Osservazioni di Giovanni Lovrich/De' Costumi de' Morlacchi/§. 7. Governo di famiglia

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§. 7. Governo di famiglia

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§. VII.

Governo di famiglia.

I
N ogni famiglia de’ Morlacchi dal più giovane cominciando insino al più vecchio, ciascuno à la sua ispezione particolare, e tutti insieme somigliano ad una truppa di formiche, che travagliano al ben comune. L’amore, e la buona corrispondenza, che passa nelle famiglie Morlacche, non è così facile, che si trovino ne’ luoghi troppo colti. Ogni famiglia à il suo Capo di casa, che viene chiamato col nome di Starescina, vale a dir vecchione. Le veci dello Starescina sono di provvedere vitto, vestito, e tutto il necessario per la famiglia, ma di nulla può disporre da per se. Se si tratta di vender animali pecorini, od altri di minuto genere, vi vuol il consenso di chi à la cura della greggia. Così trattandosi della vendita di animali Bovini, è necessario il permesso di que’ che coltivano la terra. Qualunque debito s’incontrasse dal più minimo della famiglia, sempre si scrive il nome dello Starescina, s’egli fosse cento mi[p. 97 modifica]glia lontano.1 V’è del buon ordine in queste saggie distribuzioni, nullaostante ciò, i Morlacchi vivono disordinatissimamente. L’economia è bandita capitalmente da tutte le loro famiglie, e se v’è taluno, che intenda la utilità di questa, viene beffatto egregiamente da’ suoi Nazionali, e piamente ad un economo si attribuisce il peccato dell’avarizia. Consumano le loro derrate senza veruna regola, e misura, e ne succede, che i più benestanti non arrivano alle volte alla raccolta delle nuove messi, che non facciano qualche debito di biade. Sembra, che vogliano dimostrar con ciò la poca fatica, che incontrano nel coltivar i loro prodotti. Ma tutti i loro disordini economici, a ben cosiderare, non consistono, che in gozzoviglie, che cominciano al tempo della raccolta de’ grani, e durano fino agli ultimi del Carnovale. Di State, se lavorano in campagna, mangiano quattro volte il giorno, ed in questo tempo ad ogni modo vi à da essere anche del vino, altrimenti non si può lavorare. È naturale, che l’estro di Bacco li riscaldi, onde divengono cantori, e Poeti in un tempo istesso, e di ordinario non si sente altro, che decantar Marco Kraglievich2 che per 4 [p. 98 modifica]mesi dell’anno viene riposto in un profondissimo obblio, e così vicendevolmente di anno in anno torna ad obbliarsi, e sorgere.

Tutti i lavori de’ Morlacchi sì di State, che di Verno finiscono nel seminar, e raccor le biade. Se si unisca a ciò la cura, che ànno pe’ loro animali, non v’è altra briga, che occupi gli animi loro; perciò nel Verno, riempiendosi bene la pancia, fanno per lo più una vita sedentaria, e formando un semicerchio attorno il focolare,3 ove si riscaldano, raccontansi scambievolmente delle Storielle schifose, non lasciando da parte anche le vere, riguardanti alla Istoria della nostra Nazione. Le Istorielle, di cui s’imbevono i figli dai Padri, le tramandano a’ nipoti, e così successivamente, di modo, che per tradizione si conservano tutti i fatti antichi i più memorabili, che si alterano secondo la passione di chi li racconta.

Una sana massima de’ Morlacchi è di tener, più che si può, unite le famiglie, facendo un ottimo riflesso, che la disunione è causa della rovina. Non è rara cosa per questo, che molte famiglie arrivino al numero di trenta persone, alcune a quaranta, ed alcune altre a settanta, ma queste ultime si potrebbon facilmente numerare. Le Donne, come da per [p. 99 modifica]tutto, così fra’ Morlacchi, sogliono essere le sorgenti delle disunioni delle famiglie. I Morlacchi rare volte porgono orecchio ai loro lamenti, anzi sovente, se si lamentano le une contro le altre, i rispettivi mariti le caricano di busse, e sapendo elleno la conseguenza de’ lamenti, vivono in pertettissima pace, ne si lagnano tanto facilmente. Ne si creda, che le Donne Morlacche possano far resistenza agli uomini; benchè dica il Fortis „ che la robustezza delle Donne de’ nostri paesi di poco la cede a’ maschi pell’ordinario. „ 4 Ma in ciò egli travide, o si lasciò persuadere, senza riflettervi. Si può dare, che le Donne Morlacche non la cedano in robustezza agl’Italiani, riguardo poi a’ Nazionali elleno si deggiono considerare niente più, niente meno, che le femmine delle altre Nazioni riguardo ai rispettivi uomini.

Ànno poi massime assai stravaganti nella restituzione de’ loro debiti. Si contentano più tosto a forza de’ regali, se il debito è picciolo, oltrepassar la dovuta summa, che pagarla tutta in una volta, ed al tempo prefisso; e dopo tutto questo si paga il debito. Non sempre però portano seco i loro regali que’ vantaggi, che volgarmente si crede. Porgono più volte qualche presentuccio, per incontrar un grosso debito, che lo risarciscono a grandi stenta, e non mai intieramente. Ma v’è poi una sorte de’ debiti, assai perniziosi per essi loro ne’ tempi di carestia de’ viveri. Imperocchè se comperano in credenza uno staro di biade, convien, che lo paghino a quell’esorbitante prezzo, che corre allora, che lo prendono. [p. 100 modifica]Questo è poco male. Succede molte volte, che la fame arriva a sì grand’eccesso, che non può altri, che la Clemenza del Prencipe porvi il ripiego, provedendoli del bisognevole col patto del dovuto pagamento a tempo opportuno. Quelli, che sono incaricati alla scossione de’ Pubblici crediti, non sono sempre gli stessi, e la diligenza nel tener i registri esatti non è molta, onde accade, che per la incuria de’ Ministri, sieno sforzati a pagar due, e forse tre volte un solo debito, senza che si possa sapere, dove vadino le riscossioni sopranumerarie. Tali sono almeno le lamentazioni de’ Morlacchi.

  1. Una volta lo Starescina era Padron assoluto, e sempre il più vecchio della Famiglia. Al presente non è più Padron assoluto, ordinariamente peraltro il più vecchio comanda. Ma se la Famiglia scopre, che il vecchio non è capace di sostentar la dignità di Capo di Casa, elegge un altro, che sappia coprir un tal posto. Si depose il pregiudizio, che solamente i vecchi sanno dirigere, e si vide, che non è l’età alle volte, che fa l’uomo.
  2. Questo è un nome, che per lo più si sente decantare da’ Morlacchi. Alcuni pongono, in dubbio, se Marco Kraglievich vi sia mai stato. Io direi di sì. Non vorrei peraltro farmi mallevadore di tutte quelle azioni Eroiche, che di lui cantano i Morlacchi.
  3. Io non dirò, che di State i Morlacchi si riscaldino al foco, come usano di Verno. Non è naturale, che quelli, ch’espongono, occorrendo, i nudi petti al rigore del Verno, vadino a procurarsi un superfluo, e nojoso caldo di State.
  4. Vol. I. p. 68.