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Quattrocento ducati dette al medico
che gli prestò la veste col cavallo;
costui gli prese, che non ha il parietico.
Biagio gli disse: — Ascolta, senza fallo;
perch’io non paia questa volta eretico
tòi questo pizzicotto e dipoi dallo
a quel che mi prestò cotesta vesta,
e doman poi ti sará resa questa;
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ch’i’ vo che me la lasci tanto ch’io
guarisca la regina del suo male,
e poi verrò a casa tua anch’io,
e vedrai poi ch’io ti sarò leale. —
Disse coltri fra sé: — Vatti con Dio,
ché con questi farem buon carnevale.
— Questi cinquanta ancor vo’ che ti pigli
e che con essi tu paghi i famigli. —
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Biagio fe’ buono scotto per la sera,
e, venuta che fu poi la mattina,
come del letto Biagio levato era,
e’ se n’andò dinanzi alla regina,
e vidde ancora a lei la sua matèra,
dove fece a quell’altre medicina,
e degli in lattovar duo di que’ fichi,
e che sia dolce cosa par che dichi.
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Alla regina parve dolce cosa
e disse: — Questo è un buono lattovaro. —
Rispose Biagio: — Sopra d’ogni cosa
•è questo molto da tenerlo caro. —
Mentre che la regina si riposa,
dall’uno all’altro fu poco divaro;
e, detto questa cosa ch’ognun loda,
che gli cascò duo palmi della coda.