Orgoglio e pregiudizio (1945)/Capitolo trentanovesimo

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Capitolo trentanovesimo

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Jane Austen - Orgoglio e pregiudizio (1813)
Traduzione dall'inglese di Itala Castellini, Natalia Rosi (1945)
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Nella seconda settimana di maggio le tre signorine partirono insieme da Gracechurch Street per la città di *** nell’Hertfordshire, e avvicinandosi all’albergo designato, dove dovevano trovare la carrozza mandata da Mr. Bennet, videro come prova della puntualità del cocchiere Kitty e Lydia affacciate alla finestra di una sala al piano superiore. Le due ragazze erano già arrivate da un’ora, che avevano allegramente impiegata nel fare una visita alla modista di fronte all’albergo, a osservare la sentinella di guardia e infine a condire un’insalata di cetrioli.

Dopo avere salutato le sorelle, mostrarono trionfalmente una tavola apparecchiata con dei cibi freddi, visto che la dispensa dell’albergo non offriva di meglio, ed esclamarono con entusiasmo: «Non è carino? non è una bella sorpresa?»

«E siamo noi che offriamo», aggiunse Lydia, «però dovete prestarci il denaro per pagare, perché abbiamo speso tutto quanto avevamo in quel negozio di fronte». E mostrando gli acquisti fatti: «Guardate, ho comprato questo cappellino. Non è molto bello, ma ho pensato che potevo comprarlo lo stesso. Appena a casa lo disfarò, e vedrò se potrò fame qualcosa di meglio».

E quando le sorelle lo criticarono, trovandolo orrendo, aggiunse con perfetta indifferenza: «Oh, ce n’erano altri due o tre ancora più brutti, e quando avrò comprato della seta per rinfrescarlo, credo che diventerà passabile. E poi non importerà molto quello che porteremo quest’estate, quando il reggimento avrà lasciato Meryton: se ne vanno tra quindici giorni».

«Partono davvero?», esclamò Elizabeth con grande soddisfazione.

«Trasportano il campo vicino a Brighton; e mi piacerebbe proprio che papà ci conducesse là quest’estate! Sarebbe un progetto delizioso e non credo che costerebbe neppure molto. Alla mamma piacerebbe infinitamente! Pensate, altrimenti, che estate infelice sarà la nostra!».

“Sì”, pensò Elizabeth, “sarebbe proprio il progetto che ci vuole per completare la stima che si ha di noi. Santo cielo! Brighton e un intero accampamento di soldati tutto per noi, che siamo già stati messi sottosopra da un solo reggimento, e dai balli mensili di Meryton!”.

«E ora ho da darvi una notizia», disse Lydia quando si misero a tavola. «Che cosa credete? Un’ottima notizia! Una notizia meravigliosa, a proposito di una certa persona che piace a tutte noi».

Jane ed Elizabeth si scambiarono un’occhiata e dissero al servitore che poteva andare. Lydia rise.

«La vostra solita mania delle forme e della discrezione. Vi secca che il servitore debba sentire, come se a lui importi qualcosa! Credo che sarà obbligato a sentire assai peggio di quello che ho da dirvi. Dio, quant’è brutto però! Sono contenta che se ne sia andato. Non ho mai visto una bazza così lunga in vita mia! Bene, torniamo alla mia notizia: si tratta del caro Wickham; troppo bella per il servitore, non è vero? Non c’è più pericolo che Wickham sposi Mary King. Questo per te Elizabeth! È andata da suo zio a Liverpool; andata per sempre. Wickham è salvo!».

«Ed è salva anche Mary King!», aggiunse Elizabeth; «salva da un’unione pericolosa, almeno dal punto di vista finanziario».

«È stata una grande stupida ad andarsene, se Wickham le piaceva».

«Non credo però che si trattasse di un grande affetto da nessuna delle due parti», disse Jane.

«Da parte di lui non c’era di certo. Posso garantire che non gliene è importato mai nulla; e a chi potrebbe piacere quel mostriciattolo tutto lentiggini?». Elizabeth si turbò, pensando che lei stessa, per quanto incapace di espressioni così volgari, aveva provato, in altri tempi, sentimenti simili che non potevano ugualmente dirsi nobili davvero!

Appena ebbero mangiato, e le sorelle maggiori pagato il conto, fu ordinata la carrozza e dopo un po’ di trambusto, l’intera compagnia, con bauli, valigie, pacchetti e l’aggiunta sgradita delle ultime compere di Kitty e di Lydia, riuscì a mettersi a posto.

