n. 41 qui invocata. Effettivamente il teorema di Plücker, a cui poi si giunge, esigerebbe qualche restrizione (cfr. nota seguente); e così pure i corollari che se ne traggono in questo n. 43 e nel n. 44.


[53] Pag. 360. Qui, in (A), si aggiunge: «se in numero ». Cfr. le due note precedenti.


[54] Pag. 360. Anche qui occorrono restrizioni. La dimostrazione che segue esige, fra altro, che sia : se no, non si posson prendere (n. 42) su gli punti per descrivere (irriducibile). Così per , , il teorema non vale. — È vera però, senza riserve, la proposizione così modificata (che occorre nel seguito): Date due curve che si taglino in punti, se per questi passa una , ove , essa taglia ulteriormente in punti situati sopra una curva d’ordine .


[55] Pag. 361. Questo teorema vale solo (come già diceva il Cayley) colla condizione . Anzi, esso va modificato così: fra le intersezioni di due curve d’ordini se ne posson trovare tali che qualunque curva d’ordine descritta per essi passa anche ecc. ecc.


[56] Pag. 364. Per poter conchiudere che si ha un’involuzione non basterebbe quel carattere: occorrerebbe anche invocare, per esempio, l’algebricità. Cfr. nota [42].


[57] Pag. 366. Si aggiunga all’una o l’altra ipotesi anche il caso .


[58] Pag. 366. La determinazione delle due tangenti in a è fatta nel 1.° articolo (n. 4) della Memoria n. 53 «Sopra alcune questioni nella teoria delle curve piane».


[59] Pag. 367. La dimostrazione di questo fatto viene, nel seguito, scomposta in due parti (nn. 54 e 55).

Nel n. 54 si fa vedere che, se una contiene punti formanti la base d’un fascio d’ordine , essa può esser generata con due fasci projettivi degli ordini , . Ciò è vero; ma il ragionamento si serve ripetutamente, per curve d’ordine del teorema del n. 41 (al quale si riferiva la nota [51]), in casi che si prestano a riserve simili a quelle che abbiam fatto in [52].

Quanto all’esistenza su ogni di gruppi di punti base per fasci d’ordine , essa è poi provata nel n. 55, ma con solo conto di costanti: metodo che, in problemi di questa natura, non serve.

Ciò nondimeno il fatto essenziale è esatto. Cfr. C. Küpper, Projective Erzeugung der Curven mter Ordnung (Mathematische Annalen, t. 48, 1897, pag. 401). [p. 485 modifica]


[60] Pag. 368. Qui, in (A) sta scritto: «perchè, essendo , due curve d’ordine non potrebbero avere punti comuni».


[61] Pag. 370. {I due numeri coincidono per e per ; dunque possiamo prendere l’uno o l’altro, secondo che , oppure . Nel 2.º caso, aggiungendo ai punti, che si possono prendere ad arbitrio nella base del 1.º fascio, gli punti che (54, a) sono arbitrari nella base del 2º, si ha ancora il numero . Dunque è questo, in ogni caso, il numero dei punti che si possono prendere ad arbitrio per costituire le due basi.}

Grazie a quest’aggiunta [di (A)] il Cremona poteva, nel successivo n. 56, dopo il primo calcolo che conduce al numero (quello fatto per : ipotesi che ora vi si può sopprimere), indicare [ancora in (A)] come da cancellare i periodi seguenti, passandosi subito alla conclusione di quel n. 56.


[62] Pag. 377. Qui, in (A), l’Autore segnava il problema: «Date 5 intersezioni di una cubica e di una conica, trovare la 6.ª»; e citava: Poncelet, Applications d’analyse et de géométrie, t. 2, pag. 109.


[63] Pag. 380. Si è corretto «polare », in «polare d’ordine ».


[64] Pag. 380. Si sostituisca questo ragionamento insufficiente con quello contenuto nei nn. 5-7 della Memoria 53, gia citata in [58].


