Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/125

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PROEMIO In Cristo fratello Bernardino senese alli pii, candidi e sinceri lettori salute. All’impii Cristo non satisfece; imo quanto piú se gli demostrò divino, tanto piú el perseguitorno. Se Cristo non gli satisfece lui, molto manco gli potrei satisfare io. Però, lassandoli da parte, alli pii dirò che, quando avessi potuto in Italia predicare piú Cristo, se non nudo, si come ce ’l donò el Padre e si doverebbe, al manco vestito e velato, come giá in parte mi sforzavo di fare, pur a buon fine, per non offendere i superstiziosi, non mi sarei partito. Ma ero venuto a termini tali, ch’el mi bisognava, stando in Italia, tacere, imo mostrarmi inimico dell’Evangelio o morire. Eu io, non volendo negar Cristo, si come non dovevo, e non avendo speziale revelazione né particulare spirito d’andare volontariamente alla morte, per non tentare Dio, elessi partirmi, si come m’ ha insegnato Cristo e con la dottrina e con l’esemplo, ché anco lui fuggi piú volte e in Egitto e in Samaria e in Galilea, e piú volte si nascose. Il che fece anche Paulo ed altri santi. Quando verrá l’ora mia, Dio mi saprá trovare pertutto. So bene che, s’el pio ed anco el prudente considerará quello che ho lassato in Italia, a quante calunnie mi sono esposto e dove sono andato in questa mia ultima etá, che sará certo ch’el mio partirmi non nacque da umana e carnai prudenzia, né anco da sensualitá, si come spero in Cristo che la mia vita demonstrará; imo sa Dio che la mia