Pagina:AA. VV. – Opuscoli e lettere di riformatori italiani del Cinquecento, Vol. I, 1913 – BEIC 1888692.djvu/257

Da Wikisource.

Ma dimmi: non sarebbe un gran peccato, se un principe volesse che i suoi sudditi gli pagassero il sole? Oh che tirannide a vendere il sole, che non è suo, ed è un bene tanto universale, creato e conservato da Dio per benefizio di tutti! Ma colui, che vende Cristo, sole divino, tanto è maggiore tiranno, quanto che Cristo è maggior bene ch’el sole materiale, piú universale e divino, e giá a noi donato. E sai che forse non dispiace questo peccato a Cristo? Non trovami che Cristo si mostrasse tanto irato, si come quando vedde che nel tempio si vendeva e comprava. Ma, per dire il vero, questo peccato non si trova in Roma; né possono quelli prelati con veritá essere chiamati «simoniaci»; e questo, perché non hanno Spirito da vendere. Tu non vedesti mai che vendesseno alcuno dono o grazia spirituale. Se giá tu non chiamassi «Spirito» le loro fredde e morte ceremonie; si come hanno fatto i loro falsi teologi e canonisti, i quali, per mostrare al mondo che ogni cosa de’ prelati è Spirito, hanno ditto che quasi ogni cosa de’ prelati è Spirito, hanno ditto che quasi ogni cosa, che vendono, è simonia. E io dico che non possono commettere simonia, non avendo spirituali grazie da potere vendere. Mi dirai: — Quando vendono benefizi, massime con cura d’anime, non sono simoniaci? — Respondo: Tanto quanto se il gran Turco vendesse a uno delli suoi la cura dell’anime che sono nella cittá di Costantinopoli; per questo non gli avrebbe però venduto i doni e grazie spirituali necessarie, acciocché quel tale le governasse bene; però non sarebbe simoniaco. Or cosi è del papa, quando vende un benefizio curato. E che sia il vero, colui, che compra, sará cosí cieco, tristo, senza fede, doni spirituali e grazie, comprato che l’avrá, si come era in prima. A Roma si comprano quell’entrate, non per dispensarle, sebbene sono dei poveri, ma per goderle. Si comprano quelli solenni titoli, quelle dignitá, quell’essere reputati dal cieco mondo episcopi e prelati, sebbene non sono in veritá cristiani, imo non uomini, ma bestie e demòni. Dirai: — È simonia, quando remettono i peccati e assolvono