Orlandino (Aretino)/Canto secondo

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Canto secondo

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Canto primo


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Voglia proprio mi vien di disperarmi
     Andar ne Frati, o douentar romita
     si perche Marte lascia portar l’armi
     d’arcipoltron alla turba infinita
     che a sentir solamente dir armi armi
     cercon fuggir lor manigolda uita
     ne caccatoi, ne fossi, nelle grotte:
     di di, pensate cio che fan di notte.

Molti soldati, caualieri, e fanti,
     che portan picha, lancia, & archibuso
     c’hanno men cor che riverenza ai santi
     il Lutherano heretico, e tristo uso,
     mentre a tauola stanno, auanti auanti
     gridon beuendo, il cul leuando in suso
     e poi che a d’arme di Tromba, o tamburo
     affrontano i nimici doppo un muro.

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E chio non parli per dir male, o fola
     del mio dir testimonio Astolfo sia
     ma non è questo quel che mi sconsola
     che ad altro luoco uien la robba mia,
     io diro pure una mala parola
     puo far Domenedio che tutta uia
     ogni principe elegga a sommi honori
     i più poltroni, i piu goffi, i peggiori.

Vedete Carlo cha scielti in dozzina
     certi squassa pennacchi, squarta poggi
     a tauola, e in Bordello, & in cucina,
     e pare allui chognun col brando sfoggi
     uol destrugger la setta saracina
     con dodici sbisai, che s’al di d’hoggi
     andassero hor a questo, hor a quel soldo
     non ci è huom che li desse il caposoldo

Forse che i laureati alti Poeti
     non stillano il ceruel coi paladini
     mettendoli su in ciel sopra i tapeti
     e facendoli Dei non che diuini
     state di gratia Trium uitium cheti
     Boiardi, Ariosti, & Aretini
     che Astolfo ualent huom pieta domanda
     e inginochion a Cardo s’accomanda

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Chi sei tu disse Cardo, Astolfo sono
     arma ui rum qui cano in terra a piei
     bontà d’un mio caual non troppo buono
     & d’un error che con la lancia fei
     non cavar fuor la spada che perdono
     signor ti chiedo miserere mei
     rise Cardo d’Astolfo, & disse parmi
     che torni al Signor tuo pedon senz’armi.


il fine.

Stampato nella stampa, pel mastro
della stampa, dentro dalla
Citta, in casa e non di
fuora, nel mille

uallo cerca.