Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/185

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l’offendarebbe, liberandole per mera caritá? È ben vero questo, che in tal caso la sua caritá sarebbe maggiore di quella di Cristo, che lassa cosí patire quelle povere anime, essendo bene e caritá il liberarle. Se anco dicesse che non può liberarle per virtú delle chiavi, ma per modo di suffragio, questo sarebbe un dire che non si giova a quelle anime, se non in quanto si fa qualche bene per loro. E cosí in prima andarebbe per terra quella tanta virtú delle chiavi, perirebbeno l’indulgenzie, e restarebbe non la satisfazione di Cristo, ma le nostre; né ci bisognarebbe altra autoritá di papi, se giá tu non volessi dire, che le buone opere nostre non potesseno passare all’altra vita senza licenzia e autoritá del papa. Mi maraviglio bene che gli uomini, massime il giorno de’ morti, quando sono tanti lumi accesi, non veggino tante loro impie stoltizie. È vero ch’el ci bisogna altro lume che di torce. Ringraziamo adunque Dio, che ci ha aperti gli occhi, e fatto vedere che non ci è altro vero purgatorio che Cristo, ordinato per mondarci ab aeterno dal suo e nostro divino Padre. Al quale sia sempre onore e gloria, per Giesú Cristo Signor nostro. Amen.