[65] Pag. 382. Applicando il n. 20, ossia la parte (a) dell’attuale n. 73, che il Cremona contava (in una nuova edizione) di anticipare, ponendola subito dopo il n. 68.


[66] Pag. 382. Il ragionamento precedente, fra { }, riportato da (A) (ove l’Autore l’aveva inserito per riempire una lacuna della Memoria originale), ha anche assegnato, alla fine, le tangenti nel punto plo a quella polare ma, anticipando così la proposizione che, per , si troverà in principio del n. 74.


[67] Pag. 384. {Più generalmente: il punto, in cui la retta polare di rispetto ad delle rette incontra la retta polare relativa alle altre , giace nella retta polare di rispetto alle rette. Beltrami, Intorno alle coniche dei nove punti ecc., [1863. V. Opere matematiche di E. Beltrami, t. I, p. 45].}


[68] Pag. 388. Nell’originale, invece di questo numero, stava scritto ; e quindi nella riga seguente stava . La correzione è stata indicata dallo stesso Cremona nell’elenco dei «Druckfehler» alla fine della Einleitung, e nel § 2.º della Rivista bibliografica: Sulla teoria delle coniche (Queste Opere, n. 52). — Pare che in una nuova edizione l’Autore avrebbe soppressa questa parte (c) del n. 81.


[69] Pag. 388. Qui vale quella stessa osservazione che, pel n. 7, s’è fatta nella nota [42]. Bisogna aggiungere, ad esempio, la condizione che la legge data sia algebrica. [p. 486 modifica]


[70] Pag. 389. Nella traduzione tedesca (Einleitung, pag. 117), è detto invece che quel luogo è «im Allgemeinen höchstens von der —ten Ordnung». E subito dopo è aggiunto:

Wir sagen «Im Allgemeinen höchstens» weil verschiedene Umstände die Ordnung der resultierenden Curve erniedrigen können. Z. B., wenn die beiden Reihen singuläre correspondierende Elementepaare enthalten. Die Grösze musz man also vielmehr als eine obere Grenze betrachten, wie als eine absolute Zahl. Im Folgenden Nr. 111 bis werden wir hierzu in der Theorie der Kegelschnitte bemerkenswerte Beispiele betrachten.

(Il n. 111 bis accennato è dato, per la parte a cui qui si allude, nella Memoria 47 di queste Opere). Vi è inoltre, a questo punto della Einleitung, la citazione a piè di pagina:

«Man sehe auch einen Brief Jonquières’ an den Verfaszer im Giornale di Matematiche ad uso etc., Napoli 1863 [t.1.º], p. 128, sowie Bemerkungen über Curvenreihen von beliebigem Index von G. Battaglini (Grunerts Archiv t. 41, Heft 1, S. 26) [= Sulle serie di curve d’indice qualunque, Rendiconti Accademia delle scienze di Napoli, t. 2, 1863, p. 149].

La stessa modificazione (ripudiata poi, come diremo subito, dal Cremona), consistente nell’aggiunta delle parole «im Allgemeinen höchstens», è fatta nella Einleitung, a quegli enunciati dei successivi nn. 85, 86, 87, che assegnano numeri (specialmente ordini di luoghi) relativi a serie di curve d’indice . — Questi cambiamenti son rilevati in modo particolare nella prefazione di M. Curtze alla Einleitung.

