Opere minori 2 (Ariosto)/Lettere/Lettera X

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Lettera X

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X.1

A Giovanfrancesco Strozzi.

A nome dell’Alessandra Strozzi.

Magnifico messer Giovanfrancesco mio onorando.

Io ebbi a questo dì una di V. S., la quale mi è stata cara per intender di quella: ma non che per sollicitarmi o ricordarmi della vostra cosa mi fosse di bisogno; perchè io non l’ho meno a côre, che se fosse particolarmente a mio grande utile; e mai non mi accade occasione di parlarne, ch’io non lo faccia con quella fede che mi par che mi sia debita. Ma circa questo non possiamo più stringere messer Guido2 di quello che voglia essere stretto; il quale per modo alcuno non vuol che si parli [p. 541 modifica]di maritar quest’ultima figliuola, finchè non si sia disbrigato di quelle che già ha marítate, e che la Isabella non sia messa nel monasterio: la quale vi doveva esser posta fin’all’Ognisanti passato, e la dote e le masserizie che le bisognano tutte sono in ordine; ma ella da quel tempo in qua è sempre stata inferma, e molte volte in pericolo di morte, e tuttavía sta male: sicch’ella è gran causa che non si può venire a risoluzione alcuna. Ben questo vi affermo, che negli Strozzi da Fiorenza non ha disegno alcuno; e, per certe occorenzie, è tanto mal satisfatto da loro, che non li può sentir nominare. Questo è quanto vi posso dire. Io ho buona speranza, e questa medesima posso offerire a voi. Io son sana, Dio grazia. Messer Guido e il conte Lorenzo3 piateggiano gagliardamente circa la casa che il scrittor di questa4 dice che vi parlò a Venezia: il quale sta bene, ed a V. S. si raccomanda, e non mancherà di fare il debito suo sempre che verrà l’occasione. Altro non occorre. A V. S. mi raccomando, e la ringrazio di quanto m’ha scritto di Tito mio.

Da Ferrara, 22 ianuarii 1531.

Di V. S.
Alessandra Strozza.


Fuori — Al Magn. Mess. Giovanfrancesco de’ Strozzi, a Padova.


Note

  1. Pubblicata dal Barotti, tom. cit., pag. 391; e replicata in parte dal Baruffaldi, Vita ec., pag. 287.
  2. Guido Strozzi, figlio di quel Tito e fratello di quell’Ercole de’ quali abbiamo, dalle stampe d’Aldo e del Colineo, un lodato volume di latine poesie. — (Barotti.)
  3. È probabile che il conte Lorenzo in questa lettera nominato e nell’altra dei 26 ottobre, sia il fratello di Guido, che appunto si chiamò Lorenzo. Colle parole di questa si spiega chi sia quel vostro, di cui nella Lettera dei 5 d’aprile. — (Barotti.)
  4. Lo stesso Lodovico; e dalle parole che seguono il Baruffaldi deduce che l’Ariosto andasse veramente a Venezia, circa la metà di novembre del 1530, col duca Alfonso; il quale colà recavasi per ivi trattare con Francesco Sforza ed altri ambasciadori i comuni interessi.» Vita ec., p. 207.