Pagina:AA.VV. - Commedie del Cinquecento, Vol. II, Laterza, 1912.djvu/461

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nota 449

gentile non dico di luccha ma d’altro» (a cui doveva, manifestamente, seguire la parola «luogo» o «paese» o altra consimile); poi cancellò «altro» e riscrisse accanto «Italia». — A e. 21 t aveva scritto: «Lo farò se tu voi»; poi, cancellato «voi» e riscrittovi sopra «trovi», prosegui: «un modo che tuo padre», ecc. — A e. 26 t aveva scritto: «ho paura che questo vechio non ci fará qualche tradimento»; poi, cancellato «fará», vi sostituí «voglia fare». — A e. 31 t aveva scritto: «Ell’ha havuto si gran dispiacere di non ti poter venire a vedere»; poi cancellò «vedere» e vi scrisse sopra «parlare». — A e. 43 t aveva scritto: «ecco apunto uno che vien di qua che mi guasta il mio disegnio aspetterò ch’ei sia partito»; poi cancellò «partito» e riscrisse accanto «passato». — A e. 49 t aveva scritto: «Ci vo’ pensare un pocho»; poi cancellò «pocho» e riscrisse sopra «di». — A e. 62 aveva scritto: «quel che voi mi facesti l’altra sera quando io dormii con voi», poi cancellò «sera» e riscrisse sopra «notte». — A e. 66 t aveva scritto: «l’ho paura che costui non diventi» (con l’evidente proposito di continuare «pazzo» o «matto»); poi cancellò «diventi», riscrisse sopra «sia» e prosegui «impazato».

È innegabile che queste ed altre simili correzioni sembrerebbero da prima, come giá dissi, legittimare l’ipotesi del Bandini. Ma, d’altra parte, le fanno vivo contrasto certe omissioni e distrazioni che non par che si possano attribuire alla persona stessa dell’autore. In alcuni luoghi l’estensore del codice dimenticò alcuni periodi o frasi che sono assolutamente necessari perché il senso corra o che, se non proprio necessari, appariscono però cosí opportuni da non potersi dubitare in nessun modo della loro autenticitá. E, una volta, a e. 61 t, riscrisse per intero ciò che aveva giá scritto a e. 59 t: sicché poi, accortosi del suo strano errore, dovè cancellare quella carta superflua con vari freghi longitudinali e trasversali; e riprese, con la prima riga della e. 62 r, il periodo rimasto interrotto all’ultima riga della e. 6r r («I’ li ho portati in sin qui portateli in sin lá voi | et cosí fra noi dua li harem portati»). Intanto, queste omissioni e distrazioni bastano da sole a dimostrare che, in ogni caso, non si ha, nel cod. Laurenziano, il primo originale éeY Arido sia. Potremmo, tutt’al piú, riconoscervi una seconda copia fatta dall’autore medesimo; il quale, mentre si dava cura di correggere, qua e lá, l’opera propria che veniva esemplando, si sarebbe distratto, piú d’una volta, come un qualsiasi disattento amanuense che esemplasse, invece che la propria, l’opera