La lettera del De Jonquières, a cui si riferisce la citazione a piè di pagina testè riportata, è data nel Giornale, sotto il titolo «Corrispondenza», preceduta dalle parole: «Il Prof. Cremona ci prega di pubblicare la seguente lettera, a lui diretta dal chiarissimo sig. de Jonquières». In essa questo geometra dice che i teoremi sui sistemi di curve d’indice da lui publicati nella Memoria del 1861 (citata in questa Introduzione, n. 34, ecc.) «Théorèmes généraux etc.» sono enunciati in termini troppo assoluti, danno solo dei limiti superiori per i numeri di cui si tratta. «Il faut donc ajouter à la plupart de ces théorèmes ces mots: en général et au plus». — Alla lettera il Cremona fa seguire questa sua avvertenza:

Non potendo ora occuparmi dell’argomento, colla pubblicazione di questa lettera dell’esimio geometra francese, intendo anche di mettere in guardia i giovani lettori della mia Introduzione contro le magagne dei teoremi che concernono le serie di curve d’indice qualsivoglia. (Bologna, 16 aprile 1863).

Com’è esposto più diffusamente nell’articolo di C. Segre, Intorno alla storia del principio di corrispondenza e dei sistemi di curve (Bibliotheca mathematica, 2.ª serie, t. 6, 1892, pag. 33), i dubbi del De Jonquières, accolti provvisoriamente dal Cremona, erano derivati da qualche osservazione fatta a quello scienziato dallo Chasles; e dipendevano da ciò che il metodo di dimostrazione del De Jonquières (adottato pure dal Cremona in questo n. 83 e nel seguito), ossia l’uso del principio di corrispondenza (come poi fu chiamato dallo Chasles), era basato sulla considerazione del grado di un’equazione, (così, nel teorema generale del n. 83 da cui abbiam preso le mosse, si aveva un’equazione del grado ); e Chasles obiettava che [p. 487 modifica]quel grado potrebbe abbassarsi. — Ma presto Cremona riesciva a togliere quest’obiezione, ed a ridare con ciò il loro primitivo valore ai teoremi sui sistemi di curve. In una lettera al De Jonquières, datata «Bologne, 29 Janvier 1864», (che fu poi parzialmente publicata a p. 14-16 di un opuscolo litografato «Documents relatifs à une revendication de priorité et Réponse à quelques critiques nouvelles de M. Chasles, par M. E. De Jonquières, Paris le 4 Février 1867»), egli così si esprimeva:

... Je vous serai fort obligé d’avoir la patience de lire ces lignes, et de me communiquer votre sentiment à ce propos.

Pardonnez-moi si j’ose prendre, devant vous, la défense de vos théorèmes, mais je ne cherche qu’à être convaincu et à séparer la vérité de l’erreur. Si l’objection contenue dans votre dernière lettre est la seule qu’on puisse élever contre vos théorèmes, je ne vois pas pourquoi l’on doute de leur exactitude ou de la solidité de leur démonstration.

[Qui De Jonquières avverte: «Il rappelle ensuite les éléments de la question, où il s'agit de prouver que les courbes correspondantes de deux séries projectives de degré , et d’indices , se coupent sur une courbe de degré , et il ajoute:»]

Si l’on cherche l’ordre du lieu par la méthode dont vous et moi nous avons fait usage, il me parait évident que le terme ne pourra pas manquer, en général. S’il manquait, il faudrait supposer qu’à corresponde [une ou] plusieurs fois , et par conséquent ou la droite à l’infini ferait partie du lieu, ou la transversale sur laquelle on considère les points et rencontrerait le lieu à l’infini: deux hypothèses également inadmissibles en général...

Certainement rien n’empêche de regarder le nombre obtenu comme une limite supérieure; mais je ne vois pas qu’il soit inexact, de l’énoncer même comme un nombre absolu. C’est ce qui arrive dans presque toutes les questions de géométrie où il s’agit de l’ordre ou de la classe d’une courbe ou d’une surface, y compris le cas des faisceaux ou des séries de droites...

Je vous prie vivement d’accueillir avec indulgence ces idées et de les combattre si elles ne vous semblent pas justes. J’aspire uniquement à être convaincu de mon erreur. Je vous prie de me dire si vous et M. Chasles avez d’autres raisons pour douter de la rigueur de ces démonstrations, et principalement de me dire pourquoi notre grand maître, M. Chasles, doute absolument de l’exactitude des théorèmes dont il s’agit. Je suis dans la plus grande perplexité; je doute de moi-même; je me confie en vous pour être rassuré ou détrompé...

