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Pachita

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Giovanni Prati

Olindo Malagodi 1868 Indice:Prati, Giovanni – Poesie varie, Vol. II, 1916 – BEIC 1901920.djvu sonetti Pachita Intestazione 9 aprile 2024 75% Da definire

A Luigi Napoleone, il 2 dicembre Armonia exacordale
Questo testo fa parte della raccolta XII. Dall'«Armando»
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I

PACHITA

     Bruna figlia della Spagna,
vagabonda è la mia vita:
fui per Francia e per Lamagna
la ventura a bisbigliar.
     5Son la zingana Pachita,
nata a Cadice sul mar.

     Trae la gente al mio leúto,
quando il pollice lo morde;
dell’Italia è conosciuto
10per i borghi e le cittá;
     ma il tremor delle sue corde
ciò che sia, nessun lo sa.

     Stan nel cavo al mio stromento
cento piccioli indovini;
15sopra un raggio o in ala al vento,
quand’è dí, li faccio uscir;
     e li mando peregrini
la ventura anch’essi a dir.

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     Tornan poi nel cavo grembo,
20quand’è notte, e in sonno blando
dormiam tutti, o fuori al nembo
o tra i fieni o in mezzo ai fior:
     dormiam tutti, e tremolando
va il leúto e sona ancor.

     25Chi ha desio del proprio arcano,
non lo cerchi ne’ pianeti,
ch’io ne’ segni della mano
l’avvenir gli scoprirò:
     di Siviglia fra i roseti
30lessi i maghi, e l’arte io so.

     Son Pachita; ho paggi e corte
nella bella Estremadura;
chi saper vuol la sua sorte
faccia presto e venga a me:
     35oggi canto la ventura,
ma diman mi sposa un re.

     Su! traete all’armonia
delle corde della fata,
che l’occulta profezia
40rassomiglia un venticel:
     chi nol prende alla passata,
batte l’ali e va nel ciel.

     Oggi zingana tapina
mi vedete a piú d’un segno,
45ma diman sarò regina,
sarò lunge assai da qui,
     raccontando al mio bel regno
dell’Italia i dolci dí.