Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/218

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E poscia se n’andò ritto a la stanga
e tolse lo sparvier, la carta e’ cani
e partendosi disse: — A Dio rimanga
lo re Artú con i suoi baron sovrani! —
E tutta quella corte par che pianga
ch’un uom cosi gaiardo s’allontani.
Lecenziato dal re, che se ne vada,
vettorioso tornò a sua contrada.
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E giorno e notte tanto ha cavalcato,
ched egli giunse a la donna selvaggia,
quella che prima gli aveva insignato
come salir si voleva tal piaggia,
e, poi che ’l suo saluto gli ha donato,
ed ella gli responde come saggia:
— Ben sia venuto, per le mille volte,
si fatto amante, che no’l’hanno molte!
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E poi con baci e con abbracciamenti
gran pezza il tenne, senz’altro fallace,
e poi li disse: — Mò che t’argomenti
di ritornare a tua donna verace? —
Ed e’ le disse: — Se tu te contenti,
i’ farò volentier ciò che ti piace. —
E ringraziolla di coraggio fino,
poi si parti e tornò a suo cammino-