«Siamo proprio ben pigiate!», gridò Lydia. «Sono contenta di aver comprato il cappello, non fosse che per il gusto di avere una scatola di più! Bene, ora mettiamoci proprio comode e chiacchieriamo e ridiamo tutto il tempo. E, prima di tutto, sentiamo che cosa vi è successo da quando siete partite. Avete incontrato degli uomini simpatici? Vi siete fatte corteggiare? Speravo che almeno una di voi avrebbe trovato marito prima di tornare a casa. Jane se non si spiccia non ha altra prospettiva che quella di diventare una zitella inacidita, ve lo dico io. Ha già quasi ventitré anni! Quanto mi vergognerei se a ventitré anni non fossi già sposata! Non avete idea di come la zia Philips desideri trovarvi un marito! Dice che Lizzy avrebbe fatto bene ad accettare Mr. Collins, ma io non credo che sarebbe stato molto divertente. Dio, come mi piacerebbe sposarmi prima di tutte voi! Allora sarei io ad accompagnarvi ai balli. Se sapeste come ci siamo divertite l’altro giorno dal colonnello Forster! Kitty ed io dovevamo passare là la giornata, e Mrs. Forster ci promise un piccolo ballo per la sera. A proposito, Mrs. Forster e io siamo amicone! E così invitò le due Harringston, ma Harriet era ammalata e Pen fu costretta a venire sola; e allora, sapete che cosa abbiamo fatto? Vestimmo Chamberlayne da donna: immaginatevi com’era buffo! Nessuno lo sapeva fuorché il colonnello e Mrs. Forster, Kitty e io, e la zia, perché fummo obbligate a chiederle uno dei suoi abiti. Non potete immaginare come stava bene! Quando arrivarono Denny e Wickham e Pratt, e due o tre altri di loro, non lo riconobbero affatto. Dio! quanto ho riso! e Mrs. Forster lo stesso. Credevo di morire! Questo ha insospettito gli uomini e così scoprirono presto di che cosa si trattava».

Con questo genere di racconti a proposito dei loro ricevimenti e delle loro burle, Lydia, aiutata dalle allusioni e dalle aggiunte di Kitty, si incaricò di distrarre le sue compagne per tutta la strada, fino a Longbourn. Elizabeth aveva ascoltato il meno possibile, ma non c’era modo di evitare il continuo ripetersi del nome di Wickham.

A casa furono accolte con grande festa. Mrs. Bennet si rallegrò nel vedere Jane sempre splendente di bellezza; e, più di una volta, durante il pranzo. Mr. Bennet disse spontaneamente a Elizabeth: «Sono contento che tu sia tornata, Lizzy!».

Erano parecchi in sala da pranzo quella sera, perché quasi tutti i Lucas erano venuti per vedere Maria e per sentire le novità, e gli argomenti di conversazione erano infiniti; Lady Lucas, attraverso la tavola si informava da Maria tanto della felicità quanto del pollaio della figlia maggiore; Mrs. Bennet era doppiamente occupata a sentire da Jane i ragguagli sulle ultime tendenze della moda e a riferirli immediatamente alle Lucas, e Lydia, con la sua voce acuta che vinceva quella di tutti gli altri, enumerava i divertimenti della mattinata a chiunque volesse ascoltarla.

«Oh, Mary!», disse. «Avrei voluto che fossi venuta anche tu; ci siamo talmente divertite! Mentre andavamo, Kitty e io abbiamo abbassato le tendine, fingendo che non ci fosse nessuno in carrozza: io sarei andata così per tutta la strada, se Kitty non si fosse sentita male; arrivate poi all’albergo credo che ci siamo comportate assai bene, perché abbiamo offerto alle altre tre la migliore delle colazioni, e se ci fossi stata, l’avremmo offerta anche a te. E al ritorno che spasso! Credevo che non saremmo mai riuscite a entrare tutte nella carrozza! Da morire dal ridere. E siamo state così allegre durante tutta la strada! Parlavamo e ridevamo così forte che avrebbero potuto sentirci a dieci miglia di distanza!».

Mary rispose gravemente: «Non che io voglia, Lydia cara, disprezzare questi divertimenti! Certo sono adatti alla maggioranza delle menti femminili. Ma vi confesso che per me non hanno nessuna attrattiva. Preferisco infinitamente un bel libro».

Ma Lydia non sentì una parola di questa risposta. Era difficile che ascoltasse qualcuno per più di mezzo minuto, e a Mary poi non dava mai retta.

Nel pomeriggio Lydia insistette con le sorelle per andare fino a Meryton a vedere come stavano tutti, ma Elizabeth si oppose con fermezza al progetto. Non voleva che si dicesse che le signorine Bennet non potevano stare a casa mezza giornata senza correre dietro agli ufficiali. Per di più aveva un’altra ragione. Temeva di rivedere Wickham ed era decisa a evitarlo il più a lungo possibile. La partenza del reggimento rappresentava per lei un indicibile sollievo. Tra quindici giorni sarebbero partiti, e una volta andati via, sperava di non avere più motivo di tormentarsi per Wickham.

Era a casa da poche ore, quando si accorse che il progetto di Brighton, al quale Lydia aveva alluso all’albergo, era discusso di frequente tra i suoi genitori. Elizabeth si avvide subito che suo padre non aveva nessuna intenzione di cedere; ma le risposte di lui erano tuttavia così vaghe e ambigue che sua madre, anche se spesso scoraggiata, non disperava ancora di spuntarla.