Pagina:AA. VV. – Fiore di leggende, Cantari antichi, 1914 – BEIC 1818672.djvu/366

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tocca, perché non è infrequente presso gli antichi che si applichi a pre- fisso l’avversativa ‘s’ ai vocaboli senza che mantenga la forza di commu- nicare il significato opposto ai medesimi, ecc.». Ma il cod. ha «sfidando» — LIV, 4 [e poi ne] monto — 7 essere — LV, 2 P cominciarono — 6 P es- sere— 7 e[d] — LVII, 1 P comincare — 2 P talglente, S tal giente — LVIII, 7 P sechol — LIX, 1 P eno gli S ecco gli vene manco — 8 fe] — LX, 1 P El... baronaggio: ma il verso avrebbe gli accenti spostati — LXI, 7 P del buon — LXII, 4 [egli] — LXIII, 3 P fedir[e] — 6 P moltto — LXIV, 5 S E chi —6 PS vo’ rit. Interpreto: «invano desidera di ritornare indietro ad annunciarlo» —LXV, 1 suo — 4P Gibel fé bandire —6 fedir — 8 S a rit. — LXVII, 1 PS invece di «egli»: «che», P dipartiva — 3 PS chereddia. I due «che» del v. 1 e del v. 3 rendono incomprensibile il passo qual è nell’ediz. Selmi. L’edit. sente il bisogno di «ordinarne il costrutto» e spiega: «Gibello, che si dipartia dalla donzella, prese com- miato da’ piú (?) baroni e reddia prigione in Serpentina». Il testo della mia ediz. è cosi limpido, che non ha bisogno d’altro «ordinamento di co- strutto» — 6 P venire — LXVIII, 3 P gioia. — LXIX, 7 congnano il d. andare — LXX, 3 [n’] — LXXI, 5 chandar — 6 in vostra prigione — 7 menerò — 8 cherre — LXXII, 2 prigione — 6 qui—8 dere— LXXIV, 8 dieron — LXXV, 4 PS eam. — LXXVII, 3 umilemente — LXXVIII, 8 madonna ben — LXXIX, 5 fegiudicarelareina : ma il verso cresce. — 6 che[d]...[ne] — LXXX, z voglio — 6 de giovani — LXXXI, 1 [1]—3 e[d] — 8 diritta—LXXXII, 2 che[d]—5 possibile. Ma il senso richiede il contrario — 8 filgluo — LXXXIV, 5 pien — 6 messo [1] fe — LXXXV, 6 [d]ismontata — 7 vederla — LXXX VI, 8 amor chadallor: ma i due tron- chi assonanti sono impossibili a pronunciarsi — LXXXVII, 1 e[l] riso — 3 eh chon — 4 gioia. Una novitá di questa ediz. rispetto all’antica è la divisione in due cantari, la quale mi è parsa necessaria, perché in nessun caso la recitazione in San Martino poteva molto protrarsi oltre la cin- quantesima ottava; e Gibello ne ha 89. Perciò mi son messo alla ricerca del luogo dove i due cantari dovevano avere rispettiva- mente fine e principio, e l’ho trovato nell’ott. XL, i cui ultimi due versi espongono e propongono, a modo di chiusa del cantare, l’ar- gomento del racconto che seguirá poi. VII Il cantare di Gistniranle, col quale s’inizia in questo voi. la serie [VII, Vili, IX, X] dei cantári di Antonio Pucci (t 1388), si legge in un solo ms. [R], che conserva molta altra materia leggen- daria e, tra l’altro, anche il cantare di Mad. Lionesscr.