Priez M. Chasles d’agréer mes civilités, et engagez-le à pousser l’impression de ses coniques, et à publier ses autres mémoires sur la théorie générale des courbes, dont vous m’avez inspiré la plus grande curiosité.

Il De Jonquières accolse le idee del Cremona, e nel Journal de mathém., 2.e sèrie, t. 10 [p. 488 modifica](1865) p. 412, ritirò le restrizioni che «dans un moment de précipitation» aveva creduto di dover aggiungere alla sua Memoria del 1861.


[71] Pag. 390. Qui l’A. segnò in margine: «Questo teorema si concluda meglio dal n. 23 e dal 49».


[72] Pag. 391. Questo ragionamento è imperfetto. Conviene, per ciò che occorre poi, modificarlo nel modo seguente:

Le prime polari rispetto a dei punti di una retta passante per hanno in per tangente comune la retta armonica di rispetto alle due tangenti , di in (73); sicchè il punto successivo a su ha come retta polare .

Si prenda ora come retta successivamente ciascuna delle tangenti in alle curve della data serie, le quali passano per . Costruendo le rette armoniche di queste tangenti rispetto alla coppia , avremo direzioni secondo cui il luogo passa per .

passa dunque per con rami, corrispondentemente alle curve passanti per . Se e coincidono, per essere punto stazionario di , coincideranno in anche le armoniche ora nominate, ossia le tangenti in a .


[73] Pag. 391. La proposizione del n. 32, che qui s’invoca, non era esatta, come abbiam rilevato nella nota [47]. Tuttavia il risultato a cui ora si giunge è vero. Infatti (v. la fine dell’ultima nota) passa pel punto stazionario di con rami (completi), aventi tutti per tangente la tangente di : laonde in saranno riunite appunto intersezioni di e .


[74] Pag. 393. Proposizioni più generali che quelle di questo n. 88, intorno all’influenza di particolari punti sul numero complessivo dei punti doppi delle curve di un fascio, si troveranno nei nn. 8-12 della Memoria 53.


[75] Pag. 396. In un foglietto manoscritto del Cremona è detto di modificare la parte che segue nel testo, così:

(b) Se i due fasci sono dello stesso ordine , e se hanno una curva comune, questa farà parte dell’inviluppo dianzi ottenuto. Togliendo la curva comune, la quale, supposta priva di punti multipli, sarà della classe , rimane una curva della classe ; cioè:

Le tangenti comuni nei punti ove si toccano le curve di due fasci d’ordine , aventi una curva comune, inviluppano una linea della classe .

(c) L’ipotesi precedente si verifica nel caso che i due fasci siano formati da prime polari relative ad una data curva fondamentale d’ordine , onde . Allora:

Le tangenti comuni ne’ punti di contatto ecc. ecc. [come nel testo].


[76] Pag. 397. Questa proposizione fondamentale non deriva così immediatamente dalla definizione data della rete.

In un foglietto manoscritto il Cremona ha indicato di sostituire alla parte del n. 92 che giunge fino a questo punto la trattazione seguente:

Abbiamo veduto [n. 41] che, se , sono le equazioni di due curve dello stesso [p. 489 modifica]ordine , l’equazione rappresenta un sistema semplicemente infinito () di curve dello stesso ordine , individuate dagli valori del rapporto o parametro . A questo sistema, caratterizzato dalla proprietà che per un punto arbitrario del piano passa una ed una sola curva, si è dato il nome di fascio. Siccome i valori del rapporto si possono rappresentare coi punti di una retta (punteggiata) o coi raggi di un fascio, così le curve del fascio si possono riferire univocamente agli elementi di una retta punteggiata o di un fascio di raggi (assumendo ad arbitrio tre coppie di elementi corrispondenti).

