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XVI
Il medesimo alla medesima
Si augura l’elezione di un papa, che sappia metter fine
alle discordie che travagliano la cristianitá.
Non so se mi scrissi per l’ultima a Vostra Signoria quel che
s’era inteso di Levante, per lettere del bailo veneziano e del
nostro fiorentino in conformitá, in materia di religione, cioè
che duo turchi, uomini di conto, erano andati nella moschea,
che è la principal chiesa di Costantinopoli, quando il popol
v’era piú frequente, e avevano cominciato a esclamare e predicare liberamente contro la legge di Mahumet, dicendo essere
un inganno espresso del diavolo per sedurre i popoli, come
giá tanto tempo ha fatto, essendo Cristo crucifisso vero figliuolo
di Dio e di madonna sempre vergine, e redentore dell’umana
generazione. I quali, dico, turchi, anzi veri apostoli ed evangelisti furilo incontinente fatti martiri dal popolo, essendo stati
presi, lapidati e arsi. Cosa che, quantunque durasse poco, è da
credere che non sia stata di manco frutto che ammirazione tra
quelle gente, e che vi sia in ogni modo rimasto qualche grano
di questo buon seme, il quale fruttificherá al tempo suo e
quando piacerá a Dio di fare che tutto sia un ovile ed un
pastore. Di che pare che s’avvicini il tempo, intendendosi, che
anche molti giudei sono illuminati, ma che non si risolvino a
pigliare il battesimo, perché vogliono aspettare che siano terminate le controversie, che veggono esser tra noi cristiani circa
le cose della fede. Ora staremo a vedere quello che Dio vorrá
fare, attendendo a pregare Sua divina Maestá che ci conceda
un pastore, il qual sia atto a congregare e riunire insieme le
povere pecorelle smarrite, introducendole nelli buoni e salutiferi pascoli quelle che non vi sono ancora entrate, e riducendovi quelle che ne fussine uscite. Per il che fare saprei ben io