Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/210

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E Bruto disse: — Dama, i’ non potrei
donna nomar di tanta appariscenza.
Se non ti fosse grave, ben vorrei
che tu di te mi dessi la licenza. —
Ed ella disse: — Fa’ ciò che tu dèi,
ch’i’son contenta per tal convenenza. —
E con fermezza d’amore il baciòe,
e un destriero fornito gli donòe.
13
E disse: — E’ ti convien sanza pavento
cavalcare e combatter con ardire;
tu ha’ cavai che corre come vento
e meneratti dove tu vogl’ re. —
Ed e’ vi montò su con ardimento,
e ringraziolla molto in suo partire,
e tanto degli sproni el destrier punse,
-ch’a la riva d’un gran fiume giunse.
14
E, non possendo quel fiume passare
perch’era cupo e d’ogni Iato monte,
lungo la riva prese a cavalcare,
tanto che d’oro ebbe trovato un ponte,
ch’era si basso, che per l’ondeggiare
l’acqua sopr’esso ispesso facia fonte.
Dal primo capo un cavalier avea,
armato e fier quantunque si potea.
15
E Bruto, poscia che l’ebbe veduto,
il salutò co’ molta cortesia
e quello gli rispuose a suo saluto,
ma domandollo poi perché venia.
E Bruto gli rispuose: — I’ son venuto
per passar qui, se tolto no’ mi fia.
— Per passar no — rispuose quel guardiano,
ma per aver la morte di mia mano!