Analogamente, se , , sono le equazioni di tre curve d’ordine non appartenenti ad uno stesso fascio, ossia linearmente indipendenti, l’equazione rappresenta un sistema doppiamente infinito () di curve d’ordine , determinate dagli valori dei due rapporti . A questo sistema, che è caratterizzato dalla proprietà che per due punti arbitrari passa una sola curva, ossia che per un punto arbitrario passano curve formanti un fascio, si dà il nome di rete. Come i valori dei rapporti si possono rappresentare coi punti (o colle rette) di un piano, così le curve di una rete si possono riferire univocamente ai punti (o alle rette) di un piano. Rappresentando per esempio le curve della rete coi punti del piano, i fasci di curve contenuti nella rete vengono ad essere rappresentati dalle rette del piano stesso. Perciò si vede subito che la rete contiene fasci; che due fasci della rete hanno una curva comune; e che una curva è comune a fasci [della rete]. Una rete è determinata da tre curve (dello stesso ordine) non appartenenti ad uno stesso fascio, ovvero da due fasci (dello stesso ordine) aventi una curva comune. Tre curve non hanno, in generale, punti comuni; ma se tre curve determinanti una rete hanno punti comuni, essi sono comuni a tutte le curve della rete.

In modo simigliante, l’equazione rappresenta un sistema triplamente infinito () di curve dello stesso ordine, corrispondenti agli valori dei tre rapporti , supposto che le quattro curve , , , non appartengano ad una stessa rete. In questo sistema tutte le curve che passano per uno stesso punto arbitrario formano una rete; tutte quelle che passano per due punti arbitrari formano un fascio; e per tre punti quali si vogliano passa una sola curva del sistema. I valori dei rapporti si possono rappresentare coi punti dello spazio a tre dimensioni; perciò le curve del sistema in discorso si possono far corrispondere univocamente ai punti dello spazio. I piani dello spazio rappresentano allora le reti contenute nel sistema; e le rette dello spazio ne rappresentano i fasci. Donde si trae subito che due reti (del sistema) hanno un fascio comune, che tre reti hanno una curva comune, che una rete ed un fascio hanno una curva comune, e che due fasci hanno una curva comune solamente quando sono contenuti in una stessa rete.

Proseguendo si potrebbero considerare sistemi di curve d’ordine . In generale un sistema è rappresentato da un’equazione , dove le ... [manca il seguito].


[77] Pag. 397. Questa denominazione l’Autore voleva poi sostituita dovunque con Jacobiana della rete, pur conservando il nome Hessiana per la linea definita in (90, a). (Ciò s’accorda colla designazione: Jacobiana di tre curve, introdotta al n. 93).


[78] Pag. 397. Nell’originale, dopo la citazione (48), era detto: «ed una di queste ha per [p. 490 modifica]tangente cuspidale la retta ». Invece quella curva del fascio che ha per una tangente in non sarà in generale una delle due curve che sono cuspidate in .

L’Autore, in (A), aveva cancellato quella frase ed anche la successiva, con cui finisce questo n. 92.


[79] Pag. 401. Esistono alcuni fogli manoscritti del Cremona in cui si ricerca la moltiplicità della Jacobiana di tre curve, in punti che presentano altri casi particolari. Sono però abbozzi, che non occorre publicare. Riproduciamo invece una parte di ciò che è scritto, in (A), accanto a questo n. 96:

«Quando o sia un punto plo per le tre curve , la curva corrispondente ad una retta ha in un punto plo, ed ivi ha per tangenti ed i raggi doppi dell’involuzione determinata dai due gruppi di tangenti in alle curve (in virtù del n. 51). Analogamente per ; quindi, siccome tutte le curve hanno in un punto plo, ed inoltre due curve corrispondenti hanno sempre una tangente comune , così sarà un punto plo per la curva complessiva generata dai fasci delle . Ma di questa fa parte la 1.ª polare di rispetto a , che ha in un punto plo; dunque la Jacobiana avrà in un punto multiplo secondo il numero .

