Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/244

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28
Per lo reame suo correva un fiume
ch’uscia del paradiso deliziano,
e pietre preziose per costume
menava, ed oro ed ariento sovrano.
Non era fiumicel, ma di vilume,
per la larghezza un miglio intero e sano,
e per lunghezza tenea trenta miglia:
se questo è ver, quel non è maraviglia.
29
E, quando a Roma giunse quella donna,
che mille turchi menava d’intorno,
e sopra al capo, in sur una colonna,
aveva uno istendardo molto adorno,
veracemente ben parea madonna
di ciò che ’n questa vita fa soggiorno;
e tutta Roma correva a furore
dicendo: — Chi sará questo signore? —
30
Quando la gente la donna vedia
piú rilucente che non è il cristallo,
e riguardò la sua gran baronia,
ch’eran con lei a piede ed a cavallo,
e le donzelle, che venian per via,
agnoli le credeano sanza fallo;
diceva l’uno a l’altro de’romani:
— Di vero quelli non son corpi umani ! —
31
E, dismontata al palagio papale,
l’alta reina, siccome saputa,
mille turchi menò su per le scale,
ché a torto non volia esser tenuta:
e, quando vide il papa naturale,
con riverenzia lo inchina e saluta;
poi disse in ginocchion con umiltade:
— Che mi comanda Vostra Santitade? —