Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. I, Laterza, 1912.djvu/323

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prologo 315

non si può negare; perché quelle che non ci sono non poss’io credere che sieno né belle né appresso, poi ch’elle fuggono il parragon di voi altre. Come volete voi, adunque, che costoro stieno a mirar scene o comedie o sentinD o vegghino cosa che noi faciamo o diciamo, essendoli voi dinanzi? Che più bel giuoco, che più bello spettaculo, che cosa più piacevole o più vaga si può veder ^ di voi? Certo, nissuna. Ora eccovi mostro come gli uomini non vedranno né udiranno questa comedia, se non son ciechi; che già vi pareva ch’io avesse detta cosi gran pappolata. Ma voi, donne, la vedrete e odirete benissimo perché, in vero, non vi conosciamo tanto cortesi che vi siate per perdere o uscir di voi stesse nel mirarci. Né si pensin questi che fanno tanto il bello, questi acconci, questi spelatelli che, per aver una bella barba, per calzar bene uno stivale o per fare una riverenzia di beretta accompagnata con un sospiro che si senta fin da Fonte Becci, voi abbiate a lasciar questa cosa per attendere a loro: che ne restarebbeno ingannati e cosi torrebbeno il nome alla nostra comedia. E’ potrebbe bene essere ^ che uno spagnuolo, che voi vedrete venire, vi rompesse un poco la fantasia e che non pigliasse cosi bene la nostra materia. Ma io v’insegnarò un bel colpo. Non vi curate di lui, che, non avendo voi la lingua sua, non vi potete intendere insieme; e attendete a questi, che son tutti taliani : e, prestandoli voi la vostra attenzione, non perderete cosa che ci si dica e sarà bello e fatto. Ma, poi eh’ io veggio questi uomini cosi intenti a mirarvi che non sentan ciò ch’io mi dica, mi giova di ragionar con voi un poco in sul sodo e domesticamente. È possibil però, ingrate che voi séte, che questi Intronati s’abbin sempre a lamentar di voi e che, sempre, in ogni luoco, vi s’abbi a ritoccare il medesimo e che le tante fatiche che duran per voi e ’1 tanto studio che vi mettano intorno per lodarvi non vi possa piegare a fargli, un tratto, un piacere? Oh! Ponetevi una volta giù, col nome di Dio; e chiamateli tutti ad uno ad uno; e vogliate intendere quel che dicono e quel che cercano da voi: che so certo che quel che vogliono è una frascaria e voi ne séte tanto copiose e ricche che, senza perdern’oncia, ne potreste dare, non solo a loro, ma a tutta questa città. Ditemi, per vostra fé: che credete però che voglino? E’ non cercano altro da voi che la grazia vostra; e che vogliate conoscere gli ingegni loro, chi l’ha grosso e chi l’ha sottile; e diciate: — Questo mi piace — e — Questo non mi piace, — acciò che quelli che non v’aggradaranno possin volgere il pensiero altrove e attender dietro ad altro studio.