«Se una delle curve della rete, per esempio , ha in un punto plo, le tangenti di sono tutte tangenti anche della Jacobiana. Le altre tangenti di questa sono i raggi della Jacobiana dei due gruppi di tangenti in alle curve .

«Da ciò segue, nella teoria delle polari, che se la curva fondamentale ha un punto plo la Hessiana ha ivi un punto plo; le due curve hanno [in esso] tangenti comuni; perciò quel punto assorbe intersezioni».

Seguono altre considerazioni (incomplete) dirette a provare che in generale un punto plo con tangenti riunite produce sul numero dei flessi, come (n. 74) sulla classe, la stessa diminuzione che produrrebbero nodi ed cuspidi.


[80] Pag. 401. Se non si aggiunge al testo originale la condizione che qui s’è messa fra [ ], la frase che vien dopo va modificata così: «la curva Hessiana della rete ha tre rami passanti per , uno dei quali è ivi tangente alla retta e gli altri due sono toccati dalle due curve della rete che hanno una cuspide in ». Questa modificazione appunto si trova in (A). — Cfr. la nota [78].


[81] Pag. 402. Cfr. la nota **) a piè di pag. 394.


[82] Pag. 404. Quest’osservazione, fra [ ], non stava nell’originale; ma è necessaria per poter poi applicare il n. (97, d).


[83] Pag. 406. Qui l’A. continua, in margine ad (A) (cfr. la nota seguente):

Ne segue che il numero delle curve di una rete d’ordine , che toccano due curve i cui ordini siano , e le classi , è

.


[84] Pag. 406. In margine a queste due righe, l’Autore ha scritto a matita: no. [p. 491 modifica]

Certamente l’asserzione contenuta nel testo è eccessiva, poichè una rete qualsivoglia di curve non è in generale un sistema di prime polari. Ma finchè si tratta di problemi numerativi, determinati, su reti di curve, la sostituzione di queste con reti di prime polari si può riguardare come un’applicazione del principio della conservazione del numero. Essa è fatta, non solo qui in (103b), ma anche nel seguito, come nei n. 119, 120, 121. — Cfr. la giustificazione, che poi ne è data al n. 17 della Memoria 53.


[85] Pag. 411. {I punti comuni alle due curve d’ordine ed sono le intersezioni della prima curva coll’Hessiana [di ], ed i punti [le coppie di punti distinti] di quella stessa prima curva che sono poli delle tangenti doppie della curva (103).}


[86] Pag. 415. Qui, nella Einleitung, è posta a pie di pag. la nota seguente:

Fallen die Puncte paarweise zusammen, das heiszt, berühren sich die Kegelschnitte des Büschels in zwei Puncten und , so reducieren sich die beiden Paare von Gegenseiten des Vierecks auf die Berührungssehne , als das System zweier zusammenfallender Geraden betrachtet. Das dritte Paar Gegenseiten wird durch die den beiden gegebenen Kegelschnitten gemeinschaftlichen Tangenten gebildet. Folglich bestimmen, wenn ein Kegelschnitt und zwei seiner Tangenten von einer Transversale geschnitten werden, die vier Durchschnittspuncte eine quadratische Involution, deren einer Doppelpunct auf der Berührungssehne liegt.


[87] Pag. 418. Nella Einleitung è stata qui inserita, come n. 111 bis (a pag. 167-175), la traduzione, con poche varianti, dei due articoli «Sulla teoria delle coniche» che si troveranno nel seguito di queste Opere, come n.i 47, 48.


