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Ed e’le disse: — Dolce amor mio bello,,
te’questo anello ch’io porto in dito,
che per virtú di questo ricco anello
vedrai l’entrata del castel gradito. —
La damigella subito prendéllo,
gittollo a Gismirante prò’ e ardito:
e Gismirante l’anello prendea:
allor l’entrata del castel vedea.
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E, come dentro e’ fue Gismirante,
uccise il passerotto; e quel fellone
mise uno strido, e po’ mori davante.
E quelle dame, ch’egli avie prigione,
ch’eran quarantatre, e tutte quante
eran di gran legnaggio lor persone,
come lo valer, tutte inginocclúáro;
Iddio e lui molto ringraziáro.
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E Gismirante molto bestiame
caricò d’oro e di ciò c’ha voluto.
Po’ fèr partenza, e gir con quelle dame
a quella fata che gli ha dato aiuto.
Ed ella disse: — Tutte le tuo’ brame
potuto ha’sodisfar, se t’è piaciuto. —
Ed e’ si volse a lei: — La veritad’è
ciò che dite; ma non per mie bontade,
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ma per vostra virtú, non colla spada,
ho acquistata la persona e l’avere.
E pognamo ched io a corte vada,
dama, per voi ho ciò eli’i’ho a tenere.
Deh! datemi comiato, se v’agrada,
conciosiacosach’i’ho gran volere
di conducer davanti a re Artue,
questa mie donna con quarantadue. —