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orlando innamorato |
[St. 47-50] |
Tutta la gente de li Arabi è in piega,
Gambili e dromendarij a terra vano;1
Ranaldo li cacciò più de una lega.
Or vien Framarte, il gran re persïano.
La sua bandiera d’oro al vento spiega,2
Ben lo adocchia il segnor di Montealbano.
Adosso a lui con la lancia se caccia;
Dopo le spalle il passa ben tre braccia.
Quel gran re cade morto alla pianura;
Fuggeno i suoi per la campagna aperta.
Ranaldo mena colpi a dismisura:
Non dimandar se ’l frappa con Fusberta.
Ecco Orïone, la sozza figura;
Mai non fu visto cosa più deserta:
Negro fra tutti, e nulla porta indosso,3
Ma la sua pelle è dura più che uno osso.
Venne il gigante nudo alla battaglia:
Uno arbor avea in mano il maledetto;
Tutta la schiera de’ Cristian sbaraglia,
Non ve ha diffesa scudo o bacinetto.
Avea d’intorno a sè tanta canaglia,
Che per forza Ranaldo fu constretto
Ritrarsi alquanto e suonare a ricolta,
Per ritornar più stretto l’altra volta.
Ma mentre con li altri se consiglia,4
Ed halli il suo partito dimostrato,
E già la lancia su la cossa piglia,
Giunse l’Alfrera, quello ismisurato,
Con tanta gente, che è una meraviglia.
Ed eccoti arivar da l’altro lato
L’alto Balorza; e tanta gente viene,
Che in ogni verso sette miglia tiene.
- ↑ P. cade al piano.
- ↑ T. a vento.
- ↑ T., MI. e Mr. Negra.
- ↑ P. mentre che.