[88] Pag. 422. Quest’asserzione non è esatta (la deduzione non regge, perchè la corrispondenza fra e non è univoca in ambi i sensi); e così pure l’analoga che vien subito dopo, sugli punti corrispondenti a uno stesso . Si può dire invece che: quando un punto varia su , e lo si prende successivamente, o come punto , o come , i gruppi dei suoi corrispondenti (, od ) punti descrivono due involuzioni dei gradi , , le quali risultano riferite proiettivamente (alla punteggiata descritta dal punto variabile, e quindi anche) fra loro. A queste involuzioni proiettive il lettore riferisca la fine della nota (che occorre poi in (b)).


[89] Pag. 424. In ognuno dei punti dell’Hessiana che qui si son considerati, il luogo geometrico di cui si tratta avrà un punto -plo. Perciò invece che contatto -punto si deve leggere: incontro -punto.

Per analoghe ragioni va fatta la stessa sostituzione della parola «incontro» alla parola «contatto» le altre volte che questa s’incontra nel seguito di questo numero, in (a) e in (b).


[90] Pag. 435. Quest’argomentazione non regge, e il risultato a cui si giunge va corretto. Si osservi che, quando una curva si può riguardare come l’inviluppo di una serie d’indice 2 di curve, i suoi punti doppi sono (soltanto): 1.º ogni punto che sia comune a tutte le curve di quella [p. 492 modifica]serie, 2.º ogni punto dell’inviluppo che sia doppio per l’unica curva della serie che vi passa. Applicando ciò alla serie delle seconde polari dei punti di una retta , otteniamo (se ) due casi in cui la seconda polare (pura) di ha un punto doppio : 1.º) è comune a tutte le seconde polari dei punti di , ossia fa parte della conica polare di : è il solo caso che sia considerato nel testo. 2.º) (per ) è punto doppio per la seconda polare di un punto (anzi che per una prima polare, come nel 1.º caso), ossia (n. 78) è un punto la cui cubica polare (anzi che conica polare) ha un punto doppio . Presa allora come retta la tangente in alla conica polare di , la seconda polare (pura) di avrà in un punto doppio. Così anche nel 2.º caso si ottengono, come nel 1.º, infinite rette e infiniti punti .


[91] Pag. 437. Una dimostrazione più rigorosa di questo teorema si troverà nel seguito, al n. 149 (c).


[92] Pag. 446. A questo punto, nella Einleitung, pag. 225-226, è inserito, prima di (b), un breve (a bis), tolto dal § 4 della Memoria 49 (Considerazioni sulle curve piane del 3.º ordine...) di queste Opere, o dal n. 26 dell'altra Memoria 53, già più volte citata.

Lo stesso dicasi poi: per l’aggiunta di un 139 e) che si trova nella Einleitung a pag. 227; per un’altra breve aggiunta a pag. 234, alla fine del n. 142; e finalmente per quella al n. 148 che è proposta al termine dell’Errata della Einleitung.


[93] Pag. 459. Nella Einleitung, dopo questa citazione, segue (nella stessa nota a piè di pagina) un quadro degli otto sistemi di quattro rette, che si trovava già in Hesse, loc. cit. (= Ges. Werke, p. 166).


[94] Pag. 459. Sopprimiamo, d’accordo con (A), un’asserzione non esatta relativa a quel punto di concorso.


[95] Pag. 460. Così in concorrono , , , , , .


[96] Pag. 460. Per quel punto (centro di projettività) passa anche la retta che unisce le intersezioni di . {Di qui segue che le rette sono corrispondenti, e però il loro punto comune appartiene alla conica . Dunque i punti , sono coniugati rispetto a questa conica, e le loro polari s’incrociano in un punto della retta allineato con e col punto comune alle , . Analogamente per , ; ecc.}


[97] Pag. 461. {Le tangenti alla conica nei punti sono anche tangenti alla conica polare di , ed i punti di contatto sono situati rispettivamente nelle rette (S. Roberts, p. 120).}

[98] Pag. 462. {Similmente: in ciascuno dei 3 sistemi di coniche tritangenti alla cubica vi sono otto coniche che passano per un punto dato e toccano una retta data, e ve ne sono sedici che toccano due rette date.}